Top e Flop, i protagonisti del giorno: sabato 22 ottobre 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di sabato 22 ottobre 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di sabato 22 ottobre 2022.

TOP

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA

Giorgia Meloni e Francesco Lollobrigida (Foto: Imagoeconomica)

Di questi tempi parlare di “uomo forte” con I Guardiani della Galassia a sorvegliare che non ci siano revanscismi è pericoloso, tuttavia il concetto di uomo forte è vasto. In politica l’uomo forte di solito è il rappresentante di un sistema di potere delegato a picchiare duro perché lo sa fare con garbo e polso al contempo.

Egli non è quasi mai una primissima linea ma difficilmente sta oltre le seconde perché di solito l’uomo forte di un Partito quello fa: guarda le spalle al capo e si mette a portata di ingaggio con i suoi avversati. Ecco, secondo questo canone Francesco Lollobrigida è l’uomo forte di Gorgia Meloni, oltre che esserne il cognato.

E proprio lui, in questa chiosa di settimana che ha dato il là alle consultazioni più bipolari della storia della Repubblica ed all’incarico di ieri, ha dovuto fare lo “sporco lavoro” che tocca a quelli della sua categoria. Che lavoro? Ramazzare le parole di Silvio Berlusconi su Putin e guerra in Ucraina ma non come luogotenente di un’idea singola, bensì come guardiano di una omogeneità di linee di governo che il Cav pare aver dimenticato.

Il sunto è che le dichiarazioni e gli audio di Berlusconi avevano creato in Forza Italia un clima da cecchinaggio che avrebbe potuto mettere in discussione la formazione del governo in un momento cruciale.

Tutti glie le volevano cantare e sarebbe bastata una parola fuori posto, una confidenza, un messaggio girato ad un amico per far saltare il banco che ieri ha avuto 11 scarni minuti di maquillage.

Insomma, il comprensibile nervosismo di Giorgia Meloni delle ultime ore per le uscite dell’alleato è stato input a fare due cose: ordinare a tutti di stare zitti e delegare i soli capigruppo a dire la loro. E Lollobrigida la sua l’ha detta, netta e molto politically correct ma di ghisa.

L’ha messa così: “La nostra linea internazionale è netta e salda e non può essere inclinata dalle dichiarazioni di nessuno. Abbiamo detto che in campagna elettorale ci saremmo alleati solo con chi sostiene l’Ucraina“. Poi in chiosa: “Per noi l’alleanza è un discrimine fondamentale“.

E’ Nato una stella.

STEFANO CECCARELLI

Stefano Ceccarelli

Guardare il mondo con occhi diversi, immaginandolo differente da come è stato ridotto dalle necessità imposte dall’economia, dall’industria, dall’insipienza di chi avrebbe dovuto programmare. Ma per riuscire ad avere quello sguardo diverso è necessario avere una nuova visione delle cose, immaginare un mondo alternativo, un’economia alimentata in altra maniera. Come ha fatto Stefano Ceccarelli, presidente del circolo Legambiente Il Cigno di Frosinone. Che per mesi hanno preso tutti un po’ per matto. Fino a quando ieri è arrivata una lettera del Ministero della Difesa.

È la lettera con cui gli fanno capire che nell’aeroporto militare Moscardini di Frosinone non si farà uno scalo per passeggeri. E gli dicono con chiarezza che lo stanno considerando per fare l’immenso parco fotovoltaico dal quale generare energia in modo naturale dai raggi del sole.

Alle parole del Capo di Gabinetto di un ministro ormai con il cappello in testa e la borsa in mano, seguono però a strettissimo giro quelle dell’Enac. È l’Ente Nazionale dell’Aviazione Civile. Nella sua relazione sul futuro aeronautico nazionale boccia Ciampino: non per motivi ambientali ma perché non ha le dimensioni per sostenere l’immenso sviluppo previsto nel futuro. Frosinone nemmeno viene nominata: sarebbe solo una Ciampino messa più a sud e più difficile da raggiungere. Sia per i passeggeri e sia per i velivoli. (Leggi qui: L’Aeroporto a Frosinone? Scordatevelo).

L’unica ipotesi di futuro al momento resta quella prospettata da Ceccarelli.

Visioni alate.

FLOP

DEBORA SERRACCHIANI

Debora Serracchiani (Foto: Sara Minelli / Imagoeconomica)

Se non fosse così lettiana sarebbe forse la persona ideale per dare nuovo corso a quel che Letta mollerà a marzo. Perché Debora Serracchiani è oggettivamente una politica molto in gamba. E che lo fosse lo ha confermato con il sottile lavorio di logoramento che in questo fine settimana sta facendo ai reni di una che ha il sistema nervoso teso come una gomena di vascello: Giorgia Meloni nella sua ultima versione “vorrei ma non posso”.

Potere cosa? Prendere un microfono e dirne tante a tali a Silvio Berlusconi da fargli venire i capelli come Branduardi a 20 anni. La Serracchiani ha capito il disagio della leader di Fdi. E se la sta lavorando ai fianchi come un pirana:Se Giorgia Meloni è stata sincera allora Forza Italia deve stare fuori dal governo“.

