Top e Flop, i protagonisti del giorno: venerdì 9 dicembre 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di venerdì 9 dicembre 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di venerdì 9 dicembre 2022.

TOP

FABIO GROSSO

I festeggiamenti dopo Reggina – Frosinone

Da “eroe” di Berlino 2006 a condottiero del Frosinone che comanda la Serie B e sogna il ritorno in Serie A. E’ indubbiamente Fabio Grosso il grande artefice della marcia trionfale dei giallazzurri in serie positiva da 9 turni ed in testa a quota 35 con 6 punti di vantaggio sulla seconda (Reggina) e 9 sulle terze (Genoa e Bari). La vittoria di giovedì al “Granillo” di Reggio Calabria contro la vice capolista è stata un’autentica prova di forza, un capolavoro di strategia. (Leggi qui Tre ruggiti al Granillo, il Frosinone sbrana la Reggina 0-3; e qui Il Giudizio Universale: Reggina-Frosinone 0-3).

L’ex campione del mondo con umiltà ed impegno maniacale sta effettuando un lavoro straordinario, presentando un calcio moderno, spettacolare e coraggioso. Malgrado la rivoluzione sul mercato estiva è riuscito a dare al gruppo un’identità ben precisa. Forgiando e lanciando tanti giovani. E dulcis in fundo ha saputo ricreare entusiasmo tra i tifosi ed empatia. Un fattore che alla lunga può fare la differenza.

Ma bisogna dare merito anche al presidente Maurizio Stirpe ed al direttore Guido Angelozzi di aver sempre creduto nelle qualità di Grosso, guardando prima il lavoro e poi i risultati. Una scelta insomma nel segno della continuità di un progetto iniziato due anni fa con l’obiettivo di arrivare ad un calcio sostenibile ed ora anche vincente.

Campione non per caso.

MARIO DRAGHI

Mario Draghi

Di Mario Draghi come papabile candidato alla guida della Nato ne scrivemmo in tempi davvero molto non sospetti. Ma non è skill eccessiva a ben vedere. Credere che l’ex premier considerasse la sua permanenza a Palazzo Chigi come una sorta di punto di arrivo significa non aver ben capito da dove Mario Draghi venisse prima di arrivare a farsi avvelenare il sangue dalla bizzosa politica italiana.

Il dato oggi però è un altro. Non tanto quello per cui Mario Draghi è in pole per sostituire Jens Stoltenberg in plancia atlantica di comando. Ma quello per cui nel novero di chi per lui spinge c’è anche Giorgia Meloni.

Ora, come dicono a Roma, “famo a capisse”: non è che ad uno che chiama Kissinger “Henry” servisse la spintarella della Meloni, ma il senso politico è un altro e lo ha messo bene, molto bene nero su bianco un acuto Alberto Maggi. Il senso è che ora che Meloni è premier le è arrivato sulle spalle il diritto di manovrare per cose grandi, e gli aiuti militari a Kiev sono di certo la libbra di carne che la Nato ha gradito.

Ecco, la tesi di Maggi è che Draghi, già “chiacchierato” come segretario Nato in molti posti di comando, potrebbe aver risentito anche della verve “super atlantica” di colei che gli è succeduta per rinsaldare la sua candidatura. Dove sarebbe nato il “patto” di Meloni per spingere su “Supermario Atlantico”? A Bali, al G20, tramite una chiacchierata franca con Joe Biden.

Nell’Ue il modo migliore par campare è guardare a Washington come si guarda ai fratelli maggiori, a Berlino come si guarda all’Agenzia delle Entrate e a Parigi come si guarda al cugino bullo da mettere a posto ogni tanto. Tutte skill che Meloni ha messo in bacheca e che per Draghi sono birra per la Nato.

E che “Supermario” andasse a meritarsi questa nuova cabina di comando un po’ lo speravano tutti. Anche quelli che la prima poltrona di Draghi l’anno liberata. O quell* che non lo vollero al Quirinale. Ma quella era un’altra Giorgia.

Tutto è “Nato” a Bali.

FLOP

CORRAO/PEDICINI/D’AMATO

Ignazio Corrao (Foto © Europarl p.o.)

In Italia se non raccogli firme fai i flashmob. E se non fai i flashmob esprimi ferma condanna. Son tutte cose belle a patto che a guidarne gli intenti siano nobili motivazioni. Ora spadelliamo la faccenda sulla casseruola della politica e cerchiamo di capire perché no, stavolta una di queste iniziative ha la “fiatella” della rivalsa anziché l’odore nobile dell’atto etico.

