Top e Flop, i protagonisti di martedì 9 maggio 2023

Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì 9 maggio 2023

TOP

MATTEO RENZI

Matteo Renzi (Foto: Marco Ponzianelli © Imagoeconomica)

Una volta, nell’iconografia politica della Repubblica vista dai giornalisti, c’era il “soccorso rosso”. Era quella sorta di metodo empirico per cui, al di là delle nettissime distinzioni partitiche, una formazione politica trovava un punto di convergenza con gli avversari o con parte di essi e per una volta, solo per una volta e chiedendo cambiale alla prima occasione, veniva in aiuto di chi le pensava in maniera diversa.

Questo fenomeno diventò una sorta di “must” con Prima e Seconda Repubblica via via secondo le declinazioni delle decine di leggi elettorali che hanno reso l’Italia il Paese democratico più bipolare della galassia. Ed essendo Matteo Renzi il Prodotto Ottimo Massimo di quel mondo portato all’affaccio sul primo quarto del Terzo Millennio il suo parere su una circostanza attuale è autorevole.

Lo è perché per paradosso stavolta il “soccorso rosso” per lui è “giallo”. Almeno secondo una vulgata che vede ormai da tempo i Cinquestelle di Giuseppe Conte appaltare l’idea dell’opposizione ufficiale al governo Meloni. L’ex premier ed oggi leader pentastellato ha da tempo eroso temi e battaglie ad un Pd che si trova ancora nella scomoda fase di assestamento e che sta cercando di capire se l’avvento della Schlein sia stato un terremoto programmatico o un ruttino ideologico.

Ha detto Renzi: “Se va tutto come deve andare, Meloni arriva al 2027 ma cambia la composizione del governo dopo le Europee”. Tuttavia c’è il rischio che qualcosa vada storto e Renzi ha previsto quell’evenienza: “Se poi combinano qualche pasticcio, allora rischia anche la premier“. Ma perché Matteo Renzi ha toccato il tema di chi appoggerebbe la Meloni dall’esterno? Perché lui non lo farebbe.

Poi ha detto: “Non ci crede nessuno, nemmeno Meloni. Se la premier avrà problemi il soccorso arriverà dai grillini. Ma conoscendola farà di tutto per evitare di battere cassa a Conte”. La chiosa finale, per quanto velenosa, è da applauso: “Lo tiene al caldo accontentandolo coi Bonafede di turno, ma non è il suo tipo“.

Velenoso ma giusto.

ANNALISA PALIOTTA

Annalisa Paliotta

Il silenzio è l’arma preferita dal delitto perfetto. Perché la vittima va isolata, delegittimata poco alla volta e quando ormai sta nel cono del silenzio dimenticata da tutti può essere eliminata senza troppi clamori. Se quello che sta maturando sulla Sanità in provincia di Frosinone sia un delitto perfetto lo potranno dire solo le evidenze che matureranno nelle prossime settimane. Ma è un fatto che il centrodestra alla guida della Regione Lazio abbia speso circa 23 milioni di euro per affittare 350 posti letto dalle cliniche private. Con il meritorio fine di svuotare i Pronto Soccorso ed accorciare fino a tempi decenti le attese dei pazienti. (Leggi qui: La beffa dei posti letto affittati nelle cliniche).

Altrettanto è un’evidenza che i soldi dei contribuenti di tutte le province del Lazio siano stati spesi per compare letti solo per i pazienti di Roma e nelle Asl di Roma. Nessuna clinica e nessuna altra Asl del Lazio è stata finora coinvolta.

Tra gli strepiti e le proteste delle opposizioni? Macché. Occupazioni delle piazze, trattori e cortei davanti agli ospedali? Nulla. Non una parola. Il silenzio.

Con una sola eccezione: Annalisa Paliotta, componente dell’Assemblea nazionale Pd. “Circa 320 posti letto saranno messi a disposizione solo delle ASL di Roma e provincia. Le ASL di Frosinone e Latina non vengono nemmeno considerate.
Tale operazione rappresenta a mio modo di vedere una soluzione inappropriata. Si traduce in una convergenza sempre maggiore della sanità verso le strutture private e di fatto toglie risorse economiche che potevano essere destinate ad un miglioramento delle strutture pubbliche stesse
”.

Non solo: “Implementare i posti letto nelle strutture convenzionate non risolve i problemi in cui versano i nostri Pronto Soccorso. Funzionano bene se c’è un numero adeguato di personale medico e sanitario al servizio, se esiste un buon filtro da parte delle strutture ambulatoriali territoriali per evitare accessi impropri, se viene rinforzata la rete di assistenza domiciliare”.

Numeri alla mano, per Annalisa Paliotta ricorda che il presidente Francesco Rocca “che afferma di voler superare il sistema romanocentrico decide di ripartire gli 86 milioni di euro disponibili assegna l’85% dei fondi alle strutture romane e il restante 15% a Latina e Frosinone, di cui 12 milioni per l’Asl di Latina contro i 4,8 milioni per l’Asl di Frosinone”.

