Top e Flop, i protagonisti di mercoledì 19 aprile 2023

Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 19 aprile 2023

Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 19 aprile 2023

TOP

RINO AGOSTINIANI

Rino Agostiniani

Il dottor Rino Agostiniani è un serio ed autorevole consigliere nazionale della Società italiana di pediatria (Sip), in più è un esperto di denatalità. Questo significa che se lui decide di dire la sua sul ‘minimo storico’ delle nascite in Italia, arrivate nel 2022 sotto i 400mila, bisogna stare a sentirlo. E leggere cosa ha scritto. (Leggi qui: La cicogna non vola più sulla Ciociaria).

L’Istat ci ha confermato che nei nostri cieli le cicogne ci volano poco ed ha dato un nome alla “contraerea” che le tiene alla larga. Per Agostiniani quello che sta facendo invecchiare l’Italia è un mix e chi cercasse la Causa Prima e Sola sbaglia. Poi però lui punta il dito su una cosa che a suo parere fa massa critica e di molto con la sfiducia socio-economica che ammala il paese da decenni.

Ed è roba già cassata a cui mettere rimedio è impossibile: “Per due terzi contribuisce una componente difficilmente modificabile, ovvero la progressiva riduzione del numero delle donne in età fertile per il crollo delle nascite che c’è stato tra il 1975 e il 1995. Rispetto al 2008 abbiamo meno donne in età fertile e su questo si può agire poco”.

Che significa? Che fra anni di piombo e boom illusorio dei secondi anni ‘80 in Italia di figli se ne fecero pochi, di figlie pochissime e che l’altro ieri quelle di loro che erano arrivate in età fertile e socialmente congrua per fare figli si ritrovarono nel bel mezzo della grande crisi economica del 2008 e di figli decisero di non farne o farne pochi davvero.

E ancora: “E poi abbiamo un indice di fecondità basso, 1.24/1.25. Su questo si può incidere di più, ma negli ultimi anni non ci sono state strategie adeguate per modificarlo“. E la politica? “Azioni concrete da parte della politica ben vengano, perché un Paese senza bambini è senza futuro. In prospettiva, infatti, mancherà l’elemento fondamentale del welfare della nazione, con una percentuale di over 65 ben maggiore di quella dei giovani e una difficile sostenibilità delle politiche sociali“.

E fra medicina e sociologia questa ci pare l’analisi più azzeccata degli ultimi anni.

Lucido e chiaro.

MASSIMO RUSPANDINI

Massimo Ruspandini

Il silenzio. È il silenzio il metro di misura. Rappresenta quasi un certificato di qualità dopo il collaudo. Viceversa, il rumore ed il caos mediatico sarebbero stati un problema: crepe più o meno profonde a seconda dei decibel di volume registrati. Invece intorno alla federazione di Fratelli d’Italia in provincia di Frosinone non c’è soffio o sibilo. Silenzio. È il risultato del paziente lavoro messo in campo dall’onorevole Massimo Ruspandini, coordinatore provinciale del Partito.

I numeri sono chiari: la famiglia dei Fratelli si è allargata. Tanto ed in fretta. Al punto di cannibalizzare il centrodestra: tanto in Regione Lazio e tanto nel Paese. L’altro lato della moneta è un Partito diventato improvvisamente sintesi di tante identità: con il rischio di diventare una specie di Babele. Tanto per fare qualche nome: nel giro di pochi anni in provincia di Frosinone sono entrati in famiglia i cattolici di Gabriele Picano, i berlusconiani di Antonello Iannarilli, i leghisti delusi di Alessia Savo, gli agricoli di Aldo Mattia, i precursori di Alfredo Pallone, gli amministratori di Fabio Tagliaferri.

Le elezioni Politiche e Regionali sono state l’imbuto di tante legittime aspirazioni. Alcune deluse, alcune soddisfatte, non tutte realizzate. È esattamente quello il momento del rumore. Cioè il momento in cui parte la rivendicazione, per reclamare un riconoscimento dell’apporto fornito a chi ha vinto per raggiungere il risultato.

Invece è silenzio. Perché Massimo Ruspandini ha compiuto il classico tour delle sette chiese: incontrando ogni sensibilità, ringraziando per il risultato realizzato, offrendo una visione di prospettiva sulla base delle aspirazioni di ciascuno. Ma da costruire all’interno d’un quadro di unità interna. Lasciando ad ognuno i più ampi margini di autonomia politica ma all’interno di una cornice che è quella disegnata dal Partito.

Se l’abbiano ascoltato per pura convinzione politica o per concreta convenienza, solo le coscienze di ciascuno lo conoscono. Ma il risultato è il silenzio, la quiete politica, la pacificazione di quello che rischiava di diventare un asilo impazzito. Ed in politica conta sempre e solo una cosa: il risultato.

Da templare a pacificatore.

