I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì 14 settembre 2023
I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì 14 settembre 2023.
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GUGLIELMINA DIOLAIUTI
Premessa secca: il disastro della Marmolada del 3 luglio 2022 dovrebbe averci insegnato che con la natura non si scherza. E che con essa non ci si scherza soprattutto a livello di massimi sistemi, oltre che di singole condotte in nesso eziologico con morte e dolore. Ecco perché l’allarme lanciato da Guglielmina Diolaiuti non è da prendere sottogamba. La sua è la bravura di chi non porta buone notizie, cioè la bravura migliore di tutte perché va in combo con la prevenzione.
Ed ecco perché quell’allarme, dal severo tono scientifico delle cose ineluttabili, è da considerarsi cosa buona, anche se tetra. Entro pochi anni il 60% dei ghiacciai dell’arco alpino è a rischio scomparsa. Lo hanno messo nero su bianco dopo questa torrida estate 2023 Greenpeace Italia e Comitato Glaciologico Italiano. E lo hanno fatto a margine di un primo step sul campo. Si è trattato della prima parte della spedizione congiunta su due dei maggiori ghiacciai italiani.
Lo scopo, come ha spiegato AdnKronos, era “raccontare, dati alla mano, lo stato di salute di questi giganti di ghiaccio, sentinelle della crisi climatica”. E dove è andata a parare questa spedizione? “La prima tappa si è svolta dal 21 al 24 agosto al ghiacciaio dei Forni, in Alta Valtellina, nel Parco Nazionale dello Stelvio, durante l’eccezionale ondata di calore che ha sconvolto le alte quote di tutta Italia”.
Guglielmina Diolaiuti è glaciologa e professoressa di geografia all’Università degli Studi di Milano. Perciò, dato che è anche componente del Cgi, forse è una delle persone più skillate d’Italia sul tema. “Il ghiacciaio dei Forni sta perdendo il 50% in più di spessore per fusione rispetto al 2022. Nella zona più bassa della lingua glaciale non coperta da detrito, le nostre misurazioni di questi giorni hanno segnalato la perdita di 37 centimetri di spessore di ghiaccio in appena quattro giorni”.
E quello è “un dato decisamente superiore alla media, che di solito era di 6 centimetri al giorno”. Ed è molto più che un dato, è una realtà possibile, tanto possibile da essere già in crono. Tanto drammatica da farci pensare. Tanto urgente da farci agire. Tutti.
Marmolada docet.
MASSIMO RUSPANDINI
Chiamatelo come volete: il linguaggio anglofono della televisione lo chiama ‘testimonial‘, la saggezza politica di un tempo diceva ‘metterci la faccia‘. È quello che accadeva nella Prima Repubblica quando si doveva affrontare una sfida difficilissima, al limite dell’impossibile. A quel punto, ci mettevano la faccia tutti e non si lasciava uno solo a portare sulla testa l’alloro della vittoria o sulle spalle il peso della sconfitta. Stava lì tutto il senso della squadra e del Partito.
Viene da quell’epoca l’onorevole Massimo Ruspandini, coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia e vice capogruppo a Montecitorio. E proprio per dare il segnale di unità del Partito di fronte ad una sfida complessa ha deciso di candidarsi come semplice consigliere comunale. Lo farà a Casalvieri per sostenere l’imprenditore Mario Borza che si candiderà come sindaco nelle prossime Comunali.
Fuori casa, fuori collegio, in un Comune di 2400 abitanti: è una sfida antica quella che Ruspandini ha accettato ed annunciato domenica durante la convention di Partito tenuta a Fumone. È il segnale che se si vuole essere competitivi anche alle Comunali occorre compiere quel salto che fino ad oggi il Partito di Giorgia Meloni non ha effettuato. Occorreva un testimonial. O, se preferite, metterci la faccia.
Saltino mortale.
