Top e Flop, i protagonisti del giorno: martedì 20 settembre 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di martedì 20 settembre 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di martedì 20 settembre 2022.

DANILO MAGLIOCCHETTI

L’assessore Danilo Magliocchetti

Del due volte sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani vale la definizione che Enzo Biagi diede di Silvio Berlusconi: “Se avesse le tette farebbe pure la presentatrice dei programmi”. Non era facile raccogliere l’eredità di un sindaco che in dieci anni ha fatto praticamente tutto: compreso cambiare le lampadine ai lampioni. L’assessore Danilo Magliocchetti ha accettato la sfida, assumendo la responsabilità di un settore strategico: il Centro storico. Cioè l’area che per definizione rappresenta un insieme di rogne. Perché è quella che ha più bisogno di cure, per via dell’età; è quella dalla quale tutti si allontanano, preferendo le zone nuove con case più moderne e servizi più funzionali, grazie ad un diverso concetto di urbanistica.

È un’altra la vera sfida che Danilo Magliocchetti ha innescato. Quella con la Storia ed il Passato. Andando a riaprire una ferita vecchia di Frosinone e mai rimarginata: la sfida persa quarant’anni fa con Cassino che riuscì ad avere l’Università. Costruendo attorno all’ateneo i decenni del successivo sviluppo.

Una sfida pericolosa. Nella quale il rischio di rimanere impigliati è altissimo. Perché lì ci hanno messo mano mostri sacri come Domenico Marzi quando era sindaco e Francesco Scalia quando era Presidente della Provincia. Frosinone ha attivato un polo universitario: poca roba, non abbastanza da pareggiare Cassino. Meglio fece il solito Nicola Ottaviani: puntando su due eccellenze antiche e sottovalutate: Accademia delle Belle Arti e Conservatorio.

L’assessore Danilo Magliocchetti con il rettore Francesco Bonini

Ma Danilo Magliocchetti non è tipo da andare sulla scia tracciata da altri. E così, in poche settimane ha messo a sistema due opportunità: l’Università di Cassino e del Lazio Meridionale con la Lumsa. Che è la Libera Università Maria Santissima Assunta, cioè il secondo ateneo più antico di Roma dopo La Sapienza, d’ispirazione cattolica, con sedi a Roma, Palermo e Taranto.

Non ha puntato sulla becera concorrenza. Ma sull’integrazione. Perché i due atenei hanno la volontà di crescere puntando sulle specializzazioni: la rotta tracciata dal Pnrr. E Lumsa ha una partnership con il Dipartimento della Funzione Pubblica della Presidenza del Consiglio dei Ministri. In pratica è promotrice dell’iniziativa PA 110 e lode. È l’iniziativa che consente a tutti i dipendenti pubblici di usufruire di incentivi per l’accesso all’istruzione universitaria in merito a corsi di laurea, specializzazione e master.

Per essere chiari: il Pnrr ha detto che più sono competenti e formati i dipendenti pubblici, migliore è il servizio che possono dare ai cittadini, alle istituzioni, al Paese; occorrono nuove competenze per affrontare le nuove sfide della Pubblica Amministrazione. L’obiettivo è quello di incrementare l’offerta formativa con nuovi corsi di laurea a partire dall’anno accademico 2023-2024, destinati ai dipendenti della Pubblica Amministrazione. Il percorso si aggiunge a quello tracciato con il magnifico rettore di Cassino Marco dell’Isola. Che per Frosinone immagina un polo specialistico.

Se gli riesce, Magliocchetti risana la frattura nella Storia della città.

La sfida del Sapere.

MATTEO ORFINI

Matteo Orfini con Luca Fantini e Arianna Volante

È l’ex presidente nazionale del Partito Democratico: faceva tandem con Matteo Renzi quando il rottamatore guidava il Pd. E nel sud della provincia di Frosinone una certa aura di antipatia Matteo Orfini l’aveva lasciata.

Colpa della delusione per quella che è stata una promessa mancata: cinque anni fa il posto che avrebbe spalancato i portoni di Montecitorio non lo diede a colui che all’epoca era il leader della sua componente: Francesco De Angelis. In lista scivolò al terzo posto, scavalcato da Claudio Mancini: uno che poi ti elegge il sindaco di Roma. Certo, ci sta: ma se permetti la delusione resta. Che diventa antipatia vera nel momento in cui scoppia la grana di Allumiere e proprio Matteo Orfini chiede la testa dell’allora Presidente del Consiglio regionale Mauro Buschini; poi uscito pulito dalla vicenda e riabilitato.