Ora, tenere il Cav fuori dal governo malgrado stia facendo di tutto per starne fuori ma farlo senza che lui abbia in mente proprio quello è roba da far scansare i domatori di tigri. Però la Serracchiani ha capito che queste sono ore cruciali in cui i sistemi nervosi possono saltare. Ed ha calcato la mano.

Se le parole di Giorgia Meloni non sono vuote la strada è tracciata. Per Berlusconi ed il suo Partito, chiaramente schierati a fianco di Putin contro l’Europa e l’alleanza euroatlantica, non ci può essere posto nel prossimo governo”.

Dolce come una crotalessa. Poi ha dato il colpo di zanna finale: “Diversamente, le parole di stasera della Presidente di Fratelli d’Italia saranno considerate un mero esercizio di ipocrisia“. Da ieri dunque per la Serracchiani, Meloni ha innestato la sua retromarcia su Roma.

Quello che la dem ha sottolineato è un distinguo sottile ma spesso al contempo: la premier in pectore deve essere coerente con una linea definita ed emersa dal voto politico e con quelli che sono stati i temi guida.

Che significa? Che se hai preso i voti con l’atlantismo nel nome dell’atlantismo devi governare, altrimenti devi espellere i calcoli putiniani che hai nei reni e governi, atlantica ma povera di numeri, specie in Senato.

L’unico appunto. Azzannare in questo momento i polpacci di Giorgia Meloni non è produttivo: perché ha la totale forza della legittimazione arrivata dal voto; ha l’apprezzamento per la sobrietà imposta alle sue truppe e la rapidità senza fronzoli con cui ha condotto la formazione di questo Governo. In questo momento c’è un altro obiettivo sul quale rivolgere i canini: è quel Pd che si è autoaffondato, lentamente e deve decidere se adagiarsi definitivamente sul fondo o riemergere. Per azzannare Giorgia Meloni ci sarà tempo.

Eh si, sibila e come.

NICOLA OTTAVIANI

Ottaviani
Il sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani presenta il logo del Consorzio per il marketing territoriale

Che sia uno dei politici più strutturati, non ci piove. Parlano le evidenze. Dal nulla si è ritagliato un ruolo all’interno di una Lega che ha, per sua natura, in uggia tutto ciò che sia al di sotto degli argini in cui scorre l’Arno. Che sia un amministratore capace lo dicono i risultati: piaccia o no Nicola Ottaviani ha cambiato il volto di Frosinone. Lo ha fatto avviando una serie di opere incrostate da tempo ed incanalando le casse cittadine verso il risanamento. Che avrà i suoi effetti nel lungo periodo.

Poi c’è anche l’Ottaviani istrione, attratto in modo irresistibile dal titolo ad effetto e dalla lucetta rossa posta sulla telecamera. Purché non gli si facciano domande che reputa fastidiose. Anche su questo ha un fiuto straordinario, un guizzo geniale: capisce al volo cosa può avere un effetto mediatico oltre che amministrativo e politico. Come è avvenuto con Solidiamo: il dimezzamento delle indennità agli amministratori per finanziare borse di studio ai ragazzi ed iniziative per gli anziani.

Un guizzo analogo lo ha avuto con l’arrivo delle fermate dell’Alta Velocità a Frosinone e Cassino. Di suo c’era poco o nulla: il colpaccio l’aveva messo a segno Nicola Zingaretti quasi stalkerizzzato dai consigliere regionali Dem Sara Battisti e Mauro Buschini. Ma con la rapidità di un falco, l’allora sindaco di Frosinone ha avuto l’abilità di mettere il cappello su quel risultato senza appropriarsi di meriti altrui. Semplicemente inserendosi nella scia. In che modo?

Pochi giorni dopo l’annuncio delle fermate Tav, Ottaviani il 26 maggio 2020 presentò il logo del Consorzio Alta Velocità di Frosinone. Con un target geniale: fare da punto di snodo per le grandi opportunità innescate dal passaggi dei Frecciarossa. Valorizzazione del patrimonio immobiliare, trasformare Frosinone nel quartiere residenziale per i tantissimi professionisti che operano nella capitale.

Ma durante lo scorso Consiglio è emerso che oltre al logo c’è poco o niente. A mettere a nudo la situazione è stato il capogruppo Pd Angelo Pizzutelli. È emerso che «Il progetto è di fatto fermo in attesa che si sblocchino gli investimenti di Fs». In pratica? «Al momento il Comune fa parte del Consorzio ma senza alcun impegno economico visto che non sono state stabilite le quote associative».

Per Nicola Ottaviani, se ritardo c’è va imputato alle Ferrovie. Ed ai «cambi al vertice di Fs e dello stesso Ministero delle Infrastrutture». Ora alle Infrastrutture c’è Matteo Salvini. E fino a quando non annuncerà l’avvio dei lavori per la nuova stazione Tav di Frosinone, l’operazione Consorzio resterà ciò che è: una geniale operazione mediatica.

Un po’ di fuffa ogni tanto fa bene.