Top e Flop, i protagonisti del giorno: mercoledì 14 settembre 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di mercoledì 14 settembre 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di mercoledì 14 settembre 2022.

TOP

MASTRANGELI – MARZI

Il sindaco Riccardo Mastrangeli nella torre di controllo del 72° Stormo

Il sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli ha fatto visita nelle ore scorse all’aeroporto Moscardini nella sua città. Lì c’è da decenni il 72° Stormo dell’Aeronautica Militare, l’unica scuola per elicotteristi militari in Italia. Che il Governo Conte ha deciso di cancellare per portarla a Viterbo.

Riccardo Mastrangeli non ha portato fazzoletti, non è andato a consolare gli avieri destinati a trasferirsi. Ha portato mappe e fogli catastali. Con un’idea capace di tenere in piedi un po’ tutto. «Stiamo pensando ad un altro terreno da destinare all’aeroporto civile di Frosinone così da salvaguardare l’attività di volo dello scalo militare». 

In pratica: su un fronte intende portare avanti il progetto di realizzazione a Frosinone un aeroporto civile nel quale trasferire in blocco tutto quello che oggi funziona a Ciampino. Dove ne hanno piena la pazienza sia del baccano che dell’inquinamento che generano gli aeromobili di linea. Sull’altro fronte: è stato bene attento a non dare un motivo in più ai militari per andare via. Il suo non è stato cerchiobottismo. Ma pragmatismo. Lo stesso messo a terra dal suo predecessore Nicola Ottaviani in dieci anni di governo della città.

Domenico Marzi (Foto © Filippo Rondinara)

Nello stesso tempo, dai banchi dell’opposizione di centrosinistra, si è alzato il suo avversario nelle scorse elezioni: l’avvocato Domenico Marzi. Che insieme al consigliere Pd Angelo Pizzutelli ha innescato la polemica sulla mancata istituzione delle Commissioni Consiliari al comune di Frosinone. Non sono state ancora né istituite né convocate. Eppure rappresentano lo strumento principale di partecipazione di tutti i consiglieri.

In questo modo ha dimostrato con i fatti di non essersi candidato né per fare una cortesia a qualcuno né per tappare il buco del centrosinistra rimasto senza candidato quando il Campo Largo ha detto no alla candidatura di Mauro Vicano. “Non posso essere io il futuro del centrosinistra” rimproverò al Partito dopo la sconfitta. Ma può essere il terreno di coltura nel quale far nascere la prossima generazione. Se continua a crederci.

Ad ognuno il suo.

MICHELE SANTORO

Michele Santono (Foto Andrea Giannetti © Imagoeconomica)

Gli hanno voluto per forza appioppare la patente di “vecchio saggio fuori schema che tutto può dire”. E lui a furia di vedersela mettere in coccarda sul bavero alla fine se l’è presa davvero. Ospite di Giovanni Floris a DiMartedì, Michele Santoro ha dribblato ogni qualunquismo sulla situazione attuale dell’Italia e del contesto geopolitico in cui sta prendendo virulenza la sua crisi.

Lo ha fatto come suo solito, senza cifra stilistica di bordone. E con una capacità argomentativa micidiale che scavalca ogni preconcetto. È quel retrogusto di partito preso che sul grip ideologico del personaggio da sempre insorge. E che sempre muore non appena lui lo maschera così bene da renderlo inattaccabile o addirittura proprio non individuabile.

Il sugo è che mentre la media degli opinionisti italiani è a mollo nel semolino, Santoro è in forma splendida e riesce a dire quello che pensa lui. Facendolo passare benissimo per quello che dovrebbero pensare tutti o quasi.

La riprova? Sta in quattro fotogrammi della serata. Il primo: alla domanda di Floris su chi voterà il 25 settembre lui ha detto che non vede nessuno che la pensa come lui perché in Italia non c’è nessun Partito che voglia la pace in Ucraina e che metta quella pace in relazione con necessità etica e crisi energetica.

Santoro e Floris ieri sera su La7

Il secondo, più politico ancora. Un motivo ci sarà se gli operai non votano più Pd. Ed è perché il Pd coi poveri non ci parla proprio più. E ancora: Giuseppe Conte ha fatto retromarcia sulle armi in Ucraina perché il momento è favorevole e allinearsi al mainstream in questo momento elettoralmente paga.

Terzo step: Vladimir Putin, quello che in questi giorni arretra davanti alla controffensiva ucraina. Per Santoro non è il peggio che c’è in giro. Non lo è perché a Mosca ci sono personaggi che gli contestano una condotta “ligth” sul conflitto. E che ora gli presentano il conto ingiungendogli una guerra totale che faccia smettere a quelli di Kiev di blaterare di “reconquista”.

Quarto step, in faccia a Bruno Tabacci che non è l’ultimo dei chierichetti. Gli ucraini hanno tutto il diritto di difendersi in quanto popolo attaccato deliberatamente. Ma oggi la domanda non è come incrementare la guerra per un risultato di parte e giusto, ma come farla finire per un risultato generale e necessario.