Scegliendo Frosinone come collegio nel quale candidarsi, l’ex presidente nazionale del Partito Democratico tenta così di sanare quella rottura. Lo ha spiegato nel tour casa per casa al quale sta partecipando (e già questo è un segnale): Frosinone non è la periferia dell’impero, non è un sobborgo politico di Roma. Ma un centro capace di sviluppare idee, politiche, iniziative di spessore molto più ampio. Con problemi di dimensione nazionale: qui c’è uno dei principali stabilimenti automotive del Paese, proprio da qui è partito con un anno d’anticipo il segnale degli industriali sulla crisi dell’energia che puntualmente è arrivata.

Nel corso del tour, Matteo Orfini ha spiegato di avere chiesto di candidarsi nel sud del Lazio per dare a questa area una dimensione nazionale. E portarla al centro del dibattito interno del Pd e di quello politico nel Paese.

Sarebbe la giusta compensazione per quello che in questi anni non è arrivato.

Basta che poi non te ne vai, però.

FLOP

CARLO CALENDA

Carlo Calenda

Può succedere che il Paese lo richieda, un Draghi bis e a quel punto il premier non potrebbe dire di no“.

Carlo Calenda si trova ormai da qualche giorno a dover gestire l’imbarazzante posizione che fu già di von Paulus a Stalingrado quando dava ai suoi soldati della VI armata la certezza che sarebbero arrivati i rinforzi: non arrivò nessuno e il generale consegnò il bastone da feldmaresciallo al nemico.

L’intera impalcatura operativa e concettuale della campagna elettorale del Terzo Polo fondava su uno scenario di cui Mario Draghi era non solo ispiratore, ma attore primo ed imprescindibile.

Insomma, Calenda si era giocato la matta più ficcante ma al contempo più fragile di tutte: fare le cose di Draghi senza Mario Draghi a farle sarebbe stato lascito tiepido e poco adatto ai “mala tempora” attuali.

Poi però Draghi ha detto no ad un bis con se stesso al timone. E da figura di grana istituzionale finissima qual è, lo ha fatto per non creare endorsement ex ante ad una formazione che di lui ne ha fatto totem.

Questo significa che non è affatto scontato che Draghi si sfili da un bis, solo che adesso dire no è un obbligo di imparzialità. Perché non ci vogliono i sondaggi per capire che nel lasso di tempo fra quando Draghi si è sfilato e quando Calenda ha provato a reinfilarlo il Terzo Polo ha subito una botta previsionale come poche.

E perche anche le formazioni “cartesiane” come quella di Calenda e Renzi hanno un loro potenziale seguito di pancia che segue il mainstream. E che da esso trae decisioni.

Spiazzato.

LUCA DI STEFANO

Luca Di Stefano con Francesco Facchini

Nel corso della campagna elettorale che lo ha portato a diventare sindaco di Sora ha avuto il coraggio di dire che il suo avversario aveva fatto anche cose buone. E per questo, una volta eletto al posto di Roberto De Donatis, si impegnava a portarle avanti. Come nel caso della scuola progettata dall’architetto Renzo Piano. Ma ora, quel progetto rischia di diventare non solo delizia a buon mercato ma anche croce per il sindaco Luca Di Stefano.

Quel progetto ha un valore internazionale: Renzo Piano ha progettato un diverso modello di scuola. Che ora tutti aspettano di vedere messo in pratica. Anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella se n’è interessato.

La Scuola di Renzo Piano rischia di diventare non tanto l’emblema della scuola del futuro: ma della palude burocratica del presente. In media, l’iter per le autorizzazioni di un’opera simile dura tra uno e due anni: solo per le autorizzazioni. Poi ci sono gli studi preliminari: per vedere se il terreno regge, se sotto ci sono tesori archeologici nascosti. E Sora è in questa fase. Anche con una certa celerità, va riconosciuto.

Ma ora tutto rischia di fermarsi ancora. E per un motivo che non è la burocrazia. Lo sanno bene tutti quelli che nell’ultimo anno avevano pianificato di fare dei lavori in casa: il prezzo del cemento si è moltiplicato (per farlo occorre molta energia e la bolletta è schizzata), il ferro non si trova (colpa del bonus 110 spalmato su un solo anno, tutti i grandi appaltatori si sono accaparrati il materiale). E – per venire all’atto pratico – i prezzi dell’opera da costruire a Sora sono quelli di quattro anni fa: cioè quando iniziò l’iter.

Il sindaco si è già messo all’opera: assicurando che le poche centinaia di migliaia d’euro della differenza verranno trovate. Nel frattempo si attendono i risultati di laboratorio sui prelievi. Per l’anno spera di andare in appalto.

Il fatto è che oltre alla buona volontà occorre anche una certa dose di fortuna. E se tutto inizia a remarti contro tutto diventa più difficile. Dopotutto, la saggezza popolare, dice sempre che la peggiore sventura che si possa augurare è “Che tu possa farti una casa”.

Gli avversari: “Che tu possa farti una scuola”