Top e Flop, i protagonisti di mercoledì 10 maggio 2023

Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 10 maggio 2023

TOP

PIERSILVIO E BARBARA BERLUSCONI

Pier Silvio e Silvio Berlusconi (Foto via Imagoeconomica)

Poco da fare, da qualche tempo il partito del politico italiano più ricco di tutti non è ricco più. Non lo è perché sarebbe stato impossibile (ed illegale) concepire Forza Italia come una formazione solo e soltanto dipendente dalle fortune economiche del suo leader. Questo è il solo campo in cui Silvio Berlusconi e la sua creatura procedono affiancati ma su binari differenti.

E i guai economici di Forza Italia arrivano tra l’altro in un momento che per il cachet del Partiti è cruciale: quello di preparazione e messa a punto delle “forze” per il cimento elettorale europeo del 2024. Insomma, servivano anche (ma non solo) gesti di peso da parte di “sponsor interni”. Ecco perché non stupisce la notizia di ritrovare tra i finanziatori di Forza Italia nel 2023 Pier Silvio e Barbara Berlusconi.

Il secondogenito del Cav e la figlia più grande avuta con Veronica Lario sono andati “in soccorso delle malandate casse azzurre”, come ha scritto AdnKronos, con un contributo complessivo di 200mila euro. Barbara oggi ricopre il ruolo di vicepresidente del Milan ed ha staccato un assegno di 100mila euro il 3 marzo scorso. Idem ha fatto Pier Silvio, che è amministratore delegato di Mediaset, con un bonifico il giorno 14 dello stesso mese. Non erano mancati all’appello neanche gli altri figli del Cav, Marina Eleonora e Luigi ed il fratello dell’ex premier.

Il senso dell’intera faccenda è che le finanze di Forza Italia sono cruciali per quello che Forza Italia dovrà rappresentare nel futuro, ed appare evidente (sempre con i debiti scongiuri e solo da un punto di vista politico) che il futuro non immediato di Forza Italia non sarà più in capo a Silvio Berlusconi. Perciò i due figli notoriamente con più skill comunicative non si sono limitati a fare un’offerta alla creatura del “papi”, ma hanno di fatto lanciato un’opa su quelli che saranno gli assetti futuri degli azzurri.

Un messaggio chiaro per lasciare le impronte digitali del fondatore nell’epoca delle rifondazione. Per far capire che Forza Italia è ancora in tutto e per tutto coincidente con i desiderata di chi l’ha pensata e fatta nascere.

Aquilotti.

MARIA TERESA BENEDETTI

La sede dell’Accademia di Belle Arti

È l’esempio, l’arma più contagiosa. Nel bene e nel male. Perché coinvolge, attira, lascia dei segni. E Maria Teresa Benedetti quell’arma l’ha usata al punto “di diventare un modello per le generazioni di giovani docenti e studiosi“. È questo che la rende meritevole di citazione, più ancora del motivo per il quale l’Accademia di Belle Arti di Frosinone ha deciso di conferirle il titolo di Accademico d’Onore.

Maria Teresa Benedetti è una storica dell’arte, critico d’arte ed a lungo docente nell’istituto ciociaro. Il suo nome è strettamente legato alla Storia dell’Arte, disciplina che ha arricchito nel corso della sua lunga carriera con numerosi studi dedicati alla cultura artistica dell’Ottocento e del Novecento. Le sue ricerche hanno valorizzato e promosso presso il grande pubblico, temi e movimenti poco noti: i Preraffaelliti su tutti.

Ma questo può essere l’effetto della passione, dell’amore smisurato verso la propria materia. È altro invece a colpire. Nella motivazione, l’Accademia spiega che Maria Teresa Benedetti possiede “una energia contagiosa ed una dedizione incessante che è un modello per le generazioni di giovani docenti e studiosi” e la definisce “una delle maggiori personalità della Storia dell’Arte“.

E in una terra dove latitano i buoni esempi, il suo diventa da incorniciare.

Il vero insegnamento.

FLOP

GIANFRANCO ROTONDI

Gianfranco Rotondi (Foto Paolo Cerroni © Imagoeconomica)

Ci sono eredi designati che prendono d’aceto in maniera forte e definita se qualcuno gli va a toccare il “ghene”. Ovviamente quando lo fanno hanno tutte le ragioni dell’universo, anche quando quelle ragioni magari sono un po’ anacronistiche. È il caso di Gianfranco Rotondi, che senza mezzi termini in questi giorni sta conducendo la sua battaglia personale contro lo “scippo” della “Balena Bianca”.

