Top e Flop, i protagonisti del giorno: venerdì 25 novembre 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di venerdì 25 novembre 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di venerdì 25 novembre 2022

TOP

BERNARDINO DONFRANCESCO

Bernardo Donfrancesco

La modestia è una virtù. Nobilitata anche dal riconoscimento datole nelle Sacre Scritture. «Vai a metterti all’ultimo posto, perché venendo colui che ti ha invitato ti dica: Amico, passa più avanti. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato» scrive l’evangelista Luca. Una cifra alla quale ha uniformato tutta la sua esistenza il professor Bernardino Donfrancesco, storico sindaco di Colfelice.

È il recordman tra i sindaci ciociari. Eletto la prima volta nel 1972, Bernardo Donfrancesco è al suo decimo mandato. Silenzioso ma incisivo, defilato ma dirimente: mai si è piegato alle convenienze di Partito o quelle personali. Non ha avuto problemi a schierarsi in dissenso contro la linea ufficiale ogni volta che non è stato d’accordo oppure il suo territorio è stato chiamato a sacrifici ritenuti eccessivi o ingiustificati. (leggi qui: Mezzo secolo da sindaco: la ricetta di Donfrancesco per governare).

Nella disperata ricerca di un candidato, non unitario ma trasversale, da inalzare al posto di Antonio Pompeo alla guida dell’Amministrazione Provinciale di Frosinone, si sono dimenticati di lui. Proprio lui che da giovanissimo professore d’Inglese ha indossato per la prima volta la fascia tricolore del suo paese quando a Palazzo Chigi c’era Emilio Colombo con il suo governo Quadripartito formato da Dc – Psi – Psi – Pri, Genova veniva sommersa dall’alluvione, in Vietnam gli Usa difendevano la base di Ripcord, a Sanremo trionfava Chi non lavora non fa l’amore cantata da Adriano Celentano e Claudia Mori; il cannibale Eddy Merckx vinceva il Giro d’Italia e il Tour de France, il Cagliari trascinato da Gigi Riva vinceva il campionato di Serie A.

I maligni dicono che non se lo siano dimenticato. E che gli abbiano preferito il confinante Gino Germani di Arce perché nonostante le oltre 80 primavere il professor Donfrancesco ha un caratterino poco incline alle pastette ed ai compromessi la ribasso. Mentre Germani è più da mediazione e trattativa.

A lui, sicuramente, questa dimenticanza non dispiacerà. Perché è la dimostrazione di avere compiuto il giusto percorso che voleva dare alla sua esistenza: incastonata tra la modestia ed il rigore.

Il silenzio dei modesti.

GUIDO CROSETTO

Guido Crosetto (Foto: Leonardo Puccini / Imagoeconomica)

Pescivendola? Superato il confine“. Lui è ministro della Difesa ed a difendere è bravo, specie se da difendere c’è quella “scricciola” che lui, omone grosso come un armadio a sei ante, a volte abbraccia in foto che sembrano quelle di un Kraken benevolo che protegge una bambina. Ora però, colore a parte, Giorgia Meloni non è una bambina e secondo la giornalista Jeanne Perego sarebbe pure una “pescivendola.

Ecco cosa ha scritto su Twitter l’ultima accusatrice della premier: “Il ritorno della pescivendola. Che imbarazzo“. L’allusione, ove dare ad una della pesciaiola significasse mai alludere, era alla conferenza stampa nel corso della quale la Meloni aveva sfoderato di nuovo la sua proverbiale tigna dialettica. E tigna per tigna la Perego le aveva dato della spacciatrice di saraghi da banco.

Ecco, a questo punto Crosetto non ci è stato più. Ma lo ha fatto con eleganza e con una buona dose di furbizia basica. Ha scritto il “ministrone” sempre su Twitter: “Si possono e si devono criticare le Istituzioni perché la libertà di critica di chiunque è il sale della democrazia“. Poi la reprimenda da parroco corazzato: “Ma perché insultarle in modo greve e volgare? Perché alcuni, in Italia, devono sempre superare il confine delle normali regole di rispetto tra persone civili?“.

Cosa ha fatto dunque Crosetto? Ha difeso la sua leader politica, ha preso le difese della premier e si è messo a difesa stretta dell’eleganza di linguaggio su un tema che per la sua leader è stato sempre “croce”. Una tripletta a cui il ministro ha aggiunto anche la sempre valida iperbole del “tutti hanno il diritto di criticare ma c’è modo e modo”, una spolverata liberal a cui non solo lui crede, ma di cui conosce bene il valore strategico.

Io difendo.

FLOP

ALESSIO D’AMATO

Alessio D’Amato (Foto: Leonardo Puccini / Imagoeconomica)

È il candidato del Partito Democratico a raccogliere l’eredità di Nicola Zingaretti in Regione Lazio. E la logica vuole che lo sarà anche di tutto il cartello di Centrosinistra che riuscirà ad aggregare. Alessio D’Amato è l’assessore alla Sanità che s’è ritrovato, dalla sera alla mattina, scaraventato sulla linea del fronte di un coronavirus sconosciuto e pandemico. E lui ha reagito, difendendo il suo Lazio e mostrando un volto della Sanità laziale sconosciuto fino a quel momento. In poche settimane tutto viene rivoluzionato con precisione militare, nascono i Covid Hospital, poi le strutture per curare i pazienti ordinari, poi i centri di riabilitazione, poi gli accordi sindacali e le assunzioni, poi la rete di vaccinazioni. Talmente assorbito nella Sanità che ora in campagna elettorale rischia di perdere qualche colpo.

