Top e Flop, i protagonisti del giorno: mercoledì 18 gennaio 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di mercoledì 18 gennaio 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di mercoledì 18 gennaio 2023

TOP

BRUNO VESPA

Bruno Vespa (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

Piaccia o meno lui prima o poi deve fare il botto e lo fa secondo i dettami di un mestiere (mestiere, non professione) che conosce come le sue tasche. Le stesse tasche in cui Bruno Vespa si è messo frotte di colleghi andando ad intervistare a Kiev Volodymyr Zelensky. Nella sua Kiev tornata sotto il fuoco della ferraglia putiniana.

Attenzione, quel che ha fatto Vespa, al di là del pregio della mission, non appartiene alla mistica “gilettiana” da embedded amatriciano de “io stavo sotto le bombe”. Ma a sfumature più sottili. Lui la sua intervista l’aveva annunciata con un tweet sornione: “Un’ora di conversazione a Kiev con il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky , mentre suonavano le sirene dell’allarme”.

Quella era l’esca. Il cavedano vero veniva dopo: “La sua famiglia, i suoi sogni, la volontà di combattere fino alla vittoria, gli apprezzamenti all’Italia e a Giorgia Meloni, martedì sera a Porta a Porta”. Ecco, gli apprezzamenti a Giorgia Meloni sono il sugo di tutta la faccenda su cui Vespa ha giocato di sfumatura.

Perché? Perché un anno e un fronzolo fa, il 12 maggio 2022, Vespa aveva già intervistato Zelensky a Porta a Porta, ma da remoto, con un’altra Italia e soprattutto con un altro premier, Mario Draghi. Quel Draghi che Zelensky aveva ringraziato per gli impegni di allora che oggi sono eredità europea ed atlantica di una Giorgia Meloni che dell’atlantismo spinto è novizia anche se studiosa di ottima volontà.

E Vespa ha creato quel “climax” fra come eravamo e come siamo, lasciando ai cittadini e nelle pieghe delle parole di Zelensky il gusto tutto pignolo e goloso di scoprire che di sicuro c’è una guerra che dura da troppo in Ucraina. E che forse – ma solo forse eh? – c’è una politica che dura troppo poco in Italia.

Marpione bravo.

ANY e GRACEFUL

Sospesa nel tempo, poggiata sulla punta del piede sinistro con il corpo sinuoso lanciato verso la posizione corretta: il braccio desto alzato verso il cielo, il busto proteso in avanti ma in equilibrio verticale, il tallone destro inarcato fino a toccare il braccio sollevato. Perfetta. È la ballerina di Padova. Che in realtà si chiama Graceful ma le cronache l’hanno ribattezzata “la danzatrice interrotta”. È un murales, un dipinto fatto con la vernice spray da un writer urbano che nell’ambiente è conosciuto con il nome Any. Che in realtà è un acronimo e sta per About New York.

Mentre Any realizzava la sua Graceful in un parcheggio di Padova un automobilista l’ha notato. Ed ha chiamato il 113. Una pattuglia è intervenuta ed ha preso atto della situazione: con le bombolette di vernice stava spruzzando su un muro: denuncia a piede libero, la prospettiva di un processo, nel quale infliggergli una multa e le spese per il ripristino dei luoghi. Invece no.

Il sostituto procuratore della Repubblica di Padova Luisa Rossi ha ammirato Graceful ed ha detto no: non c’è un bel niente da ripristinare e nemmeno da cancellare. Quello che Any stava realizzando non è un inguacchio ma una vera opera d’arte. E lo ha scritto: “un’opera di street art che non risulta aver imbrattato quel muro che, invece, appare abbellito e migliorato dalla sua presenza“.

Lo ha scritto nella richiesta di archiviazione del caso trasmessa al giudice. Che ha osservato Graceful ed ha firmato pure lui. Archiviato.

Il bacio di Lonac a Cassino

La storia di Any e Graceful deve far riflettere perché sottolinea due cose. La prima: esiste un confine ben nitido tra un’opera d’arte ed un imbrattamento compiuto per vandalismo. Graceful è un’opera, come lo sono tante altre realizzate dagli artisti urbani: un’opera che colora ed abbellisce, donata gratis alla città.

La seconda: siamo talmente grigi da non essere più abituati a riconoscere la bellezza. In Sardegna c’è un intero paese, Orgosolo, dove tutti i muri delle case sono coperti da disegni realizzati dagli artisti di strada: hanno trasformato in una galleria d’arte a cielo aperto quella città prima famosa per essere stata una delle capitali del banditismo sardo. A Cassino venne invitato uno dei più famosi artisti del settore, Lonac: ha realizzato una delle meraviglie urbane nel grigiore cittadino. Ancora oggi è nell’area che doveva essere un parco per skate. È una delle poche cose belle di Cassino.

Riappropriatevi della bellezza.

FLOP

PIER FERDINANDO CASINI

Pier Ferdinando Casini (Foto Leonardo Puccini / Imagoeconomica)

Parla poco ma quando lo fa diventa così fluviale che più che Pier Ferdinando Casini fa come Venom e diventa Pierferdinandocasini. E l’ex leader centrista che al centrismo non ha rinunciato ma gli ha trovato solo una casa più comoda ha voluto dire la sua in merito al “suo” Pd. Pd che per Casini è “un grande Partito”.

E ovviamente non fa una grinza perché la grandezza non ha colori ma solo sguardi obiettivi a contemplarla. O così dovrebbe essere almeno. Poi Casini è andato giù di analisi, ed anche lì ci ha preso sulla scorta di una ovvietà che però ha il tono delle cose ignorate per comodità di bottega: “Se la crisi del Pd, mi auguro di no, dovesse acuirsi, anche la maggioranza dovrebbe preoccuparsene“.

Ed è vero anche che sui numeri “risicati” del Nazareno ci si è concentrati con troppa tigna: i dem hanno “perso 800mila voti a fronte dei 6 mln di voti persi dai 5Stelle: eppure sembra che ad esserne uscito sia stato il Pd“. Ma allora dov’è che Casini ha smesso di essere Casini e si è messo a fare il Solone?

Quando in tema di alleanze ha spiegato che per lui M5S e Terzo Polo stanno facendo i “piranha” con il Partito Democratico, dunque “il Pd faccia il Pd anziché preoccuparsi delle alleanze“. Che senso ha deprecare il bisogno di fare alleanze dei più piccoli quando si viene da una scuola politica in cui la cannibalizzazione a scopi utilitaristici è stata, è e sarà sempre un mantra?

Casini vede “piranha” lì dove ci sono solo scopi che la democrazia parlamentare rende necessari e non sempre ignobili. E che lui ci veda qualcosa di poco bello è una sorta di colmo che uno intelligente come lui poteva risparmiarsi.

Senza battuta sul cognome.