Top e Flop, i protagonisti di martedì 4 aprile 2023

Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì 4 aprile 2023

Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì 4 aprile 2023

TOP

GIUSEPPE CONTE

Giuseppe Conte

Ha giocato di fino per mettere il “nuovo” Pd a trazione Schlein nella esatta condizione che vorrebbe lui: quello di essere funzionale ai punti programmatici di un Movimento Cinque Stelle che si è visto “scippare” la battaglia buona del salario minimo da Elly Schlein. E che ormai si diversifica solo e soltanto sul tema dell’invio di armi all’Ucraina. Giuseppe Conte ha studiato, studiato bene, lo dimostra il fatto che i suoi parlamentari europei hanno giocato d’anticipo.

Lo hanno fatto e sulla linea dell’omogenotorialità come parte integrante, attiva e normata della società sono andati a “stuzzicare” il ministro della Giustizia dell’Ue. Che sul tema ha detto la sua con chiarezza. Rispondendo ad una interrogazione ad hoc degli eurodeputati del M5S il commissario europeo alla Giustizia Didier Reynders ha detto: “In linea con la strategia per l’uguaglianza delle persone Lgbtiq 2020-2025, la Commissione è in continuo dialogo con gli Stati membri riguardo all’attuazione delle sentenze della Corte di Giustizia dell’Unione Europea”.

E ancora: “Ciò comprende anche l’obbligo per gli Stati membri di riconoscere la filiazione di un minore con genitori dello stesso sesso ai fini dell’esercizio dei diritti conferiti dall’Ue“. Che significa? Che gli Stati membri sono competenti per l’adozione di misure di diritto di famiglia sostanziale, comprese quelle riguardanti il genere e il contenuto dei documenti e dei moduli standard nazionali relativi al genere.

E da un punto di vista politico schietto che significa? Che il M5s di Conte ha fatto un “controscippo” e sul un tema “in purezza” del nuovo corso dem. Si è portato avanti ed ha messo il governo di Giorgia Meloni nella difficile condizione di onorare la sua verve europeista. O di sconfessarla con un atto ufficiale che passerebbe per tale anche nella forma slabbrata dell’omissione di intenti attivi.

Non è (solo) una battaglia fra maggioranza ed opposizione, non lo è mai stata. È anche una battaglia fra candidati all’opposizione più opposizione di tutte. Magari ciascuno per conto suo, o magari insieme. Non è dato ancora saperlo ma per ora Giuseppe Conte ha calato un asso.

Peppe, non più Beppe.

GIUSEPPE GOLINI PETRARCONE

Giuseppe Golini Petrarcone

Non gli piace il clima. Quello politico. E per questo lo ha detto: con la chiarezza che gli è propria e con l’autorevolezza che gli compete. Giuseppe Golini Petrarcone, due volte sindaco di Cassino ha chiesto a Cassino di ritrovare “la sua serenità. Nella quale recuperare la sua capacità di dialogo e di confronto: anche appassionato ma sempre nei confini della correttezza. C’è troppa esasperazione in questo periodo. Il tifo ha sostituito la passione”. (Leggi qui: Il segnale di Peppino: “Questa città ha bisogno di dialogo”).

Due settimane fa quel clima ha prodotto uno dei momenti più bassi nella storia politica di Cassino: con l’Aula del consiglio comunale trasformata in una specie di bettola nella quale sono stati urlati insulti ed offese, sfiorando il contatto fisico. Peppino Petrarcone non si è tirato indietro: non ha puntato il dito, non ha fatto chiamate in causa. ma ha utilizzato il noi. «Credo che al prossimo Consiglio sia giusto fare ammenda: da parte di tutti. Va fatto lì. Perché è quella la sede naturale dove scusarsi con la città». (Leggi qui: Osteria Di Biasio: Consiglio Comunale tra ‘vaffa*’ e ‘stu cafone’).

È stato in maggioranza, è all’opposizione. Fa politica da sempre. Suo padre fu una delle figure storiche nella politica del Dopoguerra. Il suo è un invito al rispetto per la città, per se stessi, per il ruolo che si ricopre. Un modo per ricordare che Cassino ha un nome, un’immagine mondiale: e non è accettabile che la si rovini con episodi da bassa osteria.