A fine intervento Santoro si è alzato ed ha lasciato l’impressione perfetta e tonda che Guareschi descrisse magistralmente parlando dello Smilzo che diceva di don Camillo: “Io a un tipo così gli darei una sberla, ma poi mi preparerei a riceverne sette e me lo porterei in osteria”.

Smalto da vendere.

FLOP

LAURA PAUSINI

Laura Pausini nella trasmissione El Hormiguero

Il fatto. La cantante Laura Pausini l’altra sera è stata ospite del quiz televisivo spagnolo El Hormiguero. Ad un certo punto dello spettacolo, in una situazione tra il goliardico e lo scanzonato, i conduttori hanno intonato il motivetto di Bella Ciao l’inno della Resistenza partigiana e della lotta al fascismo. È un tema molto conosciuto anche in Spagna grazie alla serie La Casa di Carta. Ha detto no, interrompendo i conduttori dicendo «No no no, è una canzone molto politica e io non voglio cantare canzoni politiche».

Il fatto è che Bella Ciao non è una canzone politica. Non può esserlo in un Paese come l’Italia che ha una Costituzione repubblicana, democratica ed antifascista. Semmai è una canzone simbolo della nostra storia e di quella di tutti i Popoli che hanno lottato per liberarsi dal giogo degli oppressori. Al punto che quelle note sono diventate patrimonio mondiale dei movimenti che, nelle più diverse situazioni, lottano contro regimi che sopprimono o vorrebbero sopprimere le libertà fondamentali.

Per questo non è una canzone Partigiana. Ma è un canzone adottata dai Partigiani italiani impegnati nella lotta di Liberazione. Tanto quanto lo è stata in decine di altri fronti ad altre latitudini.

Laura Pausini è libera di non essere di sinistra. Anzi: le farebbe onore se avesse detto no per una sua personale convinzione politica. Perché l’importante è schierarsi e non subire da indifferenti ciò che impone la massa. Ma purtroppo per lei non è andata così. Lei non ha voluto cantare Bella Ciao per il motivo esattamente contrario: per non schierarsi. E – come scriveva al figlio Antonio Gramsci dal carcere in cui i fascisti lo portarono a morire – “io odio gli indifferenti”.

Le note dell’ignoranza

FRATOIANNI-BONELLI

Nicola Fratoianni, Eleonora Evi e Angelo Bonelli (Foto: Alessia Mastropietro © Imagoeconomica)

Ipocrita chi dice che è illegale, è una patrimoniale contro le mafie“: secchi e dritti come un arbusto di “sensemilla” messicana ed appiccicati al concetto come la resina che la medesima fa quando un coltivatore poco pivello la taglia a novembre invece che a settembre dopo averle fatto “fare il cappotto” coi primi freddi.

Ma ad Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni interessa proprio settembre, il 25 per la precisione, e perciò hanno presentato la loro proposta elettorale per la legalizzazione della cannabis. Ora, soltanto un grullo andrebbe ad intortarsi nel dibattito in purezza sull’opportunità o meno di legalizzare la marijuana.

Soprattutto di questi tempi, anche perché sono tempi in cui con i guai economici che ci rovinano fra capo e collo ti vien voglia di fumarla anche solo per rincoglionirti e non vedere più Berlusconi che su TikTok spiega ai 18enni il cuneo fiscale.

No, qui interessa il taglio che davvero dà alla faccenda discutibili skill di opportunità politica. E’ quello per cui con questo maledetto Rosatellum si sono accasati assieme tizi di parrocchie talmente diverse e distanti che meriterebbero una menzione della pagina Facebook “Il coinquilino di m….”.

Come si può sperare che la coalizione di centrosinstra abbia una speranza di vittoria o di dignitoso cimento se al suo interno convivono anime prog moderate e spiriti inquieti che di moderato hanno solo il colore della camicia?

E ancora, su un ulteriore piano che omologa la questione e la fa speculare a quell’altra fregnaccia su Peppa Pig sul fronte avverso. Come si può sperare di parlare agli italiani che sono prossimi ad usare l’ossicotone da quanti guai economici hanno, spiegando loro che farsi le canne senza andare in galera sarebbe una delle vie per dare all’Italia futura meno problemi?

I problemi degli italiani oggi attengono a cose e temi che non vogliono saperne, di parlare la lingua concettuale della grandi questioni di civiltà o meno. Oggi agli italiani, anche a quelli che gradiscono il punto, gli devi dire come uscire dalla palude. Non come rimanerci avendo però il conforto di un pezzo reggae da ascoltare in poltrona. E magari facendolo con la sballata illusione che il termosifone sia acceso e che quella poggiata tetramente sul tavolo in cucina non sia una bolletta a tre zeri, ma un invito a Kingston.

Lisergici.

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