Nelle ore scorse ha partecipato ad un attivo del Pd di Roma in vista delle Regionali. Ed in quella sede ha detto “Le Primarie? Tra le forze del centrosinistra nessuno le ha chieste, io ero disponibile a farle ma non c’è stata richiesta“. Sarà che tra inaugurazioni, nuove tac, presentazione di siringhe e servizi vari, qualche tappa se l’è persa: ma è dall’inizio della scorsa estate che il Segretario regionale Bruno Astorre sollecita le Primarie. E si giura che abbia avuto anche un confronto intenso al Nazareno per imporle: desistendo solo di fronte all’imperativo di Letta ed alla caduta del Governo Draghi . 

Per mesi, dal suo Partito stanno tentando di allacciare una linea di dialogo con Giuseppe Conte e ricostruire l’alleanza con il M5S: in estate c’era già una bozza di programma regionale scritta a quattro e più mani. Le diplomazie sono ancora all’opera: lo stesso Nicola Zingaretti da Lucia Annunziata ha detto “Non smetterò mai di cercare il dialogo”. Ora invece Alessio D’Amato dice “Io non faccio tentativi. Di più, fissa l’ultimatum, non aspetta: “Le porte sono aperte, ma noi andiamo avanti. Per cui dalla prossima settimana verrà chiuso l’accordo con le forze del centrosinistra e il perimetro programmatico della coalizione. E poi si parte“.

Terzo elemento. Da settimane, tutti stanno sganciando il voto nel Lazio da quello politico nazionale. Ricordando che 5 anni fa mentre il Pd di Renzi finiva in macerie nel Lazio gli stessi elettori votavano Zingaretti. Alessio D’Amato cambia del tutto la strategia. E invece dice “Io voglio vincere perché lo dobbiamo al nostro popolo e alla nostra comunità politica”. Lo ha detto Alessio D’Amato, candidato unico del PD (e sostenuto anche dal Terzo Polo) alle prossime regionali, durante un attivo del PD Roma nei locali che ospitarono il comitato elettorale di Roberto Gualtieri e che sarà il comitato di D’Amato. “Le elezioni Regionali sono il primo appuntamento dopo la sconfitta delle elezioni nazionali e devono rappresentare una rivincita delle forze del centrosinistra e progressiste“.

Contrordine compagni.

KLEVIS GJOKA

Klevis Gjoka

Il tema caldo di questi giorni, almeno in punto di etica e battaglie sociali, è quello lanciato da Lucio Malan. Il capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato aveva “belato”, ospite ad Un Giorno da Pecora, la sua ineccepibile lettura in ordine ai matrimoni gay.

Silloge smart: per Malan la prova provata della loro etorodossia starebbe nella Bibbia, dove “è scritto che l’omosessualità è un abominio, sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento” (e dove per inciso Noè avrebbe avuto l’ergastolo per pedofilia, violenza carnale su minore ed incesto, a voler citare un caso-scuola).

Ovviamente le dichiarazioni di Malan avevano scatenato un vespaio ed a “gettare Ddt” sul medesimo ci ha pensato Klevis Gjoka. Costui ci ha messo sei secondi netti per skillarsi come persona in grado di far discendere sul volgo la verità: “Sono omosessuale, di Fratelli d’Italia, ma difendo Lucio Malan“.

Come a dire: “Sono del mestiere, sto con chi sta contro ma chi sta contro non ha sbagliato”. Ecco, se c’è una cosa che dovrebbe avere meno titolarità del mondo quella è proprio il parere dei cerchiobottisti. Attenzione, non certo perché le loro condizioni e scelte di vita a volte in odor di paradosso debbano costituire di per sé cosa negativa eh?

Chi vive conciliando i piani fratti di questa grama esistenza è e resterà persona degna di più stima ancora degli altri. Tuttavia è vero anche che quando parlano persone come Gjoka non si sa mai quale parte della contraddizione vogliano privilegiare e quale sia quella “di appoggio”.

Ha detto Gjioka: “Non credo che il senatore Malan abbia ragione alcuna di scusarsi, lui non ha offeso la sensibilità di nessuno ribadendo un concetto sacrosanto, ovvero che l’istituzione del matrimonio nasce come istituzione religiosa ed è pertanto da sempre eterosessuale per definizione“.

Poi dal fosco ha virato sull’arcobaleno: “Questo non significa che le coppie omosessuali debbano avere o abbiano meno diritti di fronte alla legge“. Certo, ma neanche significa che un matrimonio gay debba essere definito un abominio con piglio quacchero, perché a ben vedere “abominio” è molto più che discriminazione, è una condanna.

Scegliere o mediare meglio, please.