Top e Flop, i protagonisti del giorno: martedì 31 maggio 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende martedì 31 maggio 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende martedì 31 maggio 2022

TOP

FRANCESCO MARIA TALO’

Francesco Maria Talò (Foto: Sergio Oliverio © Imagoeconomica)

Essere l’ambasciatore italiano presso la Nato non dev’essere la cosa più soft del pianeta, specie di questi tempi e in vista del summit atlantico di giugno a Madrid. In quell’occasione verrà elaborato lo “Strategic Concept”, vale a dire il nuovo corso che la Nato intende darsi per il futuro.

Ma perché la Nato dovrebbe cambiare corso? La differenza sta tutta nelle parole “reazione” e “previsione”, dove applicare la seconda di solito scongiura la prima.

Francesco Maria Talò lo ha spiegato così bene da farci capire una cosa: che le alleanze nate per contrastare le guerre devono saper guardare oltre le guerre che devono contrastare, e rilevare le minacce che ancora devono venire. Ecco perché Talò in una sua intervista all’Ansa ha puntato il Dragone cinese e non l’Orso russo. Perché il fiato del primo è in arrivo mentre gli artigli del secondo sono già affondati nella carne dell’Ucraina, quindi strategicamente e comunque vada a finire è troppo tardi per agire con il respiro ampio della geopolitica. Comunque vada a finire Putin è bruciato e il vero angolo opposto del ring parla mandarino.

Ha spiegato Talò : “Correggeremo il tiro sulla Russia, che nell’ultimo documento era considerata come un partner ed inseriremo la Cina, sinora assente, tratteremo in modo articolato le sfide di oggi: il cyber, l’ibrido, le tecnologie emergenti, il cambiamento climatico, la resilienza delle società“. Ma perché se la Cina è un pericolo la Cina deve stare in agenda? Proprio perché è un pericolo, ovvio: “La Nato non vuole essere e non sarà il poliziotto globale, anzi mantiene in pieno il suo carattere regionale, tuttavia Pechino, con la sua crescita, entra nella nostra zona d’interesse e ci spinge a valutare le conseguenze”.

E la storia per quelli come Talò che la usano, oltre che saperla, è il catalizzatore delle strategie da intraprendere: “Dal 1500 in poi l’Occidente è stato egemone, grazie alla forza della scienza, e questo ha portato a molte brutture, penso al dominio dell’uomo bianco e al colonialismo”. Ma adesso i 30 alleati, “legati da valori comuni di libertà e democrazia, si trovano davanti una potenza emergente che si è data l’obiettivo della supremazia tecnologica. E che democratica non è”.

Non andrà mai dall’oculista.

GINO RANALDI

Gino Ranaldi

Il soprannome è nato quasi per gioco, all’inizio della consiliatura. Gino Ranaldi era per tutti non solo il capogruppo del Pd al Comune di Cassino, bensì il “leader della maggioranza”. Un appellativo che in un primo momento sembrava essere una sorta di “premio di consolazione” per via del fatto che Gino Ranaldi al momento di dover incastrare le caselle della giunta aveva fatto un passo indietro a favore di Francesco Carlino. Con il passare delle settimane, dei mesi e degli anni, quella qualifica di “leader della maggioranzaè risultata il tratto distintivo di Gino Ranaldi, altro che premio di consolazione.

Lo ha dimostrato scendendo in campo e facendo da scudo al sindaco di Cassino Enzo Salera. È accaduto durante il Consiglio comunale delle ore scorse. Mettendo a tacere Renato De Sanctis, il leader di “No Acea” che tre anni fa, al Ballottaggio, aveva firmato un accordo programmatico con Enzo Salera. Da ormai sei mesi quel patto è stato “strappato”, ma per due anni e mezzo Renato De Sanctis è stata una costola della maggioranza. Ha condiviso molti provvedimenti. Ora invece va all’attacco su tutto. (Leggi qui Il Consiglio riduce la Tari e si prepara alla sfida Bilancio).

