Top e Flop, i protagonisti del giorno: martedì 3 gennaio 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di martedì 3 gennaio 2023.

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di martedì 3 gennaio 2023.

TOP

ETTORE LICHERI

Ettore Licheri (Foto: Paolo Cerroni © Imagoeconomica)

Quando un governo mette i suoi legiferati a traino della mistica ideologica che guida gli intenti dei suoi componenti, non commette alcun errore ma comunque scopre il fianco. Specie se lo fa in maniera iperbolica e “sfacciata”. Tutto questo per dire che il Decreto Rave voluto dal titolare del Viminale Matteo Piantedosi non ha tare di merito politico ma ne avrebbe tantissime di iperbole sociale.

Questo almeno è quello che pensa Ettore Licheri, senatore del Movimento Cinquestelle. Che già dal passaggio alla Camera di qualche giorno fa non le ha mandate a dire. Attenzione. Come per il decreto in sé anche per Licheri vale la regola del merito politico che non si tocca perché soggettivo. Poi però c’è un merito “cartesiano” che dalla sua analisi traspare e che rappresenta il rovello segreto di buona parte degli italiani, comunque essi la pensino.

E il rovello è: ma non sarà un po’ troppo anche a fare la tara alla droga, alle modalità campesine ed alle violazioni di aree spesso private? Per Licheri non ci sono dubbi: non è tanto il decreto in sé a sconcertare, quanto piuttosto quello che lo stesso norma con una rigidezza che in altri ambiti meno “hippie” non c’è stata.

Per il senatore pentastellato quello del governo Meoni è stato “doppiopesismo” a 24 carati. Perché? Perché “si mostrano i muscoli a chi non crea allarme sociale“. L’attacco alla misura voluta da Matteo Piantedosi è netto e quanto meno ha il dono di far riflettere nella sua parte di esordio: “Questo è il doppiopesismo. Si fanno ponti d’oro ai corruttori, agli affaristi, ai gruppi di pressione e poi ovviamente si mostrano i muscoletti nei confronti di parte della società che certamente non crea allarme sociale”.

La chiosa di Licheri, questa ovviamente politica e tutta sua, era stata durissima: “Questa è la destra di Berlusconi”. E il senso è quello. Senso che un po’ di disagio lo crea perfino in chi è vicino concettualmente alla “bottega” che ha partorito la controversa norma. È quello per cui il decreto rave non abbia trovato alcuna ragione di essere se non nella mistica di un governo che ha voluto dare una forte trazione “ideologica” ai suoi legiferati. Che sulla “legge” in questione ci ha voluto deliberatamente lasciare le impronte digitali di un refrain a “la musica è cambiata”.

E quando le leggi puntano solo a far capire che ci sono altri musicanti ma non guardano alla bontà dello spartito l’aura di pericolo che emanano scavalca anche le idee partigiane di chi quel controsenso lo va a rilevare.

Andava detto.

GIANLUCA FERRERO

Gianluca Ferrero

Come con Omar Bradley dopo George Patton alla fine il sistema complesso ha scelto l’affidabilità invece del picarismo. E in quest’ottica le parole di fiducia che ha indirizzato al nuovo Cda della Juventus danno la cifra esatta di chi sia Gianluca Ferrero. E di cosa ci si aspetti da lui.

Non certo poca roba, a voler contare i nuovi guai della Vecchia Signora. E non certo roba di pronta beva, anche se rispetto al caos di Calciopoli la situazione pare un pelino meno delicata. Gianluca Ferrero è il nuovo presidente della Juventus ed il traghettatore scelto da Exor per passare dalla sponda del fiume dove nel fango affondano i guai seri. E quella su cui balugina una decorosa uscita dalle buriane che hanno piegato il club e resettato il Cda a trazione Andrea Agnelli.

Ma chi è Ferrero? Nell’ottica dello stato dell’arte è quello che ci voleva e le reazioni di titolo in borsa in questi giorni che preludono alla data cruciale del 18 gennaio parlano per lui. Classe 1963, laurea a pieni voti in Economia e Commercio nel 1988 a Torino, dottore commercialista e consulente del Tribunale.

Attenzione: pubblicisticamente questo particolare non è da poco, a contare che con i Tribunali la Juve rischia di averci a che fare per mesi. Se la holding Dicembre e della famiglia Agnelli fossero sato tartufi diciamo che Ferrero ha studiato da lagotto. Le vicende societarie bianconere lui le ha sempre messe in spunta cognitiva preferenziale.

Insomma, il tipo è un esperto che non ama le guasconate e che mette una solidissima professionalità a servizio più del risultato che dei riflettori. I mari che si appresta a navigare la Juve sono procellosi: conti da far quadrare, risposte a Consob e risvolti penali di un’inchiesta che pare tanto intricata quanto seria.