Una sensibilità che finora ha avuto, oltre lui, il presidente del Consiglio Comunale Barbara Di Rollo. Occorreva. Sia per il suo ruolo di oppositore ma anche per quello di amministratore e di ex sindaco. E quando è stato chiaro che fosse il momento, non ha esitato a dirlo. (Leggi qui: Osteria Di Biasio, la presidente ci mette la faccia: “Scuse pubbliche”).

La signorilità di Peppino.

FLOP

ANDREA ABODI

Andrea Abodi (Foto: Giulia Palmigiani © Imagoeconomica)

Il ministro per i Giovani e lo Sport del governo Meloni Andrea Abodi ha una gatta da pelare mica da poco: è quella dell’allestimento logistico ed infrastrutturale dei Giochi olimpici e paralimpici invernali ‘Milano Cortina 2026′. A disposizione il ministro ha una serie di spot importanti e di tappe cruciali per andare a meta entro un anno e mezzo.

E se da un punto di vista tecnico si potrebbe dire che il suo dovere lo sta facendo, anche se in maniera protocollare, da un punto di vista comunicativo qualcosa non va. Insomma, sul tema non ci sono quelle comunicazioni costanti che danno l’impressione che si stia lavorando per step e con cognizione di causa. Il problema è (per ora) tutto pubblicistico, per carità, ma nelle democrazie moderne di tipo parlamentare si usa tenere il livello di comunicazione con gli elettori su piano medio-alti, così, tanto per far capire ai cittadini che nessuno si è scordato di loro dopo la puntata d’urna.

Ovviamente c’è il rovescio della medaglia. Ed a Palazzo Chigi ci sono tipi e addetti alla comunicazione che fra social, iperboli, note, interviste e libere dichiarazioni toccano vette compulsive che Everest scansati. Ma fra un Salvini che ne dice tante e su tutto ed un Abodi che ne dice pochine e su pochissimo ci sarà pure una sana ed equilibrata via di mezzo no?

L’ultima comunicazione in merito passa non a caso proprio per Salvini: “il ministro Abodi ha annunciato la decisione di condividere la presidenza della Cabina con il vicepresidente del Consiglio Salvini e l’ingresso del ministro Locatelli“. Quale cabina di regia? Esatto, quella sui Giochi olimpici e paralimpici invernali ‘Milano Cortina 2026’. Si viene a sapere che “si è data priorità all’individuazione del sito per le gare di pattinaggio di velocità, dopo la rinuncia di Baselga di Pinè. Sul tavolo ci sono due opzioni: la Fiera di Rho, la proposta di Milano presentata oggi nel dettaglio dall’amministratore delegato Varnier, e l’Oval di Torino”.

A fine marzo c’è stato il summit con il Cio e poi più nulla, in attesa delle decisione finale fissata per il 18 aprile. Un po’ troppo per parte Salvini che è come il prezzemolo ed un po’ poco per parte Abodi che è come il caviale Oscetra. Il tutto in attesa di una onesta spaghettata in cui le cose si sappiano, senza iperboli ma magari si sappiano.

Profilo bassissimo.

ABOUBAKAR SOUMAHORO

Foto: Stefano Carofei © Imagoeconomica

C’è anche il diritto alla moda, all’eleganza“: il deputato Aboubakar Soumahoro giustificò così, alla fine dell’anno scorso, quegli abiti e quelle borse griffate indossati dalla moglie Liliane. Il tutto mentre piovevano in casa accuse sulle coop della signora e della di lei mamma, cioè la suocera del deputato.

Storie di migranti lasciati senza cibo e senz’acqua. Di debiti monstre con il Fisco ed ipotesi di raggiri ai danni dei numerosi enti che si erano rivolti alle coop per gestire l’emergenza migranti.

L’onorevole Aboubakar ha sempre giurato di saperne nulla, come tutti i mariti che si rispettino. E la conclusione delle indagini condotte dalla Procura di Latina lo confermano: lui ne sapeva nulla. Forse anche meno. I magistrati confermano i loro sospetti su moglie, suocera e due cognati.

Ma è proprio lì che si perde Soumahoro. Onesto si. Ma anche un po’ sprovveduto nel non domandarsi cosa gli stesse accadendo intorno. Non è reato. Ma qualche dubbio sulla sua statura politica lo legittima.

Facevano tutto loro.