Top e Flop, i protagonisti del giorno: mercoledì 9 febbraio 2022

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende in questo mercoledì 9 febbraio 2022

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende in questo mercoledì 9 febbraio 2022.

TOP

LUCA FANTINI

Fare il segretario del Pd è il mestiere politico più difficile in Italia. Se poi lo svolgi in provincia di Frosinone, allora devi avere una vocazione simile a chi pratica sport estremi. Ma esercitare la funzione all’interno del circolo cittadino del capoluogo va oltre ogni immaginazione. È come una missione dietro le linee nemiche.

Luca Fantini, Segretario provinciale del Partito, lo sta scoprendo sulla sua pelle. Pensava di aver visto tutto a Sora durante le trattative per costruire lo schieramento da presentare alle Comunali dello scorso ottobre, ma adesso ha capito che quello che succede a Frosinone è impossibile da raccontare. Non gli crederebbe nessuno.

Nonostante tutto questo, Luca Fantini sta incontrando tutti i protagonisti e ha perfino immaginato un percorso che definire democristiano è poco: si faranno le primarie e il vincitore delle stesse non potrà mai essere considerato in carico al Pd. Dopo le formule di Sora e della Provincia un ulteriore terreno inesplorato. Alla fine potrebbe perfino rivelarsi una formula vincente. (leggi qui La grammatica che salverà le due Primarie).

Alchimista.

TRANCASSINI-RUSPANDINI

Massimo Ruspandini

Il Coordinatore regionale e quello provinciale di Fratelli d’Italia hanno fatto capire chiaramente a tutti i militanti in Ciociaria che sono loro a guidare il Partito da queste parti. Le scelte per le Comunali di Frosinone non saranno semplici e forse neppure indolori, ma l’onorevole Paolo Trancassini, lasciando ai livelli locali l’onere e l’onore di decidere il da farsi, ha voluto aprire una importante linea di credito politico. (Leggi qui Le primarie che rischiano di sfuggire di mano).

L’asse con il senatore Massimo Ruspandini è ormai di ferro. Questo dimostra anche che l’aver voluto Fabio Tagliaferri alla guida del Partito nel capoluogo non ha rappresentato una scelta di cuore ma di testa. Massimo Ruspandini voleva rifondare il Partito a Frosinone secondo le coordinate che lui stesso ha sempre applicato ovunque. Paolo Trancassini gli ha dato carta bianca.

Fratelli di sangue.

FLOP

ENRICO LETTA

Nicola Zingaretti ed Enrico Letta (Foto Carlo Lannutti / Imagoeconomica)

Ha puntato tutto (non è stato il solo: anche Nicola Zingaretti per esempio) sull’alleanza con il Movimento Cinque Stelle. Anzi, sul dialogo privilegiato con Giuseppe Conte. Adesso che la decisione del Tar di Napoli ha azzerato le cariche e che in sostanza ha rimesso la situazione nelle mani di Beppe Grillo, il Pd si scopre “orfano” e indeciso.

I segnali politici c’erano stati: alle amministrative i Cinque Stelle non avevano sempre sostenuto i candidati del Pd, in alcune circostanze lo scontro era stato frontale e durissimo (vedi Roma, ma non solo). Eppure i Democrat, anche su input del guru Goffredo Bettini, avevano riposto tutte le speranze politiche nell’asse con i Cinque Stelle.

Adesso è cambiato tutto e sulla legge elettorale è necessario aggiornare rapidamente le strategie. Ma forse è arrivato il momento di un ripensamento generale anche sul versante dei rapporti con il Movimento. Nel senso che magari si potrebbe provare ad aprire una linea di confronto direttamente con Beppe Grillo. O con Luigi Di Maio. Altrimenti il rischio dell’isolamento è reale.

Sorpreso e ribaltato.

FICO-DI BATTISTA

Roberto Fico (Foto: Imagoeconomica, Benvegnù Guaitoli)

Mai come in questa situazione uno che ha una carica istituzionale di tale livello (presidente della Camera dei deputati) dovrebbe mediare tra le parti per arrivare ad una soluzione che stia bene a tutti. Roberto Fico però preferisce rimanere a guardare che succede tra Beppe Grillo, Giuseppe Conte e Luigi Di Maio.

Tra un anno però si torna al voto e il Movimento può scordarsi il quasi 33% di voti e seggi in Parlamento. Ma evidentemente Roberto Fico sa di non poter essere lui a determinare gli scenari.

Alessandro Di Battista, che del Movimento non fa più parte, ogni tanto riemerge per far capire che forse aveva ragione lui. Il problema è che in politica non basta avere ragione. Bisogna trovare qualcuno che te la dia. Questo in realtà non succede. Sorprende invece che nessuno nel Movimento Cinque Stelle faccia una riflessione sugli errori commessi. Per esempio quello della rottura con Davide Casaleggio, il figlio del fondatore Gianroberto, colui senza il quale il Movimento neppure esisterebbe. Magari Fico e Di Battista potrebbero iniziare una discussione del genere. Invece restano comunque ai margini.

Ininfluenti.

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