Top e Flop, i protagonisti del giorno: venerdì 5 agosto 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di venerdì 5 agosto 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di venerdì 5 agosto 2022.

MARIO DRAGHI

Mario Draghi

Non si è congedato, non ha tirato i remi in barca. Mario Draghi ha continuato a portare avanti il suo lavoro: con più tranquillità dal momento che i Partiti ora sono impegnati a cercarsi i voti e non hanno il tempo per tirargli la giacca. Così ieri sera ha potuto annunciare d’avere messo a punto 15 miliardi di euro per famiglie e imprese più altri due per sanità e sconto sui carburanti. Il tutto senza scostamento di bilancio.

Ma non solo. Se sono vere le indiscrezioni, il premier ha anche accettato di suggerire un paio di nomi affidabili per un eventuale governo di Giorgia Meloni dopo le elezioni. I nomi sono quelli del direttore generale di Bankitalia e membro del board della Bce Fabio Panetta (figlio dello storico sindaco di Pescosolido, Paolino Panetta) e l’attuale ministro per la Transizione Ecologica Roberto Cingolani. Palazzo Chigi nega e parla di fantasie ma in questi casi la smentita è d’obbligo.

Non solo. La sua squadra sta definendo data ed ore precisi: Draghi sarà a New York nei giorni immediatamente precedenti le elezioni. Parteciperà all’assemblea generale dell’Onu. In presenza. E forse si vedrà per dare qualche dritta anche al presidente Joe Biden.

Le stime dicono che l’Italia crescerà più di Francia e Germania. Il tutto è stato ottenuto con un Parlamento che nel momento in cui è stato sciolto nemmeno s’è reso conto d’essere stato mandato a casa. Composto da deputati e senatori che dopo avere segato il ramo su cui erano seduti ora si disperano alla ricerca di una candidatura che loro stessi hanno soppresso. Gente da banchi a rotelle. Solo loro potevano dare il benservito ad un Presidente del Consiglio dei Ministri di questo spessore.

Super super super Mario.

SAIPEM

Piattaforma di trivellazione

Il dato è evidente: l’Italia è alla canna del gas perché di gas non ne ha più molto e, malgrado gli sforzi di Roberto Cingolani, la crisi di Governo e la campagna elettorale chiacchierona per il voto del 25 settembre non hanno certo aiutato le cose. Non lo hanno fatto perché in campagna elettorale si promette quel che si farà e la crisi energetica dell’Italia di tutto abbisognava meno che di propositi. A noi servono azioni ed un esecutivo che le metta in pratica.

Ecco perché la notizia che mentre la politica fa i gargarismi l’impresa fa i mezzi miracoli giunge molto più che gradita. Quale notizia? Ad esempio quella per cui Saipem si è aggiudicata un contratto offshore da Enimed, società del gruppo Eni. Di cosa si occuperà? Trasporto ed installazione di una pipeline che connetterà i quattro pozzi dei campi di Argo e Cassiopea davanti alla costa siciliana, per un valore di circa 300 milioni di euro.

Si tratta di un “tubo” lungo sessanta chilometri e piazzato su un fondale fino a 660 metri di profondità che ottimizzerà il flusso del gas. Per la posa di quella gigantesca condotta si metterà in moto una flotta specializzata di navi che Saipem tiene come gioielli: la Castorone e Castoro 10, “riconosciute come top di gamma nel panorama mondiale del settore”.

Ma non è finita: la “Saipem 3000” installerà gli elementi di connessione dei pozzi del giacimento con la piattaforma “Prezioso”. E il nome del progetto? Tutti i progetti che si rispettino hanno un nome: è Cassiopea. Ed è un progetto che “rappresenta un’infrastruttura strategica nel panorama energetico nazionale, recentemente colpito dal deteriorato scenario geo-politico”.

Qual è il dato vero? Lo snocciolano indirettamente tutti queste voci tecniche enunciate: da un lato c’è un mondo in cui un Governo che deve gestire una crisi cade per le mezze ubbie di chi non vuole la transizione ecologica e di chi rivuole la ribalta decisionale. Dall’altro c’è un mondo fatto di tecnici in cui se c’è un problema allora di quel problema devi trovare la soluzione, non enunciarne la gravità.

E Saipem, che in spunta legittima ha gli affari ed il profitto e non certo il bene pubblico, si è messa in moto per risolverlo.

Prendete esempio.

FLOP

GIUSEPPE CONTE

Giuseppe Conte

Deve essere una caratteristica di parte: l’abilità di prendersi in giro da soli. L’apoteosi fu raggiunta la sera in cui l’allora vice presidente del Consiglio dei Ministri Luigi Di Maio si affacciò dal balcone di Palazzo Chigi ed annunciò la sconfitta della povertà. Ma pure la fantasmagorica invenzione dei banchi a rotelle per risolvere il problema del covid nelle scuole italiane non ha pari in Europa.

Poi si è arrivati alle misure autolesioniste. Come l’abolizione di quasi 350 posti in Parlamento, convinti che avrebbe riguardato gli altri; con la conseguenza ora di corse disperate a trovarsi una candidatura o un posto nella struttura del Partito. Esattamente quello che avevano contestato agli altri.

L’ultima perla sta nel regolamento per le Candidature del Movimento 5 Stelle. Gli eletti del Movimento saranno pochini: lo anticipa ogni statistica di questi giorni. Ma il fatto interessante è che li deciderà il solo Giuseppe Conte. Perché le selezioni, i colloqui, i casting ed infine le cliccarie a cui gli aspiranti si sottoporranno, serviranno a nulla. Verranno eletti – dicono i sondaggi – solo i capolista al plurinominale. 

E le Parlamentarie a cosa servono allora? Come i banchi a rotelle e l’abolizione della povertà. 

Clicketto per le allodole.

MATTEO SALVINI

Matteo Salvini e Matteo Renzi (Foto: Stefano Carofei / Imagoeconomica)

Dal citofono del Pilastro di Bologna alla maglietta sventolata sotto al naso in mondovisione dalla Polonia, Matteo Salvini continua a collezionare scivoloni imbarazzanti.

L’ultimo in ordine di tempo è quello rimediato con la sua coraggiosa visita sull’isola di Lampedusa, alla ricerca di migranti clandestini. È approdato all’urlo “Lamorgese ha riempito l’isola”. Poi si è accorto che le cose funzionavano e non come all’epoca in cui il Ministro dell’Interno era lui. testimoniano le telecamere. E allora è passato al grido “Lamorgese ha svuotato di notte l’isola”.

Il leader leghista è impegnato da mesi nella distruzione di se stesso, nella sistematica demolizione del suo mito, nella realizzazione di un’immagine che con la Lega ha poco da spartire. Nel Partito lo lasciano fare, nessuno parla: al limite qualche colpetto di tosse e qualche Governatore che si mette a parlare del suo territorio.

Il rischio è che a Matteo Salvini accada lo stesso che ebbe a passare Matteo Renzi quando stava nel Partito Democratico cinque anni fa: un tracollo tale per cui dovette andarsene la sera stessa dei risultati elettorali del 2018 e dalla porta principale, affinché si vedesse che andava via. Furono i suoi a non votarlo. Per metterlo di fronte all’irreparabile ed in condizione di sloggiare.

Da Matteo a Matteo.

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