Top e Flop, i protagonisti di giovedì 27 aprile 2023

Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì 27 aprile 2023

Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì 27 aprile 2023

LAURA BOLDRINI

Laura Boldrini (Foto: Livio Anticoli © Imagoeconomica)

Ci sono cose di Laura Boldrini che forse non piacciono neanche a Laura Boldrini. Cose che forse hanno indirettamente contribuito ad alimentare quella mistica falsa della “prog” a tutto tondo che però non riesce a scollarsi di dosso una certa aura “snob”.

E’ una mistica falsa, o per lo più esacerbata dai media che la Boldrini non la digeriscono e da quelli che la digeriscono a stento. Ed è per questo che poi, quando si tratta di riconoscere che in molte cose l’ex Presidente della Camera e deputata dem è una gigantessa sono molti, troppi, quelli che storcono il naso.

Partiamo dall’origine: quanti sanno cos’è il diritto all’oblio? Sta a metà fra legge e raccomandazione. Riformuliamo: quanti di noi sanno che in quasi tutti in Paesi europei se ti ammali di cancro e guarisci perdi l’idoneità a fare un mutuo o a stipulare un’assicurazione? Detta semplice le cose stanno così: una persona reduce da un tumore è viva ma non abbastanza affidabile in punto di esistenza da avere fiducia bancaria.

In un parola il tumore potrebbe ripresentarsi e le somme investite su di essa non avrebbero più chi le restituisce. Orribile vero? E l’Italia fra quali Paesi sta, fra quelli che hanno adottato il diritto all’oblio o fra quelli che se va in banca dopo un cancro guarito esci piangendo? Ovviamente fra i secondi.

I soli Paesi europei che hanno adottato la legislazione sollecitata più volte dall’Europa sono Francia, Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi e Portogallo. E che c’entra Laura Boldrini? Anche a fare la tara al fatto che lei una neoplasia l’ha avuta c’entra perché lei è stata la sola parlamentare italiana a porsi il problema. Lo scopo era arrivare a questo enunciato: quando si fa un mutuo o si stipula un’assicurazione sulla vita 5 anni dopo dal trattamento di guarigione non deve esserci più obbligo di segnalare nella storia clinica di aver avuto un tumore.

E in Italia, a fare la polvere, c’è un disegno di legge depositato nel 2022 proprio da Laura Boldrini, che ha dato seguito alla campagna “Io non sono il mio tumore” dell’Aiom. E dopo l’ultimo sollecito dell’eurodeputata Véronique Trillet-Lenoir quello che propose la Boldrini è il solo discrimine che ci resta fra barbarie e civiltà.

Laura c’è.

ROSSELLA TESTA

È la sostanza delle cose il metro più preciso. Calibrato, senza approssimazioni: non tiene conto né delle chiacchiere né delle buone intenzioni. Ma misura ciò che in concreto è stato ottenuto, al di là della buona volontà e dell’impegno. E se la situazione nel Centro storico di Frosinone sia cambiata lo dice una frase: «Avevamo il 50% delle case sfitte e i negozi, una volta che chiudevano, non riaprivano più. Ora invece, abbiamo sempre un risultato positivo. Può chiudere un negozio, ma ne apre un altro con una tipologia che sia al passo con i tempi in questa parte alta della città». (Leggi qui: Ne hanno portato eccome di interesse per Frosinone Alta).

Il piano di rilancio per Frosinone Alta è realtà. E concretezza. Quella messa sul tavolo ieri dagli stakeholder. La Camera di Commercio riporterà la sua sede di rappresentanza nello storico palazzo che si trova nel centro del capoluogo: lo ha annunciato il presidente Giovanni Acampora; l’Università di Cassino ha confermato la partenza nel polo di Frosinone Alta dei due corsi di specializzazione in Ingegneria gestionale ed in Economia e management del Made in Italy.  È stato annunciato un accordo per la concessione del Teatro Vittoria dal Comune all’Accademia di Belle Arti. E poi il Parco delle Colline rinascerà come Parco della Collina Alta: tra maggio e giugno sei artisti realizzeranno opere nel parco e le doneranno alla città. Banca Popolare del Cassinate ha annunciato 5 milioni per finanziare, senza garanzie, progetti da installare nella parte alta del capoluogo.

 Il vero metro di confronto con le amministrazioni del passato sta qui. Nelle soluzioni concrete che sono state individuate, pianificate, costruite, attuate: prima dall’assessore Rossella Testa, per un periodo dall’assessore Danilo Magliocchetti, poi di nuovo dall’assessore Testa ritornata quando Magliocchetti ha scelto di concentrarsi sull’opportunità di lavoro arrivata da Palazzo Chigi. E sono soluzioni che hanno prodotto i loro effetti: come indicano i numeri dei negozi che ora aprono. Il futuro arriverà dai Piloni, dall’ascensore inclinato, da un Centro che sarà diverso dalla parte bassa di Frosinone.

