Top e Flop, i protagonisti del giorno: mercoledì 29 giugno 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di mercoledì 29 giugno 2022.

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di mercoledì 29 giugno 2022.

TOP

MATTEO LEPORE

Il sindaco Matteo Lepore

Il Consiglio comunale di Bologna ha approvato la delibera che modifica il suo Statuto. Adesso il Comunesi riconosce nel principio dello ‘Ius soli’ come mezzo di acquisto della cittadinanza italiana. E prevede l’istituzione della cittadinanza onoraria di Bologna per tutti i minori stranieri residenti in città, “nati in Italia da genitori stranieri regolarmente soggiornanti o nati all’estero, ma che abbiano completato almeno un ciclo scolastico o un percorso di formazione professionale”. 

È la decisione che la politica nazionale non ha voluto (in parte) o saputo (per l’altra parte) adottare. Invece il Consiglio Comunale di Bologna con questa decisione prende atto del mondo che è cambiato, delle ondate di migranti ambientali che stanno fuggendo da luoghi sempre meno adatti alla vita umana; dei profughi in fuga da guerre che servono solo agli speculatori per controllare le miniere di terre rare e rarissime ma indispensabili per le nostre comodità.

Al termine di una lunga discussione in Aula, la delibera è passata con 26 voti favorevoli (Pd, Coalizione civica, M5s, lista Lepore, Anche tu Conti, Verdi), otto contrari (FdI, Lega) e tre non votanti (Fi, Bologna ci piace); con gli stessi numeri, il Consiglio ha approvato anche l’ordine del giorno presentato dalla maggioranza per invitare la Giunta ad “accelerare le tempistiche delle notifiche e il giuramento per ottenere la cittadinanza italiana, per modificare alcune prassi che possono essere discriminatorie in materia di di residenza e per aumentare il personale dei servizi demografici”.

Uno smacco per un Parlamento ancora cieco, sordo e ignaro della catastrofe ambientale nella quale la Terra sta precipitando.

Comune del Mondo.

NICOLA OTTAVIANI

Tra poche ore i riflettori si spegneranno sul suo profilo per concentrarsi su quello di Riccardo Mastrangeli, il suo successore alla guida dell’amministrazione comunale di Frosinone. È questo il momento, quello del ritorno nella penombra, per riconoscere che il merito di Nicola Ottaviani non è stato solo quello di avere fatto il sindaco di Frosinone sbloccando pratiche ferme da decenni e realizzando opere che altri non erano stati mai capaci di fare. Dai lavori sulla Monti Lepini al nuovo Stadio di Serie A, dall’Accademia delle Belle Arti al Parco Matusa, la sistemazione dello Scalo e via elencando.

Il suo merito è stato quello di avere costruito e lasciato in eredità al suo successore una squadra. Con molte voci, idee non necessariamente uguali, opinioni talvolta contrastanti, ma comunque unite da una visione comune della città e del suo sviluppo.

Per capire quanto sia importante questo passaggio è sufficiente guardare nel fronte contrapposto durante il recente ballottaggio. Francesco De Angelis ha seguito lo stesso schema: non per la necessità di copiare ma perché è una formula obbligata quella dell’unità e della coesione se si vuole avere tra le mani un progetto competitivo. Non è stato sufficiente perché quello di Ottaviani è stato costruito, rodato e reso credibile per dieci anni, quello di De Angelis invece ha avuto solo due mesi e paga l’assenza totale dal campo per tutto il periodo precedente.

Il paradosso è che da ora, con il passaggio della campanella dalle mani del sindaco Nicola Ottaviani a quelle del sindaco Riccardo Mastrangeli inizia non solo una nuova Consiliatura. Ma inizia anche la rigenerazione di un centrosinistra. Che per forza di cose deve essere più ampio, più inclusivo, con una classe dirigente all’altezza dei tempi. Pena l’estinzione.

Doppia eredità

FLOP

MARCO MOLLICONE

Naike Maltese, Luca Di Stefano e Marco Mollicone

È l’unico eletto di “Adesso Tocca A Noi”, una delle liste con cui Luca Di Stefano è diventato sindaco di Sora ma a novembre dello scorso anno non aveva voluto fare l’assessore. Aveva preferito cedere il passo alla prima dei non eletti, Naike Maltese. Poi Mollicone, ad appena sei mesi dall’inizio della consiliatura ci ha ripensato e ha deciso che l’assessore doveva farlo lui.

In fretta e furia ha rinunciato al suo scranno in Assise che è andato a Maltese ed è stato nominato con decreto del sindaco che gli ha affidato la delega all’Urbanistica. Peccato però che la sua Consigliera non abbia preso affatto bene lo scambio.

In Consiglio ha annunciato che abbandona il gruppo “Adesso Tocca A Noi” e ne costituisce un altro, “Sora al Centro”. Recidendo così il cordone ombelicale politico e lasciando de facto il neo assessore Marco Mollicone senza alcun Consigliere a suo sostegno. E quindi senza il diritto di restare in giunta. Ora dovrà “reggerlo” il sindaco. (Leggi qui: Il bilancio, le opere, le tasse e i dubbi sui soldi ai professionisti per il Pnrr).

Dal punto di vista politico è uno smacco, che ne mina l’autorevolezza in Giunta. Lasciando l’assessore come l’aretino Pietro che, vuole la tradizione, tornò a casa con una mano dinanzi ed una dietro. E costingendo inutilmente il sindaco a fare gli straordinari.

Chi troppo vuole…

MATTEO SALVINI

Matteo Salvini (Foto: Livio Anticoli / Imagoeconomica)

Perdere Verona ed essere “costretto” a consolarsi con la vittoria a Frosinone è stata la cosa meno leghista che Matteo Salvini ha fatto dai tempi del boccone amaro dei primi scazzi con i governisti di Giorgetti e di quelli stesso Zaia che a Verona è master and commander.

Si badi e sia chiaro: non perché la vittoria del centrodestra a Frosinone o Frosinone stessa siano iscrivibili in contesti “periferici“. Ma solo perché ogni Partito ha bene o male i suoi luoghi totem dalla cui luccicanza di consenso derogare fa più male.

E siccome Frosinone è una delle eccezioni nazionali delle neosindacature destrorse vanno tutti a parare più o meno là, incluso Salvini che da due giorni ripete che solo due giorni prima della vittoria lui era lì a galvanizzare l’elettorato.

Ma il problema è un altro: tutti nello schieramento stanno masticando più o meno amaro, incluso Berlusconi che si è fatto sgambettare nella “sua” Monza a cui aveva portato in dote la serie A. Ma il Cav ha un 8% che lo rende ormai commensale da brodino e la Meloni è all’opposizione da dove batte più sul nervo delle Politiche che su quello dei governi del territorio.

Perciò lo sconfitto a 24 carati anche a fare la tara al risultato complessivo è lui. Perché Salvini ha molti più frondisti in casa degli altri e perché Salvini sta al Governo, quello stesso Governo in cui gli altri Partiti principali si intestano la “vittoria” e lanciano moniti contro le scelte eccentriche.

Le scelte di un Salvini a cui scegliere è costato talmente caro da dover invocare Frosinone come successo per dimenticare e far dimenticare la debacle di Verona.

Matteo Matteo, perché sei tu Matteo?

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