Top e Flop, i protagonisti del giorno: sabato 26 novembre 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di sabato 26 novembre 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di sabato 26 novembre 2022

TOP

CLAUDIO DURIGON

Claudio Durigon

Fare politica non significa gestire i soldi ed elargire i buoni benzina. Significa fare scelte. E per fare le scelte occorre avere una visione delle cose. Non esistono scelte giuste o sbagliate: piuttosto esistono due visioni diverse del futuro. La dimostrazione l’ha data il Sottosegretario Claudio Durigon.

Uno degli elementi che divide il Movimento 5 Stelle dal Partito Democratico nel Lazio è la grande viabilità: l’autostrada Roma – Latina. I pentastellati la giudicano inutile: nella loro visione delle cose ci sposteremo sempre meno sulle auto e comunque vanno favoriti gli spostamenti fatti in gruppo (treni, bus) così da risparmiare inquinamento. Per la Lega le cose potrebbero stare anche così ma forse accadrà tra qualche decennio e allora nel frattempo conviene fare le nuove strade.

Il sottosegretario ha annunciato nelle ore scorse che verranno realizzate tutta una serie di opere che la Regione Lazio aveva cancellato per contenere i costi della Roma-Latina. Le pagherà lo Stato realizzando così la connessione con Latina.

In pratica? La tangenziale di Latina che da Borgo Piave porterà fino alla Monti Lepini evitando di passare per il centro cittadini (89,56 milioni di euro); il collegamento tra il lido e lo snodo di Borgo Piave (28,64 milioni); la via Apriliana (8 milioni); la via Ariana (9,5 milioni); la tangenziale di Labico (20 milioni di euro).

Le opere «furono cancellate dal progetto della Roma-Latina per decisione della giunta Zingaretti con la delibera 988/2020». Verranno finanziate con i risparmi sulla Cisterna – Valmontone. «Queste opere che sono state reinserite dal Governo Draghi, grazie all’impegno della Lega» ha evidenziato Claudio Durigon.

Visioni diverse ed in base alla visione si cercano e si individuano i fondi. Si chiama Politica.

Infrastrutturati.

ENZO SALERA

Enzo Salera

Oggi si riunisce una Direzione straordinaria del Partito Democratico per prendere atto dei risultati raggiunti dalla Commissione che domenica è stata incaricata di trovare il sindaco più ‘aggregante’ per candidarlo alle Provinciali di dicembre. I nomi individuati sono due: Gino Germani (Arce) e Luca Di Stefano (Sora). Il Segretario Provinciale Luca Fantini ha una serie di possibilità: portare la Direzione su una scelta, evidenziando la frattura ed avviando la conta; prendere atto e lasciare ai sindaci libertà di scelta, andando alla conta ma evitando lacerazioni.

Da qualunque lato dello stadio si assista alla partita, il punto di svolta del pomeriggio è la conseguenza di una scelta compiuta dal sindaco di cassino Enzo Salera. Lui ha detto no agli accordi trasversali tra Pd e Riccardo Mastrangeli (soluzione istituzionale), no agli accordi tra Pd e FdI (soluzione trasversale), lanciando la candidatura di un sindaco Pd (anche se non tesserato) sulla quale è disposto a convergere FdI.

A prescindere dal voto in Direzione e dal risultato delle Provinciali, piaccia o no Enzo Salera ha innescato una discussione interna al Pd della provincia di Frosinone creando una contrapposizione di idee, valori, visioni, prospettive e miraggi che non si vedeva dai tempi di Francesco Scalia contrapposto a Francesco De Angelis. Ha attribuito un ruolo ed un peso politico al sud della provincia che non si vedeva dai tempi del senatore Angelo Picano e dell’onorevole Peppino Paliotta.

E comunque vada, ci saranno conseguenze. Quello di queste ore è solo il preludio di uno scontro epocale. Che cambierà gli equilibri nel Pd. O cambierà gli assetti politici di Cassino.

Guerrigliero.

FLOP

NICOLA GRATTERI

Nicola Gratteri (Foto: Clemente Marmorino © Imagoeconomica)

La categoria più gradita in assoluto sarebbe quella dei magistrati che seguono l’usta del Codice e della Procedura e che non si reinventano scrittori, politici o teorici di giustizia. Ma Nicola Gratteri costituisce una delle eccezioni che confermano la regola. Come si fa a non provare stima per l’uomo che ha capovolto l’onomatopea della parola ndrangheta? E che alla medesima ha dato più sportellate in faccia di tutti?

