I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì 21 marzo 2023
I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì 21 marzo 2023
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NUNZIA CIARDI E CRISTIANO CANNARSA
La premessa è d’obbligo: noi italiani amiamo i podi e degli stessi ci piace, per antica ruffianeria, solo lo scalino più alto degli stessi. La guida dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale di Roberto Baldoni è figlia di un atto preciso del governo di Mario Draghi e l’uomo di punta del settore forse più nevralgico delle dighe che lo Stato erge a protezione di se stesso era partito bene. Poi due cose erano andate storte: il fatto che Baldoni avesse chiesto più fondi per l’Agenzia ad un nuovo governo che di fondi ne ha pochini. E la gestione decisamente “circense” da un punto di vista mediatico dell’ultimo attacco hacker pare condotto all’organizzazione filorussa Noname057 che si era infiltrata nel sito del Csm e del ministero del Lavoro.
Insomma, Baldoni non era figura troppo vicina al mood politico del governo Meloni. Batteva cassa e su una cosa pare avesse toppato, perciò è stato fatto fuori. Chi ne prenderà il posto? La linea è quella ormai consolidata e mezza cencelliana di scegliere professionalità “d’area”. Ed il ligio sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano si è messo in moto. Alla fine è stato scelto il Prefetto di Roma Bruno Frattasi. Tuttavia nel novero dei papabili c’erano due “esclusi” eccellenti che pare il caso di ricordare. Il primo nome era quello di Nunzia Ciardi.
Oggi è la numero due dell’Agenzia e in curriculum ha la guida della Polizia postale. E’ anche membro del Consiglio del “Women4Cyber” per implementare il coinvolgimento delle donne nel settore della sicurezza cibernetica. Ha vinto premi, scritto libri ed ha una visione strategica di amplissimo raggio. Il secondo nome era più “politico”, quello di Cristiano Cannarsa. Amministratore delegato di Consip dal 2017, ha un passato da manager a Sogei SpA, la società di Information Technology partecipata al 100% dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Ed è in lizza già da gennaio, cioè da quando Baldoni era ancora in sella ma già in caduta dall’arcione.
Le sue sono skill meno tecniche ma Cannarsa ha un ruolo fondamentale: quello di uomo mastice con la mission mai troppo impossibile, specie di questi tempi, di riequilibrare i rapporti di forza tra Fratelli d’Italia e Lega. E se fra i due litiganti il terzo gode non è detto che di quei due là si debba perdere memoria.
Due jolly fra tecnica e politica.
PIERGIANNI FIORLETTA
Senza polemiche, senza eccessi. Questione di stile. L’ex sindaco di Ferentino Piergianni Fiorletta domenica sera ha vinto le Primarie che lo hanno indicato candidato unitario della coalizione Ferentino 2030. Ma non ha voluto festeggiamenti né iniziative particolari. (Leggi qui: Primarie, vince Fiorletta: è il candidato di Ferentino 2030).
Anche le elezioni Comunali del 14-15 maggio a Ferentino, come tutte, si presentano molto divisive. Perché si conclude un ciclo: quello del sindaco Antonio Pompeo arrivato al limite dei due mandati consecutivi. E come in tutte le fasi di passaggio non costruite, ma nate in contrapposizione, c’è divisione.
Che Piergianni Fiorletta non ha voluto alimentare: non evidenziando l’alto numero di elettori che hanno dato vita alle Primarie, non rispondendo alle polemiche del suo Pd (che è sulle posizioni dell’ex sindaco Pompeo) che ha disconosciuto quel voto non partecipandovi. Esattamente come nei mesi scorsi l’area di Fiorletta ha disconosciuto e non ha partecipato al congresso Dem cittadino.
Il silenzio, in questi casi, può essere fragoroso. Come la scelta di non alimentare la polemica e non aumentare le contrapposizioni. Limitandosi a commentare: “Adesso andiamo a vincere”.
L’uomo che sussurrava alla fascia da sindaco.
FLOP
JHONSON & JHONSON
Premessa: salvo casi particolarissimi nessuno che abbia buon senso utilizzerebbe un Top od un Flop a proposito di una vicenda giudiziaria ancora in corso ma si, questo è decisamente uno di quei casi particolarissimi. Caso in cui la multinazionale farmaceutica Johnson&Johnson è stata condanna in primo grado a una multa di circa 250 mila euro e la confisca di 110 mila euro.
Perché? Pare, dato che non c’è sentenza cassata, che non abbia adottato modelli organizzativi utili a fare argine alle mazzette elargite da due ex dipendenti all’ex primario del Cto-Pini. Pagate per l’acquisto di un congruo numero di protesi ortopediche. Le difese hanno lavorato meglio di Aronne Piperno de Il Marchese del Grillo ed hanno avuto la stessa sorte.
Per loro gli ormai ex dipendenti della multinazionale hanno creato un meccanismo “proprio per sfuggire ai controlli”. Ma i giudici non hanno creduto loro ed hanno solo “scorciato” le richieste della Procura, condannando. Il dato non è quello procedurale che è e resta monco, il dato in questo caso è etico e tecnico.
L’ex primario era stato condannato nel 2021 per corruzione e per aver “favorito l’acquisto di protesi ortopediche prodotte da Johnson & Johnson Medical in forza di un accordo occulto in cambio di periodici compensi in denaro“. DI quelli e dell’invito a “programmi televisivi e a eventi scientifici“, nonché “viaggi e soggiorni” a margine di congressi nazionali e all’estero.
Ma J&J davvero non è riuscita a schermare l’azione presuntivamente corruttiva dei “suoi” e al tempo stesso a porsi, in quel particolarissimo range temporale, come azienda icona di una cosa seria come la lotta al Covid? Il nodo sta tutto qua, nell’obbligo che hanno certi sistemi complessi pubblici e privati di essere “di più” del minimo consentito per stare a galla sul pelo della morale e della specchiata onorabilità.
Quella resta intonsa fino a sentenza di Cassazione, ma ci sono ambiti dove il sospetto, e una sentenza di primo grado, fanno inclinare il piatto di quell’altra bilancia. Quella etica.
E’ arrivato lo shampoo.
RICCARDO MASTRANGELI
Non tutte le ciambelle riescono con il buco. Nemmeno se alla base ci sono le migliori intenzioni. Capita. Non è una tragedia. Ma è antipatico se però i problemi che non hanno fatto funzionare la ciambella erano stati ampiamente previsti ed annunciati. Ma non ascoltati. Come avvenuto nel caso del nuovo parcheggio di via Valle Fioretta, nel quartiere Scalo a Frosinone.
Dopo i primi giorni di funzionamento è stato chiaro che solo una parte dei 70 posti auto viene utilizzata e solo in alcune ore della giornata. A scoraggiarne l’utilizzo è anche la fascia oraria indicata dal cartello posto all’ingresso: dalle 8.30 alle 21. Ma a quell’ora i pendolari che potrebbero usare il parcheggio sono già a Roma. Ora la sbarra all’ingresso viene lasciata alzata, forse un segnale di inversione della tendenza.
Ma senza un annuncio chiaro e la rimozione del cartello, nessuno rischia di dover poi chiamare l’assistenza per poter riprendere la macchina. Work in progress. Come tutto, si poteva fare meglio. Ma forse si poteva proprio evitare.
Meglio tardi.