Top e Flop, i protagonisti del giorno: venerdì 7 ottobre 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di venerdì 7 ottobre 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di venerdì 7 ottobre 2022

TOP

MATTEO ZUPPI

Walter Veltroni e Matteo Maria Zuppi a Veroli

Non molti sanno che in Italia, anzi, pare in Europa, qualcuno dice al mondo, c’è una ed una sola immagine che ritrae il profeta dell’Islam Maometto mentre brucia all’Inferno: quell’immagine si trova nella basilica di San Petronio a Bologna.

Tutto questo potrebbe quanto meno indurre al sospetto che l’opima città sia luogo dove i seguaci dell’Islam intenzionati a “fare nido di fede” siano avversati dalle alte sfere ecclesiastiche per avita tradizione. Non è affatto così e a ricordarlo ci ha pensato un ciociaro, tal Matteo Zuppi.

Ora, che Zuppi sia per inciso anche arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, vale a dire il “Parlamento” del Vaticano, pare fatto quasi accessorio. Lo pare perché Zuppi, che ha una nonna di Veroli, è innanzitutto un uomo, un uomo moderno che con l’abito cardinalizio è diventato un alto prelato di grana finissima. E capace di richiamarsi anche ai valori della Costituzione. Il caso Bologna lo conferma.

Il contesto è quello della possibile edificazione di una moschea a Bologna, il sub-scenario è quello di una intervista a Radio Uno di Zuppi; il contorno è quello di una faccenda che ha convinto molti ma non tutti, neanche nella stessa Chiesa.

E Zuppi a quel problema ha dato una soluzione, quale? Quella contenuta nella parola più bella del mondo. “Sono favorevole a soluzioni” Lui insomma non ha pregiudiziali e ha detto: “Sono favorevole a trovare tutte le garanzie necessarie perché sia possibile realizzare una moschea anche a Bologna”. Lo ha detto ridendo perché un ascoltatore gli aveva chiesto un aneddoto e lui ha rievocato con piacere: “Il giorno dopo che arrivai a Bologna me lo chiesero e io risposi: ‘Ma io vengo da una città, Roma, dove c’è da più da 50 anni”.

Ma l’affondo di etica e civiltà di Zuppi è arrivato dopo, tondo, netto e laico: “Nella Costituzione c’è il diritto di professare la propria religione, perciò credo che forse bisognerà dare delle regole che possano permettere tranquillamente di farlo, come in tutte le capitali europee dove ci sono luoghi di preghiera di tutte quante le religioni, quindi anche per quella musulmana”.

Ecumenico.

ROMANO PRODI

Il professor Romano Prodi con il presidente Francesco Borgomeo

Il concetto di “emigrazione senza migranti” non è difficile da capire ma pare difficilissimo da comprendere. Romano Prodi ci ha provato, a mettere la faccenda in silloge, lui ama i sunti con fraseggi di narrato: “Da un programmatore che lavora a distanza, ad alto livello, arriva un’impresa olandese e dice: tu, ragazzo mio, resta nella tua stanza, fai quello che hai fatto fino ad adesso e io ti pago il doppio“.

Quello di cui sta parlando Prodi è uno scenario per chi guarda ed un rischio per chi osserva. Lo è perché si tratta di “uno dei problemi di cui ho paura per il nostro futuro e allora dobbiamo elevare la produttività, adattare anche i salari all’aumento della produttività e dare un’immagine più forte del Paese“.

Le “Voci sul Futuro”, lo streaming Ansa di cui Prodi è stato interlocutore ha messo il dito nella piaga di uno di quelli che qui da noi, che siamo parolai impenitenti, si chiamano problemi prospettici. Cosa sono?

Semplicemente i guai che un Paese sa che avrà ma che non affronta subito perché vede nel tempo futuro l’assicurazione che problemi non lo siano ancora. Ad avere questa caratteristica non proprio eccelsa sono i Paesi che tendono a vivere a lume di naso, esattamente il tipo di vita che Romano Prodi non ha scelto per sé, lui che del futuro ha sempre cercato di scovare le pieghe che lo rendevano già presente.

L’ex premier e padre dell’Ulivo non ha mai avuto palle di vetro, ma l’incedere concettuale sicuro degli intelletti destinati agli orizzonti e non alle suole delle scarpe, perciò ha inquadrato il problema vero: il problema vero del sistema produttivo italiano è la “manodopera a tutti i livelli, non si trovano né ingegneri né tecnici, è una specie di disperazione e i nostri ragazzi emigrano“. E la soluzione? Scuole, soprattutto scuole tecniche, magari scuola che funzionino. E poi lavoro, tanto ed organizzato in modo che “i ragazzi non scappino via”.

Già, scuole, lavoro, i temi futuri si cui riflettere. E invece oggi bollette e morosità, i temi presenti su cui bestemmiare.

Professore con binocolo.

FLOP

GIORGIA MELONI

Giorgia Meloni (Foto: Paolo Cerroni © Imagoeconomica)

In Italia una linea di credito le è stata concessa: subito ed ampia. Garantita dall’indiscutibile vittoria elettorale appena ottenuta, sintomo della fiducia degli italiani e della loro volontà di affidarle il cambiamento. Ma oggi lo scenario minimo sul quale ci si esibisce è il mondo. E quella stessa linea di credito, sugli scenari mondiali Giorgia Meloni sta scoprendo di averla avuta ma in maniera infinitamente più limitata. Ed i guai sono appena all’inizio.

