Top e Flop, i protagonisti del giorno: martedì 24 gennaio 2023

Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di martedì 24 gennaio 2023.

Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di martedì 24 gennaio 2023.

TOP

ROBERTO MENIA

Roberto Menia (Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica)

Quello del diritto all’aborto è un tema talmente delicato ed inoppugnabile che ci vuole coraggio a trattarlo e moltissima prontezza di spirito a proporci sopra legiferazioni. Lo è perché il diritto ad abortire non si tocca e non ci sono se o ma che tengano, non in un Paese che in quanto a conquiste civili ha una bacheca piccola polverosa con poche nicchie. Fatto questo preambolo però non si può non riconoscere un antico assioma che è anche un paradosso.

E’ quello per il quale non esiste tema che non possa essere discusso dall’alto di differenti posizioni: è la democrazia, è il sale, è la vita stessa di ogni Stato civile. E quel paradosso spesso spinge i difensori dei diritti a dimenticare che anche parlare di come quei diritti andrebbero rispettati è un diritto.

Fuori dal merito, sul quale ci si è espresso poche rige più a monte, la “bravura” del senatore meloniano Roberto Menia è stata quella: mettere in risalto come sia controversa la questione delle ragioni e dei torti quando la ragione è opinabile ma ragionare è un dogma. Ecco perché il Ddl sdi Menia sul riconoscimento della capacità giuridica del concepito non è stato di certo un atto condivisibile, ma di sicuro è stato un test per vedere chi insorgeva e come. Un po’ come quando fai frullare un canarino di fronte alle lettiera del gatto che sonnecchia.

Menia ha detto: “Le opposizioni prima di parlare farebbero bene a leggere il testo, altrimenti si rischia di dire cose a vanvera“. E poi: “Nessuno attenta a niente. Non capisco questo protestare ringhiosamente… Quello che dimenticano è che la legge 194 ha una prima parte disapplicata, che tenta di salvare la vita del nascituro“.

E, fuori dal merito, lo ripetiamo ché non vogliamo fatwe, il senso è quello: invocare una legge senza essersi accorti che la stessa contiene i margini per far agire chi quella legge vuole cambiarla magari è giusto. Ma è da fessi.

Trappolone.

BUSIA-CASTELLI

Regola empirica: il terremoto non lo puoi prevedere, quel che il terremoto fa agli appetiti di certi uomini si. E lo devi prevedere bene o sanzionare benissimo se ti sfugge. In questo senso e con questa chiave la linea dettata dal presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, Giuseppe Busia e il nuovo commissario straordinario Guido Castelli è un alinea che sa di buono. Il buono che di solito viene figliato dall’efficienza nel decidere e dall’efficacia nel fare.

Al centro dell’azione congiunta i controlli sugli appalti della ricostruzione post terremoto. Ecco, quelli dovranno essere “sempre più rapidi e efficienti”. E il motivo è semplice, senza quel rapporto visceralmente stretto fra Anac e Commissario ognuno rischierebbe di andare per fatti suoi, senza incrociare i dati e senza dare polpa agli intenti o filo agli strumenti. E soprattutto senza accendere “micce motivazionali” in lavoratori che hanno bisogno di adrenalina, non di oppiacea burocrazia.

Quel rapporto “non solo assicura legalità e trasparenza alle attività amministrative, ma favorisce la crescita delle risorse umane”. E’ vero: con un input maggiore su un tema così delicato i lavoratori dei territori interessati crescono e diventano bravi ove non lo fossero stati prima e più bravi ove già lo fossero.

Sono quelli che “operano quotidianamente nei comuni e negli Uffici speciali della ricostruzione delle quattro regioni“. Insomma, c’è una mission da compiere e i due lo sanno bene. E Castelli ha anche detto una cosa sontuosamente saggia nel chiosare la faccenda: “La rigenerazione dell’Appennino centrale passa anche per una pubblica amministrazione capace, responsabile e orientata al fare piuttosto che all’adempiere“.

Perché un dovere burocratico non ve bene neanche quando la terra è tranquilla, ma quando poi ha tremato serve l’energia, non il marcatore di orario.

Attenti a quei due.

FLOP

SERGIO MARANDOLA

Sergio Marandola

Se vai in chiesa all’ora della Messa è evidente che ci vai per pregare. La visita turistica la fai quando la funzione non c’è, o prima o dopo. Perché se vai a fare il turista mentre il sacerdote celebra le ipotesi possono essere solo due: o non hai la minima cognizione di dove ti trovi oppure non hai chiaro cosa stai facendo. Se poi indossi pure un saio da fraticello, la faccenda si fa davvero più grave. È quello che sta accadendo a Sergio Marandola, presidente del Partito Democratico a Cassino.

