Top e Flop, i protagonisti del giorno: martedì 13 settembre 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di martedì 13 settembre 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di martedì 13 settembre 2022.

TOP

MAURIZIO STIRPE

Maurizio Stirpe (Foto Livio Anticoli © Imagoeconomica)

Ventidue su ventidue. Tutti gli studenti che hanno concluso il biennio della scuola voluta dagli industriali sono stati già assunti ed hanno un posto di lavoro. Per dirla in termini asciutti: oggi il presidente dell’Istituto Tecnico Superiore Meccatronico del Lazio, Maurizio Stirpe, consegnerà i diplomi di ITS per l’Automazione ed i Sistemi meccatronici ai 22 studenti che hanno concluso con successo il secondo biennio formativo. E tutti 22 studenti sono stati già assunti presso le Aziende del territorio laziale. Chissà quanto gli gireranno al presidente Stirpe ed agli altri industriali che con lui hanno spinto per realizzare questa scuola.

L’ITS Meccatronico del Lazio è nato nel 2019. Quelli bravi scriverebbero che “è nato dall’esigenza delle imprese del territorio di rafforzare la formazione tecnica e specialistica in ambito meccanico e meccatronico e dalla volontà di sviluppare le competenze strettamente correlate ai fabbisogni professionali espressi dalle imprese”. La faccenda è un’altra: le industrie faticavano da tempo a trovare la manodopera qualificata che gli serviva; gli unici formati venivano da fuori e dopo un po’ se ne tornavano a casa portandosi dietro il bagaglio di esperienza accumulato.

Per circa quindici anni gli industriali hanno chiesto a Regione e Provincia di orientare i loro corsi verso le figure professionali chieste dalle aziende. Non hanno ricevuto risposta. Il sistema ha preferito continuare a sfornare periti meccanici o periti elettoronici che poi le fabbriche si dovevano adattare alle esigenze.

Tre anni fa gli industriali hanno fatto da soli. Obbligando le istituzioni ad inseguirli per evitare che la figuraccia fosse maggiore. Risultato: oggi c’è la consegna dei diplomi per la seconda informata di periti meccatronici. E per ritirare il diplomino dovranno controllare prima il turno di lavoro: perché sono già tutti assunti ed in linea.

Ma la lezione non è servita. Ad Anagni il polo aeronautico elicotteristico che fa perno su Leonardo e sul gruppo Beccidelli ha bisogno di meccanici aeronautici qualificati: nel Nord esiste un ITS Aeronautico ma qui si continua a girare a vuoto. Chissà se bisognerà aspettare altri quindici anni come per il Meccatronico.

Profeti nel deserto.

LUIGI DI MAIO

Luigi Di Maio (Foto: Alessia Mastropietro © Imagoeconomica)

Impegno Civico rischiava di “disimpegnarsi” dalla vendemmia settembrina di voti ormai imminente e si affida a quello che Impegno Civico lo ha creato dalle ceneri di un M5s che nei sondaggi pare tutt’altro che incenerito: Luigi Di Maio, ministro, leader e questuante di consenso d’urna.

E una cosina del leader transfuga da casa Conte va detta: la scelta di creare un sito-app per dare agli italiani la possibilità di calcolare quanto risparmierebbero se dessero ragione a lui è una vera genialata.

Lo è a prescindere da una cosa che in Italia i politici tengono quasi sempre in scarsissimo conto: la disponibilità di cassa. Tuttavia la lampadina sulla testa di “Giggino” genialata resta a contarne il valore elettorale. Spieghiamola: in queste ore Di Maio ha ufficialmente lanciato la campagna per il decreto taglia bollette e non si è limitato ad enunciare i desiderata del capo, ci ha messo anche la “prova provata”.

Quale? Un sito di calcolo per valutare i risparmi della sua proposta e fare la bocca buona a barrare il suo simbolo. E’ una piattaforma su cui si può calcolare quanto si risparmierebbe se passasse la proposta del ministro degli Esteri. Si, ma cosa ha proposto Di Maio? Che sia lo Stato italiano a pagare l’80% delle bollette di tutte le imprese e delle famiglie del ceto medio e in povertà fino alla fine del 2022.

Fare il calcolo è roba spiccia e di grande effetto: un tizio, diciamo un padre o una madre a cui è appena arrivata una legnata tra capo e collo di gas di quelle che fanno urlare pure il servo muto di Zorro, inserisce l’importo nell’apposito spazio e la app sputa fuori garrula e infida quanto si risparmierebbe a dare ragione a Giggino.

Che significa dare ragione? Che Di Maio la proposta del decreto taglia bollette non la vuole fare come ministro uscente ma come esponente parlamentare eletto dopo il 25 settembre, come a dire “votatemi e succederà questa cosa mirabile”, lo ha confermato lui a Brescia Oggi.

E se a un italiano gli fai vedere con tutto il sessappiglio basico del calcolo web quanto gli rimarrebbe in “saccoccia” in un periodo in cui la stessa fa l’eco da quanto è vuota tu quell’italiano lo hai probabilmente messo nella tua, di saccoccia. Questo Di Maio, che è più democristiano di Mastella, lo sa benissimo, come sa che le larghe intese non sono affatto una chimera, e si è giocato la matta.

L’uovo di Giggino.

