Top e Flop, i protagonisti del giorno: mercoledì 6 ottobre 2021

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti di mercoledì 6 ottobre 2021. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti di mercoledì 6 ottobre 2021. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

NICOLA ZINGARETTI

Nicola Zingaretti (Foto: Andrea Panegrossi / Imagoeconomica)

Ha detto che il problema del Governo Draghi è rappresentato dal fatto di avere una maggioranza troppo ampia, puntando l’indice nei confronti dei continui capricci della Lega. Lasciando intendere che il Carroccio non ha una dimensione di governo, ma soltanto elettorale. E che in un momento come questo, dopo una batosta elettorale nei centri grandi, la Lega cerca di scaricare sul Governo le tensioni interne.

Il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti ha probabilmente tracciato in anticipo lo scenario dei prossimi mesi. La partita si giocherà dopo l’elezione del presidente della Repubblica, perché fino ad allora non succederà nulla. Dopo quell’elezione, la Lega e Fratelli d’Italia spingeranno per elezioni anticipate, mentre Pd e Movimento Cinque Stelle no.

Sarà quello il vero terreno di confronto. E Nicola Zingaretti ha puntato un paletto. A futura memoria.

Occhio lungo.

ZICCHIERI – GERARDI

Francesca Gerardi e Francesco Zicchieri

Nel silenzio generale hanno avuto il coraggio di dire che esiste un problema. In Ciociaria il Carroccio porta la responsabilità della frattura del centrodestra a Sora, dove la coalizione non ha raggiunto neppure il ballottaggio. E in ogni caso anche una eventuale vittoria ad Alatri non serve a compensare quanto accaduto. (Leggi qui I mattatori e gli sconfitti, tutti i numeri del voto a Sora).

Un risultato, quello di Alatri, dovuto principalmente all’exploit di Roberto Addesse. La Lega in provincia di Frosinone non riesce a decollare. E anche nel Lazio ci sono problemi. (Leggi qui Il Pd scarica Morini: «È evidente il malcontento». Nemmeno un grazie).

Francesco Zicchieri e Francesca Gerardi nella sostanza hanno messo in discussione i ruoli del coordinatore regionale Claudio Durigon, del coordinatore provinciale Nicola Ottaviani e del consigliere regionale Pasquale Ciacciarelli. Dimostrando perlomeno capacità critica in un momento nel quale non si può dire che “va tutto bene madama la marchesa”. (Leggi qui Un congresso per chiedere la testa di Ottaviani).

Grillo parlante.

FLOP

MATTEO SALVINI

Matteo Salvini (Foto: Marco Cremonesi / Imagoeconomica)

Ancora una volta il Capitano dimostra assenza di cultura di governo e prova a fuggire dalle responsabilità politiche. Come ai tempi del Papeete.

La Lega alle amministrativa ha subito una disfatta complicata da gestire. Nelle grandi città. Parlare delle vittorie dei piccoli Comuni ricorda la favola della volpe e l’uva. Nemmeno un’autocritica sul motivo che ha portato al tracollo, cioè il fatto di aver sostenuto le posizioni no vax e no pass. Perché sono posizioni largamente minoritarie nel Paese, rilanciate da una minoranza silenziosa.

Nelle regioni del Nord governate dal Carroccio quelle posizioni non piacciono ai piccoli imprenditori e all’intera spina dorsale del Partito. La realtà è che Matteo Salvini ha dimostrato di non saper gestire né il sorpasso a destra di Giorgia Meloni né quello a sinistra di Giancarlo Giorgetti. Oggi scarica la sua sconfitta sul Governo. Come il bambino che porta via il pallone quando perde la partita.

Ritorno al Papeete.

GIUSEPPE CONTE

Nel Paese reale il Movimento Cinque Stelle non esiste più. Scomparso a distanza di meno di quattro anni dal trionfo alle politiche del 2018. Resiste in Parlamento, ma quei gruppi fanno riferimento a Luigi Di Maio. Non all’ex premier e adesso capo politico dei pentastellati.

Ma ieri Carlo Calenda ha chiuso l’ultimo spazio, quello di un possibile rientro in scena a Roma. Costringendo Roberto Gualtieri a dire che esponenti dei Cinque Stelle non entreranno nella eventuale giunta dell’esponente del Pd. A quel punto Calenda ha detto che avrebbe votato Gualtieri al ballottaggio ma poi Azione farà un’opposizione durissima e costruttiva.

Giuseppe Conte ha capito che la manovra era andata a segno e ha risposto in modo scomposto, accusando Calenda di arroganza. Ma intanto a tre giorni dal voto Giuseppe Conte non ha fatto uno straccio di analisi politica vera sui motivi che hanno portato il Movimento all’estinzione. In queste condizioni non si capisce quale ruolo stia esercitando e difendendo.

Impalpabile.