Top e Flop, i protagonisti del giorno: martedì 8 novembre 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di martedì 8 novembre 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di martedì 8 novembre 2022

TOP

SARA BATTISTI

Albino Ruberti con Sara Battisti

A fronte alta e sguardo dritto: nel suo stile. Prendendo il toro per le corna, senza ambiguità. Una foto racconta meglio di ogni resoconto la discesa in campo del consigliere regionale Sara Battisti in vista della prossime Regionali. È la foto che la ritrae guancia a guancia con l’ex potentissimo di Roma, Albino Ruberti.

Non lo tiene nell’ombra, non lo nasconde e nemmeno lo ostenta come un trofeo o lo inalza come una croce astile. Ci sta accanto con la migliore naturalezza possibile. Perché loro sono una coppia nella vita e perché l’ultima cena alla quale hanno partecipato finendo sulle cronache è quella usata come pretesto per terremotare il Partito Democratico. Già: come pretesto.

Perché ormai tutte le indagini dovrebbero avere ben chiaro che la sera della cena finita su tutti i giornali, con tanto di sputtanamento internazionale, l’obiettivo era Albino Ruberti all’epoca Capo di Gabinetto del sindaco di Roma, l’uomo che trasforma in azioni concrete gli input del primo cittadino. Così come hanno già chiarito che nessuno degli amici presenti a quella cena si sentì minacciato da Ruberti che prometteva di ucciderli se non si fossero inginocchiati impugnando un ombrello come se fosse un fucile. Ma faceva comodo farlo passare come un protagonista della Gomorra romana.

Un ritratto nel cui tratteggio ha le sue colpe anche il Pd. Che invece di dargli il tempo per chiarire la storia l’ha subito scaricato imponendo le dimissioni. Senza nemmeno chiedergli scusa quando è stato accertato che erano falsi i documenti portati in tv per proseguire lo sputtanamento. Conveniva levarlo di mezzo, troppo potente.

Sara Battisti avrebbe potuto tenerlo dietro le quinte della sua discesa in campo avvenuta ieri sera al Cotonificio di Frosinone. Invece si è fatta fotografare accanto a lui. Con orgoglio di donna e con orgoglio di Partito. Perché in quella storia Ruberti è stato una vittima. Chiassosa ma vittima. E solo una donna poteva avere il carattere per dirlo in maniera così chiara.

Orgoglio di donna Dem.

ASSORISORSE

Il presidente di Assorisorse

Le belle notizie meritano sempre un Top, anche se a darle sono enti che ragionano in maniera prospettica. E il senso di ogni sortita di successo contro le avversità degli Stati sta proprio in quel metodo, quello che mette la prospettiva davanti alla mogia enunciazione del presente.

Assorisorse questo fa, e lo fa nella sua veste di associazione delle imprese estrattive che fa capo a Confindustria. Il suo report pone delle precondizioni importanti perché sono roba che afferra la politica per la giacca (o per il tailleur) e le spiega come fare per evitare lo sfascio.

Quali sono? A ben vedere una sola: che quello che aveva in agenda Draghi sia nelle pagine del memorandum di Giorgia Meloni. E dato che la faccenda pare pacifica ed appurata Assorisorse ha detto che la produzione nazionale di gas potrebbe raddoppiare.

Messa così non è affatto male. La nostra produzione “potrebbe aumentare da 3,3 miliardi di metri cubi nel 2021 a circa 6 miliardi di metri cubi all’anno entro il 2025 e oltre 7 miliardi di metri cubi negli anni successivi“. Attenzione, ecco l’arcano spiegato in chiave decisionale: aumentare la produzione nazionale è quello che il governo Draghi voleva fare e che il governo Meloni ha già detto che farà, quindi la faccenda è possibile. Anche perché “senza una serie di interventi tempestivi, la produzione di gas dell’Italia scenderebbe al di sotto di 1 miliardo di metri cubi negli ultimi anni del decennio”.

Assorisorse si è messa a metà strada esatta fra le cose da fare e le cose da vedere senza i paraocchi dell’ottimismo facile. Ed ha fatto centro, perché per certe cose non esistono Cassandre, ma solo buoni consiglieri.

L’Asso nella manica.