FLOP

FABIO ROSCANI

Fabio Roscani

Le “young guns” di Giorgia Meloni sembrano come i gatti tartaruga femmina (l’accostamento totemico non è voluto, giuriamo) che hanno tutti il marker del colore bianco, cioè hanno tutti lo stesso codice genetico. Quale? Quello che porta la capostipite etica a non riuscire a dire con chiarezza che Fratelli d’Italia è un Partito nato sulla linea evolutiva avanzata del fascismo ma che con il fascismo ormai non c’entra più nulla. E che del fascismo non ne vuole più sentire parlare.

Leggiamo cosa dice ad esempio Fabio Roscani, giovane deputato romano di Fdi, classe 1990. E facciamolo con attenzione perché l’impressione potrebbe essere quella di una chiarezza esemplare. Che esemplare invece non è. “Siamo un Partito che guarda ai giovani, al futuro, perché sono proprio i ragazzi di questa nazione la soluzione dei problemi. Noi non vogliamo accettare il paradigma dei governi precedenti che hanno considerato le nuove generazioni un problema politico, sociale e per il mercato del lavoro, che non sapevano risolvere“.

Roscani ha una skill aggiuntiva, quella di Presidente di Gioventù Nazionale. E ancora: “Non si capisce chi continua a fare polemica, parlando di passato. Come fanno per esempio a sinistra, dove resta in piedi l’accusa nei nostri confronti di fascismo. Accusa solo strumentale e senza fondamento“.

E la chiosa: “Meloni l’ha detto più volte, noi non c’entriamo nulla con le dittature, con quelle culture che hanno espresso ad esempio fascismo e nazismo“. Due obiezioni piccole piccole: non c’è bisogno di dire che lo abbia già detto Meloni che il fascismo non sta in bacheca di FdI. Dillo te e amen.

E ancora: il dato, anche per accontentare le sinistre che poi magari si chetano e rivelano la loro pochezza operativa senza più battaglia etiche, non è quello di “girarci intorno” e condannare le “ culture che hanno espresso”.

Qui non è il caso di fare sociologia di comunella con i tedeschi e parlare di germinazione ex post, questo è Hegel, non è sincerità. Basta dire che Fratelli d’Italia considera il Ventennio fascista un’aberrazione in tutte le sue forme. E il dente sarà cavato senza tirar via tutta la fila di premolari.

E dillo no?

ELLY SCHLEIN

Elly Schlein (Foto © Imagoeconomica)

Se la sua vuole essere una strategia è sbagliata. Altri se la sarebbero potuta permettere, per loro storia e per loro cultura. Ma ad Elly Schlein non è concessa la tattica democristiana del temporeggiare. Perché è stata eletta nel nome dell’esatto contrario d’un modello in cui non si decide mai, si tiene il piede in tre scarpe: come hanno sempre fatto i cacicchi che tanto detesta. Invece sull’intelligente passo delle Forche Caudine allestito dal Movimento 5 Stelle non vuole passare: il Segretario non indica al Pd la linea da tenere sul termovalorizzatore di Roma. Se dice no sconfessa il sindaco Roberto Gualtieri e butta giù il Comune di Roma, se dice si sconfessa se stessa ed il suo ambientalismo spinto.

Nelle ore scorse l’ex alleato in Regione Lazio Luciano Nobili l’ha silurata con un tweet: “Non so se è chiaro: Gualtieri ha scelto di realizzare il termovalorizzatore. E ha avuto da Draghi i poteri per farlo. Sinistra e Verdi, che governano Roma con Gualtieri, chiedono alla Meloni di bloccarlo e di togliergli i poteri. Roma non merita questo penoso balletto“.

Riccardo Corbucci della commissione Roma Capitale aziona la contraerea mirando sui grillini. “Conte e Raggi – ricorda – sono gli stessi che per cinque anni hanno sommerso Roma di rifiuti. Sotto l’amministrazione del M5S prese fuoco il più grande TMB della città, quello di via Salaria. In cinque anni la sindaca ha sperperato denaro pubblico per portare i rifiuti ovunque e non ha mai presentato un piano sugli impianti per chiudere il ciclo dei rifiuti a Roma. È chiara la ragione per la quale vogliano far saltare il termovalorizzatore”.

In quel vallo, Elly Schlein non ci doveva arrivare. La situazione andava disinnescata prima. Evitando di arrivare ad un punto di rottura come quello che si rischia con la dichiarazione di Matteo Ricci, sindaco di Pesaro, coordinatore dei sindaci del Partito Democratico: “A Roma c’è un’emergenza rifiuti da anni. C’è un sindaco che vuole ripulirla davvero anche attraverso la realizzazione del termovalorizzatore. Va sostenuto. Con Gualtieri, no a passi indietro“.

Il colpo finale lo assesta Stefano Bonaccini dai microfoni di Radio Anch’io: “Mi auguro che il Pd non si spacchi. Poi, i gruppi hanno la loro autonomiaconfermando di essere a favore dell’impianto

Ecco, Bonaccini è uno che ha detto cosa vorrebbe fare. Il Segretario no. Ed a tendergli la trappola sono stati proprio i grillini che ha voluto abbracciare.

In fuga dalla responsabilità.