Top e Flop, i protagonisti di martedì 30 maggio 2023

Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì 30 maggio 2023

Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì 30 maggio 2023.

TOP

MAURIZIO LUPI

Maurizio Lupi (Foto Vincenzo Livieri © Imagoeconomica)

La croce di Maurizio Lupi è che sta in un mucchio grosso di alleati potenti che lo tiene sotto superficie. La delizia di Maurizio Lupi sta esattamente nella stessa cosa. Ci sta perché a fare la tara alle numerose comparsate televisive dove il nostro spesso e volentieri se le dà con Marco Travaglio, Lupi è da sempre tutto concentrato a fare politica attiva.

Attiva e parlamentare, cioè in sede. Insomma, il capo politico di
Noi Moderati è libero di esercitare la moderazione dove è più utile farlo. E per lo più sta fuori dalle grandi tenzoni-tensioni dialettiche che attengono alleati di destra-centro: più corposi di numero, più nevrili di indole, specie social.

Non è ovviamente questa una qualità positiva, semmai è una precondizione ottimale per farle, cose sagge. E l’ultima ha il sapore di una strategia che punta alla conservazione ed all’espansione. Noi Moderati è, per definizione, la quarta gamba del centrodestra, ed è quarta gamba che ha il rebus delle Europee 2024 da sciogliere.

Lupi l’ha messa così: ”Sono le riforme, che siamo chiamati a fare adesso che pongono le basi per un futuro di crescita e di sviluppo. Questa è la sfida del presente che, se vinta, inizia a costruire il futuro”. Sì, ma per andare dove? “L’obiettivo di Noi moderati è rafforzare in Italia e in Europa l’asse popolari-conservatori, un progetto che piace molto a Giorgia Meloni ed è gradito anche a Forza Italia”.

Capito Lupi? Vuole agganciare una navicella più grande e proiettarsi fuori dall’orbita di uno spazio dove lui e si suoi sarebbero solo satelliti, non pianeti. La chiosa e il blando invito sono da applauso: “E se Matteo Renzi è interessato, può aprire un dialogo, ma niente cannibalismi, deve accettare di aderire alla quarta gamba centrista per avviare un percorso insieme”.

Houston, non abbiamo più un problema.

DANIELE NATALIA

Il momento della vittoria è quello in cui tutto è consentito. Brenno posò la spada sulla bilancia con cui veniva pesato l’oro del riscatto per liberare Roma dai suoi galli senoni: a chi osò protestare ricordò che ha ragione chi vince e quindi “Guai ai vinti”. Molti romani eliminavano subito i capi sconfitti, evitando di lasciare in giro le possibili teste sulle quali appoggiare una rivolta. Eleonora d’Arborea invece modificava il suo celebre Codice facendo proprie le leggi degli avversari che riteneva più giuste ed avviando una fusione di fatto.

I dieci minuti dopo il trionfo sono una licenza da tutto. Perché lì ci sono mesi di tensioni, litri di veleni metabolizzati, centinaia di sgambetti saltati. Nei casi più cruenti, il generale Alphonse Juin diede alle sue truppe coloniali le famigerate ‘cinquanta ore’ in cui concesse il diritto di saccheggio dopo avere conquistato le posizioni sulla Gustav.

Daniele Natalia, sindaco rieletto di Anagni, ha scelto di non concedersi libertà. Non una. Nemmeno un sassolino di quelli che da mesi gli martoriano le piante dei piedi. Al contrario. In diretta su Teleuniverso ha voluto fare i complimenti al suo avversario Alessandro Cardinali. E non con la magnanimità del vincitore. Non con il sollievo di chi ha scampato il pericolo. Ma con chi ha ancora i segni freschi della battaglia e riconosce che non tutti sono stati corretti. “I miei complimenti ad Alessandro: ha portato avanti una campagna signorile siamo riusciti a non lasciarci andare a polemiche e frizioni”.

Solo dopo è arrivato il momento dei brindisi e dei festeggiamenti. Ma nel rispetto dell’avversario. Roba d’altri tempi.

La vittoria del fair play.

BENVENUTO FABRIZI

In democrazia sono le idee a far camminare i popoli e le nazioni. Sono le gambe degli uomini (e delle donne) a portare lontano quelle idee e farle diventare azione. Sono i numeri a pesare e contare chi sa prendere le idee migliori e proporre il percorso più gradito dagli elettori. E c’è un numero che non è consueto in questa dimensione: novecentocinquantotto. Se si dovesse ricorrere a un arrotondamento la quota sarebbe mille.