Due città in una sola. Ciascuna con la sua identità. E la riunione di ieri ha detto che è questa la sostanza delle cose.

Doppio capoluogo.

FLOP

UBALDO PAGANO

Ubaldo Pagano

Ha tuonato come Giove su una cosa facile facile, vale a dire l’ex Ilva di Taranto. Perché “facile”? Perché quando si chiama in causa l’ex mega stabilimento siderurgico la mente fa riaffiorare immediatamente le decine di migliaia di pagine di verbale, di faldone, di veline da tg e lanci stampa che hanno caratterizzato la vita di quello spot icona di inquinamento, neoplasie in concausa presunta e potenziali crapule.

Insomma, quello che oggi sta in testa ad ArcelorMittal è un posto maledetto. Lo è al di là di quanti sforzi si debbano fare per scremare maledizioni vere da mistica ambientalista. E da ragioni politiche che hanno un loro fondamento ma che è ragione parziale. Ed è stato così che Ubaldo Pagano, deputato pugliese del Partito Democratico, ha deciso di mettersi in fila e tuonare: “I 680 milioni stanziati a inizio anno per l’ex Ilva sono stati un altro regalo ad ArcelorMittal”.

Un regalo infiocchettato dal Governo Meloni, totalmente inutile sotto ogni punto di vista ma buono solo a stanziare nuove risorse pubbliche per un azionista privato che se ne frega del futuro di Taranto“. Giusta ma forte, e soprattutto più “politica” che di merito puro. E non è finita: “Abbiamo avuto l’ennesima conferma di quei soldi, nemmeno un euro è stato destinato al pagamento di fatture congelate da mesi e mesi“. L’appello al presidente del Consiglio ed al ministro Urso è stato a “tagliare per sempre i legami con ArcelorMittal”.

Messa così non farebbe una grinza. Ma c’era, c’è e ci sarà un problema aggiuntivo molto meno di impatto ma molto più di polpa: i fornitori e l’indotto. Quelli chi li paga? A Pagano lo ha spiegato bene Dario Iaia della commissione Ambiente, Lavori pubblici e territorio della Camera e coordinatore provinciale FdI di Taranto. “Nessun regalo è stato fatto ad ArcelorMittal. I 680 milioni impegnati e liquidati attraverso Invitalia, sono stati utilizzati dall’azienda anche per pagare le imprese dell’indotto, così come si può facilmente verificare”.

Le dichiarazioni di Ubaldo Pagano non corrispondono assolutamente alla realtà”. Cose che accadono quando afferri una maniglia pubblicistica e non ti accorgi che non è fissata bene. Poi quella si schioda e tu cadi nel vuoto. Sempre con la maniglia attaccata alla mano.

Documentarsi no eh?

BENEDETTO LEONE

Benedetto Leone

È come la giacca rossa con i lustrini indossata dopo i settant’anni: con ogni probabilità svecchia ma con ogni certezza stona perché sta sulla persona sbagliata. Come nel caso di Benedetto Leone ed i suoi studi classici: approfonditi, seri. È per questo che su di lui i neologismi stonano: come suono e come concetto.

Il consigliere comunale e già vicesindaco (per un breve periodo) di Carlo Maria D’Alessandro è uomo da confronto nella sostanza. E non da trucco retorico. Come il benaltrismo che ha sfoggiato ieri sera in consiglio comunale.

Lo ha fatto quando è stato accennato all’indagine che sta riguardando alcuni consiglieri ed ex dell’opposizione. Benedetto Leone, che nel passato aveva tappezzato Cassino quando sotto indagine erano finiti ambiente del Pd, ora non è entrato nella sostanza. Ma ha calciato in tribuna il pallone indossando gli scarpini del benaltrismo. Cioè quell’espediente della retorica che consiste nell’eludere un tema posto in una discussione, adducendo semplicemente l’esistenza di ben altre problematiche più impellenti, spesso senza chiarirle specificamente.

A lui va riconosciuto di averle chiarite. Tirando in ballo il caso dell’altra inchiesta. Quella su firme false e voto di scambio, tentando di mettere nel mirino il sindaco e il Pd.

Il fatto è che Politica e Giustizia dovrebbero viaggiare su binari differenti. E possibilmente evitare di incontrarsi. Perché il più delle volte si finisce con il fare politica tentando di sfruttare le Aule di tribunale. Con pessimi risultati: lo dicono le statistiche. Oltre il 90% dei casi nati in questo modo sono infondati. Ed hanno il solo effetto di intasare ulteriormente le Procure che già hanno migliaia di fascicoli con i quali confrontarsi.

Da un consigliere dallo spessore come quello di Leone era lecito attendersi un intervento di sostanza: il caso offre diversi spunti. Non una palla in calcio d’angolo con un colpo di benaltrismo.

Catenaccio e non modulo.