Top e Flop, i protagonisti del giorno: martedì 24 agosto 2021

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti di martedì 24 agosto 2021. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

FRANCESCO BORGOMEO

Francesco Borgomeo

È un innovatore visionario, abituato non soltanto a guardare avanti ma anche ad assumersi fino in fondo tutte le responsabilità. Da imprenditore e da capo. E Francesco Borgomeo, presidente della Territoriale Unindustria di Cassino, ha voluto ribadirlo nel corso della puntata di Agorà su Rai Tre. (leggi qui Green Pass in fabbrica, Borgomeo: «La politica non troverà la soluzione»).

Ha detto: “Come datori di lavoro abbiamo sottoscritto dei protocolli di sicurezza. Abbiamo condiviso con le organizzazioni sindacali tutti i passaggi nei momenti molto critici e molto difficili che abbiamo vissuto”.

E’ necessario sottoscrivere nuovi protocolli di sicurezza, ma il punto è che non si vede all’orizzonte una legge in tempi rapidi. La politica non sembra avere il coraggio di affrontare la questione per paura di scontentare qualcuno. «Noi – ha sostenuto Borgomeo – vediamo tutti i giorni che c’è una differenza di posizioni all’interno dei Partiti. Questo ci fa pensare che difficilmente nel breve si possa arrivare a una legge». E invece serve subito. Per questo il fondatore del Gruppo Saxa Gres ha proposto ai sindacati di mettersi al tavolo e trovarla loro una soluzione, così come venne fatto nei momenti più drammatici della pandemia.

Ma Borgomeo ha pure voluto ribadire la posizione ai sindacati che sul punto sono saliti sulle barricate. Ha affermato: “Non mi posso permettere che qualcuno, per una sua scelta autonoma e libera, decida di mettere a rischio l’incolumità e la salute degli altri”. Il punto nodale è questo: non è pensabile immaginare una ripartenza economica confidando nei tamponi ogni tre giorni. C’è bisogno di una presa di coscienza forte sull’obbligo vaccinale.

Argomento complicato e difficile, che proprio per questo necessita di coraggio e decisionismo.

Dove osano le aquile.

DI MAIO-GUERINI

Lorenzo Guerini (Foto: Leonardo Puccini / Imagoeconomica)

Nell’audizione alle commissioni riunite Affari Esteri e Difesa di Camera e Senato i ministri Luigi Di Maio (Esteri) e Lorenzo Guerini (Difesa) hanno fatto il punto della situazione con trasparenza e orgoglio. Dimostrando di avere il polso della situazione in un momento drammatico per tutti.

Luigi Di Maio ha spiegato che “Al Qaeda, pur indebolita, è ancora viva e può contare sull’ambiguità del rapporto coi Talebani e sulla loro incapacità di controllare efficacemente l’intero territorio afghano”. E proprio l’Afghanistan sarà al centro dell’incontro con il ministro degli Esteri russo Lavrov venerdì.

Ma Di Maio ha voluto pure rimarcare che per fronteggiare l’aumento delle migrazioni dall’Afghanistan non possono esistere soltanto soluzioni nazionali. È perciò necessario che l’Unione Europea, al di là della gestione dell’emergenza, metta a punto una risposta comune, in stretto raccordo con i partner della regione.

Una sottolineatura fondamentale per includere nel confronto Cina, Russia e Pakistan. Una lezione di realpolitik.

Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha snocciolato i numeri dell’evacuazione. Finora sono stati evacuati 3.741 afgani di cui 2.659 in Italia attraverso 44 voli. Ha sottolineato: “Quanto avvenuto in questi giorni non può mettere in discussione l’operato dei nostri militari. Penso che i primi ad essere rimasti colpiti da quanto sta accadendo sono proprio i nostri militari. La rapida avanzata dei Talebani ha incontrato la quasi nulla resistenza delle forze di sicurezza locale che sono fuggite e, in alcuni casi, lasciando armi e mezzi. Sullo sfondo di questi evidenti insuccessi militari c’è anche la mancanza di coesione e di leadership credibili delle autorità afghane”.

La rabbia e l’orgoglio.

FLOP

ANTONIO TAJANI

Antonio Tajani (Foto: Paola Onofri / Imagoeconomica)

La rasoiata su Twitter di Elio Vito è stata tremenda. Ha scritto il deputato di Forza Italia: “Non per fare polemica, ma vorrei sapere se solo io in Forza Italia trovo gravi le parole del nostro coordinatore nazionale Antonio Tajani. Al Meeting di Rimini, da novello Ponzio Pilato se ne lava le mani, non difende la ministra Lamorgese e non prende le distanze dalle dichiarazioni del sottosegretario Durigon”. (Leggi qui Tajani finisce nel mirino: “Su Durigon è Ponzio Pilato”).

Cosa aveva detto a Rimini Antonio Tajani? Il coordinatore nazionale di Forza Italia era intervenuto in questo modo sul punto: “Non mi ergo a giudice, né della ministra Lamorgese, attaccata dalla Lega e difesa dal Pd, né del sottosegretario Durigon, attaccato dal Pd e difeso dalla Lega. Tutti possono sbagliare ma in questo momento non perderei tempo in battaglie politiche. Del resto anche io non condivido ad esempio l’operato del ministro del Lavoro, Andrea Orlando, per quanto riguarda la posizione sulle imprese. Servono una politica industriale e una riforma del fisco, della burocrazia, della giustizia. Non serve mettere paletti politici”.

Insomma, una presa di posizione che definire democristiana è un eufemismo edulcorato. Ma c’è un aspetto politico che Antonio Tajani sembra non cogliere. E cioè che Forza Italia si avvia ad essere assorbita dalla Lega in un progetto federativo voluto da Silvio Berlusconi. Nel Partito c’è voglia di dare qualche segnale forte e Vito lo ha voluto far emergere. Il coordinatore nazionale in questo modo non viene riconosciuto come leader dai suoi. In confronto Ponzio Pilato era un decisionista sfrenato.

Me ne lavo le mani

CLAUDIO DURIGON

Claudio Durigon (Foto: Leonardo Puccini / Imagoeconomica)

Ragioneremo insieme su cosa fare e cosa sia più utile per il movimento e per il governo”. La frase esatta di Matteo Salvini a Rimini è stata questa. Indubbiamente parole che aprono una crepa nel muro leghista che finora era stato issato a difesa del sottosegretario del Ministero dell’economia e finanze.

Enrico Letta ha rilanciato l’idea di una mozione di sfiducia da parte dei Democrat e anche dei Cinque Stelle. Una mozione che potrebbe essere approvata anche con i voti di Forza Italia e di settori del Carroccio.

Claudio Durigon è il coordinatore regionale della Lega, da sempre in pole position anche per la candidatura alla presidenza della Regione. La difficoltà starà proprio nel provare a reggere tutto il resto. Matteo Salvini ha contrattaccato chiedendo un cambio al Ministero dell’Interno. Con riferimento a Luciana Lamorgese. Proprio per provare ad impattare quando il gioco si farà duro. Ma è evidente che il passo indietro come sottosegretario al Men sarebbe una sconfitta politica.

Accerchiato.