Top e Flop, i protagonisti del giorno: mercoledì 30 novembre 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di mercoledì 30 novembre 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di mercoledì 30 novembre 2022.

TOP

LUIGI RIELLO

Luigi Riello (Foto: Vince Paolo Gerace © Imagoeconomica)

Una volta un costituzionalista bravo davvero disse e scrisse che il compito della magistratura non è ristabilire la Giustizia, ma perseguire il singolo fatto-reato. La Giustizia è un valore etico e tocca alla politica realizzarla, con leggi che abbiano il range minimo di non cozzare contro il buon senso.

E che non permettano di tirare in ballo la Natura Matrigna leopardiana quando la natura e Leopardi con la gente soffocata nel fango non c’entrano niente. Ecco, Luigi Riello, Procuratore Generale, su Ischia l’ha detta molto meglio: “Prendersela con la natura o con il destino lo trovo, francamente, irritante”.

Il capo di stato maggiore dei requirenti che per la strage (si, strage) di Casamicciola sta seguendo un fascicolo per disastro colposo è andato in deroga dal silenzio che dovrebbe appartenere alle toghe di parte ed a quelle giudicanti, anche a quelle di vertice. Troppo seria la faccenda e troppo grave quello che è successo.

Ma Riello è un inquirente di razza e le cose sa come dirle: nessun segreto, niente spiate procedurali, solo una desolante evidenza: “Quello che è successo a Ischia non solo si poteva, ma si doveva evitare”. E il quadro di contesto in cui la tragedia (senza destino) di Ischia è maturata a lungo come un vino venefico senza guardiano di botti andava ricordato.

Ecco come: “La Campania è la regione dove il 64,3% degli immobili è abusivo. Sono dati Istat di qualche anno fa che definirei impressionanti, anzi scandalosi”. Non basta? “Ischia è un’isola caratterizzata da un forte rischio idrogeologico, dove nel recente passato si sono verificati altri episodi gravi come il terremoto del 2017, la frana del 2009, ma l’elenco è lungo”.

Ma lui, Riello, come inquirente o coordinatore di magistrati, ad Ischia non ha mai esercitato l’azione penale o almeno è andato vicino a farlo? “Siamo intervenuti, abbiamo fatto ciò che potevamo nell’indifferenza generale, combattendo contro le proteste dei cittadini ma anche contro l’atteggiamento spesso troppo perdonista dei sindaci”.

Nell’indifferenza generale.

ENRICO COPPOTELLI

Enrico Coppotelli

Lontano dagli incensi, lontano dai riflettori. Il Segretario Generale Regionale Cisl del Lazio Enrico Coppotelli ha stabilito una serie di punti fermi con il mondo delle imprese: senza spazi ambigui e senza commistioni. Il primo dei punti fermi è che va superata la rigida contrapposizione. E va costruita una strada lungo la quale le aziende abbiano i loro percorsi di crescita ed i lavoratori le loro garanzie di stabilità, di salario, di wellfare.

In pratica, ha superato lo steccato antico secondo il quale sindacato e datore devono essere impegnati in un costante braccio di ferro per raggranellare quanto possibile. Ciascuno per la sua parte.

Il nuovo scenario delineato da Enrico Coppotelli parte dalla radicale trasformazione che è in atto nel mondo del lavoro. Stanno cambiando le fabbriche. Le automobili tradizionali stanno scomparendo e verranno sostituite da quelle elettriche; che richiedono meno manodopera per realizzarle. Ci saranno meno veicoli e ci si sposterà sempre più con lo sharing; il modello di vendita è sempre più on line. Negli ospedali operano figure sempre meno generiche e sempre più professionalizzate, anche nei ruoli fino a qualche tempo fa considerati marginali. Occorrono figure sempre più trasversali che si fatica a reperire e formare.

Enrico Coppotelli ha lanciato la Cisl in una sfida: quella per la formazione di queste figure. E per trasformare quanti più lavoratori da futuri disoccupati a nuovi addetti per le nuove professioni. Ma ha posto tutti di fronte alla sua sfida. E cioè le imprese devono fare fino in fondo la loro parte, agevolando questi percorsi e smettendo di ragionare in una logica solo ragionieristica. perché è sempre l’elemento umano della macchina a fare la differenza.

