Top e Flop, i protagonisti del giorno: venerdì 18 novembre 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di venerdì 18 novembre 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di venerdì 18 novembre 2022

TOP

ALESSANDRO ZAMPONE

Alessandro Zampone

Definiamo cosa sia un Codice di condotta: ad occhio e croce si tratta di una serie di norme, applicabili su vari piani giurisprudenziali, che regolano un ambito di categoria. Cioè, se ad agire sono determinate persone su determinati contesti e si creano equivoci o differenze di vedute alla fine tocca sempre alla Norma mettere ordine in quella disparità.

Ecco, Alessandro Zampone, professore ordinario di Diritto della navigazione e dei trasporti all’università Sapienza di Roma, ha detto la sua sulla possibile elaborazione di un codice di condotta europeo per le ong in mare. Un codice che dovrebbe essere in carico a Bruxelles. La proposta è di Antonio Tajani che la sta caldeggiando in questi giorni per usare il braccio di ferro Parigi-Roma come bandolo di una matassa che si trascina da tempo.

Preambolo: il codice di condotta che intendiamo noi è quello che dovrebbe regolamentare dove le navi vadano a sbarcare i migranti raccolti. Non se, come, quando o con quale quarto di luna raccogliere i migranti dal mare. Lì vale una sola regola e non ci sono codici che tengano: si salva sempre, comunque, dovunque, anche con il Kraken a mangiarsi la chiglia.

E Zampone da uomo di diritto ha messo il dito nella piaga, e il dito è che non esistono codici che prevedano la discrezionalità. E qual è il guaio atavico dell’Ue? Esattamente quello: la discrezionalità delle singole rotte di ciascuno Stato che ha messo una stella su quella bandiera blu.

Insomma, il rischio è quello di fare la fine del dossier Minniti del 2017, quando ong e un terzo degli stati rifiutò l’adesione ad una bozza. Ecco perché Zampone ha messo le cose in chiaro: “Potrebbe essere una soluzione. Ma bisogna vedere quale natura gli attribuiamo, perché se resta solo su base negoziale e volontaristica presenta dei punti deboli sebbene il rifiuto di adesione da parte di ciascuna ong potrebbe dare luogo a significative conseguenze”.

E ancora: “Funzionerebbe solo se fosse firmato da tutte le organizzazioni interessate con l’auspicabile coinvolgimento responsabile degli Stati di bandiera”. Il principio che sta alla base di ogni Codice è che la sua natura sia prima concertata e poi, una volta limato il tutto, che esso diventi regola.

Regola europea.

FRANCO LEO

Franco Leo

Vi diranno che era speciale la carrozzina ma non è vero, non lo è stato mai: speciale era lui e basta. Speciale come tutte le persone che sono costrette a diventarlo, speciali. E che lo fanno perché devono opporre a quel che non hanno avuto il meglio del meglio di quel che a loro resta.

E cosa era restato a Franco Leo se non un cuore grande come una casa e più piccolo solo della sua forza? Nulla, perché se sei tetraplegico devi fare una scelta: piangere e morire oppure lottare e morire lo stesso. Ma morire come alla fine poi muoiono tutti, e soprattutto morire da Grande.

E per fare la storia ci serve quel tipo particolare di grandezza che ti fa decidere di andare a correre la Maratona di New York in carrozzella, una carrozzella speciale fatta da uno specialista di Reggio Emilia che lo aveva capito subito, che quell’attrezzo dove essere speciale almeno la metà di Franco.

Quando Franco è morto ieri a Bellizzi in provincia di Salerno tutti hanno avuto la netta impressione che fosse morto in piedi, dritto come un fuso e impettito in faccia ad un mondo nel quale per 53 anni era seduto a farsi spingere solo per chi voleva vederlo così.

A pensarci bene c’è una sola persona che a spingere Franco sembrava che lo aiutasse a stare ancor più dritto: il fratello Dario, quello che nel salutare il suo sangue ha scritto: “Porterò avanti il sogno di tanti altri ragazzi che hanno preso ispirazione dalla tua testa dura“. Ecco, adesso appare un po’ più chiaro perché Franco è morto in piedi: perché ha dato tanta di quella forza a tanti di quei disabili che alla fine la parola si cancella da sola e ne appare un’altra: persone.

Persone con la testa dura, persone speciali che ridono di cose che a noi scemi nati in piedi ma seduti da sempre non ci sfiorano più: la parola di un amico, una barzelletta, il calcio, le donne, il rock o la trap e la polka chissenefrega, l’alba, le sigarette e la Mararona di New York, quella dove Franco Leo è andato e si è fatto spingere dal fratello e ha spinto lui, ha spinto come un matto e lo ha fatto con la voglia di esserci.

