Top e Flop, i protagonisti del giorno: martedì 18 gennaio 2022

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende in questo martedì 18 gennaio 2022

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende in questo martedì 18 gennaio 2022

TOP

MARIO DRAGHI

Mario Draghi

La partita per l’elezione al Colle è entrata nel vivo e tutti si stanno agitando come non mai. Da Forza Italia alla Lega, dal Partito Democratico a Italia Viva, da Fratelli d’Italia al Movimento Cinque Stelle. E’ un imperversare di pallottolieri, telefonate a qualunque ora del giorno e della notte, confronti senza un momento di tregua.

L’unico a restare fermo e calmo è Mario Draghi, presidente del consiglio. Secondo gli esperti potrebbe essere eletto in una delle prime tre votazioni. Fra gli argomenti che inducono a pensare a questo scenario, uno in particolare: se così non dovesse essere, sarebbe chiaro che non avrebbe più il sostegno della maggioranza variegata che ora lo appoggia e quindi verosimilmente si dimetterebbe anche da premier. A quel punto, senza più Draghi, lo spread schizzerebbe a livelli mai visti e, nel pieno della quarta-quinta ondata del Coronavirus, l’Italia si troverebbe con una mano davanti e una dietro.

Perciò è Draghi è il super favorito per il Quirinale.

Indispensabile.

ELISABETTA CASELLATI

Maria Elisabetta Alberti Casellati (Foto: Benvegnu’ Guaitoli / Imagoeconomica)

Nel centrodestra tutti sono già proiettati al dopo Silvio Berlusconi. Dopo nel senso che il fondatore di Forza Italia scoprirà di non avere i numeri. E allora fioccano i nomi di chi potrebbe essere l’uomo forte in grado di sfondare anche nel centrosinistra: Gianni Letta, Marcello Pera, Giulio Tremonti.

Tre pezzi da novanta in effetti, con le carte in regola per essere eletti alla carica di presidente della Repubblica. C’è però un particolare: se davvero Berlusconi dovesse rendersi conto che non ci sono i voti per una sua elezione, potrebbe acconsentire ad un passo di lato soltanto a condizione che venisse messo sul piatto un nome davvero super partes. Anche all’interno della sua parte politica. Gianni Letta è stato il braccio destro di una vita, Marcello Pera è un gigante e Giulio Tremonti pure. Ma tutti e tre possono essere ingombranti per il Cavaliere. Nel senso di “lui no e loro sì”?.

Per questo alla fine se toccherà al centrodestra indicare il nome, la favorita è Elisabetta Casellati: presidente del Senato, donna, avvocato di grido e con un profilo istituzionale e non impattante.

La scalata.

ENZO SALERA

Enzo Salera

Ci sono le slide e c’è quello che sta dietro le schermate. C’è ciò che sta scritto e quello che invece va compreso senza che nessuno lo dica. Le slide sono quelle che l’altro giorno hanno riassunto l’orgoglio di Enzo Salera: per quanto fatto dalla sua amministrazione in un anno caratterizzato ancora dall’emergenza Covid; per i finanziamenti già ottenuti sui progetti da realizzare nel corso del 2022.

Il sindaco di Cassino Enzo Salera ha mostrato quelle schermate nel corso della conferenza stampa che ha tenuto in sala Restagno con la sua giunta. In apparenza sono andati sul proiettore solo gli aspetti amministrativi.

Nella realtà sono emersi con chiarezza due segnali politici molto forti. Il primo. L’elezione del capogruppo Pd Gino Ranaldi in Provincia: “Chi ci prendeva in giro – ha chiosato – si è dovuto ricredere”. Ha dimostrato di avere la forza elettorale per poter ambire alla Presidenza della Provincia; ha esibito la capacità di aggregazione politica tra i sindaci del territorio che gli hanno affidato il voto; evidenziato la capacità di stare in squadra: senza stravincere, ha riversato i voti in eccesso oltre quota 7mila (quella di sicurezza per eleggere un Consigliere) sugli altri nomi indicati dal Partito.

Il secondo. È evidente che ora esiste una componente Cassino all’interno di un Pd finora dominato da Pensare Democratico (De Angelis) e Base Riformista (Pompeo). Non vuole essere una corrente di forza ma di equilibrio. Che all’interno di un Partito perennemente in guerra è come trovarsi all’improvviso l’Onu nel messo.

Aspirante Presidente

FLOP

GIORGIA MELONI

Giorgia Meloni (Foto: Vincenzo Livieri / Imagoeconomica)

Il problema del Lazio e di Roma prima o poi dovrà essere affrontato all’interno di Fratelli d’Italia, il Partito più forte in questa area geografica. E spesso non soltanto nel centrodestra.

