Top e Flop, i protagonisti del giorno: martedì 1 febbraio 2022

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende in questo martedì 1 febbraio 2022

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende in questo martedì 1 febbraio 2022

TOP

MARIO DRAGHI

Mario Draghi

Ha dato 48 ore ai ministri per fare il punto sul Pnrr. Per capire chi ha fatto i compiti e chi non ha nemmeno aperto il quaderno. Ma anche per far capire che la musica è ulteriormente cambiata e che lui adesso parlerà sempre di meno con quei partiti che hanno fatto di tutto, per invidia, per bloccargli l’ascesa al Quirinale.

Mario Draghi ha un anno di mandato per mettere in sicurezza il Paese sul versante sanitario e su quello economico. Poi si vedrà. Intanto però farà a modo suo, forte del sostegno del Capo dello Stato Sergio Mattarella e della debolezza di Partiti che hanno dimostrato che il loro commissariamento (con Draghi) era più che giustificato.

Il premier ha capito che, con le sole eccezioni del Partito Democratico e di Italia Viva, ha tutti “contro” nella maggioranza che è costretta a sostenerlo. E quindi adesso farà tutto quello che vuole, come vuole e nei tempi che vuole.

Qui comando io.

ENRICO LETTA

Foto: Andrea Giannetti © Imagoeconomica

Il segretario del Pd è riuscito nel capolavoro di tenere il Partito unito e di evitare le polemiche delle “correnti”. Non era mai successo prima e uno dei pochissimi vincitori della partita del Quirinale è proprio lui, Enrico Letta.

Ha colto la palla al balzo tornando alla carica per una nuova legge elettorale di stampo proporzionale. In questo modo i Dem sarebbero costantemente al “centro” della politica italiana. Non con i numeri e la forza politica della Democrazia Cristiana, ma con la medesima strategicità.

Inoltre c’è stato un disgelo con Matteo Renzi che potrebbe portare ad un riposizionamento pieno nel centrosinistra di Italia Viva. Comunque il bilancio da Segretario del Pd di Enrico Letta è ampiamente positivo: vittoria alle amministrative autunnali (da Roma a Milano), conferma di Sergio Mattarella al Quirinale, pieno sostegno all’azione del premier Mario Draghi.

Promosso con lode.

FLOP

GIANCARLO GIORGETTI

Giancarlo Giorgetti (Foto Imagoeconomica)

Il grande sconfitto nella Lega, ancor più di Matteo Salvini, è lui: il potentissimo ministro allo Sviluppo Economico, l’uomo più competente del Carroccio, quello che ha convinto i lumbard a sostenere il Governo di Mario Draghi.

Nei mesi scorsi aveva tentato la spallata a Matteo Salvini, non riuscendoci. Nella partita per il Colle la Lega avrebbe votato chiunque tranne Mario Draghi. Giorgetti non si è opposto e anzi, quando è stato indicato Sergio Mattarella, è stato il primo a porre la questione di una verifica di governo e di maggioranza.

Rinunciando al suo ruolo di interlocutore privilegiato del presidente del consiglio e anche di possibile seconda via della Lega. Insomma, una resa politica a Salvini su tutti i fronti.

Ridimensionato (e parecchio).

GIUSEPPE CONTE

Giuseppe Conte (Foto Sara Minelli / Imagoeconomica)

Chiunque al suo posto si sarebbe dimesso da tempo dal ruolo di capo politico del Movimento Cinque Stelle. La partita per il Quirinale ha fatto emergere la solitudine politica dell’ex premier.

Sin dal primo scrutinio si era capito che nel Movimento in tanti stavano votando per Mattarella. Ma Conte è andato avanti senza tenere una strategia, limitandosi a cercare sponde con il leghista Matteo Salvini. Con il risultato che sono stati “bruciati” nomi di altissimo livello, compreso quello del responsabile dei Servizi Segreti Elisabetta Belloni.

Adesso Luigi Di Maio ha detto che diverse leadership hanno fallito. Si riferiva soprattutto a quella di Giuseppe Conte, che ha fatto capire di volere un confronto. Però in realtà la questione è molto più semplice. Giuseppe Conte non viene considerato capo politico da una larga fetta dei Cinque Stelle. Che senso ha continuare in un ruolo che non gli viene riconosciuto pienamente nel Movimento? E avendo contro il fondatore Beppe Grillo e l’uomo di punta Luigi Di Maio?

A dispetto dei santi.