Il 6 novembre del 2022 a New York Franco Leo e suo fratello Dario hanno completato i 42 chilometri in 4 ore, 15 minuti e 31 secondi, un ottimo tempo, ma lui mentre rideva e piangeva al traguardo non parlava del tempo, parlava del modo. Il modo di vivere che Franco morendo ci ha lasciato. A tutti.

Abile.


FLOP

ENZO SALERA

Enzo Salera (Foto © Roberto Vettese)

L’iniziativa è giusta. E con ogni probabilità segnerà la vita del Partito Democratico al prossimo Congresso provinciale di Frosinone. Ma per il momento è ancora in embrione e ci vorrà ancora del tempo per irrobustirla e renderla concreta. A dimostrarlo è la manovra compiuta ieri da 12 sindaci della sua area geografica che hanno deciso di appoggiare la candidatura del civico di Roccasecca Giuseppe Sacco a presidente della Provincia.

È il fallimento della riunione tenuta martedì al teatro Manzoni di Cassino. Che il sindaco di Cassino Enzo Salera aveva convocato proprio per dire no alla candidatura Sacco. Ed è il chiaro segnale che la sua componente Cassinate sia una positiva intuizione: ma ancora tutta da strutturare e realizzare. (Leggi qui: Provinciali, la bomba di Pompeo: «Così il Pd ha segato le gambe ai candidati»).

Al netto dei dodici che poi sono andati nella direzione opposta, tolti poi i sindaci della componente maggioritaria Pensare Democratico andati lì per ascoltare, con Salera è rimasto solo Sergio Messore sindaco di Sant’Ambrogio e pochissimo altro.

La parte più difficile verrà adesso. Perché martedì Enzo Salera ha riunito i sindaci al Manzoni per dire No all’accordo sul nome di Sacco in quanto, nonostante civico, proviene da una matrice culturale di Centrodestra. Il che adesso gli lascia due sole soluzioni: disertare le urne (opzione solo teorica) oppure ufficializzare la candidatura del sindaco civico di Sora Luca Di Stefano, in contrapposizione a quella di sacco.

Tertium non datur: se ora appoggiasse il sindaco di Frosinone dovrebbe spiegare perché Riccardo Mastrangeli sarebbe più civico di Giuseppe Sacco.

Buone intuizioni ma acerbe.

ABOUBAKAR SOUMAHORO

Lo hanno infilato nel tritacarne mediatico senza tanti complimenti. Associandolo ad un’indagine sullo sfruttamento dei braccianti e sul caporalato in provincia di Latina. Aboubakar Soumahoro è deputato a Montecitorio, eletto nelle file di Alleanza Verdi e Sinistra, ed i suoi guai iniziano da Sezze dove hanno sede le cooperative al centro degli accertamenti.

Un momento… Perché suoi guai? Andiamo a vedere bene. L’onorevole Aboubakar Soumahoro è indagato? No. Ha una quota in quelle coop? No. Ma allora che c’entra? Una delle società è della suocera ed in una ci lavora la moglie. Note sfruttatrici di uomini? Macché.  Al timone della coop Karibù e del Consorzio Aid c’è Marie Terese Mukamitsindo (suocera del deputato): non è un’avventuriera bensì la vincitrice del Moneygram Award 2018 che è il premio come imprenditore dell’anno di origini straniere in Italia. Ed è arrivata ad impiegare 150 dipendenti.

Un altro momento… Ma quell’inchiesta sull’onorevole esiste? No, abbiamo appena detto che lui non è indagato. E sulla suocera e la moglie? Nemmeno: è un fascicolo contro ignoti. Parte dalla documentazione delle società, andate in affanno per dei pagamenti saltati ed altri ricevuti in ritardo, al punto da dove attivare la procedura che prevede la sostituzione da parte dello Stato, nel fare fronte ai pagamenti.

Ma alla fine il povero Aboubakar Soumahoro che ha fatto? Niente. Di cosa lo accusano? Di niente. E da cosa si deve difendere? Dai titoli dei giornali: perché tanto, gli articoli, li leggono pochi e sempre meno.

Pensava di andare in Parlamento per difendere i diritti dei braccianti e delle coop, ora ha scoperto che ci sono anche altri problemi e su diritti altrettanto fondamentali. Benvenuto.

Lo hanno fatto nero… a gratis