Mille voti su circa cinquemila aventi diritto. A tanto ammontano le preferenze ottenute a Boville Ernica dal vicesindaco e assessore ai Lavori Pubblici Benvenuto Fabrizi. Non è un esponente della nuova sinistra minoritaria e settaria che caratterizza questa ennesima tormentata stagione del centrosinistra. È politicamente e convintamente Dem, del rito di Pensare Democratico del patriarca Francesco De Angelis.

Quando a Frosinone Michele Marini, diventato vicesindaco di Memmo Marzi proprio grazie a quei voti, sfiorò le mille preferenze, si gridò al miracolo. E all’epoca Frosinone era più vicina ai cinquantamila abitanti che ai quarantamila di oggi. A Boville è successo che un quinto degli aventi diritto ha sostenuto un unico candidato.

Trentasette anni, nella prima amministrazione del sindaco Perciballi ha ricoperto il ruolo di vicesindaco con deleghe all’Urbanistica e ai Lavori pubblici. Era stato già assessore dal 2008 al 2011 e consigliere di opposizione dal 2013 al 2018. Nella vita fa l’imprenditore, è sposato e padre di una bimba. Se il Pd dovesse decidere di avviare una riflessione sulla sua crisi di consenso, invece di allungarsi ancora una volta sul lettino potrebbe decidere di avviare un tour tra i suoi amministratori di successo e domandargli “Come ci riuscite?”.

La cura da cui ripartire.

FLOP

FRATELLI D’ITALIA

Ma come? Proprio nel giorno del trionfo? Proprio nel giorno in cui Fratelli d’Italia traina il centrodestra a vincere con determinazione le elezioni Comunali. Cioè quelle in cui occorre il radicamento vero. Proprio oggi, in questa parte della classifica? Il fatto è che una delle vicende più delicate di questo periodo, fuor dall’esercizio della politica in purezza, è il ritorno attivo dell’inchiesta sul caso di Emanuela Orlandi. Lo è non solo per l’obiettivo bisogno di trovare il bandolo di una matassa astrusa che da decenni chiama in causa i peggiori attori ma senza risultato.

No, lo è anche, e fuor da quel sacrosanto bisogno di verità vera, perché nel caso Orlandi sono stati tirati in ballo ambiti, circostanze e persone che hanno molto a che fare con l’esercizio del potere. Si tratta di quel “potere” che in Italia ha foraggiato decine di lettura complottarde, segrete, volpine, occulte, strane. E poco produttive ai fini dell’accertamento dell’unica cose che davvero interessa: la verità.

Tutto questo lo avrebbero dovuto capire in primis le formazioni politiche che oggi se la “giocano” sul tavolo della gestione della cosa pubblica nel Paese. E fra di esse Fratelli d’Italia sta in pole, per ovvi motivi che sul caso di specie del giallo Orlandi hanno solidissime basi storiche. Eppure, come denunciato da gente che sul pezzo ci sta da anni, sarebbe in atto “un tentativo di sabotaggio messo in atto da parte di Fratelli d’Italia”.

Sì, ma sua cosa? Si legge che “il Partito del premier Meloni che all’inizio era favorevole all’istituzione della commissione d’inchiesta parlamentare sul caso delle due ragazze scomparse nel nulla nei primi anni Ottanta, Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, sta facendo dietrofront”. Ma cosa ha fatto prendere d’aceto i “Fratelli” al punto da far “avanzare pretesti per fare incagliare la nascita della commissione”?

Una cosa seria, delicata ma assolutamente fuori contesto nel novero delle cose tali da giustificare una presa di posizione da sabotatori: le parole di Pietro Orlandi su Giovanni Paolo II. Il fratello di Emanuela ha un bisogno di verità che è grande almeno quanto quello di tenere accesa la fiammella del mainstream sul caso. Ed a volte derapa con affermazioni forti come quella per cui il defunto pontefice sarebbe stato un “incursore occulto” delle sordide notti romane.

Adesso c’è il concreto che tutto si blocchi o che s’impantani per un iter che, “dopo il passaggio all’unanimità alla Camera due mesi fa, attendeva solo per operare il benestare del Senato”. E proprio nei mesi in cui Vaticano e Procura di Roma sembrano poter collaborare la tigna etica di FdI è un fatto grave. Da sanare subito con un intervento diretto della leader.

Muro di gomma (cit.)