Top e Flop, i protagonisti del giorno: venerdì 13 agosto 2021

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti di venerdì 13 agosto 2021. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti di venerdì 13 agosto 2021. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

NICOLA ZINGARETTI

Nicola Zingaretti (Foto: Carlo Lannutti / Imagoeconomica)

È pronto per la volata finale relativa alla campagna elettorale di Roma. Dopo l’attacco su Facebook a Virginia Raggi, definita “Ni Vax”, c’è stata l’ulteriore presa di posizione dell’assessore Massimiliano Valeriani per quanto riguarda l’emergenza rifiuti. (Leggi qui Il missile terra-aria di Zingaretti: “Virginia Raggi Ni-Vax”).

Zingaretti continua a usare la frase “sindaca ancora per un mese”. Ha in mente soltanto la vittoria di Roberto Gualtieri. Il tutto mentre nel Pd si stanno muovendo tante cose: Enrico Letta appare in difficoltà, Base Riformista di Lorenzo Guerini insiste per arrivare al congresso e Stefano Bonaccini scalda i motori. Ma se si vince a Roma, con il contributo determinante di Zingaretti, allora il Governatore come minimo darà le carte.

Sta dimostrando determinazione, lucidità, spirito di squadra e voglia di essere decisivo. Un momento sicuramente importante per quanto riguarda il centrosinistra. Da Roma passa moltissimo dei prossimi destini della coalizione.

Veni, vidi, vici.

MARIO DRAGHI

Approvata la prima tranche che finanzierà 105 progetti per complessivi 13,9 miliardi. Parliamo di fondi del Recovery Plan anticipati all’Italia dall’Unione Europea.

Con la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, che ha salutato l’evento con questo tweet: “Oggi i primi fondi Next Generation Eu all’Italia danno il via a una ripresa duratura per il Paese. Il piano di ripresa italiano, Italia Domani, ha l’ambizione necessaria per fare dell’Italia un motore per la crescita di tutta l’Unione europea. Un’Europa forte ha bisogno di un’Italia forte”.

L’ennesimo riconoscimento straordinario a Mario Draghi, presidente del Consiglio italiano. Un prefinanziamento del 13% delle risorse chieste al Recovery Plan, ossia 24,9 miliardi che sosterranno l’attuazione del Pnrr italiano. Il quale, occorre ricordarlo, prevede interventi per 191,5 miliardi dei quali 68,9 miliardi in sovvenzioni (grants) e 122,6 miliardi in prestiti (loans), fondi che rendono l’Italia il maggior beneficiario delle risorse anticrisi devolute da Bruxelles.

E mentre la politica nazionale continua nelle solite sterili schermaglie su tutto e sul contrario di tutto, Mario Draghi dimostra che “si può fare” soltanto se al timone c’è lui. Perché quel prefininanziamento è stato accordato a lui. Non al Governo, non all’Italia. A lui: a Mario Draghi.

Fuoriclasse assoluto.

FLOP

GIUSEPPE CONTE

GIUSEPPE CONTE

Una lettera fiume al Corriere della Sera per parlare dei massimi sistemi e di obiettivi da realizzare nel 2050. Giuseppe Conte, neo presidente del Movimento Cinque Stelle, preferisce avventurarsi sulle strade degli impegni a futura memoria invece che sull’immediato. Ma ci torneremo.

Intanto però lo scivolone, evidenziato da Dagospia. Per Conte è necessario rendere Milano autosufficiente a livello alimentare per il 2050, dando priorità “a quei 200.000 bambini che vivono in povertà nella metropoli”. L’Istat però per il 2020 ha registrato a Milano 176.683 bambini di età compresa dai 0 ai 14 anni. Bastava informarsi meglio.

Il fatto però è un altro. Conte ha una predilezione per il sofismo fine a sé stesso: parlare (o scrivere) per ore senza dire nulla. Pure in questa occasione dimostra tale tendenza. C’è una campagna elettorale importantissima, nella quale i Cinque Stelle rischiano un ridimensionamento che potrebbe renderli marginali in città come Roma, Milano, Torino, Napoli e tante altre metropoli. Di questo non si dice nulla, su questo non si fa nulla.

E quando poi arriveranno i risultati, si proverà a dire che c’è un Piano di cambiamento e rilancio del Partito mai fatto al mondo prima. In realtà Giuseppe Conte rischia tutto subito. Ma lui preferisce disquisire dei massimi sistemi.

Impalpabile.

LUCA BERNARDO

Matteo Salvini con Luca Bernardo

Ancora una volta il centrodestra si arrampica sugli specchi sul requisito minimo della nostra Costituzione. La domanda è stata semplice: lei è antifascista? Luca Bernardo, candidato sindaco di Milano del centrodestra, ha sfoderato l’intero campionario di una retorica parolaia e banalissima.

Ha detto:  “Io non distinguo persone tra fascisti e antifascisti, contro questo e contro quell’altro. Le persone non le distinguo se non per uomo, donna e persone per bene”. Ha aggiunto di non definirsi nè A, nè B nè Z, che si definisce un cittadino di Milano, che vuol dire essere aperto e liberale.

Poi ha aggiunto che la libertà conquistata grazie ai nostri nonni. “Dobbiamo portarla sempre comunque avanti”. E dunque, non c’è differenza per Bernardo tra fascisti e antifascisti? “Certo che c’è, se vogliamo andare sul semantico – ha affermato – So che cosa mi volete chiedere so che cosa vi rispondo perchè arrivando dalla società civile credo che la mia storia di medico parli da solo. Io mi definisco Luca Bernardo che arriva dalla società civile. Ho fatto il medico e sto nel sociale da più di 30 anni. Non distinguo assolutamente le persone dal colore ma per competenza e valore umano”.

Un fiume di parole per non rispondere che non si sente antifascista. Potrà forse essere anche un valore non più attuale considerando i decenni passati. Ma resta il fatto che è la caratterizzazione della nostra Costituzione. Sulla quale chi fa politica e amministrazione giura. Ancora una volta la destra si arrampica sugli specchi. Stavolta con Luca Bernardo.

Svicolata meneghina.

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