Soprattutto ha chiamato nella gara anche la Regione: che deve cambiare i suoi modelli di formazione in quanto non rispondono più alle esigenze moderne del mondo del lavoro. Sforna diplomati in scienze che non esistono più mentre sulle linee di produzione non si trovano né elettrotecnici, né meccatronici.

Coppotelli ha dato l’esempio. Stringendo un patto con un liceo che per le sue lezioni usa già il 5.0, la realtà aumentata, il Metaverso. Un modo per mettere tutti di fronte ad un mondo che sta già prendendo forma. Con una rivoluzione che pochi hanno compreso. Ma che sarà fondamentale affrontare se si vuole salvare il comparto produttivo nel Lazio.

Segretario 5.0

FLOP

RENATO DE SANCTIS

Renato De Sanctis

Si può scegliere di essere ‘tribuni della plebe’, interpretare le esigenze del popolo nel modo più fragoroso possibile: ma c’è un limite che non si può né si deve mai superare ed è quello tracciato dal buon gusto e dalla buona educazione. Entrambi sono stati superati da Renato De Sanctis, sanguigno consigliere della civica No Acea nel Consiglio Comunale di Cassino.

Piaccia o no, ci sono cose che tutti gli altri possono fare ma un personaggio pubblico no. Perché proprio il fatto di essere pubblico pone sotto gli occhi di tutti, si diventa un modello dal quale prendere ispirazione. E le parole, le espressioni, i toni usati da Renato De Sanctis nell’ultimo Consiglio comunale non sono un buon esempio. Ma pessimo.

Non per il loro contenuto politico: quello possono sindacarlo solo i suoi elettori. Ma per il rispetto del ruolo ricoperto e dell’Aula nella quale quella funzione viene esercitata. C’è una netta differenza tra la cantina di casa e l’Aula di un Consiglio comunale. Perché a casa a casa finché una moglie ti sopporta puoi fare tutti gli show che vuoi, in un Consiglio c’è un contegno ed un decoro da mantenere: lì è la forza delle idee ad avere ragione non quella della parolaccia.

Non sta in piedi l’assunto che l’esagerazione sia l’unica arma rimasta ad un povero consigliere isolato per ottenere attenzione. Giacomo Matteotti sapeva benissimo di essere solo, ma quando pronunciò l’intervento in Aula che gli costò la vita non pronunciò un solo insulto o una sola parolaccia verso i fascisti. Matteotti era un uomo che difese il popolo, De Sanctis no.

L’invalicabile confine del rispetto per le Istituzioni.

WALTER MAURIELLO

Walter Mauriello

Esiste un “progetto aggregativo” che si chiama “Meritocrazia Italia”. Ha un fine altissimo, non condividere il quale è da kamikaze, specie da noi. Il presidente si chiama Walter Mauriello ed è intervenuto in queste ore sulla cosa in cui il concetto di merito, a suo avviso, è più carente: la scuola italiana.

Chiariamoci. Che Mauriello abbia difeso nelle sue esternazioni dure e taglienti il concetto di merito è cosa buona e giusta. Un po’ meno buona e magari non proprio giustissima è un’altra cosa. Il fatto ad esempio che lo stesso al concetto di merito, diventato mainstream in questi giorni grazie alle iperboli del ministro Valditara che ce l’ha anche in dicitura di dicastero, debba essere disgiunto dal diritto di manifestare.

Mauriello l’ha detta abbastanza bene. Ma non bene abbastanza da non far trapelare il paradosso della sua posizione. “Proprio i giovani, i più mortificati da questo infame gioco delle ideologie, coloro che appassionatamente dovrebbero rivendicare libertà di espressione ed invocare uno Stato che li metta nelle condizioni di esprimersi (…) oggi scendono in piazza nel paradosso folle di protestare contro il merito”.

E ancora: “Dopo anni di silenzio e di problemi cronici e insoluti, gli studenti scendono in piazza per protestare contro ciò che invece dovrebbero rivendicare con forza”. E le cose non stanno proprio così. Perché al di là del merito della faccenda, il merito come valore non lo ha messo in discussione nessuno.

Gli studenti hanno messo in discussione con la bellezza di chi può farlo un “certo concetto di merito”, quello un po’ troppo eugenetico. Che il ministro intenderebbe applicare ad una scuola in cui migliorare è giusto ma radicalizzare è pericoloso. E questo Mauriello, che è un tipo obiettivamente davvero in gamba, lo sa benissimo. E pur sapendolo non lo ha detto.

Un po’ troppo ayatollah.

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