FLOP
ADOLFO URSO
La metà del mese di settembre è lo step gusto per fare il punto. E per farlo sull’epicentro dell’annosa questione migranti in Italia. Cominciamo proprio dal sindaco di quello spot che spot non è ma una municipalità: Lampedusa. Filippo Mannino aveva detto una cosa. E l’aveva detta sull’onda di una situazione che per i Comuni non è più gestibile con chiarezza.
“Chiedo al presidente Meloni di venire a passare due giorni a Lampedusa con me. Ci sediamo nel mio ufficio, dopo aver visitato l’isola, e insieme troveremo una soluzione. Ne sono sicuro”. In queste ore gli sbarchi sono quadruplicati con 1000 arrivi in 11 ore. Adolfo Urso è ministro delle imprese e del Made in Italy e pare aver prso molto sul serio la seconda dicitura di dicastero. Anche da un punto di vista manicheo-concettuale.
Perciò ha detto: “A Lampedusa bisogna capire come meglio separare la gestione del flusso di migranti dallo sviluppo anche sociale dell’isola e contribuire perché possa svilupparsi al meglio”. Tutto vero, poi però la derapata di contrapposizione. “Il sindaco di Lampedusa dovrebbe tener conto del sacrificio delle forze di polizia e dei risultati invero straordinari che dicono il contrario che è sotto gli occhi di tutti e che anche la stampa conosce bene: la celerità dei trasferimenti dei migranti – è quanto si apprende da ambienti della questura e delle forze dell’ordine di Agrigento”.
I liscioni tra colleghi non possono mancare, perciò ecco Urso Part Two. “Grazie allo sforzo delle forze di polizia e della struttura del Ministero dell’interno, Dipartimento della PS e Dipartimento delle Libertà civili con Questure e Prefetture, i migranti permangono sull’isola per 6/36 ore al massimo”.
Due rilievi: il problema non è sul timing ma su un Decreto Curtro che non ha funzionato se non in termini di identitarismo. Poi il secondo: ma Urso, impegnato con l’omologo serbo, lo ha capito che essere sindaco significa avere l’orizzonte basso e stretto di chi dei problemi vede solo la testa?
La minestra (riscaldata) del ministro.
BENEDETTO LEONE
Dieci per la buona volontà, per il risultato… Sapeva che rischiava di imboccare la strada per il Tartaro, dove Zeus decise che Sisifo avrebbe dovuto spingere un masso dalla base alla cima di un monte ma ogni volta che avesse raggiunto la vetta, il masso poi sarebbe rotolato nuovamente alla base per l’eternità. Nonostante la consapevolezza del rischio, l’ex vicesindaco di Cassino Benedetto Leone ha avviato da alcuni mesi il percorso per indire le primarie di centrodestra con cui definire il candidato sindaco di Cassino.
A fargli ruzzolare la pietra già dalla montagna è stato l’arrivo dell’assessore comunale di Frosinone Fabio Tagliaferri con i galloni da commissario di Fratelli d’Italia. Che ha fissato una serie di paletti politici. All’interno dei quali non c’è posto né per Benedetto Leone per la sua visione delle Comunali.
I paletti di Tagliaferri sono chiari: il centrodestra metterà in campo una candidatura ed una coalizione politica esattamente sul modello che ha vinto le elezioni Regionali del Lazio e le Politiche. I civici vengono dopo. E non esistono civici di centrodestra e civici di centrosinistra: Fabio Tagliaferri viene da lontano e mastica politica da quando si spostava sul triciclo. Per lui i civici sono tali: pertanto con loro si parla solo di progetti amministrativi, mentre di politica si parla con i Partiti. Se un civico parla il linguaggio della politica, Tagliaferri ci fiuta un imbroglio.
Tradotto in termini pratici, tutto il lavoro di spinta fatto da Leone ora deve ripartire: su basi diverse, se vuole sperare di raggiungere la vetta. Ma con il rischio di vedere ruzzolare di nuovo il masso.
La dura geologia di Tagliaferri.