Top e Flop, i protagonisti di giovedì 30 marzo 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì 30 marzo 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì 30 marzo 2023

TOP

PIETRO SALINI

Pietro Salini (Foto: Sergio Oliverio © Imagoeconomica)

I buoni affari sono sempre un punto di incontro fra chi li fa e chi li innesca, tanto che alla fine a fare un buon affare si è sempre in due. Pietro Salini tutto questo lo sa benissimo e sul Ponte sullo Stretto di Messina ha citato l’importanza della grande opera per l’Italia nel mondo.

Per il mondo e per Webuild, di cui Salini è uomo di punta. Webuild è il gigante delle costruzioni che ha già progettato con il consorzio Eurolink, l’opera. Allora non si chiamava Webuild ma Impregilo. Ed oggi che bisogna riesumare il faraonismo che fu vestendolo da concretismo paneuropeo in salsa salviniana, Webuild c’è ancora perché tre quarti di protocollo già li aveva Impregilo.

L’Ad Salini lo ha spiegato bene, cosa significhi quell’opera per chi appalta e per chi ha appaltato: “Il Ponte rappresenta il naturale collegamento di tutta l’Italia con l’alta velocità. In un Paese in declino che fatica a proporre innovazione sul piano tecnologico e industriale, il ponte può rappresentare qualcosa di più di una semplice infrastruttura. Può essere un’opera iconica capace di fare da volano all’Italia nel mondo”.

Poi, in crono sottilmente pubblicistica: “In questi anni credo che quello che è cambiato in maniera radicale è la voglia delle persone di vivere meglio. E le infrastrutture rappresentano un fattore abilitante nel processo di miglioramento della qualità della vita“.

A questo si somma il fatto che le grandi opere hanno un effetto importante sul Pil e che rappresentano il presente e il futuro di tante persone. Hanno dei moltiplicatori enormi in termini di occupazione e di generazione di crescita. Oggi abbiamo dunque questa grande opportunità dei fondi del Pnrr e non va sprecata“.

E il sunto è che se le grandi opere nascono legittimamente “politiche” alla fine si svestono dell’imprinting originario e fanno qualcosa di più e di meglio che dare lustro ai decisori del momento. Danno birra alla storia, alla storia di tutti. E magari anche polpa alle casse di chi la storia la vuole costruire. Campata dietro campata.

Lo facciamo noi.

BARBARA DI ROLLO

Barbara Di Rollo

La vita è anche una questione di dignità e di decoro. Soprattutto se si svolge un incarico pubblico. Perché si è da esempio. O per usare le Scritture, si è come una lampada posta in alto per illuminare ancora di più. La luce prodotta una settimana fa dalle ‘lampade‘ presenti nell’Aula del Consiglio Comunale di Cassino non è piaciuta affatto alla presidente Barbara Di Rollo. E non poteva essere altrimenti, considerati i toni da carrettiere in libera uscita all’osteria che cono stati utilizzati.

Nessuno ha detto una sola parola sull’accaduto. Per un’intera settimana. Tipico atteggiamento da maschietti. Ci voleva la dignità di una donna per ricordare a tutti lo spettacolo indegno andato in scena mercoledì della scorsa settimana. Con Dileggio della lingua italiana, uso spregiudicato del dialetto, insulti, parolacce, fino all’accenno di scontro fisico. (Leggi qui: Osteria Di Biasio: Consiglio Comunale tra ‘vaffa*’ e ‘stu cafone’).

Come una mamma che prende per l’orecchio i bambini discoli, la presidente Barbara Di Rollo ha atteso i classici 7 giorni e considerata la totale indifferenza sul tema ha squarciato il velo di ipocrisia. Dicendo “Sono sconcertata dal fatto che nessuno abbia chiesto scusa per il comportamento avuto in Aula. Allora lo faccio io. Mi scuso con la città a nome di tutta l’assise che mi onoro di presiedere. E fin qui la ramanzina.

Poi il vero colpo di genio. Con una proposta: “Chiediamo tutti scusa alla città. Facciamolo nel primo punto all’ordine del giorno del prossimo Consiglio comunale, affinché resti agli atti. Con una promessa solenne: che quello spettacolo indegno non si ripeterà mai più”. Chissà se varrà di più l’orgoglio oppure il decoro con la dignità.

