Top e Flop, i protagonisti del giorno: sabato 14 gennaio 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di sabato 14 gennaio 2023

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di sabato 14 gennaio 2023

TOP

ERNESTO MARIA RUFFINI

Ernesto Maria Ruffini (Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica)

Uno che dice ai quattro venti che ”le tasse, belle o brutte che siano, sono il mezzo più onesto e trasparente che abbiamo per contribuire bene comune del nostro Paese, di tutti noi” non puoi che confermarlo.

Non puoi che farlo anche sei il primo governo di destra-centro della storia e ad ogni fiata di nomina devi dare il segnale forte delle musiche che cambiano e dei musicanti che vogliono nuovi spartiti. Tuttavia e per fortuna in giro per quest’Italia giostraia ci sono professionalità che scavalcano il “sentiment politico” e c’è ancora una politica che scavalca il “sentiment” e guarda in faccia solo la bravura.

Ecco: con questi presupposti Ernesto Maria Ruffini è stato confermato alla guida dell’Agenzia delle Entrate. E il tipo non è solo bravo, tanto da proclamare qualche tempo fa che con le verifiche incrociate avrebbe stanato tutti quelli che dovevano soldi all’Erario, ma anche una sua personale aura “naif” e paradossale che non guasta per il nocchiero della più arida delle corazzate.

Perché naif? Forzando un po’ il termine Ruffini è un artista mancato, artista che come ricorda AdnKronos “nasce a Palermo nel 1969, quinto di cinque figli, da mamma argentina e papà mantovano ma ha sempre vissuto a Roma. Il padre era il politico e ministro Attilio Ruffini; ma è anche il nipote del cardinale Ernesto Ruffini e del politico Enrico La Loggia, e fratello del giornalista Paolo”.

Perché paradossale? Perché Ruffini è uomo confermato dal destra-destra-mezzo centro che però ha avuto come figura ispiratrice e come docente totem al liceo la… madre di Nanni Moretti. E che sia merito del governo o della mamma del comunista Nanni poco cale. Anche perché alla fin fine il merito è solo suo, di Ernesto. E della sua immensa grinta.

Tasse bipartisan.

GIOVANNI GUZZETTA

Giovanni Guzzetta (Foto: Sergio Oliverio © Imagoeconomica)

Che succede se invece di pigiare un bottone A ne premi uno B? Magari che se sei un generalone di uno stato canaglia armato di nucleare cancelli tre province in dodici secondi. O che, restando sempre in tema di armi, se sei magari un senatore del Pd esprimi voto contrario all’invio delle medesime in Ucraina e metti il tuo Partito nella posizione del tordo davanti allo schioppo.

Un po’ come hanno fatto i due senatori Dem Andrea Giorgis e Valeria Valente in preda ad una crisi da tastiera, a quanto pare. Cosa avrebbero fatto i due lo aveva chiarito una nota-toppa del Nazareno: “Hanno sbagliato a votare in Aula premendo per errore il tasto rosso”.

Entrambi hanno provveduto a comunicare l’errore alla presidenza. Giorgis e Valente hanno quindi votato a favore del provvedimento“. Faccenda cassata dunque, abbiamo sbagliato ma solo pro forma e tutto bene. E invece che tutto non sia andato benissimo lo ha dovuto precisare uno di quelli che alle cappellate non è abituato a metterci paracadute concettuali ma solo contrafforti di Diritto di massimo rango, il costituzionalista Giovanni Guzzetta.

Che ha detto: “Non conosco i dettagli della vicenda. In linea generale posso dire che eventuali vizi nella votazione potrebbero essere rettificati solo prima della proclamazione e con una nuova deliberazione“. Insomma, per il professore di Diritto pubblico all’Università di Roma Tor Vergata di tutto si è trattato meno che di uno svarione di venia.

Per lui “la comunicazione del Partito ha un significato politico ed è priva di rilevanza giuridica. La votazione andrebbe comunque rifatta perché per il principio del libero mandato bisogna accertarsi che effettivamente sia stato un errore e che la volontà sia stata diversa”.