Sabato scorso ha partecipato all’inaugurazione del comitato elettorale aperto a Cassino dalla capolista del suo Partito, Sara Battisti. Gli amministratori della maggioranza guidata dal sindaco Enzo Salera sosterranno candidati diversi tra i quattro espressi in città: Sara Battisti (sostenuta dall’area di Pensare Democratico Barbara Di Rollo e dai Giovani Democratici di Arianna Volante), l’ex presidente della Provincia Antonio Pompeo (sostenuto dal sindaco e dal capogruppo Gino Ranaldi), Jole Falese (sostenuta dalla civica del sindaco e da Pop di Danilo Grossi), Luigi Maccaro (sostenuto dai consiglieri di Demos), Barbara Alifuoco (sostenuta dagli ex Pd transitati in Azione). (Leggi qui: I sassolini di Sara: “Ora basta, non sono nemica di Cassino”).

Proprio per questo c’è un’attenzione ossessiva su chi va da chi. Perché è un modo per testimoniare la propria preferenza, dare indicazione ai propri sostenitori.

Ma al sindaco Enzo Salera quella presenza da Sara Battisti, avversaria diretta di Antonio Pompeo per l’ingresso in Regione Lazio, non deve proprio essere piaciuta. Al punto che dopo alcune ore Sergio Marandola invia un messaggio al capogruppo Gino Ranaldi: “Ciao Gino, sono andato con Romeo all’inaugurazione di Sara Battisti in rappresentanza del circolo. Mi avevano detto che saresti venuto anche tu. Oggi Alessioporcu.it scrive che io appoggio Sara ma sto preparando una smentita in cui dico che auspico il superamento delle correnti e sono andato per rappresentanza istituzionale”.

È evidente che ci sia un po’ di confusione ideologica. L’inaugurazione del comitato elettorale è un gesto politico preciso e forte: è la Messa del candidato che chiama a raccolta i fedeli. Ci va chi vuole partecipare: chi non crede o apprezza i sermoni di un altro parroco, va a sentire un’altra Messa. Le visite istituzionali si fanno o prima della funzione o dopo.

Considerato che di smentite non ne sono arrivate (nemmeno verrebbero accettate dal momento che non si smentisce un’evidenza) è chiaro che: 1) o il Presidente non ha capito dove andava ed allora è un problema; 2) o ha sbagliato orario ed allora è un altro problema; 3) o il messaggio mandato a Ranaldi non doveva uscire ma il capogruppo lo ha pubblicato sulle sue Storie in Instagram: forse proprio per capire quale delle ipotesi precedenti fosse corretta.

Fuori luogo e nel momento sbagliato.

NICOLA OTTAVIANI

Nicola Ottaviani con Matteo Salvini

Nella sua nuova vita da deputato a Montecitorio sta scalando le posizioni all’interno della Lega. Non poteva essere altrimenti. Perché Nicola Ottaviani ha cose da dire e sa pure come dirle. Cosa che un tempo faceva parte dei ‘fondamentali‘ della Politica mentre oggi è diventata una sorprendente eccezione.

Nello stesso momento però c’è qualcosa che comincia a sfaldarsi proprio in quella base dalla quale è stato eletto parlamentare. Perché nel giro di poche ore ad Alatri lo saluta il Consigliere comunale Gianluca Borrelli e nel pieno della campagna per le Regionali se ne va con Fratelli d’Italia. Portando lì i suoi voti e le sue preferenze. (Leggi qui: Borrelli saluta la Lega e entra in FdI, Quadrini saluta e fa il presidente).

Non meno grave la scelta fatta ad Isola del Liri da Maria Debora Bovenga, consigliere della civica Un’altra isola e soprattutto componente del Direttivo Area Sud della Lega. Con una lettera ha annunciato le sue dimissioni dalle cariche nella Lega, l’uscita dal Partito, la decisione di non rinnovare la tessera per il 2023. E naturalmente anche i suoi voti non saranno più vincolati. Alla base della scelta ci sono le “strategie interne sbagliate, i coordinamenti che nei fatti sono ancora congelati, nessun coinvolgimento nelle scelte di Partito”.

Ai tempi della prima Repubblica era vietato avere due incarichi: Ciriaco De Mita dovette scegliere tra l’incarico di Governo e la Segreteria della Democrazia Cristiana: o la perdita dell’esercizio del potere o la perdita del controllo sul Partito. Nicola Ottaviani rischia di dover fare la stessa scelta.

Le elezioni Regionali diranno quale sia il reale stato di salute della Lega in provincia di Frosinone. Oggi esprime un deputato Regionale, Pasquale Ciacciarelli. Punta a confermare il seggio. Le urne diranno se quel seggio verrà confermato e chi eventualmente lo occuperà. Poi arriverà il momento di rivedere tutto. Perché se si sfalda la base Nicola Ottaviani rischia di rimanere senza sostegno. Anche se è bravissimo a Montecitorio.

Sismi importanti.