Se non è già storia di certo non è cronaca, però la vicenda merita di essere inquadrata bene. Perché Gianfranco Rotondi ha fatto un esposto?Ho fatto questo esposto per denunciare una strategia coordinata di aggressione al Partito attraverso la improvvisa proliferazione di numerose (finora tre) formazioni politiche, che dichiarano di essere la Democrazia Cristiana ed eleggono un Segretario politico”.

Bene, abbiamo appurato che in giro c’è gente che usa ancora il sessappiglio del buon vecchio Scudo Crociato per raccogliere (magari raccattare via) consensi sull’onda del revanscismo centrista portato ad arte da Renzi e Calenda.

Ma cosa contesta Rotondi? Fin qui abbiamo lasciato la vicenda tra il colore e il rispetto per la buona fede dei promotori, ma, di fronte a tanta confusione, produciamo una diffida preliminare a una iniziativa giudiziaria in caso di persistenza di questi comportamenti”.

Insomma, il denunciante non è geloso del simbolo ma ha paura che qualcuno la ”butti in caciara” agendo “secondo una regia e per fini politici” ed “arrecando danno all’immagine e all’attività della Dc” con azioni di turbativa. Attraverso “turbative”. A chi ha scritto Rotondi? A Matteo Piantedosi a ché preservi la denominazione ‘Democrazia Cristiana’. Questo perché “l’utilizzo dello scudo crociato è stato concesso all’Udc” dall’Associazione ‘Democrazia Cristiana’, fondata da De Gasperi, che non si è mai sciolta e prosegue nel Partito Popolare”.

Lui è il “rappresentante legale dell’Associazione denominata ‘Democrazia Cristiana con Rotondi’, concessionaria dell’utilizzo in esclusiva della denominazione ‘Democrazia Cristiana’ per atto di cessione notarile da parte del ‘Ppi exDc’“. Insomma, le sue ragioni in punto di forma e sostanza sono inoppugnabili. Ma sono anche antiche e danno la cifra esatta di un cetaceo che riemerge dai fondali oceanici a soffiare dallo sfiatatoio la sua ultima colonna d’aria.

Come Achab.

LUCA BARBARESCHI

Luca Barbareschi

«A me viene da ridere, perché alcune di queste non sono state molestate, o sono state approcciate malamente ma in maniera blanda, non cose brutte. Alcune di queste andrebbero denunciate per come si sono presentate. sedendo a gambe larghe: (…) Ho trovato il loro un giusto pensiero ma poi è diventato qualcosa di modaiolo. L’attrice che si fa pubblicità, la cosa va avanti per dieci puntate, poi finisce ma non si risolve il problema. In Francia sono impazziti tutti, noi produttori abbiamo fatto un corso sulle nuove regole di set, che sono impossibili da applicare. Stiamo uscendo dal buon senso». Luca Barbareschi non ha mai amato stare nel coro. E la sua abitudine a dire cose scomode lo ha spesso messo ai margini di un sistema che vive di luci ed ipocrisie.

Ma nelle sue dichiarazioni a Repubblica c’è una lacuna di base. Non esiste differenza tra approccio e violenza: in Italia questo concetto lo abbiamo superato da tempo, togliendo dal Codice la distinzione tra lo stupro e l’atto di libidine violenta. È violenza e basta. Fosse anche un bacio non voluto. Perché è il principio ad essere totalmente sbagliato: è lecito quando si è in due a volerlo. Semplicissimo.

Dire che “sono state approcciate malamente ma in maniera blanda, non cose brutteequivale a sminuire. E sminuire equivale ad incoraggiare: fate ma restate nel blando. Invece non si fa e basta. Non esiste l’approccio fatto malamente in maniera blanda. Così come non esiste che “le nuove regole di set sono impossibili da applicare”: non risulta che la cinematografia francese sia entrata in crisi a causa di queste norme.

Il problema vero però è un altro. È che Luca Barbareschi intendeva mettere in luce una cosa fondata. Ma ha usato le parole meno adatte. Intendeva dire che la denuncia di molestia o di approccio non voluto rischia di diventare un’arma pericolosissima. Gli sarebbe bastato citare il caso del regista canadese premio Oscar Paul Haggis arrestato durante le vacanze in Puglia per la denuncia di stupro presentata da un’attrice: dopo sedici giorni agli arresti e lo sputtanamento mondiale, lo stesso giudice che aveva firmato l’arresto ha disposto la revoca totale per “Assenza di contegni violenti costrittivi da parte dell’indagato al fine di consumare gli atti sessuali”. In pratica, non ha costretto quella ragazza a subire atti sessuali.

Questo non significa che tutte le accuse siano false. Neanche che lo sia una sola di loro. Ma che occorre buon senso ed un clima che non sia da caccia alle streghe. Nel vantaggio di tutti. Ma uno della sua preparazione e del suo spessore non può lasciare spazio per i dubbi.

Luca, rifacciamola.