Il significato delle donne in politica.

FLOP

I REGI DECRETI

Il mese si chiude con la cesoia del governo su quello che è considerato il corpus legislativo più variegato e composito del pianeta. E per certi versi più anacronistico, a considerare numero, novero e merito delle leggi potate in questi giorni. Leggi reali, di quando l’Italia era sabauda e i capelli pettinati “all’Umberta” erano un must have di rara bruttezza.

A cadere sotto la scure non tanto della Repubblica quanto del tempo è stata roba variegata assai. Roba come il regio decreto “Per l’abrogazione dei Regolamenti circa la caccia e distruzione delle cavallette nelle Provincie Napolitano“.

Oppure Commissioni, come quella da “istituire presso il Ministero d’Agricoltura, Industria e Commercio per raccogliere informazioni sullo stato attuale dell’insegnamento nautico della Marina mercantile e proporre i provvedimenti opportuni per l’ordinamento delle Scuole nautiche“. 

Insomma, in Cdm si sono accorti che per combattere la burocrazia pre è post giolittiana e per tener fede alla mission di uno Stato smart bisognava fare piazza pulita anche negli scaffali di normati paleolitici, decotti ed esausti. Marzo 2023 ci lascia il disegno di legge recante “Abrogazione di norme pre-repubblicane relative al periodo 1861 -1870“. 

Un intervento che punta a sfoltire la burocrazia legislativa, cassando norme vecchie di oltre 150 anni. Sono oltre 2500 decreti come quello che abolì “il privilegio di caccia riservata accordato al Conte Dionigi Talon per una sua tenuta della Campotto, situata nel Comune di Argenta Provincia di Ferrara“. E che dire della “istituzione di una tassa sui cani a favore dei Comuni di Bagnone, di Bersezio, di Pomponesco e di Salò?“.

Ecco, a contare che un’altra è più recente Salò è già preistoria occasionalmente riesumata per baruffe ideologiche retrò diremmo che la sfoltita del governo dà bene non solo in ordine alla funzionalità ma anche alla sola decenza. Quella di tenere in vigore decisioni autocratiche di gente che proprio ai tempi di Salò non seppe decidere affatto. Non per gli italiani, almeno.

Indietro Savoia.

LUCIANO NOBILI

Luciano Nobili (Foto: Alessia Mastropietro © Imagoeconomica)

Garibaldino lo è di indole, a dispetto del suo aspetto pacioso e gioviale. In realtà Luciano Nobili è un pasdaran: che non ha esitato un solo minuto a seguire Matteo Renzi nella sua avventura scissionista una volta uscito dal Partito Democratico di cui era stato Segretario. E con la baionetta tra i denti ora non esita a difendere il perimetro di un’Italia Viva che con convinzione anche lui ha contribuito a fondare e della quale è dirigente nazionale.

La ruota del destino ora disegna un nuovo scenario politico in regione Lazio. E Luciano Nobili rischia di diventare l’opposizione dell’opposizione. Il Pd guidato da Daniele Leodori ha consumato la sua vendetta nei confronti di un Terzo Polo che aveva imposto la candidatura di Alessio D’Amato come Governatore del Lazio, silurando proprio Leodori che era il papà del Campo Larghissimo al governo del Lazio e per questo erede naturale di Nicola Zingaretti. Ora, con la destra alla guida della Regione, il Pd ha mosso i voti in maniera che nulla andasse ai renziani tra i 5 incarichi di competenza delle minoranze. Ha diviso solo con il M5S come vuole la dottrina Schlein. (Leggi qui: La nuova rotta del Pd: asso pigliatutto, campo largo addio).

Luciano Nobili ha tuonato, sollevato un polverone, si è lanciato all’assalto per impedire l’offensiva e l’offesa. Minaccia ricorsi al Presidente d’Aula. Ma è consapevole di una realtà: l’alleanza D’Amato non esiste più, il campo largo nemmeno. Calenda in Senato ha detto “Se è così stiamo meglio con la destra”.

All’opposizione dell’opposizione.