E in caso contrario? “Altrimenti siamo solo nell’ambito delle precisazioni politiche che non hanno valore giuridico. Quindi rimarrebbero agli atti due voti contrari“. Voti contrari del Pd che contrario non è.

O che nel suo non esserlo non è più tanto compatto.

Vale e come.

FLOP

IL CAMIONISTA DI SCAURI

Ammettetelo: anche voi da piccoli provavate un istintivo senso di antipatia nei confronti di Gastone, il fortunatissimo personaggio nato dalla penna di Walt Disney che lo fece contraltare alle sfortune del povero Paolino Paperino. È per questo che non si può evitare di collocare in queste righe il camionista 60enne di Scauri che ha vinto due volte al Lotto in poche settimane.

Perché c’è chi vive una vita intera piazzandosi con cura sotto alla cornucopia sperando che prima o poi alla Dea bendata caschi qualche spicciolo. Hai visto mai: un fine settimana fuori porta, quella rata del mutuo che bussa puntuale ogni mese, basterebbe pure una pizza con la signora… pur di poter dire “anche io, una volta, ho vinto qualche cosa“. E invece nulla, nemmeno un nichelino.

E poi c’è lui, il vincitore che ha fatto centro la prima volta indovinando la combinazione giusta nell’estrazione del 26 settembre scorso; per gradire, si è messo nel portafogli un assegno da 18mila e 400 euro. Una volta nella vita può e deve capitare. E non è detto che debbano essere per forza soldi. Puoi vincere tardando quel tanto che basta nell’attraversare un incrocio ed evitare d’un soffio l’auto impazzita che altrimenti ti avrebbe schiacciato. Un colpo di fortuna è quasi dovuto.

A lui però non è bastato. E giovedì, lo stesso scommettitore, nella stessa tabaccheria (quella all’inizio della superstrada Cassino – Formia-Cassino nei pressi dell’Appia a Scauri) ha centrato un altro terno secco: 1 – 12 – 23. E la Dea bendata gli ha staccato un altro assegno, questa volta da 26mila euro. Come non provare quella istintiva invidia che suscitava Gastone? Quando è troppo è troppo.

A vantaggio del vincitore va detto che il Lotto è un arte: quando non esistevano i computer c’erano appassionati che compilavano interi quadernoni di ‘sistemi‘ ed ogni tanto la Fortuna la incontravano. Non si sa se per loro abilità nei calcoli o se per compassione della Dea Bendata. Ma due volte di fila in poche settimane proprio no.

Ricordati degli amici.

LE SUORE DELLA SCUOLA

La scuola De Mattias in via Monteverdi a Frosinone

Ci hanno provato fino alla fine. Hanno resistito, sperato, pregato… Poi ad un certo punto si sono dovute arrendere. E così le suore adoratrici del Preziosissimo Sangue sono costrette a chiudere la scuola dedicata alla loro fondatrice, la Beata Maria De Mattias. L’istituto si trova in Via Monteverdi a Frosinone dove lo gestiscono dal 1948: è una delle scuole private più antiche nel capoluogo. Verrà concluso l’anno e poi i 135 bambini (nido, materna ed elementare) verranno divisi tra gli altri istituti di Frosinone.

Costa troppo tenere aperto quell’istituto, farlo andare avanti, riscaldarlo, pulirlo, pagare le insegnanti. Comprensibile. L’impennata dei prezzi nell’ultimo anni è stata micidiale.

È il segnale che sta venendo meno un mondo dal passato fondamentale. Ci sono meno bambini, ci sono meno religiose, c’è meno di quello spirito che un secolo fa spinse la Beata Maria De Mattias di Vallecorsa a consacrarsi e dedicare agli altri la sua esistenza. È dal 1824 che ha creato il ramo femminile del Preziosissimo Sangue per dedicarsi alla formazione cristiana delle donne, dall’infanzia all’età adulta, nella prospettiva di una ricaduta positiva sulla società.

La chiusura di quell’istituto è un pessimo segnale. Non per i disagi che potranno affrontare i bambini o le famiglie. Ma per l’arretramento di un mondo che si fondava sulla solidarietà, l’aiuto reciproco, la missione.

Missa est.