Top e Flop, i protagonisti di mercoledì 12 aprile 2023

Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 12 aprile 2023

Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 12 aprile 2023.

TOP

MASSIMO SERA

Vittorio Sgarbi con il vicesindaco Massimo Sera

Ci vuole coraggio. Più a rifiutare che ad accettare. Perché l’accettazione fa parte del percorso: fin dall’infanzia veniamo educati al fatto che ci siano strade da percorrere ed al loro termine, irte e tortuose che siano, c’è il traguardo. Rifiutare significa rinunciare al risultato di tutta quella fatica, quel sudore, quei sacrifici, le buche nelle quali non s’è inciampato, la tattica vincente che ci ha portato lì per primi a ricevere gli onori del trionfo. Ma non sempre.

Massimo Sera, vicesindaco di Arpino, ha capito che quella è solo apparenza: la sostanza è ben altro. Per questo ha fatto un passo di lato. E nella settimana in cui doveva essere annunciata la sua candidatura a sindaco di Arpino ha fatto mettere sotto i riflettori il Sottosegretario Vittorio Sgarbi. lasciando a lui l’onore della candidatura. Ma tenendo per sé l’onere di governare la città. (Leggi qui: C’è Caravaggio dietro la candidatura di Sgarbi ad Arpino).

Vittorio Sgarbi sarà, in caso di elezione, il sindaco chiamato a togliere Arpino dalla sua dimensione provinciale per proiettarla in una mondiale. Moltiplicando il valore del Certamen, valorizzando gli affreschi del Cesari, accendendo una luce su quei borghi che già hanno sedotto negli anni i grandi registi che li hanno voluti come set per pellicole dallo spessore di Splendor con Mastroianni.

L’ingegner Sera si candida invece ad essere il sindaco che avrebbe dovuto essere. Cioè quello che materialmente governerà la quotidianità e la straordinarietà di Arpino. Risolvendone i problemi, affrontandone le questioni, dialogando con i cittadini. Con la fortuna di avere su di lui un Vittorio Sgarbi capace di dare un respiro mondiale alla ‘loro’ Arpino.

Ma per capirlo, accettarlo, realizzarlo facendo quel passo di lato, occorre coraggio. E lui ne ha avuto.

Nel nome della città.

GIOVANNI ACAMPORA

Roberta Metsola e Giovanni Acampora

Non è andato a Bruxelles per dire “venga a prendere un caffè da noi, signora presidente”. Ma c’è andato con numeri, dati, analisi, grafici, spiegazioni. E con i titoli ed il biglietto da visita di quello che ha messo a punto uno degli osservatori economici più attenti sulle politiche del mare e la Blue Economy. Giovanni Acampora, presidente della Camera di Commercio di Frosinone e Latina si è messo in testa di far diventare il sud del Lazio una regione d’Europa.

E per farlo ha individuato un percorso europeo. È la sfida lanciata dalla Commissione Europea con la Comunicazione 240 Final del 2021 con la quale è stato chiesto di sviluppare un nuovo approccio per un’economia blu sostenibile nell’Unione Europea. E Giovanni Acampora è andato a Bruxelles per dire che il territorio delle province di Frosinone e Latina ritiene che “l’Italia debba essere considerata il pontile dell’Europa nel Mediterraneo, non solo dal punto di vista geografico ma anche politico, economico e sociale, con una centralità condivisa anche in sede europea. Siamo il terzo Paese in Europa, con il 13,5% del valore aggiunto dell’economia blu dell’Unione e vantiamo filiere di eccellenza a livello internazionale”. 

E la Blue Economy sviluppata in quella fetta d’Italia centrale la cui economia Acampora rappresenta, ha un ruolo di primo piano. Come dimostra il Blue Forum di Gaeta e le analisi che ogni anno partono dagli studi promossi proprio dalla Camera di Commercio di Frosinone – Latina.

Gente di mare con i piedi per terra.

FLOP

GIUSEPPE BICCHIELLI

Giuseppe Bicchielli

Di proposte di legge equivoche ne abbiamo viste a bizzeffe in questi ultimi anni. Alcune erano bizzarre ed impunite, altre solo sfacciate. Ecco, quella di cui parliamo oggi appartiene alla seconda categoria.

È stata vendemmiata e presentata alla Camera e di fatto punta ad ‘oscurare‘ cv e certificato penale degli aspiranti onorevoli. Lo scopo è varare un legiferato che vieti la pubblicazione dei curricula e del casellario giudiziale degli aspiranti onorevoli a ridosso del voto.

