Top e Flop, i protagonisti del giorno: mercoledì 25 gennaio 2023

Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di mercoledì 25 gennaio 2023.

Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di mercoledì 25 gennaio 2023.

TOP

CARLO BONOMI

Maurizio Stirpe e Carlo Bonomi (Foto: Canio Romaniello © Imagoeconomica)

Una volta una giovanissima Antonella Elia ospite da Maurizio Costanzo pare abbia chiesto con soave convinzione ad un altra ospite, tal Margherita Hack, se lei fosse “un’astrologa”. La Hack non si scompose più di tanto e da toscanaccia qual era si limitò ad un ghigno. Perché la differenza fra astrologia ed astronomia fisica la dovremmo conoscere un po’ tutti.

E proprio da Viale dell’Astronomia arriva una cosa che sa molto poco di “tarocco” e tanto di analisi cartesiana dei dati. Certo, l’Astronomia che qui interessa non è quella del cielo ma della Terra, più precisamente dell’Italia, meglio ancora di quella parte di Italia che cresce o vorrebbe farlo.

Carlo Bononi di Viale dell’Astronomia ci sta alla guida da tanto tempo ormai, tempo utile per sapere quando un’analisi è di pungolo e quando un report è ottimistico. Quale report? Quello mensile del Centro studi di Confindustria ‘flash’ su congiuntura e previsioni. E le previsioni dicono che in Italia “tra luci ed ombre l’economia va meglio delle attese“.

Quali sono le luci? “Il prezzo del gas ai livelli più bassi da oltre un anno e la tenuta del potere d’acquisto totale delle famiglie sostengono l’attività su livelli migliori di quanto ci si attendesse, come confermato da fiducia e indici di Borsa in recupero”. E le ombre? “In negativo agisce il forte rialzo dei tassi che toglie risorse a investimenti e consumi, colpiti anche dall’inflazione“.

Solo un mese e mezzo fa Bonomi aveva fatto un garbato cazziatone al governo Meloni sulla manovra. Che a suo dire aveva “indirizzato le risorse verso obiettivi a nostro avviso non prioritari in questa fase e discutibili nel merito” e che era di “corto respiro“. Poi però aveva alluso alla tenuta dell’Italia secondo alcuni indicatori che a suo parere avrebbero consentito al Paese di reggere, reggere non “grazie” ma “malgrado un esercizio finanziario ingessato.

E i fatti pare che gli stiano dando ragione, senza il sorriso sornione che fece la Hack ma con quello forse amaro di chi avrebbe preferito avere torto marcio.

Astrologo.

PAOLO MARINI

Paolo Marini AD Tecnobus

Insieme al presidente della Camera di Commercio del Sud Lazio ha incassato il pesciolino rosso più grande. Grande come un’orata gigante di quelle diventate l’incubo dei mitilicoltori dello spezzino. A consegnare al presidente Giovanni Acampora ed al suo vice Paolo Marini quel medaglione da appuntarsi al petto è stato il ministro Matteo Salvini. Venuto per una volta a Latina non per farse sfoggio di felpe ma finalmente per metterci la faccia. Su un’infrastruttura che cambierà il Lazio Sud: l’autostrada che renderà Latina più romana e Frosinone più casertana.

A servirgli sul piatto d’argento la polpa del problema corredata da cifre, analisi, spiegazioni talmente precise da non ammettere né dubbi né repliche, è stato il dossier sviluppato da Paolo Marini. Che il ministro ha ascoltato e poi apprezzato con la frase: «considero questo dossier una consulenza gratuita per il mio Ministero, perché ho visto essere molto ben documentata». È sigillo ministeriale. (Leggi qui Salvini: “Torno presto per aprire i cantieri della Roma – Latina”).

Paolo Marini appartiene a quella genia di visionari concreti che piacciono molto a Giovanni Acampora. Uno capace di vedere un’azienda spenta ed intuirne in un secondo l’immenso potenziale tanto da mettersi al tavolo e rilevare la Tecnobus di Frosinone che a distanza di sei mesi non solo ha riaperto ma si è ripresa tutto il mercato che aveva creato con 25 anni di anticipo. Cos’è Tecnobus? La prima società in Italia a creare i minubus full electric per i centri storici. Un business tutto frusinate ma nato con un quarto di secolo in anticipo sui tempi. E per questo stava finendo a gambe all’aria. Ora è di nuovo un gioiellino.

Con la stessa passione e precisione, Marini ha cesellato per Acampora e la Camera di Commercio i dossier sui problemi del territorio Frosinone – Latina. Con una competenza tale da farli acquisire dal ministro ‘come se fossero una consulenza, oltretutto gratuita‘. Di fronte alla quale ora non ci sono più pretesti: ma solo volontà politica: se il Governo vorrà mettere mano alle infrastrutture del Lazio Sud adesso ha il vademecum su cosa occorre fare, dove e perché.

Prima il minubus, ora le strade.

FLOP

MAURIZIO LANDINI

Maurizio Landini (Foto: Saverio De Giglio © Imagoeconomica)

Uno che bada al solo come lui non ci sta ad accontentarsi della sola interlocuzione e non lo ha voluto portare a casa il “premio effimero” di essere un sindacalista della Cgil che le canta sotto al grugno di un esecutivo di destra-centro. Maurizio Landini è solido e tridimensionale come tutti gli emiliani e vuole il sugo delle cose, non la scodella in cui bolle.

