Top e Flop, i protagonisti del giorno: lunedì 12 settembre 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di lunedì 12 settembre 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di lunedì 12 settembre 2022.

CLAUDIO GUERRIERO

Il sindaco Claudio Guerriero

Due dettagli bastano per capire di che pasta è fatto. In pieno inverno si alzava all’alba. Andava in Municipio ed apriva gli uffici. Accendeva i riscaldamenti e poi scendeva nel piazzale: dove metteva in moto lo scuolabus. Nel frattempo scaricava la posta e predisponeva gli atti più urgenti. Una volta scaldato il motore del minibus iniziava il tour per prendere i bambini da casa e portarli a scuola. Quindi si metteva sulla sua Panda ed andava a controllare i secchi della differenziata per verificare che la raccolta avvenisse in maniera puntuale. Questo è Claudio Guerriero, sindaco di Vico nel Lazio.

Non è un megalomane. Semplicemente ha fatto tutto questo per anni in quanto la riforma Monti gli ha tolto ad uno ad uno i dipendenti comunali senza consentirgli di rimpiazzarli. E lui per non chiudere i servizi ha fatto da solo.

Era sulla linea del fronte anche lo scorso 26 maggio. Stava controllando in prima persona una zona impervia, quella delle cascate di Capo Rio sulla quale doveva essere avviato un progetto finanziato dalla Regione Lazio. È precipitato per sette metri e per recuperarlo è stato necessario mobilitare il Soccorso Alpino con un un elicottero. È finito il Rianimazione al Gemelli di Roma.

Nelle ore scorse Collepardo ha festeggiato il suo ritorno a casa. Lo hanno dimesso dopo oltre cento giorni di ricovero. Quando è arrivato in piazza ieri il sindaco Claudio Guerriero ha trovato il paese ad accoglierlo tra applausi e mazzi di fiori. Si è commosso.

Ha giurato che proseguirà la riabilitazione da casa. Ma riprenderà subito ad occuparsi delle cose del suo Comune.

Incorregibile.

ADAMO PANTANO

Un pezzo governa Frosinone con una maggioranza di centrodestra, un pezzo sta all’opposizione di qualunque destra. Alchimie della politica nostrana. Nella quale tutto è vero ma è vero anche il contrario. Sarà per questo o per avere saputo presentare Italia sul Serio come l’alternativa ad un Pd che sul territorio non vive i giorni migliori. Ma nelle ore scorse il tour elettorale della formazione messa sù da Carlo Calenda e Matteo Renzi ha registrato numeri superiori al previsto.

Il merito è del messaggio lanciato nei giorni scorsi dal sindaco di Posta Fibreno. Che fino a poche settimane fa era un dirigente provinciale del Partito Democratico. E non di secondo piano. C’è lui dietro alle elezioni comunali vinte a Sora. Lui è stato il commissario che ha condotto alle strategie elettorali concluse con l’elezione di Luca Di Stefano.

Adamo Pantano non ha fatto la solita critica al Pd. Ma ne ha delineato i limiti. Mettendo a nudo le conseguenze di un Partito nel quale si ha l’impressione che non ci sia spazio se non per alcuni. È andato via senza sbattere la porta. Ma dicendo con garbo: questa non è più casa mia ma è casa solo di alcuni. Attirando così l’attenzione di molti sindaci del circondario. (Leggi qui: Pantano candidato: né di servizio né di presenza, ma di costruzione).

Le presenze al tour delle ore scorse non sono un’indicazione: la saggezza politica impone di ricordare che a piazze piene corrispondono urne vuote. Ma è un segnale. Non scontato. Soprattutto inatteso.

Sorprese all’improvviso.

FLOP

GIUSEPPE CONTE

Giuseppe Conte (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

Gli elettori italiani adorano essere presi in giro. Nel passato, un po’ meno. E per questo le bugie dette dai politici erano sottili, occorrevano tempo e preparazione per smascherarle. Oggi invece si preferisce esagerare. Non è un caso che nelle elezioni tenute cinque anni fa il Partito più votato sia stato quello che ha come leader un comico di discreto successo.

Ora però si è passati dalle promesse lunari (epico il “Creerò un milione di posti di lavoro” by Berlusconi) alla presa in giro fatta sotto al naso. Come al bambino con il cucchiaino in mano, la Nutella sulle labbra, il vasetto nascosto dietro la schiena: “Mamma ti giuro non sono stato io”.