Il tutto dovrebbe avvenire poi in pia intenzione sui siti dei Partiti e nelle pagine del Viminale. Di chi è la firma in calce al compitino? Di Giuseppe Bicchielli di ‘Noi Moderati‘, che vuole orgogliosamente garantire la privacy di chi viene candidato.

L’iniziativa di legge nasce essenzialmente dalla constatazione che l’introduzione dei predetti obblighi” relativi appunto al curriculum e al casellario giudiziario, “pur muovendo dal principio di trasparenza, hanno in realtà trascurato e inficiato l’aspetto del rispetto della privacy, rigorosamente garantito dal nostro ordinamento giuridico“.

Ora, a tener conto del fatto che oggi un aspirante collaboratore scolastico prima di concorrere per il posto deve dichiarare di non avere procedimenti penali in corso o condanne l’olezzo greve di crasso discrimine ci sta tutto e senza gargarismi retorici. Ma tant’è e nel testo di legge si ricorda poi come curricula e casellario giudiziario “non sono richiesti all’atto di accettazione delle candidature e, pertanto, non necessari ai fini della convalida delle stesse“.

L’impressione nettissima è che il concetto marmoreo e tondo di ‘dare l’ esempio‘ in questo Paese non riesca mai a passare da corollario enunciato a regola aurea vissuta ed applicata per primi da quelli che le regole le scrivono. L’amarezza in bocca per la fiera proposta dell’onorevole Bicchielli fa il paio con quella di un bidello che deve dimostrare allo Stato di essere un brav’uomo.

E che deve farlo malgrado altri chiamati a responsabilità e stipendi maggiori dei suoi quest’obbligo di dimostrare non ce l’abbiano.

O non vogliano averlo più.

Impunito.

MERITOCRAZIA ITALIA

Walter Mauriello

Il concetto di merito contiene esso stesso i germi della sua irrealizzabilità perché elle democrazie come la nostra è subordinato da sempre ai diritti universali.

Tuttavia perfino in Italia, dove meritarsi una cosa è molto più difficile che vedersela concessa, c’è speranza che si arrivi a coabitazione.

Se sia vana speranza o concreta illusione lo potrà dire soltanto il tempo. Per ora il tentativo va registrato. E collocato qui per genetica disillusione di chi scrive, conseguenza solo dell’età. Meritocrazia Italia “ritiene assolutamente necessaria una riforma della legge elettorale che, allo stato, impedisce una reale rappresentatività delle istanze dei cittadini ed una effettiva partecipazione all’elettorato attivo“.

Che significa? Solfa vecchia e irrisolta: in Italia chi ha numeri bassi ha diritti di cartapesta. Ecco perché MI “si impegna per la raccolta delle 500.000 firme necessarie alla indizione del referendum abrogativo di cui all’articolo 75 della Costituzione“.

In buona sostanza l’associazione di cittadinanza attiva vuole contare di più perché ha fiutato l’usta di un nuovo populismo praticone da cui mungere legittimamente consensi. Meritocrazia Italia è infatti “in costante ascesa in termini di iscrizioni e consensi, viene oggi considerata come un player di indubbio rilievo sullo scacchiere politico“. E non mancano lusinghe strutturate “tanto da essere oggetto di attenzione e proposte multidirezionali, da parte di cittadini, partiti, centri di interesse ed istituzioni‘. L’associazione è sul piatto e attende offerte quindi, e “in molti chiedono a Meritocrazia Italia di scendere in campo nelle competizioni elettorali” senza mettere all’angolo il cittadino comune.

Il fatto è che la proposta è ancora del tutto aleatoria. È solo di pancia e per nulla di sostanza. Di iniziative così ne abbiamo già viste a volontà: prima furono i Verdi a promettere di spinconare i Partiti dalle loro postazioni, prima ancora i Demoproletari assicurarono la rivoluzione, in tempi recenti i grillini si sono affacciati dal balcone promettendo la fine della povertà. Balle. Alle quali in troppi hanno creduto. Dando il voto.

Vero che la proposta ha un dono: contiene il germe di una nuova stagione pop che potrebbe fruttificare giusto in sincrono con il fisiologico decadimento della lunga parentesi sovranista logorata dal fardello del governo. Ma l’impressione è quella dell’iniziativa ruffiana per accaparrarsi qualche consenso. E nulla di più.

Bello ma già visto, grazie.