FLOP

MATTEO SALVINI

Matteo Salvini (Foto: Alessia Mastropietro © Imagoeconomica)

Ci sono clienti di ristoranti che quando entrano il cameriere capoccia dei camerieri li riconosce e fa mieloso sotto i baffi alla Dalì: “Il solito dottò?”. Ecco, Matteo Salvini per le uscite non proprio felici è un po’ come i clienti di quei ristoranti: cià il tavolo fisso e il maitre azzimmato che gli chiede come stanno i cani.

La preoccupazione degli italiani in questo momento sono le bollette. Si devono mettere sul tavolo 30 miliardi di euro per aiutare gli italiani a pagare le bollette. Subito. Chi dice no a un intervento non conosce il proprio paese. Con Giorgia vinceremo le elezioni ma non capisco perché su questo Meloni tentenni“.

Bello e senza grinze. Soprattutto a contare che la campagna elettorale in atto su questo verte. E cioè sui soldi da trovare e su chi li trova. Solo che 12 ore dopo aver detto questa cosa, qualche analista a Salvini gli ha fatto notare una faccenda. E non è faccenda di merito, si badi; figurarsi se si deve dire a prescindere che la rotta di Meloni è giusta e che quella del Capitano è da cilecca. No, è una questione di forma che nei cimenti d’urna poi merito ci diventa al secondo step.

Chiariamola. Mentre la leader di FdI è impegnata nel darsi una patente di credibilità come premier in virtù dei numeri monstre che fa il suo Partito, il segretario della Lega è impegnatissimo ad evitare che i numeri del suo Partito calino ancora. E che de relato lui scompaia dopo un semestre bianco di indolente sopravvivenza parlamentare.

Questo fa si che Salvini tenda ormai a perdere di vista il dato crudo per cui dare continua prova pubblica di disorganicità nelle ricette per guarire l’Italia e mungere voti fa male a lui e fa male a chi con lui fa squadra. Insomma, Meloni è proiettata a vincere, Salvini è bloccato a non essere l’unico perdente fra i vincitori.
Il segreto sta tutto nell’aggettivo: “pubblico”. Il Capitano non va a cimento privato con l’omologa di FdI e le dice “amicamia Giò, qua se non si scosta ora ci ritroviamo sfiduciati fra sei mesi”.

No, Salvini lo va a dire agli italiani tutti universi in processione che per lui la Meloni è “titubante”. Così ottiene solo due cose: ci passa per un capo retrocesso a sottocapo con tanto veleno per il capo emergente. E per uno che dice all’alleata che “non conosce il proprio Paese”, cioè che non può fare la premier.

Che è esattamente la stessa cosa che a Meloni contestano gli avversari più cartesiani e non ubriachi di avventismo fascista, cioè i pericolosi praticoni Calenda e Renzi. Chi glielo spiega a Matteo Salvini che sta lavorando, e bene anche, per il Terzo Polo?

Insider gonzo.

TOTTI E ILARY

Totti e Ilary

Alzi la mano chi non ha letto l’intervista scoop al Pupone realizzata domenica da Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera. Bella, profonda, appassionata, ricca di dettagli. Anche pruriginosi. Ma mai di cattivo gusto. Cazzullo è stato abilissimo nel mantenere l’intervista su un livello pieno di umanità, senza cedere alla tentazione del gossip, dando un tono anche a quei dettagli che sono stati necessari a far comprendere il contesto: “Lei è andata in Tanzania con la vacanza che ho pagato io” o “Lei mi ha fatto sparire i Rolex, manco le scatole ho trovato; io mi sono tenuto le borse in ostaggio”. Lei ha risposto su Repubblica mandando a dire che se parla rovina cinquanta famiglie. Nel mezzo, il solito Corona: annuncia rivelazioni che poi non fa ma intanto si prende il titolo su quotidiani e web.

Va bene ragazzi. L’amore è finito: può succedere. Purtroppo per voi è falso: uno dei presupposti nella fine dell’amore è l’indifferenza. Anche un cieco vede che qui c’è rancore, c’è delusione, non c’è indifferenza. Il tentativo di fare male all’altro è solo un modo per vendicarsi del torto che si ritiene di avere subito. Poi subentra l’orgoglio. Che impedisce di chiedere scusa e di andare serenamente ognuno per la propria strada. O di tornare indietro. Perché le copie sono solo momentanee distrazioni e se si ha a disposizione l’originale lo si preferisce. Perché è più vero.

Detto questo, non è consigliabile mettere in piazza troppe lenzuola. Come strategia processuale è efficacissima. Ma è devastante nel momento in cui c’è ancora un minimo di possibilità per tenere in piedi un dialogo decente.

Nessuno dei due può negare di avere ricevuto in dono un talento straordinario: uno nel calcio, una nella conduzione. Che ciascuno dei due ha saputo valorizzare. Mettendosi insieme hanno costruito la favola dei due ragazzi partiti dalla periferia per arrivare fino al castello del principe e della principessa. È anche a tutti quelli che negli anni hanno letto e si sono appassionati a questa fiaba che hanno il dovere di pensare. Perché, vuoi o non vuoi, verranno presi come esempio. E insegnare a chiedesi scusa ed andare via civilmente (o tornare indietro) sarebbe una lezione per tanti.

Le lenzuola solo negli spot sui detersivi.