Proprio per questo si pone il problema del perché si continui a perdere regolarmente: due volte alla Regione Lazio, con i trionfi di Nicola Zingaretti. Per non parlare delle comunali di Roma: prima vittoria di Virginia Raggi, poi di Roberto Gualtieri. Perfino alle suppletive di domenica scorsa, nel collegio Roma Centro, la candidata del centrodestra Simonetta Matone è stata battuta nettamente. (Leggi qui Nessuno vota, ma vince sempre Zingaretti).

Va bene che si tratta di un collegio tradizionalmente favorevole al centrosinistra, ma il problema è più generale. Nel Lazio e a Roma il centrodestra rimedia batoste su batoste pur essendo maggioritario. Come dimostra, per esempio, l’anatra zoppa che ha caratterizzato le elezioni regionali del 2018, quelle della conferma di Zingaretti Governatore. Nel Lazio e a Roma la leadership è di Fratelli d’Italia, che però sta dimostrando di faticare a prendere il comando operativo della coalizione. Nonostante sia ormai il primo o secondo partito italiano stando a tutti i sondaggi.

Inoltre Giorgia Meloni ha ormai superato nettamente e stabilmente Matteo  Salvini nelle classifiche sul gradimento. Però quando gioca in casa, perde sempre.

Nessuno è profeta in patria.

MATTEO RENZI

Matteo Renzi (Foto: Marco Cremonesi / Imagoeconomica)

 Resta indubbiamente il Maradona delle aule parlamentari italiane. Il leader di Italia Viva però stavolta deve fare i conti con una situazione molto diversa rispetto a quella che sette anni fa gli consentì un capolavoro assoluto: Sergio Mattarella al Quirinale e patto del Nazareno con Silvio Berlusconi letteralmente stracciato.

Stavolta però non è il segretario del Pd e non ha i voti necessari per dare le carte. Ha una pattuglia importante di senatori e deputati, ma non è la stessa cosa. E non è la stessa cosa neppure rispetto al ribaltamento di Matteo Salvini e al siluramento di Giuseppe Conte. Tutti confidano nel fatto che la prossima legge elettorale sarà proporzionale, ma al momento non è così. C’è il Rosatellum. E quindi anche i Partiti più piccoli devono tenerlo presente.

Certamente Matteo Renzi potrebbe provare ad essere decisivo unendo i suoi voti a quelli del centrodestra. Ma lo farà davvero? No, perché significherebbe spaccare il già ridotto gruppo parlamentare. Dovrà muoversi con cautela e tenendo presente che il suo campo è il centrosinistra. Non può sbagliare, altrimenti diversi suoi deputati e senatori torneranno nel Pd. E perfino lui prima o poi dovrà porsi seriamente il problema delle alleanze.

Margini di manovra strettissimi.

LUCA DI STEFANO

Maria Paola Gemmiti e Luca Di Stefano

La Repubblica Italiana è fondata sul lavoro. Un concetto talmente importante che i padri costituenti lo hanno messo prima di ogni altra cosa nella Costituzione con cui seppellire vent’anni di fascismo, la monarchia, le macerie di una guerra perduta. A Sora ne hanno un concetto più vago. Al punto che per un incarico di responsabilità come il direttore del Museo cittadino hanno pubblicato un bando che viene ben riassunto dal vicesindaco Maria Paola Gemmiti: “AAA Direttore Scientifico per Museo abbandonato da anni cercasi! Niente paga, clima poco favorevole, maldicenze da affrontare… roba solo per appassionati, coraggiosi, poco aperti alle chiacchiere… come noi!

Niente paga? E per quale principio una persona dovrebbe assumersi responsabilità e rischi ai quali deve fare fronte con i suoi beni personali, i suoi risparmi e la sua casa, in cambio di nulla? Quale capacità può mettere in campo una persona che rinuncia ad uno stipendio?

Il ministro Dario Franceschini ha cercato in giro per l’Europa i direttori dei principali musei italiani, rilanciandoli e facendoli tornare delle perle di dimensione continentale. A Sora si cerca o un pensionato o un appassionato con tutte le competenze richieste ad un direttore e che faccia lo stesso mestiere in cambio di nulla. Il che non solo sminuisce il futuro direttore ma anche il Museo che doveva essere un elemento centrale nel futuro della città. Se è una cosa seria deve avere un direttore a tutti gli effetti e pagato per la sua competenza, se è una bocciofila allora ditelo che abbiamo scherzato. A meno di non voler fare come nel celebre film di Paolo Villaggio in cui Fantozzi, per tornare al lavoro dopo la pensione, doveva pagare.

Proposte da ridere.

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