Se poi il tema è quello delle pensioni con cui trovare una quadra con il Governo guidato da Giorgia Meloni la cosa diventa davvero interessante. Lo diventa perché le pensioni sono tema cruciale, perché Palazzo Chigi ha un’idea di crucialità che non è l’idea di Landini. E soprattutto perché molto probabilmente i pensionati hanno idee diverse da entrambi. Ma magari, tra i due, per frangia meno abbiente un filino più accostate a quelle del leader sindacale.

E Landini l’ha detta tutta a fine incontro: “L’incontro con il Governo non è stato positivo, serve una riforma“. Insomma, il Segretario della Cgil ha spiegato chiaramente che sul tema delle pensioni così come lo hanno impostato a palazzo Chigi lui proprio non è d’accordo.

Ma in che senso e su quale aspetto si è rilevata la contrarietà di Landini? Su due piani, uno di merito ed un altro formale, di “interfaccia mancata”. Se c’è una cosa che al tipo non fa difetto quella è la chiarezza e a Landini le dichiarazioni di intenti piacciono poco, come gli piace poco la mistica del “clima cordiale”, lui vuole le cose, non il packaging delle stesse. Ecco perché ha detto che “l’incontro non è andato bene. Non abbiamo avuto nessuna risposta, solo una disponibilità generica“. Secondo lui non sono state date risposte “né sui tempi”, che a suo parere dovrebbero essere stretti e chiudersi entro aprile”, né “sulle risorse”.

Se abbia o meno del tutto ragione noi non lo sappiamo. Il modo con cui lui dice che la ragione è piaciuto, e non poco. Perché a volte è esattamente nella forma che sta la sostanza delle cose ma questo Landini non lo sa, e noi non glielo diremo.

Poi però c’è il problema concreto. Perché fare sindacato dicendo No è solo una parte del ruolo. Che a senso se dopo la negazione viene un ma. Con il quale si indica una soluzione, si traccia una rotta, si avanza una proposta. Sulla quale essere pronti a fare battaglia. Ai tempi della Fiom e dei contratti Metalmeccanici, le trattative con Fiat andavano avanti ad oltranza per giorni e notti: mentre tutti stramazzavano sul tavolo come gli orsetti senza Duracell, gli uomini della Fiom resistevano e difendevano la linea. Che arrivava puntuale dopo i No. Una linea che ora non si vede.

Manca un pezzo.

MAURO BUSCHINI

(Foto © Stefano Strani)

Il bicchiere amaro arriva ancora una volta da Fiuggi. La città che ha dato i natali fisici e politici a Sara Battisti, voce interna al Partito Democratico con la quale quasi mai s’è trovato in sintonia. E con la quale ha avuto intensi momenti di scontro dialettico, politico, strategico. Ora a porgere il bicchiere è l’altro fronte politico, quello di destra. Sotto forma di ricorso lungo 25 pagine che il sindaco Alioska Baccarini ha predisposto per i giudici del Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio. Chiede la testa amministrativa del presidente di Egato Mauro Buschini. Di più: chiede di radere al suolo tutto l’Egato.

Il nuovo ente varato dalla Regione Lazio per gestire in maniera unitaria la raccolta dei rifiuti (mettendo fine a decine di servizi diversi organizzati da ciascun Comune per proprio conto) per Alioska Baccarini semplicemente non poteva nascere. E meno ancora Mauro Buschini poteva esserne chiamato alla presidenza. (Leggi qui: Baccarini mette nel mirino Buschini: “La nomina è nulla, il Tar lo revochi”).

Due i motivi di base. Il primo. A convocare l’assemblea che ha varato l’Egato di Frosinone è stata la giunta guidata da Daniele Leodori, dal momento che Nicola Zingaretti si era appena congedato andando a fare il deputato. Ma il ricorso sostiene che quella giunta potesse occuparsi solo di ordinaria amministrazione e non di decisioni che andranno ad incidere per gli anni a venire. Come in questo caso.

Secondo punto. La norma dice che il presidente deve avere “alta professionalità e comprovata esperienza nel settore pubblico o privato”. Il ricorso fa notare che viene utilizzata la congiunzione “e” e non di quella alternativa “o”. E fa una enorme differenza. Perché bisogna possedere entrambi i requisiti. Mauro Buschini è stato presidente del Consiglio Regionale del Lazio ed assessore al ramo che aveva competenza sulle discariche e sul Piano Regionale dei Rifiuti. E questo certifica la sua esperienza. Ma “nella presente fattispecie il curriculum vitae del signor Mauro Buschini non dimostra anche l’alta professionalità correlata a titoli accademici o iscrizioni ad albi professionali”. Né laurea, né iscrizione all’albo.

Il dato ora è giuridico per alcuni aspetti e politico sotto altri. Perché Alioska Baccarini mette in tacca di mira Buschini per centrare il bersaglio che sta alle sue spalle: il centrosinistra al governo della Regione Lazio che ne ha reso possibile la nomina. Ma la conseguenza pratica, per il presidente (pro tempore) è che rischia di trovarsi con in mano… un semplice bicchiere di acqua fresca.

Fiuggi maledetta.