Top e Flop, i protagonisti del giorno: venerdì 28 ottobre 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di venerdì 28 ottobre 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di venerdì 28 ottobre 2022.

TOP

PAPA FRANCESCO

Papa Francesco © Gristian Gennari / Imagoeconomica

Diciamocela tutta, come direbbe l’attuale uomo di punta a Palazzo Madama: di questi tempi Papa Francesco non lo hanno invocato solo gli amministratori di condominio di Gallarate. Nell’ordine ed in ambito politico il pontefice è stato citato da: Ignazio la Russa, Lorenzo Fontana, Giorgia Meloni e Giuseppe Conte. Insomma se poco poco il Pontefice finisce anche in bocca a Carlo Calenda che gli chiede la grazia per il sindaco di Piombino ci converrà di parlare più di Agenda Bergoglio che si agenda Draghi.

Ma per fortuna il Papa è il Papa e non un feticcio dialettico per sottolineare la giustezza di idee che non gli appartengono. Perciò egli per lo più fa il mestiere di Papa, e lo fa egregiamente, vale a dire in punto di verità. Verità come quella, scomodissima, con cui Bergoglio ha messo in guardia i seminaristi dalla pornografia digitale, avvisandoli che in giro ci sono modelli in negativo anche nel recinto ecclesiale. Perché quello della pornografia digitale è un “vizio” anche di “sacerdoti e suore“.

Ecco le parole di ghisa del Papa: “È un vizio che ha tanta gente, tanti laici, tante laiche, e anche sacerdoti e suore”. Poi Bergoglio ha indicato cosa accade: “Il diavolo entra da lì. E non parlo soltanto della pornografia criminale come quella degli abusi dei bambini: questa è già degenerazione. Ma della pornografia un po’ ‘normale’”.

Ecco, un Papa che si premette di fare un distinguo, scontato e ferreo ma delicato, fra pornografia “normale” e “degenerazione” forse ha pieno titolo a diventare totem della politica. Lo avrebbe non per facili accostamenti di maniera perché il pezzo “scivoli”, ma perché l’Uomo che sta sotto quel copricapo bianco è talmente autorevole e calato nei mali del mondo che da quei mali deve preservare da meritarsi una patente bella.

Quella di metro vivente, fallace ma assoluto al contempo delle cose da ascoltare, magari sottoponendole al diritto di critica, ma senza spostarle mai dal novero delle faccende umane da tenere in considerazione perché l’umanità e l’uomo vadano sempre a braccetto.

Guida.

LUIGI MACCARO

Luigi Maccaro

È arrivato per caso e tra mille diffidenze della gente. Che ha bloccato le strade pur di non avere tra i piedi né lui né la struttura che è venuto ad organizzare. A distanza di 32 anni da quei giorni, i fatti dicono che avevano ragione lui ed i suoi amici. Lui è Luigi Maccaro e con lui all’epoca c’erano il padre abate di Montecassino dom Bernardo D’Onorio ed il prete dei ragazzi don Antonio Mazzi. Sono stati loro, nel 1990, a volere nella periferia di Cassino la comunità di recupero per tossicodipendenti Exodus. Realizzata su un terreno messo a disposizione dall’abbazia, contro la volontà della gente.

Che si è dovuta ricredere. In questi trentadue anni sono stati circa 2mila i ragazzi che si sono sottoposti al programma di disintossicazione e reinserimento nella vita dopo avere imparato un mestiere a Cassino. E sono state ben 5mila le persone aiutate dal Centro di ascolto: mamme disperate, mogli pronte a combattere per togliere i mariti dalla droga, ragazzi in cerca di una via per uscire dal tunnel. In 32 anni mai un solo problema di convivenza.

In questi anni il mondo è cambiato, le droghe sono cambiate, le dipendenze sono cresciute: ora ci sono le ludopatie, le scommesse, il gioco d’azzardo. Ed Exodus c’è anche per contrastare loro. Con Luigi Maccaro ad organizzare e cercare di riportare alla vita chi bussa alla Comunità, senza giudicare.

