Top e Flop, i protagonisti del giorno: venerdì 17 dicembre 2021

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti di giovedì 16 dicembre 2021. Per capire cosa è accaduto nelle ore scorse e cosa ci attende in questa giornata di venerdì

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti di giovedì 16 dicembre 2021. Per capire cosa è accaduto nelle ore scorse e cosa ci attende in questa giornata di venerdì

TOP

MARTA CARTABIA

Il ministro Marta Cartabia

In piena corsa per il Quirinale. Ma anche per Palazzo Chigi. Una delle pochissime candidature che potrebbe essere votata senza problemi dal centrosinistra e dal centrodestra. Ma anche da una parte del Movimento Cinque Stelle, nonostante la sua riforma della Giustizia abbia smantellato quella abbozzata dall’allora ministro Guardasigilli Alfonso Bonafede.

Questo discorso vale per la presidenza della Repubblica. Poi c’è l’altro discorso, che attiene al ruolo di capo del Governo. Bisognerà attendere gennaio e capire se Mario Draghi procederà alla nomina dei vicepresidenti. Se così dovesse essere, allora sarebbe chiaro che Super Mario punta al Colle e certamente non può presentare le eventuali dimissioni da premier nelle sue stesse mani come Capo dello Stato. Ecco perché serve un vicepresidente del consiglio.

Marta Cartabia consentirebbe piena continuità e la sua indicazione sarebbe un segnale pure a Luigi Di Maio, che non vuole il ricorso anticipato alle urne. Infine, sarebbe la prima donna a Palazzo Chigi. E questo è un argomento molto forte.

In corsa su entrambi i fronti.

MATTEO SALVINI

Matteo Salvini

Il leader della Lega si è smarcato pesantemente da Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia. Lo ha fatto dicendo che in Italia ci sono 60 milioni di patrioti. In questo modo ha fatto capire che l’indicazione della Meloni sull’elezione del presidente della Repubblica (“vorremmo un patriota”) lascia il tempo che trova.

Ma il Capitano ha voluto far capire che nel centrodestra ci sono tre posizioni diverse: quella di Forza Italia che gradirebbe Silvio Berlusconi al Colle, quella di Giorgia Meloni che vorrebbe un esponente di coalizione e quella della Lega, che invece sta dialogando a trecentosessanta gradi.

Matteo Salvini è stanco degli smarcamenti di Fratelli d’Italia che hanno messo in difficoltà la Lega nella maggioranza di governo e nei sondaggi. E allora giocherà la sua partita per l’elezione del Capo dello Stato. Senza abbinare a questo tipo di scenario quello di elezioni anticipate. Il leader della Lega ha fatto capire a tutti (avversari e alleati) che stavolta balla da solo.

Corsaro.

FLOP

LUIGI DI MAIO

Luigi Di Maio

Nel Movimento Cinque Stelle il ministro degli Esteri sta cercando in tutti i modi di ottenere l’impegno che non si andrà ad elezioni politiche anticipate. Chiunque verrà eletto al Colle.

Infatti ieri Di Maio ha parlato della necessità di non interrompere l’azione del Governo in un momento nel quale l’Italia deve fronteggiare la quarta ondata e concretizzare progettualmente le idee per il Pnrr.

Il che è sicuramente vero, ma bisogna aggiungere che nessuno come i Cinque Stelle teme la prospettiva di un ritorno anticipato alle urne. I sondaggi danno il Movimento al di sotto del 15%. Ma la domanda è: fra un anno, quando la scadenza della legislatura sarà vicina, cosa potrà davvero cambiare? (Leggi qui Il Pd prende il largo e saluta il centrodestra).

Anche perché la posizione di Di Maio potrebbe essere letta come un’ammissione di debolezza elettorale e politica. Infatti Giuseppe Conte sta cercando di ribaltare lo scenario a suo favore. E a lui le elezioni anticipate non dispiacerebbero. A differenza di Di Maio. Ripiegato.

ANTONIO TAJANI

Antonio Tajani Foto: Vincenzo Livieri / Imagoeconomica

Il numero due di Forza Italia ha risposto ad Enrico Letta che Silvio Berlusconi non si è mai candidato al Quirinale, che Forza Italia vedrà l’evolversi della situazione e che poi deciderà. Invitando il leader del Pd a non mettere veti sui nomi. Una presa di posizione debole, tutta in difesa, quando invece bisognava giocare all’attacco.

Enrico Letta aveva detto che mai un Capo dello Stato era stato anche leader politico. Non è esattamente così: basta pensare a Giuseppe Saragat. Ma il punto non è questo. Il punto vero è che Silvio Berlusconi alterna accelerazioni incredibili a frenate a secco. Perché in realtà si sta rendendo conto che le perplessità più evidenti di una sua nomina a Capo dello Stato provengono dalle file del centrodestra. Cioè da Matteo Salvini e da Giorgia Meloni.

Il perché è evidente: in un momento politico di “grandi intese” sarebbe complicato per un Capo dello Stato di centrodestra dare l’incarico di premier ad un altro esponente di centrodestra. Forse Antonio Tajani poteva provare a rilanciare invece che ripiegare.

Difesa d’ufficio.