Attenzione: Ferrero gode della incondizionata fiducia di John Elkann e del ceo di Gedi Maurizio Scannavino. A fare la tara alla sua difficile mission da Ferrero quindi ci si aspetta qualcosa che sta poco sotto il miracolo. Ma Exor non è in cerca di miracoli, semmai di un’uscita, e Ferrero quello sa fare: tirar via dalle ambasce le ammiraglie contabili che anno avuto nocchieri più “di stirpe” che di polso.

Sarà dura, ma il tipo sembra quello adatto.

Caronte al contrario.

FLOP

BEPPE GRILLO

Beppe Grillo (Foto Paolo Cerroni © Imagoeconomica)

Con ogni probabilità è solo un’altra delle sue geniali trovate comunicative. Efficaci come poche. Le indiscrezioni sostengono che il fondatore del Movimento 5 Stelle stia per annunciare la nascita di una nuova confessione religiosa: l’altrovismo.

Più o meno sei mesi fa proprio lui lo aveva anticipato ai parlamentari pentastellati. Gli aveva rivelato di avere «aderito a una nuova confessione: l’altrovismo». Che adora l’altrove. E nei giorni immediatamente a ridosso del Natale cristiano, sul suo blog Beppe Grillo aveva scritto «Oggi alle 12 del giorno del solstizio d’inverno, l’Elevato ha costituito la Chiesa dell’Altrove . L’atto costitutivo della Chiesa dell’Altrove è stato consegnato agli Altrovatar e sarà divulgato il primo giorno delle rivelazioni».

Beppe Grillo ha un’abilità non comune nel giocare con il conformismo culturale degli italiani. Con le loro manie e le loro certezze. Capace all’ennesima potenza di manipolarle per condurle dove vuole. Il suo capolavoro è stata proprio la creazione del Movimento 5 Stelle: un gigantesco cilindro vuoto nel quale ognuno ha potuto infilare le sue rabbie, le sue frustrazioni, le sue delusioni politiche. Spesso in contrasto tra loro. Ma in assenza dello sfogatoio costituito dalle sezioni e dal ragionamento politico, il non Partito (che in realtà era più Partito degli altri) è diventato la prima forza elettorale in Italia nel 2018.

Se volesse fare altrettanto con la religione gli risulterebbe altrettanto facile in questo periodo di relativismo. Ma non lo farà. Perché seppure tra incensi e ceri, al centro di un’adorazione del suo ego di Elevato che gli darebbe la massima soddisfazione, sa benissimo che nel giro di poco finirebbe per ritrovarsi ad essere un novello Mamma Ebe: la santona che finì arrestata.

Perché in politica ti puoi inventare il VaffaDay e catturare l’attenzione; in Religione, da oltre duemila anni hanno a che fare con giullari e buffoni. Che inesorabilmente finiscono al loro posto: Quis ut Deus.

Scherza con i fanti ma lascia stare i Santi.

GIUSEPPE VALDITARA

Giuseppe Valditara

Non è stato difficile pensare a Giuseppe Valditara come uno dei potenziali protagonisti in negativo dell’anno appena iniziato.

Non lo è per preconcetto ed ogni smentita sarà gradevole come la pioggia di steppa. Tuttavia i dati, quelli che gli studiosi chiamano i “marker”, dicono che Valditara la sua nicchia di durezza l’ha già occupata . A prescindere dai vaticini tipici del periodo.

Partiamo dal contesto: Valditara si occupa di scuola, è il Ministro di un mondo dove si combinano gioventù, sapere e crescita. E in quel contesto il ministro ha già messo i suoi paletti: ha citato l’umiliazione come panacea, ha contrappuntato minacciosamente la mistica del dovere ed ha caldeggiato come un ossesso il reset del Reddito di Cittadinanza a chi non conclude il ciclo di studi e non si forma.

Insomma, a pochi giorni dalla riapertura delle scuole e dall’esordio non più vacanziero del 2023 il ministro Valditara ha già fatto di tutto per disseminare di cocci la strada di un universo già sdrucciolo di suo.

Un mondo che nei mesi a venire dovrà colmare ritardi atavici e grandi gap innescato dalla pandemia. Ma anche un mondo in fibrillazione e pronto al muro conto muro se minacciato su valori basici e con rivoluzioni troppo frettolose e draconiane.

Ecco, Giuseppe Valditara non sarà necessariamente un cattivo ministro sul più delicato dei teatri, ma ha fatto già moltissimo per indurre molti a credere che pensarlo non sia del tutto sbagliato.

E magari da qui a qualche mese a pensare di aver avuto ragione nel pensarlo.

Sorvegliato speciale.