Ranaldi, nell’assise di lunedì pomeriggio, gli ha rinfrescato la memoria: “Sentendo questo Consiglio mi viene da pensare che De Sanctis per due anni e mezzo non ha fatto gli interessi dei cittadini dal momento che per 30 mesi è stato in silenzio e ha apprezzato tutto quello che ha fatto il sindaco. Quindi la domanda è: la maggioranza insieme a De Sanctis per due anni e mezzo non ha fatto niente, oppure il sindaco negli ultimi sei mesi si è “sbandato” un po’, dal momento che tutti questi rimproveri arrivano solo ora?”. Quindi la stoccata che mette KO l’avversario: “Quando si esagera, si diventa poco credibili”.

Si non caste, tamen caute.

FLOP

MATTEO SALVINI

Da quando gli hanno tolto Luca Morisi, il mitico manovratore della sua micidiale macchina della comunicazione, non gliene va bene una. Dal viaggio in Polonia è tornato con una serie di fischi e pernacchie; il viaggio in Russia nemmeno è cominciato. Ora gli è piovuta dal cielo una figura altrettanto barbina. Ricordate quando fece lo spiritoso durante la campagna per le Regionali in Emilia Romagna ed andò a citofonare a casa di un giovane per chiedergli se fosse uno spacciatore?

Matteo Salvini (Foto: Alessia Mastropietro © Imagoeconomica)

A distanza di mesi quel giovane è stato arrestato. E leggendo gli atti dell’inchiesta si scopre che Matteo Salvini con quella bravata ha rischiato di mandare all’aria mesi di indagini della Squadra Mobile e dell’Antimafia. Da tempo stavano con gli occhi addosso a quel giovane e l’informativa per la Procura era a buon punto. Ma, raccontano gli atti, una sera si presentò Salvini che con quella citofonata complicò le indagini contro lo spaccio nel quartiere Pilastro.

L’operazione è andata a segno giovedì scorso. Ma si è dovuto attendere le la situazione si tranquillizzasse e gli spacciatori continuassero regolarmente le loro attività, per poter acquisire le necessarie fonti di prova. Senza l’intervento del Capitano al citofono le cose si sarebbero potute sbrigare prima.

Un ex Ministro dell’Interno può non sapere che una spacconata del genere, in quel particolare contesto, rischia di essere un intralcio?

Inadeguato.

SILVIO BERLUSCONI

Silvio Berlusconi (Foto Sergio Oliverio / Imagoeconomica)

Stanco e annoiato? “Sì, e non c’è da meravigliarsi che siano stanchi e annoiati anche i lettori e gli elettori, che sempre più spesso purtroppo disertano le urne“. In una lettera al Corriere della Sera, Silvio Berlusconi commenta quanto scritto dal quotidiano di Via Solferino in un fondo del 29 maggio. Ed il fondatore di Forza Italia rimanda al mittente le notizie di un Partito a pezzi.

Consiglierei, per conoscere davvero cos’è Forza Italia, di non limitarsi a raccogliere le maldicenze di pochi scontenti, ma di parlare con le migliaia di militanti, di dirigenti, di eletti, con i parlamentari e i membri del governo, che partecipano con entusiasmo al nostro progetto politico“, scrive il fondatore azzurro. E traccia l’elogio del dissenso interno, perché arricchisce il dibattito. “Naturalmente in un grande Partito Liberale possono esistere divergenze di opinione su singoli aspetti: questo è del tutto normale, anzi salutare“.

Forse sarebbe il caso che qualcuno consegnasse a Silvio Berlusconi un breve elenco: Mario Abbruzzese (presidente del Consiglio Regionale del Lazio), Nicola Ottaviani (Sindaco di Frosinone), Antonello Iannarilli (deputato, assessore e consigliere regionale, presidente della provincia), Pasquale Ciacciarelli (Presidente di Commissione regionale e coordinatore del Partito), Antonello Aurigemma (Consigliere Regionale), Adriano Palozzi (Consigliere regionale), Danilo Magliocchetti (Capogruppo comunale al capoluogo), Giuseppe Patrizi (Presidente della Provincia). L’elenco potrebbe continuare.

Ecco, loro se ne sono andati, portandosi via un’infinità di voti: perché discutere era inutile.

Raccontane un’altra, Silvio

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