Top e Flop, i protagonisti del giorno: mercoledì 16 marzo 2022

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende in questo mercoledì 16 marzo 2022

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende in questo mercoledì 16 marzo 2022.

TOP

PIERFERDINANDO CASINI

Pier Ferdinando Casini

Nel salotto di Giovanni Floris a DiMartedì Pier Ferdinando Casini ha raccontato un episodio che fotografa i cambiamenti degli ultimi decenni nella politica italiana.

L’ex leader del Ccd ha partecipato, insieme alla figlia, alla manifestazione di Firenze per solidarizzare con l’Ucraina. Al ritorno a Roma la figlia gli ha chiesto come mai in quella piazza non c’erano bandiere dei partiti del centrodestra. Casini ha risposto che venti anni fa sarebbe stato proprio il centrodestra a manifestare chiedendo il vigile controllo della Nato. Oggi invece lo fanno il Pd e le forze più moderate del centrosinistra.

È cambiato tutto e si capisce anche perché i sovranismi nazionali rimangono lontanissimi da quei contesti europei fondamentali per governare un grande Paese dell’Occidente e della Nato come l’Italia.

Sublime.

ALESSIO D’AMATO

Alessio D’Amato (Foto: Carlo Lannutti / Imagoeconomica)

Il Covid sta rialzando la testa, come dimostra l’impennata di contagi. L’assessore regionale alla sanità Alessio D’Amato intanto ha voluto ricordare che l’emergenza non è affatto finita, ma ha pure analizzato la situazione con riferimento ad un anno fa.

In questo particolare periodo i casi crescono e cioò attiene alle evoluzioni della curva dei contagi. In ogni caso la guardia nel Lazio rimane altissima e D’Amato non smette un solo giorno di visitare le varie postazioni che costituiscono da oltre due anni la trincea contro il Covid: vale a dire le Aziende sanitarie del Lazio.

Nove anni fa, quando si insediò la giunta di Nicola Zingaretti, la Sanità laziale era commissariata, oggi rappresenta un fiore all’occhiello. Affrontare l’emergenza della pandemia legata al Coronavirus ha messo in mostra eccellenze e reattività.

Infaticabile

FLOP

SCHIETROMA-MARZI

Schietroma e Marzi

Si sono scritti delle lettere per dire all’altro quello che era chiaro da settimane: ognuno per la sua strada. (Leggi qui L’inutile epistolario tra Schietroma e Marzi).

Gian Franco Schietroma da mesi ha deciso che il Psi sarebbe andato con un proprio candidato sindaco: Vincenzo Iacovissi, il vicesegretario nazionale del Partito. Da diversi anni si è rotto il feeling con il Pd, indipendentemente dal campo largo e da tutto il resto. Una scelta legittima, che però sancisce la spaccatura del centrosinistra alle comunali di Frosinone.

Domenico Marzi è di nuovo candidato a sindaco dopo una serie di colpi di scena che hanno fatto scambiare il dibattito politico del Partito Democratico in una trama degna di Beautiful.

Ma quale bisogno c’era di lettere aperte per certificare quello che tutti sanno? Il centrosinistra classico non esiste da tempo in Ciociaria e a Frosinone negli ultimi dieci anni non c’è mai stato, anche per le spaccature interne al Pd. Dal momento che ognuno ha preso la propria strada, allora che si parli di programmi. Le lettere non spostano assolutamente nulla.

Autoreferenziali.

GIUSEPPE CONTE

Giuseppe Conte

Al Governo c’è solo Luigi Di Maio a rappresentare la linea del Movimento Cinque Stelle con i fatti, esercitando cioè il ruolo di ministro degli Esteri. Nel Movimento Giuseppe Conte non ha mai mollato la leadership e non intende farlo. Giustamente.

Adesso però è arrivato il momento di prendere qualche decisione, perché tra un anno si vota per le politiche e i pentastellati non potranno raggiungere il 33% del 2018. Giuseppe Conte avrà la prima e ultima parola sulle liste dei candidati alla Camera e al Senato, ma nel mezzo dovrà fare i conti con ambizioni e strategie di generali, colonnelli e capitani. Urge una decisione sul limite dei due mandati: perché se viene confermato, per tanti big significa essere arrivati al capolinea. Se invece quel limite dovesse essere superato, allora si aprirebbe una fase nuova e diversa, perfino di mediazione.

L’unica cosa che Conte non può fare è continuare a rimandare e a prendere tempo. Il toro va preso per le corna.

Troppi tentennamenti.