Top e Flop, i protagonisti di mercoledì 15 febbraio 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 15 febbraio 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 15 febbraio 2023

TOP

LA CONSULTA

La Corte Costituzionale Foto © Paola Onofri / Imagoeconomica

Se c’è una cosa che il Covid ha innescato ancor più della paura di ciò che fa agli uomini quello è stato ciò che ha fatto alle loro opinioni. Lo ha fatto dividendole, frammentandole e diventando il blu di metilene delle nostre infinite sfaccettature di ignoranza. E presunzione annessa.

I sistemi complessi di norma a questo servono, a segnare la linea netta di demarcazione fra una cosa sacra come la libertà di opinione ed una cosa stupida come certe singole epifanie della sua intoccabilità, in cui si confonde ciò che si ha il diritto di pensare con ciò che dovrebbe succedere.

Come nel caso della Corte Costituzionale e di ciò che ha dovuto ribadire sull’obbligo del vaccino anti-covid per i sanitari. Ecco, messa smart e di sintesi quello non è stato “né irragionevole né sproporzionato“.

Tutto ruotava, in un Paese dove la politica proclama la separazione di funzioni ma pratica le invasioni di campo, su una asserita ed evanescente illegittimità costituzionale del provvedimento dalla quale erano discese istanze di sospensione.

Ecco, la Consulta ha detto la sua e lo ha fatto in un momento più soft e sereno, momento in cui la politica le sue invasioni di campo le andava a sostanziare all’Ariston. La sentenza numero 15 del 2023 con redattore Stefano Petitti ha dato risposta alle questioni di legittimità costituzionale sollevate dai Tribunali ordinari di Brescia, di Catania e di Padova.

Come? Sostenendo che la normativa censurata ha operato un contemperamento “non irragionevole del diritto alla libertà di cura del singolo con il coesistente e reciproco diritto degli altri e con l’interesse della collettività, in una situazione in cui era necessario assumere iniziative che consentissero di porre le strutture sanitarie al riparo dal rischio di non poter svolgere la propria insostituibile funzione“.

E tradotto sciolto dal latinorum? Andava fatto, perché la libertà più grande è quella di vivere e far sì che gli altri vivano. Il resto è fuffa, anzi, è Ariston.

Io sono la Legge.

TELEUNIVERSO

C’è un peccato grave, gravissimo. È quello di far passare per normale anche ciò che è straordinario. Esattamente ciò che ha fatto lunedì Teleuniverso, storica emittente del Lazio nata in provincia di Frosinone nel 1978. E già questo ha dello straordinario: essere sopravvissuti a tutte le rivoluzioni epocali che hanno selezionato (rectius decimato) l’etere italiano è faccenda che sono riusciti a fare in molto pochi.

Lunedì pomeriggio, puntale all’appuntamento con se stessa, la rete fondata da Mario Magnapera ha realizzato un’altra delle sue tradizionali No Stop con cui seguire lo spoglio delle Regionali 2023 minuto per minuto, con inviati in tutti i punti chiave nelle province di Frosinone e Latina, collegamenti con i Quartieri Generali romani dei tre principali candidati alla guida della Regione; un paio di focus fatti direttamente dalla sede del gruppo editoriale Latina Oggi – Ciociaria Oggi. In studio, si sono alternati tutti i protagonisti del territorio.

Teleuniverso detiene da sempre due primati di ascolti: quella sulla durata della permanenza del pubblico davanti ai suoi schermi e quello dei telespettatori nel giorno medio. I dati ufficiali Auditel ora certificano che a seguire quella No Stop sono stati 124.664 telespettatori con punte eccezionali nei momenti chiave e mai meno di 15mila persone davanti alla tv.

In Italia sono poche le emittenti televisive locali ad essere sopravvissute. E Teleuniverso è tra quelle poche: un’eccellenza, come testimoniato dai riconoscimenti arrivati dall’Università Cattolica di Milano e dal Corecom. Per quella No Stop la rete ha schierato una sessantina di specialistI: giornalisti, grafici, cameraman, montatori, fonici, attrezzisti, tecnici di alta frequenza ed il Cielo solo sa quanto altro e di che livello. Ribadendo ancora una volta la sua straordinaria unicità. Commettendo il suo solito peccato: far passare per normale ciò che è straordinario.

Modestia catodica.