FLOP

RICCARDO MASTRANGELI

Il sindaco Mastrangeli (Foto © Stefano Strani)

Non ha ereditato solo luci. Ma anche qualche zona d’ombra. «L’operato della stazione appaltante non appare esente da profili di inefficienza e mala gestione tanto in fase di progettazione che di affidamento del contratto». A scriverlo è stata l’Autorità Nazionale Anti Corruzione inviando le sue contestazioni al sindaco del Comune di Frosinone. Che oggi è Riccardo Mastrangeli ma i rilievi si riferiscono ai tempi di Nicola Ottaviani, quando il successore era alla guida delle Finanze cittadine.

 Nel mirino dell’Anac è finita la gara per il servizio di Trasporto Pubblico Locale vinta dalla Cialone SpA di Ferentino. L’Authority contesta una serie di servizi mai attivati nonostante facessero parte della gara ed avessero addirittura contribuito a farla risultare migliore di altre che erano state presentate. Una situazione fotografata a due anni dall’aggiudicazione, quando è scattata la verifica.

Cosa manca? Anac non ha trovato traccia della corsa Frosinone – Ferentino Terme, né delle paline intelligenti che segnalano quanti minuti mancano all’arrivo della circolare; non ha rilevato le macchinette per emettere i biglietti e nemmeno le pensiline nuove ed i lavori al capolinea dello Scalo. Registra l’assenza di due servizi più qualificanti per il progetto della mobilità: il bike sharing e l’ascensore inclinato.

Comune e gestore replicheranno che l’ascensore è fermo perché non funziona e non per cattiva volontà, che una parte dei servizi è stata nel frattempo attivata. Ma ciò che resta è il giudizio sul modo in cui l’appalto è stato gestito. Anac scrive che «da parte della stazione appaltante sono risultate a lungo carenti le funzioni di gestione del contratto, di direzione e verifica delle prestazioni confermando l’inadeguatezza della struttura di direzione e controllo sinora posta in essere dall’amministrazione».

A piedi sotto la pioggia.

MAURIZIO GASPARRI

Maurizio Gasparri (Foto: Giulia Palmigiani © Imagoeconomica)

Pochi giorni fa ce lo siamo ritrovato ad insidiare la Legge 194, uno dei capisaldi della giurisprudenza di civiltà dell’Italia, ed a partorire IL Ddl-mina contro il diritto all’aborto. Oggi prendiamo atto del fatto che no, Maurizio Gasparri e le cose sensate non sono affatto ossimori a prescindere.

Il tema era rovente e l’endorsement era in agguato, a contare che Gasparri è: senatore, senatore di un Partito che sta in coalizione con gente amica di quel “bacino di utenza” e poi vice presidente di Palazzo Madama.

Quale tema? La nuova Sanità a trazione meloniana, i refoli delle antiche contrapposizioni sulle misure anti Covid e soprattutto loro, i No Vax. Sia chiaro, non che da Gasparri ci si aspettasse davvero un appeasement su quelli del “noncielodicono”, il tipo conosce troppe bene il valore della buona comunicazione dato che ci fece su anche una legge. Però a contare ruolo e cautela se Gasparri si fosse smarcato dalla polemica nessuno gli avrebbe potuto fare una colpa.

Ma cosa ha detto il senatore forzista? “Oggi l’emergenza Covid, pur perdurando, non si presenta nelle devastanti forme di alcuni anni fa. Giusto quindi affrontare in modo diverso una situazione cambiata e ben più gestibile rispetto al passato. Alla guida del ministero della Sanità una persona di alta competenza saprà proporre al parlamento le migliori soluzioni, confortate dal mondo della scienza medica e dagli organi tecnici“.

Bene, fin qui ci siamo: Schillaci è più bomber del suo omonimo a Italia ‘90 e va bene così, siamo di bottega etc etc. Poi l’affondo: “Ma in ogni momento dobbiamo ricordare che se la situazione oggi è più gestibile lo si deve all’uso massiccio dei vaccini

Niente dubbi quindi, nessuna esitazione. E la comprensibile generosità verso chi ha sbagliato non faccia dimenticare che appunto i nemici dei vaccini hanno sbagliato”.

Standing ovation. Gli va riconosciuta l’onestà intellettuale. Standing doppia perché non era tenuto. Ma posta in maniera così ‘istituzionale‘ rischia di passare agli annali dei soli addetti ai lavori. E di non veicolare quello che doveva essere il nocciolo vero del messaggio: fecero bene quelli che corsero a vaccinarsi, mentre i medici che non lo fecero andrebbero rispediti dietro ai banchi e ripetere alcuni degli esami fondamentali. Ma questo non è passato.

Più mattarelliano di Mattarella.

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