Il primo scricchiolio viene dal mondo della finanza. L’Italia è un Paese basato sul debito: spendiamo 130 ma produciamo 100, la differenza la otteniamo ‘vendendo‘ quel debito ai risparmiatori che lo comprano sotto forma di Buoni del Tesoro riconoscendogli interessi vantaggiosi. Ma ora i Btp (i Buoni a 10 anni) sono schizzati ai massimi dal 2020 e le agenzie di rating borbottano. Non si trovano compratori. C’è diffidenza ad investire sul futuro dell’Italia: i grandi compratori mondiali questa volta sono prudenti. Perché?

I motivi sono tre. Il primo: non c’è Mario Draghi a garantirli. Il secondo: se il prossimo governo dovesse rivedere il piano delle riforme del Pnrr l’Italia rischierebbe il declassamento della sua affidabilità finanziaria. Il terzo: a governare le Finanze e l’Economia italiane non si sa chi ci andrà ma si sa che hanno detto no tutti i big sinora consultati: Fabio Panetta ha declinato da subito sta troppo bene nel board della Bce, il tecnico uscente Daniele Franco non ha intenzione di restare con un governo politico, l’economista Dario Scannapieco non è interessato. Non è tutto: pure Roberto Cingolani non intende rimanere, ha una super offerta dall’Oriente.

Le buone intenzioni sono una cosa, la realtà dei fatti è un’altra. Il voto ha consegnato a Giorgia Meloni una fiducia solidissima. Che sarà duratura. Ma non illimitata.

Si inizia a ballare.

SARA MANFUSO

Sara Manfuso

Dal top al flop: in ventiquattrore ed in diretta televisiva nazionale. Perché i motivi della sua uscita volontaria della concorrente cassinate dal Grande Fratello Vip sono in parte meno trasparenti e di certo meno nobili di quelli annunciati sull’uscio della casa più spiata dagli italiani.

Sara Manfuso martedì sera aveva annunciato la sua uscita spiegando di avere preso quella decisione così sofferta per difendere però un principio. Quello della lotta agli abusi. E la vicenda che aveva caratterizzato la puntata del lunedì precedente (l’indifferenza nei confronti del disagio psichico manifestato da Marco Bellavia, ex volto giovanile di Bim Bum Bam) non la vedeva d’accordo.

Il principio è: non posso partecipare ad un gioco dove sono in palio dei soldi quando quel gioco ha avuto una parentesi così brutta. Le parole sono state “Non potevo pensare di concorrere a un montepremi e continuare a giocare, dopo che su quella casa pendeva per me un’accusa troppo pesante. Anche se è stato sottolineato che non ho avuto un ruolo attivo nei comportamenti di bullismo, ho sentito di non poterlo fare. Va contro i miei principi e ho preferito lasciare quell’opportunità a un altro concorrente“. 

Non è più un gioco, insomma. La cosa è seria, ha voluto far capire. Scegliendo di difendere i suoi valori dallo studio e non dalla casa del GF Vip. Bene, brava, encomiabile: applausi. (Leggi qui: Top e Flop, i protagonisti del giorno: giovedì 6 ottobre 2022).

Lo studio del GF Vip

Un concetto che ha declinato poi i giovedì sera durante la diretta. Aggiungendo però un’accusa. Grave. Anzi due, gravissime. Ha puntato il dito sul direttore di Chi ed abilissimo autore e conduttore della trasmissione Alfonso SignoriniConosci la mia storia. Io sono stata vittima di violenza sessuale. Non volevo agevolazioni perché il mio passato è pesante. C’è stato un episodio importante. Ero in cucina con l’uomo che mi siede accanto (Giovanni Ciacci, ndA), che mi ha toccato il culo e mi ha detto “simuliamo una violenza sessuale“. Io ho riso e ho riso perché ero in imbarazzo, provavo vergogna e non se n’è accorto nessuno. Nessuno mi ha chiamato in confessionale, nessuno mi ha detto “Sara come stai” e nessuno ha capito che dietro quella risata c’era il dolore, la vergogna e l’umiliazione. Chiaro. Si vede solo quello che si vuol vedere“.

Perbacco: una molestia sessuale in diretta e sottovalutata? Con ogni probabilità Sara Manfuso l’ha vissuta così ed interpretata così. È certa che le cose siano andate così. Peccato che Giovanni Ciacci sia balzato dalla sedia ricordando al mondo chea me quel genere non interessa” ricordando che non è interessato alle donne.Per sbaglio, passando in uno spazio stretto della cucina, ti ho toccato il sedere, ho detto che non volevo che venisse fraintesa come una violenza sessuale e poi ho detto: “Dovremmo parlare proprio di questo”. Non ci sto a passare per quello che fa la violenza sessuale”. Il video ripescato in tempi record dalla regia conferma la versione di Ciacci. Non quella dell’opinionista cassinate.

Alfonso Signorini l’ha letteralmente cacciata dallo stadio, in diretta televisiva. “Avresti potuto trovare una ragione più plausibile per uscire dalla casa. Adesso puoi accomodarti. Vai pure fuori dalla casa e fuori da questo studio. Sono ben contento che tu ci vada. Arrivederci“.

Il troppo stroppia.

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