Top e Flop, i protagonisti del giorno: giovedì 9 giugno 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende giovedì 9 giugno 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende giovedì 9 giugno 2022.

TOP

TINA MONTINARO

Tina Montinaro

Suo marito è il caposcorta di Giovanni Falcone e Tina Montinaro gira l’Italia per ricordarlo. Lo ha fatto a Veroli oggi e lo ha fatto così bene che in piazza Santa Salome hanno cominciato tutti a chiedersi chi sia Antonio Montinaro e chi siano Rocco Di Cillo e Vito Schifani. (Leggi qui La corsa di Quarto Savona Quindici: per sempre contro la mafia).

Lo sapevano già in molti ma Tina Montinaro glie lo ha ricordato, spiegando non tanto cosa sia la mafia ma cosa sia e dove vada quel guizzo di rabbia che ti succede dentro quando la mafia ti ammazza un marito. Che ha preso il posto di un collega invertendo il turno “Il giudice lo vado a prendere io“, dentro un’auto, lungo l’autostrada Capaci-Palermo.

La seconda cosa che succede dopo che la mafia ti ha ammazzato un marito e te ne ha sperso le membra in un uliveto è che cominci a pensare a tuo marito al presente e non al passato. E che quel presente perenne che ti ha condannata a vivere l’orrore in eterno diventi spunto per disegnare il futuro, un futuro dove la mafia non abbia concime. E dove tuo marito semplicemente passi di categoria: da esempio a memento perenne.

Perciò Tina Montinaro guida l’associazione Quarto Savona 15 con lo stesso piglio con cui suo marito guidava l’auto che aveva quel nome. Anzi, che ha quel nome, un nome che oggi risuona in Ciociaria come monito e che ha trovato nelle parole di Tina la grancassa di ciò che Capaci ci ha insegnato.

Insegnato a pensare al presente e ad agire nel futuro. Dopo tutto lei è o non è la moglie di Antonio, quel pugliese spiccio che fa il caposcorta a Giovanni Falcone?

Grazie.

SARA BATTISTI

Sara Battisti

Parlare di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino senza cadere nel trappolone retorico della memoria fetish non era facile, ma Sara Battisti ci è riuscita benissimo.

Lo ha fatto a Veroli, in occasione dell’arrivo in città di Quarto Savona 15, l’auto di scorta del giudice e di sua moglie Francesca Morvillo, auto polverizzata a Capaci con i tre guardiani di legalità che conteneva ed oggi simbolo in teca di quello che quel sangue ci ha insegnato. (Leggi qui La corsa di Quarto Savona Quindici: per sempre contro la mafia).

Sara Battisti poteva limitarsi ad onorare la memoria di Antonio Montinaro, Rocco Di Cillo e Vito Schifani seguendo il brogliaccio bello ma ovvio dell’appeasement emotivo, ma quando ha preso il microfono i coriandoli del suo brogliaccio strappato le danzavano davanti ad occhi vivi e furenti. “Avevo preparato una cosa da leggere ma l’emozione di questa giornata lo renderebbe retorica. Ma alcune cose le devo dire…

Sara Battisti ha ricordato non chi si ricordò di Falcone e Borsellino quando divennero simboli etici planetari, ma tutti quelli, tantissimi, che ai due giudici voltarono le spalle incentivandone la morte e che si erano scordati da tempo della loro mission.

Prima dell’agiografia ci fu l’oblio doloso. E Sara Battisti lo ha ricordato a chi della Memoria è portatore sano: gli studenti presenti a Veroli che grazie anche a quell’intervento hanno affinato una certezza: per battere la mafia la devi combattere denunciando il letame dove mette semenza facile e strappando via ogni malapianta da un vissuto che non è solo mitra scarrellati e lamiere fumanti in un uliveto scontornato dal ghigno immondo de U Verru.

E questo, quelli dentro la Quarto Savona 15 lo sapevano benissimo. Lo sapevano tanto bene che ci sono morti, nell’applicarlo.

Non tradite mai chi lotta per voi.

PIERPAOLA D’ALESSANDRO

Pierpaola D’Alessandro (Foto: Giornalisti Indipendenti)

In fondo lo sapeva anche l’architetto-romanziere Angelo Aliquò che non sarebbe stata propriamente la sua giornata. Quel passaggio di testimone, però, non lo impaurisce bensì lo entusiasma. È lui che ha preso le redini della Asl di Frosinone. Ha messo sullo stesso piano Ambiente e Salute. L’unico piccolo grande particolare, però, è essere diventato Direttore Generale dopo Pierpaola D’Alessandro. C’erano lei, la sua pesante presenza e l’assessore Alessio D’Amato all’odierna conferenza stampa di presentazione. (Leggi qui Pierpaola, addio con gli occhi lucidi. Aliquò? Gli piace farsi dare del tu).