Al di là dei duemila ragazzi salvati e dei cinquemila aiutati c‘è un’altra vittoria: quella contro il pregiudizio. È stata la più difficile. E solo persone determinate come l’abate D’Onorio e don Mazzi potevano affrontarla con speranza di successo. Quello che oggi vanno a celebrare per i 32 anni dalla prima Messa celebrata nella cascina di Exodus Cassino.

Salvatori di anime ma anche di corpi.

FLOP

GIUSEPPE CONTE

Giuseppe Conte

È disposto a sacrificare il Lazio. Cederlo al centrodestra in cambio del sorpasso sul Pd. Giuseppe Conte non ha ancora lanciato il dado ma ha deciso: alle Regionali per eleggere il successore di Nicola Zingaretti il Movimento 5 Stelle correrà da solo. Lo farà proponendo la candidatura a due ex Dem: il già sindaco di Roma Ignazio Marino buttato giù da una congiura interna, oppure Stefano Fassina già deputato Pd e poi passato a Sinistra Italiana, sottosegretario nel Governo Letta.

Un obiettivo comune in entrambi i casi: la vendetta. Nel confronti di un Pd al quale puntano ad assestare un nuovo colpo elettorale. Per Giuseppe Conte una doppia mossa strategica: nazionale e territoriale. Sul piano nazionale punta a scalare le macerie e portarle dalla sua parte. Sul piano locale l’obiettivo è seppellire la vecchia guardia rappresentata da Roberta Lombardi e Valentina Corrado che in questi anni ha governato con Zingaretti.

Una decisione che passerebbe sopra a tutti i livelli locali del mondo Progressista. Che sabato scorso aveva individuato un punto di sintesi per riproporre l’alleanza unica in Italia, costruita nel Lazio da Nicola Zingaretti e Daniele Leodori. (Leggi qui: Regionali, il patto c’è da sabato: ma non si può dire).

In questo caso, uccidere l’ostaggio è stato giudicato più conveniente che reclamare un riscatto.

L’incorreggibile vocazione della sinistra al suicidio.

MATTEO SALVINI

Matteo Salvini (Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica)

Lui non ha compiti istituzionali, lui ha differenti gradi di sensibilità che i suoi compiti istituzionali li scavalcano come gli gnu sui fiumi infestati dai coccodrilli. Matteo Salvini è tornato con forza sulla moratoria in ordine ai distacchi delle utenze ed in queste ore sta rilanciando come un ossesso la proposta sul caro energia.

Ma perché Salvini, che è ministro delle Infrastrutture, si fa i briefing con la Guardia Costiera ed interviene sul caro bollette? La risposta è talmente semplice da far fare spallucce anche ad un pitecantropo: semplicemente Salvini lo ha fatto perché lui conosce il mainstream meglio di tutti. Poi perché per Salvini il mainstream ha sempre contato molto di più delle mission politiche ed istituzionali.

Il leader del Carroccio non riesce ad uscire fuori da quella modalità “social” e da nervo scoperto la cui cauta trattazione distingue un politico di rango da un urlatore che piazza gli scopettoni nelle case subito dopo la tempesta di sabbia.

Attenzione, Salvini non mente quando parla di “moratoria sui distacchi delle utenze” per sei mesi almeno allo scopo di sgravare gli italiani dal caro bollette, quella è davvero in agenda di governo, semplicemente parla di cose che non sono cose sue. Lo fa peraltro anche con lo sgarbo istituzionale di chi sul pezzo ci era andato prima del discorso programmatico di Giorgia Meloni.

Scortese come solo i battitori liberi e tuttologo come solo i mancati risolutori sanno essere, il leader leghista ha dato l’impressione di essere a capo di un “sub-governo” che in casa di Giorgia Meloni ci è capitato solo per malasorte pronta a recedere e non per scelta e rispetto dei ruoli. Il nostro è vicepremier e si aggrappa a quello nella sua logorrea propositiva, ma dimentica (volutamente) che i vice scendono in campo quando il titolare non è in campo.

Giorgia Meloni ha appena iniziato a toccare palla e lo sta facendo in una squadra che squadra non è. E che forse non lo sarà mai.

Cuculo di dicasteri.