Ignazio Corrao, Piernicola Pedicini e Rosa D’Amato sono tre ex iscritti del Movimento Cinque Stelle che in Parlamento Europeo erano passati con Verdi/Ale e stanno raccogliendo firme contro qualcosa. Anzi, contro qualcuno. Meglio: contro Luigi Di Maio. Come hanno spiegato in una mail che supporta la loro iniziativa loro vogliono sapere come è stato selezionato l’ex titolare della Farnesina per diventare la “quinta colonna” dell’Ue nel Golfo Persico in tema di risorse energetiche da trattare.

E i tre crociati dell’efficienza studiata vogliono (legittimamente) sapere su quali criteri” il Consiglio Ue abbia fondato la nomina di un inviato speciale dell’Ue per il Golfo Persico per loro poco skillato come Luigi Di Maio. Come noto il nostro è stato preselezionato da un panel di esperti come il candidato migliore e diventato pietra dello scandalo di tutti i nasi stortignaccoli di una Italia tronfia. Che non la smette di guardare il prossimo dalla cima di non si sa cosa.

Premessa: che alla notizia della “candidatura” di Di Maio più qualcuno abbia inizialmente trasecolato ci sta. Ognuno di prende un po’ della mistica che crea, ma sempre senza esagerare. Quelle che mancano sono le considerazioni a margine, quelle serene e senza preconcetti giolittiani o di bottega. La mail del trittico è stata chiara, cauta ma chiara: “Mentre è incerto se Di Maio otterrà il posto siamo perplessi per le qualifiche richieste per la carica, dato che non ha una laurea, ha lavorato come ministro degli Esteri per soli tre anni e non sembra avere altre esperienze rilevanti di lavoro nella regione”.

E che “Giggino” non abbia una laurea è dato certo, ma per esempio non ce l’ha neanche Guido Crosetto che non sta a capo proprio del circolo del Risiko. In più Di Maio, nei “soli” tre anni in cui è stato alla Farnesina, qualche viaggetto energetico in Algeria, Arzebaidjian, Congo, Angola ed in almeno altri tre Paesi se lo è fatto.

E allora sorge il dubbio che i tre abbiano più moventi che motivi, magari legati a quando si stava assieme a bottega. E che la raccolta firme sia un bel modo per dire che interesse di tessera e notabilato giolittiano in Italia avranno sempre la longevità delle cose brutte.

Brutte come l’invidia.

GIANLUCA QUADRINI

Top o flop potrà dirlo solo il tempo, potranno dirlo solo le urne. È ancora consigliere provinciale di Frosinone, rimane capogruppo (seppure del Misto e non più della Lega), si è intestato l’operazione politica che ha portato all’interno dell’Egato di Frosinone due consiglieri d’amministrazione. Sicuramente un’operazione al Top. Ma allo stesso tempo è fuori dalla lista del Carroccio per le prossime Regionali e fuori dal Partito. Sicuramente è un flop: ma non per la cacciata.

Flop può esserlo per il fatto che nel giro di 5 anni Gianluca Quadrini non è riuscito a trovare pace in nessuno dei Gruppi politici che ha frequentato. Dalla Forza Italia sponda Fazzone (che lo fece vice coordinatore Regionale) alla sponda Tajani per passare ad una Lega che non lo voleva (la prima conferenza stampa di adesione venne rinviata, alla seconda nessuno dei quadri di Partito si presentò), non l’ha mai considerato organico.

Proprio per questo la sua uscita non può essere propriamente considerata un flop. Perché Gianluca Quadrini anche questa volta ha sentito lo stesso inconfondibile odore di bruciato vicino al cavallo dei pantaloni. Lo stesso puzzo che sentì ma sottovalutò 5 anni fa quando in Forza Italia non lo candidarono alle Regionali. Coordinatore di Forza Italia era Pasquale Ciacciarelli, Responsabile Organizzazione della Lega è Pasquale Cicciarelli.

Che non lo avrebbero candidato lo aveva già capito. E per questo aveva chiesto ed ottenuto udienza con Matteo Salvini. Ricevendo rassicurazioni. Che in politica valgono meno delle banconote del Monopoli.

Con l’operazione in Provincia ha chiuso un cerchio, cementato il suo blocco di consensi. Che ogni anno gli consente di essere rieletto. Ha evitato di ricevere una porta sul naso al momento delle candidature ripetendo l’esperienza di cinque anni fa. Top. Ma ora deve ricominciare da un’altra parte, con la consapevolezza di non essere sottile uomo di squadra ma ingombrante solista. Il che è un peso. Non da poco.

Tra Top e Flop.

error: Attenzione: Contenuto protetto da copyright