Top e Flop, i protagonisti del giorno: sabato 17 dicembre 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di sabato 17 dicembre 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di sabato 17 dicembre 2022.

TOP

ANTONIO SAVASTA

Antonio Savasta

Che noi si sia molto più della somma dei nostri errori lo dimostrano tanti e tali di quei casi che sul tema ci si dovrebbero imbastire lezioni scolastiche obbligatorie. Ma a volte serve che qualcuno di quei casi si faccia esempio. E torni alla mente dei censori un tanto al chilo. Casi come quello di Antonio Savasta, che dalla toga nappata è passato al grembiule e che con il grembiule sta facendo cose migliori di quando impugnava il Codice di Procedura penale.

Chi è Antonio Savasta? È l’ex magistrato venne coinvolto nella maxi inchiesta per la corruzione a Trani. E che da quella brutta storia di tangenti ci è uscito con una condanna in primo grado, un appello che incombe ed una nuova vocazione che lo ha messo a contatto con gli ultimi. Contatto stretto.

La nuova vita dell’ex Pm accusato di corruzione sta infatti rannicchiata nelle brode pietose che sciabordano nelle ciotole della mensa Caritas di Barletta, dove Savasta è diventato operatore. E dove serve, prepara, pulisce ed accudisce quelli a cui il concetto di Giustizia suona come un rutto in basilica.

A febbraio sarà la Corte d’appello di Lecce ad emettere la sentenza bis sul caso dell’ex requirente. Ma il sospetto che lui la sua pace l’abbia già trovata prima ancora di arrivare dove i giudici hanno la stola di ermellino è forte. Savasta ha già trascorso già 40 mesi tra carcere e domiciliari, dopo l’arresto del gennaio 2019 e forse proprio in carcere ha capito che aiutare gli altri fa bene più a chi aiuta che a chi è aiutato. Anche perché, come ha confermato il direttore della Caritas pugliese lui “veniva a servire anche quando era magistrato“.

Perché se sbagli e poi ti ravvedi magari hai sbagliato un po’ di meno. E magari poi davvero non sbaglierai più. Non per paura, ma per orgogliosa letizia di non essere più come eri.

Redento.

ELISA CECCARELLI

Elisa Ceccarelli

Per i Neet lei è come l’acqua santa per il diavolo. I primi sono la generazione famosa per essersi arresa praticamente senza nemmeno iniziare. Cioè i  ‘Not (engaged) in Education, Employment or Training‘. In parole nostre: i ragazzi che non studiano, non lavorano, non cercano di trovare una loro dimensione. Stanno lì, a fare nulla, in attesa che qualche Reddito piova dal Governo.

Lei, l’acquasanta, è Elisa Ceccarelli: fresca di seconda laurea conseguita con 110 e lode (in Relazioni Internazionali), assessore alla Cultura nel Comune di Falvaterra, assistente in Regione Lazio presso la segreteria del Consigliere regionale Sara Battisti. Organizza eventi, ama gli aperitivi, domina la moto tra i tornanti. Tutto a poco più di di trent’anni.

È il contraltare di una generazione che recentemente è stata tratteggiata dal Ministro per le Politiche Giovanili Fabiana Dadone e dal Ministro del Lavoro Andrea Orlando. Lo hanno fatto, annunciando un vero e proprio piano di emersione e orientamento Neet Working. Dal quale si ricava che nel 2020 i Neet in Italia sono “più di 3 milioni, con una prevalenza femminile pari a 1,7 milioni“; il che colloca l’Italia ad essere “il Paese con il maggior tasso di Neet in Europa“.

Nella dedica della sua seconda tesi di laurea ha espresso l’auspicio di una crescita culturale per la sua terra di Ciociaria, il Lazio nel quale è inserita e l’Italia nel suo insieme: “affinché finalmente venga vinta la battaglia per l’uguaglianza di genere”. Insomma, non il Peace and Love delle miss che aspirano alla fascia di reginetta ma un vero progetto. Affinché impariamo a giudicare le persone per il loro valore e non per il loro genere: persone, prima che uomini o donne.

A questa missione ha deciso di votarsi. Anche per i Neet. Ai quali, tra lauree ed impegni, starà facendo sballare la media inane.

L’impegno è la mia passione.