Le questioni sono due. Annalisa Paliotta di professione fa il medico ed esercita la sua attività dentro un ospedale: quindi ha piena competenza per parlare del tema. Secondo poi: è l’unica ad avere detto che c’è con ogni probabilità un re nudo. Mentre tutto intorno è silenzio.

Il fragore del silenzio.

FLOP

MATTEO RENZI

Matteo Renzi e Carlo Calenda (Foto: Alessia Mastropietro © Imagoeconomica)

La telenovela con Carlo Calenda non avrà mai una scritta “The End” ed i titoli di coda per un fatto semplicissimo: al di dà della distribuzione empirica (che empirica non è mai) di torti e ragioni fra i due contendenti. Uno di essi in particolare, Matteo Renzi, ha bisogno che i suoi numeri facciano quadra e non può farlo solo con i suoi.

Ed esattamente per questo motivo magari Renzi avrebbe dovuto finire già da tempo di tornare sul tema abbozzando analisi eziologiche un tanto al chilo. Analisi magari anche credibili ma ammantate da quella partigianeria che non è male in sé, ma che dovrebbe suggerire una maggior cautela espositiva.

Il dato è duplice: Calenda a Renzi serve ancora. E Calenda non è certo il solo ad aver messo la tigna in punto di frattura fra Italia Viva ed Azione. Renzi invece incalza e spiega che “la rottura è inspiegabile persino per gli addetti ai lavori. Un’alternativa riformista al sovranismo della Meloni e all’estremismo della Schlein deve esserci. Lo chiede la società italiana, non io“.

E ancora: “Ci siamo impegnati a fare una lista unica alle Europee del 2024, aperta a Più Europa e alle forze civiche. Significa puntare al 10% per essere decisivi in Europa e credibili in Italia. Noi ci siamo”. Poi un auspicio che però ha il retrogusto del curaro: “Vedremo se l’assemblea nazionale di Azione cambierà linea e e perché“. Fin qui tutto bene, poi però “il Cavaliere Nero” entra nel merito dei dolori e parla delle accuse che gli rivolge Calenda.

No, a lui quelle accuse non lo turbano: “Sono mostrificato tutti i giorni da grillini e giustizialisti, sul piano personale non è per me una novità. Non me lo aspettavo da chi si definisce liberale e garantista”. Poi la chiosa da martire: “Ma ho un carattere forte e vedo la politica come uno spazio per le idee, non per i rancori o le invidie personali“.

Togli il cilicio Mattè.

ENZO SALERA

Enzo Salera (Foto © AG IchnusaPapers)

L’orologio della Storia sta per battere l’inizio di una nuova stagione. Quella che porterà Cassino alle urne per rinnovare l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Enzo Salera. Nella clessidra stanno scendendo gli ultimi granelli delle Comunali di Ferentino ed Anagni: saranno la prima tappa di una lunga resa dei conti interna al Partito Democratico del quale Enzo Salera è scomodo e spigoloso esponente. Poi si metterà mano alle Comunali 2024.

Per nessuno è un mistero che fino a dicembre dello scorso anno i necrofori stessero scavando con solerzia la buca politica nella quale seppellire la stagione di Francesco De Angelis e Sara Battisti, dichiarando transeunta la loro componente maggioritaria Pensare Democratico. Ma alle Provinciali di dicembre ’22, i due morituri hanno espresso il loro dissenso all’inumazione: hanno vinto le elezioni issando sul trono Luca Di Stefano e lasciando vuoto il sepolcro.

A Ferentino Antonio Pompeo è impegnato in una battaglia campale con la baionetta tra i denti. A Cassino Enzo Salera comincia a sentire sul collo il fiato delle truppe nemiche come accadde al Che Guevara inseguito dal capitano  Gary Prado Salmon nella foresta boliviana. Solo loro, Pompeo e Salera, i generali del fronte contrapposto a Pensare Democratico.

Nei giorni scorsi c’è stata una missione a Cassino compiuta dal Segretario Provinciale Luca Fantini. Culminata con dichiarazioni incrociate di leale appoggio per il bis di Enzo Salera. Ma la realtà dei fatti non sarà questa.

Da giorni è siberiano il gelo con la presidente del Consiglio Comunale e miss preferenze nella scorsa tornata Barbara di Rollo. Abbattuti sul nascere i fragili ponti di dialogo con Luca Fardelli e la sua componente. Trasferiti nel semenzaio delle inimicizie i buoni rapporti politici con l’assessore Arianna Volante, giubilata con disonore. Emiliano Venturi ha qualche riserva, Giuseppe Golini Petrarcone continua a considerare un usurpatore il suo successore.

La situazione di partenza non è delle migliori. Perché, come ebbe ad insegnare il leader socialista Gian Franco Schietroma al Pd “Non si risolvono in 5 minuti i silenzi di 5 anni”.

Nubi all’orizzonte.