FLOP

RICCARDO ROSCIA

Riccardo Roscia

La gallina che canta per prima ha fatto l’uovo”: non si applica in politica questo proverbio dell’antica saggezza contadina. Ma è la tattica che ha messo in campo Riccardo Roscia, già sindaco di Pontecorvo e candidato alle Regionali nella lista dell’Udc di Lorenzo Cesa a sostegno di Francesco Rocca.

Nella giornata di ieri è diventato virale un video nel quale brinda e festeggia con i suoi sostenitori. A cosa? Lo spiega lo stesso Roscia in quella clip: “Lorenzo Cesa ci ha dato l’ufficialità che è stato eletto un Consigliere regionale a Roma. E come da accordo avuti in precedenza, io sarò assessore regionale”.

Ora: chiunque abbia avuto un minimo di dimestichezza con la politica sa benissimo che gli accordi si stringono con un solo fine: poterli poi stracciare. Riccardo Roscia ha portato a Francesco Rocca 3.181 voti su 103.790 ottenuti in tutta la provincia di Frosinone e 934.614 nel Lazio. I suoi voti hanno inciso sulla vittoria per lo 0,34%.

Il problema non è di matematica della politica. Ma è ben più serio. Perché con il suo spumante, Riccardo Roscia ha mandato a dire al nuovo Governatore del Lazio che conta meno di niente, non avrà alcun peso nella scelta nemmeno della sua squadra di governo. Perché gliela imporranno i Partiti.

La politica ha il suo peso. E gli equilibri disegnano l’architettura della squadra di governo. Ma su chi piazzare nelle singole posizioni, il Governatore ha l’ultima parola. Ed a seconda della sua indole caratteriale ha anche la prima, se non dalla prima all’ultima. E se vorrà fare Roscia assessore, vicepresidente, ambasciatore del Lazio all’Onu: può farlo. Ma per sua scelta e non perché gli sia dovuto.

Riccardo Roscia non è un politico di primo pelo. È il primo a sapere che con il suo zero virgola percento non può pretendere nemmeno un appuntamento a Roma per salutare il nuovo governatore. Ma viene da terra contadina: dove la gallina che canta prima ha fatto l’uovo. Ed una cantata mattutina fa più bella figura di dover dire ‘no, nemmeno questa volta ho vinto‘.

Intempestivo.

PIERFRANCESCO MAJORINO

Pierfrancesco Majorino

Bene ma non benissimo. Che potesse perdere la corsa elettorale per il Pirellone ci sta. Ma che nel farlo potesse alimentare la mistica degli stereotipi di divario fra Nord e Sud dell’Italia questo ci stava un po’ meno. Pierfrancesco Majorino non ha perso per le centinaia di migliaia di calabresi che vivono in Lombardia ma ha fatto moltissimo per far sembrare a molti che sia andata proprio così.

Tutta colpa di un tonno e di un agghiacciante momento di buio dialettico a pochi giorni dal voto. Lui aveva chiesto anche scusa ma il danno, non elettorale vero ma di subdola eziologia di voto, ormai era fatto: “Non credo di essere una persona superficiale, ma di aver fatto un’uscita infelice“.

Del superficiale glielo aveva dato l’imprenditore calabrese del tonno Pippo Callipo. Perché Callipo aveva sentito il bisogno di cazziare Majorino? Per una dichiarazione agra quanto veloce, cioè sbagliatissima come tutte le cose su cui uno non conta almeno fino a dieci prima di aprire bocca, specie se chiedi il voto in una regione dove l’oggetto della tua ironia endemico e radicato.

La Regione Lombardia non è la Calabria, è una regione che ha grandi potenzialità“. Ecco, Callipo lo aveva invitato a visitare bottega e a rendersi conto che se c’è un’Italia di cui parlare. Quell’Italia non deve avere la geografia dei preconcetti ma le rotte dell’obiettivita’.

Nel frattempo le cose in urna sono andate come sono andate e non certo per lo scivolone di Majorino. Ma una cosa è certa: ci sono modi peggiori di perdere e modi migliori per far capire che non si è perso per un singolo episodio.

Tanti calabresi il nord lo hanno costruito e lo costruiscono ogni giorno. Cosa peraltro che non ho mai minimamente messo in discussione. Sarebbe solo folle pensare il contrario”. Ecco, sarebbe stato folle.

Tagliato con un grissino.

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