Oggi tutto è possibile. Perché gli italiani non leggono. E se leggono, capiscono quello che vogliono. E se gli venisse in mente di leggere, c’è chi gli ha fatto credere sia inutile: perché uno vale uno e ci si laurea all’università della strada.

Solo così si può comprendere un ex Presidente del Consiglio dei Ministri come Giuseppe Conte che il 31 agosto dichiara ai giornali “Sostegno all’Ucraina ma niente armi“. Poi, trascorse meno di due settimane e con gli Ucraini al confine con la Russia, alla domanda del direttore de Il Foglio Claudio Cerasa “Conte, oggi è orgoglioso della controffensiva resa possibile anche dall’invio di armi all’Ucraina?“, lo stesso Giuseppe Conte risponde: “Assolutamente sì“.

Le avvisaglie c’erano state. Nelle ore precedenti aveva dichiarato “I decreti-sicurezza varati da me e Salvini non mi hanno mai rappresentato…”. Meno male che era il premier, altrimenti chissà cosa gli avrebbero fatto firmare.

Nei prossimi giorni, se sarà necessario per rastrellare qualche voto, arriverà a dire: “Io non sono io”. Ma la cosa grave è che lo dirà tra gli applausi della gente.

Elezioni psichiatriche.

FEDERICO MOLLICONE

Giorgia Meloni si sta facendo un cosiddetto a strisce per dimostrare agli elettori due cose. Che lei è matura e non solo “pasionaria” e che il particolarissimo momento lei lo ha capito alla perfezione. Quale momento? Quello di elezioni politiche probabilmente fra le più cruciali della storia repubblicana perché innestate su un momento storico nero. Nero come la pece per le finanze degli elettori.

Dato nudo: questa è una campagna elettorale che è sfuggita al controllo di chi la voleva fare parolaia. Sta costruendo da sola le sue impalcature d’argomento, modellandole sulle reali esigenze di cittadini. Che mai come oggi di questioni concettuali non ne vogliono sentir parlare. Il linguaggio del consenso oggi coincide in tutto e per tutto con la lingua del bisogno e agli italiani serve risparmiare soldi, non sorbirsi prediche etiche o sociologiche sui massimi sistemi.

Poi però è arrivata Peppa Pig. È arrivata lei ed è arrivata a traino della crociata contro l’indottrinamento gender dei cartoni animati. Che per natura pediatrica indottrinanti non dovrebbero esserlo. Ed a portare in auge polemico Peppa Pig che in una puntata pilota ha due mamme per casa è stato il deputato di FdI Federico Mollicone.

Il tipo ha fatto il suo bel compitino acconcio attaccando il cartoon e la Rai che lo manda. Ma non si è reso conto di una cosa squisitamente politica che poco ha a che fare con le opinioni sul tema. Mollicone non ha capito che aprire il fronte di un vespaio etico nei giorni in cui la sua leader ha aperti i fronti della battaglia elettorale sui conti terremotati degli italiani significa solo sottrarre energie alla Meloni. E diluire la portata della sua azione incisiva sui temi che oggi, magari, su Peppa Pig hanno una “leggera” prevalenza.

Il succo è più spiccio: a chi stracacchio frega se oggi nella cucina di Peppa Pig ci sono due mamme. A chi frega quando sui tavoli delle cucine degli italiani ci sono poggiate bollette da crepare un rinoceronte? E quanto può essere elettoralmente produttivo, dal momento che la società cambia velocemente ed è sempre meno quella ancorata ai valori tradizionali? Il rischio è quello di regalare argomenti a chi da settimane mette in guarda contro la destra, accusandola di voler perseguitare chi ha scelto la sua nuova normalità.

Per fortuna di Mollicone la politica italiana è stata tanto cretina da abboccare all’amo. E seguire Mollicone nella polemica, perciò ai i vari Fratoianni, Letta e Zan non è parso vero di mollare il pallottoliere e replicare sulla delicata questione, ma lo sbaglio resta.

C’è un tempo per parlare di cartoni animati e c’è un tempo per capire che diventarlo seguendo uste non urgenti non giova a chi ti ha in squadra. E Mollicone non lo ha capito nel momento più delicato per il suo Partito e per la sua leader.

Otto mamme, non due, ora parliamo di soldi.

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