STEFANO BENIGNI

Stefano Benigni

Il suo sarà forse il ruolo più cruciale degli ultimi anni in seno agli azzurri. Cruciale perché legato al “campo minato” dei bisogni generazionali di un Partito a corto di ricambi. E cruciale perché legato alla mistica di un Partito-azienda dove il Ceo è molto anziano e molto avaro di indicazioni di delfinaggio.

Stefano Benigni dovrà guidare i giovani di Forza Italia per mari molto più procellosi di quando la tessera di Forza Italia era la più gettonata d’Italia. Oggi gli azzurri ansimano su percentuali sud tirolesi e soprattutto pagano pegno ad una slavina meloniana per la quale i giovani di centrodestra vanno in luna di miele facile con Fratelli d’Italia.

Ecco perché quando Silvio Berlusconi ha nominato l’onorevole bergamasco nuovo coordinatore nazionale di Forza Italia Giovani non sono state tanto le parole del Cav a colpire, ma quelle del designato. Berlusconi come suo solito l’ha buttata giù magniloquente: “Con il nuovo coordinatore si realizzerà una presenza di Forza Italia giovani su tutto il territorio nazionale. La squadra di Forza Italia Giovani si avvarrà, sotto la guida dell’onorevole Benigni, di un coordinatore per il Nord Italia, uno per il Centro Italia e uno per il Sud. A Stefano Benigni i miei più affettuosi auguri di buon lavoro e di successo”.

E Benigni ha replicato: “Ringrazio il nostro presidente, Silvio Berlusconi, per la fiducia che ha riposto in me. E’ un grande onore coordinare i giovani di Forza Italia, un ruolo importante e strategico per il futuro del nostro Partito. Da oggi sarò al servizio di tutti i giovani che credono nei valori di Forza Italia: la libertà la giustizia, la meritocrazia. In questo percorso metterò tutta la mia esperienza, la mia determinazione, il mio impegno con un unico obiettivo: dare slancio e nuova linfa vitale al Partito in cui milito e in cui credo”.

Ed è proprio in quel concetto, quello della “nuova linfa vitale”, che si è significata la spaventosa potenza della sfida che Benigni ha raccolto. Perché per dare nuova linfa ad un albero secco serve non solo il metodo di chi ha il pollice verde, ma la passione di chi ha il cuore pronto a reggere gli urti. E al cuore di Benigni noi facciamo gli auguri. Dovrà averlo immenso e fortissimo.

Auguri.

FLOP

GENNARO SANGIULIANO

Al Destino, il senso dell’ironia non manca. E se da generazioni gli aggettivi più consumati nell’utilizzo per definirlo sono cinico e baro una ragione deve esserci. Coma ha scoperto il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, del quale il Destino s’è fatto beffe nelle ore scorse.

Finalmente il ministro era riuscito ad organizzare la prima riunione di intellettuali della Destra. Per metterli a dibattere insieme e confrontarsi sui destini del mondo: come fanno da sempre i loro colleghi che nell’inchiostro, nell’anima e nel pensiero invece hanno valori e principi della Sinistra.

Li ha radunati nel tendone di piazza del Popolo a Roma dove i Fratelli d’Italia stanno celebrando se stessi, la loro vittoria elettorale ed il loro primo decennale. Altissima la missione culturale alla quale sono stati chiamati: provare a definire insieme “un nuovo immaginario italiano“.

Il Destino però ci ha messo la coda. Sotto forma di coronavirus che ha costretto il ministro Sangiuliano a rimanere a casa, collegandosi, seppure tra non poche difficoltà, con il tendone. Dal quale partono concetti come “Va definito un nuovo racconto. L’élite che ha governato i centri di poteri ha raccontato la sua di identità, deformando l’immaginario. Dobbiamo imporre i nostri valori. La vita non è nei salotti, è altrove“. Di più ancora: “Noi siamo italiani” mentre è un profluvio di “nazione” e “rivoluzione“.

Premessa: ognuno ha la sua Cultura ed è bello così perché rappresenta la sintesi dell’unicità delle persone e della loro esistenza. Ma il valore aggiunto sta nella contaminazione tra le Culture. È la scintilla di innesco della crescita. Che genera la conoscenza tra i diversi, mette in basso rilievo la diffidenza, porta in alto la vicinanza. E genera sempre nuove avanguardie. Conservare, restare arroccati nel proprio piccolo castello, rischia di farsi ritrovare fuori da un mondo che, lo si voglia o no, è in continua crescita. In barba alle egemonie culturali.

Molto culturale ma poco egemonica.

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