Ora però, stabilito il preambolo doveroso, diciamo senza peli sulla lingua che il Nicola Gratteri scrittore piace fino ad un certo punto e che il Nicola Gratteri censore di media piace ancor meno. Rispondendo ad una serie di domande di Affari italiani sulla sua ultima fatica letteraria il procuratore di Catanzaro ha spiegato: “Da Fazio? Non mi invitano da tempo, ma non mi interessa. Preferisco andare nelle trasmissioni dove ho maggiore stima per i conduttori, stessa cosa vale per la carta stampata”.

Insomma, il magistrato che picchia le ‘ndrine ha deciso di “iscrivere a registro” anche le trasmissioni ed i media che a suo parere non danno giusto piglio alla sua idea di comunicazione. E perciò per la sua ultima fatica letteraria, “Fuori dai confini”, scritta con Antonio Nicaso e uscito per Mondadori, Gratteri l’ha detta tutta e forte. Poi ha spiegato meglio: “In altre trasmissioni non sempre si riesce a concludere un pensiero e questo non va bene. Ma non per me, ma perché penso che la collettività debba essere messa a conoscenza di qual è la situazione attuale della criminalità organizzata in Italia in maniera completa e corretta. Lo spettatore fa fatica a seguire un format dove parlano contemporaneamente sette o otto persone”.

Verissimo, anche se da Fazio certe “cagnare” non sono proprio in format. Però sorge il dubbio, il “fumus” diciamo, che Gratteri abbia imparato le tecniche per rendere più mainstream un prodotto, della serie “monta una polemica su un merito farlocco e il merito vero, quello del prodotto che magari ti interessa, diventerà virale e ricercato”.

E neanche questo ci sarebbe nulla di male. Solo che noi eravamo abituati al rigore delle toghe silenti e micidiali e il clamore di una toga micidialissima ma non certo silente un po’ ci disorienta.

Accattatavillo.

ROBERTO SOLOMITA

Roberto Solomita

Tiene banco il caso Soumahoro e tengono banco più lungo i “cassandrismi” di quanti in quel caso ci avevano visto “losco” prima e meglio di tutti. E che addirittura a quel caso ci legano anche l’esito delle ultime elezioni dove il centrosinistra le ha prese. E’ il caso di Roberto Solomita, acuto e surfista segretario del Pd di Modena.

Riavvolgiamo veloce il nastro. La suocera dell’ex sindacalista e parlamentare è indagata dalla procura di Latina per malversazione. L’inchiesta è partita dalle denunce da parte di alcuni lavoratori. Insomma, siamo in fase di verifica di eventuali profili di legittimità. Tuttavia c’è già chi dice nel protagonista indiretto della vicenda non ci aveva visto chiaro.

A commento della parte “laica” dell’accaduto Solomita ha detto: “Alcuni elementi di criticità e di opacità rispetto alle cose emerse a proposito di Aboubakar Soumahoro circolavano anche in precedenza. Ne avevo parlato con il Pd, nei pochi giorni che avevamo a disposizione prima delle elezioni. Abbiamo immaginato che le condizioni della candidatura fossero state verificate”.

Poi ha spiegato: “Noi non abbiamo fatto un’indagine approfondita, ma abbiamo fatto presente ai responsabili del Pd che già circolavano cose sul conto di Soumahoro. Abbiamo semplicemente detto: ‘Gira questa roba qui, siamo proprio sicuri?’ Questa vicenda è semplicemente lo specchio della gestione delle candidature nell’ultima tornata elettorale. Una gestione che ha prodotto gli esiti cui abbiamo tutti assistito“.

Insomma, i criteri di leggerezza con cui persone come Soumahoro sono finite nell’agone politico sarebbero quegli stessi criteri che hanno contribuito a determinare la debacle elettorale del centro sinistra. Che è un po’ come dire che la colpa non è del pugno che ti è arrivato in faccia sul ring ma del tirapugni nascosto sotto il guantone. (Leggi qui: Il sonno della politica genera i nuovi mostri).

Solomita poteva magari risparmiarsi di creare questo evanescente nesso causa-effetto. Poteva limitarsi a dire che a lui ed a qualcun altro la storia personale e non giudiziaria di Soumahoro piaceva poco. Primo perché dietro la sconfitta (anche) del suo Partito c’è stato ben altro; secondo perché sul “fumus” riguardo ai candidati avversari il suo Partito ha preferito fare le pulci allo schieramento avversario. E magari non ha visto, posto che ve ne fossero, quelle sulla spalla degli alleati.

Mani molto ma molto avanti.

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