Aliquò si è presentato più che bene. Lei, però, è lei. È la Direttrice del Covid: al comando della nave sanitaria dal novembre 2020 fino a qualche giorno fa. Non voleva assolutamente rubare la scena al suo successore. È rimasta nel suo, sia in conferenza stampa che a margine della stessa. Ha detto che lei e Aliquò sono «un unicum» nel segno della continuità voluta da D’Amato. 

È stata la Stampa, con cui si è cortesemente e costantemente relazionata, a convincerla a rilasciare qualche dichiarazione. È da lì che gli occhi di Pierpaola D’Alessandro hanno cominciato a diventare lucidi. Non c’è altro modo migliore, forse, per dirlo: la D’Alessandro ha insegnato ai ciociari, in una terra di forti egoismi e contrapposizioni, a dire sempre noi invece di io. E i ciociari le hanno voluto e le vogliono bene. A Isola del Liri le hanno anche conferito la cittadinanza onoraria. 

È stata “promossa” a vicedirettrice del macrosettore Servizi alla Persona e Salute di Roma Capitale. È arrivata al Campidoglio, ma anche lì ha trovato un pezzo di Ciociaria. Gli impiegati ciociari l’hanno accolta gridando: «Ecco la nostra direttrice». Una signora le ha anche cucito un centrino con su scritto “Direttore ciociaro”. Oggi Pierpaola D’Alessandro ha dovuto trattenere le lacrime. (Leggi qui Pierpaola, addio con gli occhi lucidi. Aliquò? Gli piace farsi dare del tu).

CIOCIARA

FLOP

FEDERICO SBOARINA

Federico Sboarina (Foto: Canio Romaniello © Imagoeconomica)

Le lettere sono state recapitate in quasi tutte le case di Verona. Accade in molte città chiamate al voto: ci sono candidati che decidono di contattare in questo modo gli elettori che non sono riusciti ad incontrare. Una paginetta, la sintesi dei programmi, gli impegni solenni nel caso in cui il mittente dovesse risultare vincente alle urne. Lo ha fatto anche il sindaco uscente di Verona, il leghista Federico Sboarina.

L’unico ‘inconveniente‘ è che quelle lettere sono state indirizzate al ‘capofamiglia‘. Cioè una figura che in Italia non esiste più dai tempi della Riforma del Diritto di famiglia approvata nell’ormai lontano 1975. Fino a quell’anno il capofamiglia era l’uomo, “al quale venivano riconosciuti giuridicamente e socialmente autorità sugli altri membri“. In pratica: il capofamiglia comandava e gli altri dovevano ubbidire, l’uomo decideva chi si doveva votare e la donna doveva adeguarsi.

Quell’Italia non esiste più. Nè giuridicamente, né nei fatti. E sicuramente anche Federico Sboarina lo sa. Con quella lettera è certo (si spera) che non auspichi un ritorno ai tempi in cui l’uomo comandava sul resto della famiglia, il dialogo era una concessione, l’amore era solo quello che si faceva tra le lenzuola.

Ma quando l’organizzazione sbaglia ed incorre in uno scivolone di questa portata, un candidato (soprattutto se sindaco uscente) ha il dovere di non perdere tempo. E di dire subito ‘nella fretta abbiamo scritto una sciocchezza‘. Altrimenti rischia di passare per orgoglioso all’eccesso, o davvero per un retrogrado. E nessuna delle due cose è una dote per chi vuole essere sindaco di una grande città.

Metti la retromarcia.

LUCIANA LITTIZETTO

La satira è sacra. Ed è un diritto sacrosanto. Ma c’è anche un dovere imprescindibile per chi lavora in televisione: rispettare la Par Condicio, una norma che talvolta ha risvolti psichiatrici ma finchè è Legge dello Stato va rispettata. Come avrebbe dovuto fare Luciana Littizetto nel corso della puntata di Che Tempo che Fa in cui ha parlato dei referendum.

L’Autorithy che vigila sulle Comunicazioni ha deliberato un richiamo formale nei confronti della Rai per la violazione dei principi in materia di par condicio e pluralismo durante la campagna referendaria 2022. Proprio per quella puntata. L’AgCom ritiene che siano state fornite, seppure in forma indiretta, informazioni di voto.

Effettivamente è così. E quella norma per molti versi è folle. E’ stata concepita per imbavagliare Silvio Berlusconi che nel momento in cui scese in politica e mise al servizio della sua elezione tutta la potenza di fuoco delle sue emittenti. Ma fino a quando non verrà cambiata va rispettata. E se non la si vuole rispettare, facendo obiezione di coscienza, va detto. Altrimenti è un uso scorretto del mezzo. Pubblico. Esattamente quello che ha ritenuto l’AgCom. Vale anche per una professionista dalla comicità acuta e divertente come quella di Luciana Littizetto.

Non ha fatto ridere.