Top e Flop, i protagonisti del giorno: martedì 4 gennaio 2022

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti di lunedì 3 gennaio 2022. Per capire cosa è accaduto nelle ore scorse e cosa ci attende in questa giornata di martedì

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti di lunedì 3 gennaio 2022. Per capire cosa è accaduto nelle ore scorse e cosa ci attende in questa giornata di martedì

TOP

MASSIMO D’ALEMA

Massimo D’Alema (Foto Andrea Giannetti © Imagoeconomica)

Ha ridato la scossa al Pd con un’intervista verità nella quale ha sostanzialmente detto che il Partito è finalmente guarito dalla malattia del renzismo. Una stoccata micidiale, che ha determinato l’alzata di scudi perfino di Enrico Letta, il segretario, l’uomo che più di chiunque altro ha fronteggiato il renzismo. (Leggi qui Tra D’Alema e Letta vietato dimenticare Zingaretti).

D’Alema è sempre stato divisivo, competitivo e straordinariamente intelligente. Non solo ha detto quello che pensa, ma lo ha fatto a modo suo. Consapevole che le sue parole avrebbero sollevato un vespaio. Perché all’interno del Pd ci sono settori che non vedono di buon occhio un eventuale rientro della Ditta formata dallo stesso D’Alema, da Pierluigi Bersani e da Roberto Speranza.

Però l’obiettivo di Massimo D’Alema era un altro: il Pd, senza Renzi, è comunque il primo Partito. Matteo Renzi, senza il Pd, guida una forza che i sondaggi accreditano intorno al 3%. Questa è stata la vera stoccata.

Baffino di ferro.

VIRGINIA RAGGI

Virginia Raggi (Foto: Andrea Giannetti / Imagoeconomica)

L’ex sindaca di Roma ha un obiettivo preciso e raggiungibile: compattare il fronte grillino del no all’obbligo vaccinale. Insieme al compagno Andrea Severini sta contattando deputati e senatori per chiedere loro di assumere una posizione molto forte e netta sul no all’obbligo del super green pass per il lavoro e più in generale sul no all’obbligo vaccinale.

Nei mesi scorsi la Raggi non ha mai risposto alla domanda se lei stessa si è sottoposta alla profilassi. Adesso però il punto è politico. La Raggi sa bene che in questo modo tocca le corde più profonde dei pentastellati e quindi è nelle condizioni di raggruppare un vasto fronte. Proprio nel momento in cui, sull’elezione del presidente della Repubblica, c’è un fossato non indifferente che divide Giuseppe Conte e Luigi Di Maio.

Insomma, Virginia Raggi può dimostrare che il Movimento segue lei. Più di Conte. Più di Di Maio.

A volte ritornano.

FLOP

GIUSEPPE CONTE

Giuseppe Conte

La notizia è questa: l’apposita commissione del Parlamento ha stabilito che il Movimento Cinque Stelle non potrà ricevere i fondi del 2 per mille perché non iscritto al registro nazionale dei Partiti come previsto dal decreto legge numero 149 del 2013.

In sostanza la Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei Partiti ha approvato una delibera nella quale sono state respinte le richieste anche di altri Partiti, come per esempio Coraggio Italia.

Ma la situazione del Movimento Cinque Stelle fa più rumore perché Conte aveva puntato moltissimo su questo aspetto, riuscendo perfino a far passare una sorta di referendum interno. Il motivo è però che per iscrivere un Partito al registro nazionale occorre tempo e la commissione deve valutare che lo statuto presentato rispetti determinati criteri.

Vedremo quello che succederà, ma in ogni caso la bocciatura è clamorosa sul piano politico. Nessuno aveva detto a Conte che bisognava risultare iscritti al registro entro il 30 novembre?

Non ne azzecca una.

CARLO CALENDA

Carlo Calenda (Foto: Andrea Panegrossi / Imagoeconomica)

Il leader di Azione sta sollecitando una sorta di patto federativo con +Europa. E va benissimo. Ci sta benissimo. Contemporaneamente ripete un minuto sì e l’altro pure che sulla vicenda rifiuti avrebbe fatto meglio del sindaco di Roma Roberto Gualtieri. E augura lunga vita al governo di Mario Draghi.

Domanda: considerando che non guida un Partito del 50% + uno dei voti e che quindi dovrà anche lui fare una politica di alleanze, come e con si colloca davvero Carlo Calenda? Con il centrosinistra guidato dal Pd? Oppure nella indistinta e per certi versi chimerica galassia di centro? O sta valutando l’ipotesi di un accordo con il centrodestra?

Nessuno ha dubbi sul fatto che Carlo Calenda sia uno dei politici più competenti che ci siano. Ma sul piano delle scelte sulle alleanze e su come si sta in una coalizione, la sensazione è che neppure lui sappia dove collocarsi e con chi stare.

Uno, nessuno e centomila.