Top e Flop, i protagonisti di mercoledì 8 marzo 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 8 marzo 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 8 marzo 2023.

TOP

CHIARA FERRAGNI

Chiara Ferragni

È mesto e ha i toni di una doverosità scialba che non ci appartiene mettere una donna in casella Top il giorno dell’otto marzo, un po’ come mangiare il panettone a Natale solo perché a Natale quello si mangia e non perché il panettone sia buono. Tuttavia giovi la sincerità nell’ammettere che queste righe non sono freschissime: sono state scritte fuori di scadenza e dietro impulso a cercare una faccenda bella. E come sempre quando si cercano cose belle in un mondo che bello per la più parte non è, di mezzo c’è una donna.

Impegnati quasi tutti a storcere il naso sul suo battage di starlette di ambiti che snobbiamo ed a commentare sui social (gli stessi che snobbavano ma che non sanno prendere mai distanze vere) la telenovela con il suo ganzo non ci siamo accorti di una cosa. Che cioè Chiara Ferragni è una donna che sa il fatto suo e che ha dato una lezione coi fiocchi a suo marito Fedez dopo la condotta non proprio “protocollare” di un Sanremo. Che non aveva brillato per compostezza e che d’altronde non aveva intenzione di brillare in quel senso.

Perciò ci è venute in mente “l’eresia” di ricordare quanto una donna, ogni donna, sappia essere dura se solo chi le sta a fianco si azzardi a scarrocciare dal buon senso. E di farlo usando una signora che le donne “impegnate e di spessore” ghettizzano. Né più né meno di come certi uomini ed ambiti ghettizzano loro.

Buon senso che nel caso di una coppia “estrema già di suo” ha messo l‘imprenditrice ed influencer al cospetto della più perfetta e tonda delle epifanie: quella di Olivia che aspetta Braccio di Ferro con il mattarello in mano e che gli ricorda che il mondo è una cosa quadrata e di buon senso. Dove esagerare fa parte del gioco e del copione. Ma non della vita vera.

La Ferragni ha tenuto il marito a bada e di grugno brutto per due settimane dopo le sue performances non proprio ugonotte all’Ariston. Inclusa quella con il rapper Rosa Chemical. Lo ha fatto da condottiera di cose terragne e solide. La Ferragni non è l’archetipo di tutte le donne, ma solo la concrezione di uno dei millemila modi di esserlo, e di ricordare al mondo che non ci sono cose da mettere in pari ma solo cose da fare, battaglie da vincere, sfide da perdere ed opportunità da cogliere.

Partendo allo stesso sparo di pistola e correndo sulla stessa pista, senza gli ostacoli di un pianeta baffuto e cretino. Ma anche senza le pastoie di un giudizio interno per cui si è donne solo se si lavora in fabbrica o si scrivono libri con la forfora a piovere sui fogli: la pista dell’umanità che sfreccia verso ognuno dei sui singoli destini.

Federico stai muto.

CATERINA BELLANDI

Caterina Bellandi

Sergio Mattarella è di fatto un Eroe di tutti i giorni perché tutti i giorni deve tenere a briglia da ormai 9 anni un Paese che gli ha dato deleghe importanti ma troppo ricche di sfumatura per non logorare anche un Giobbe contemporaneo. Perciò il suo ruolo nel premiare gli “eroi della quotidianità” italiana è risultato ancor più gradito.

Eroi ed eroine come la 57enne Caterina Bellandi, a cui il Presidente della Repubblica ha da poco conferito l’onorificenza di Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Bellandi è una persona splendida, qualcuno direbbe che è una donna per andare di struscio con la giornata di oggi. Ma noi la mettiamo in casella per un altro motivo: perché nel 2015 la signora Bellandi fece tappa anche a Cassino e la sua mise colorata e gaia unita alla sua mission colpirono tutti. Anche quelli che i colori non sanno più cosa siano perché la vita li ha ammaestrati al grigio a suon di frustate.

La signora Bellandi è stata premiata “per la generosità nel donare serenità ai bambini malati e alle loro famiglie accompagnandoli gratuitamente con il suo taxi ad effettuare le cure“. Suo marito Stefano era un tassista ed era morto prematuramente, allora Caterina seppellì il dolore forte sotto il malinconico ricordo e prese a guidare il suo taxi. Dopo poco quella vettura garrula diventò un baraccone di gioia per chi la gioia doveva ricercarsela.

Mezza giornata Caterina la usa per accompagnare e distrarre i bambini malati che si recano all’ospedale Meyer di Firenze per le cure. Bambini che la chiamano zia Caterina. Ecco le parola della zia insignita da Mattarella: “Piano piano si è creato un network di mamme che si passano il numero, si mettono in contatto con me, ma restano in contatto fra loro. Nei momenti di buio anche una piccola luce fa la differenza“.

E il suo tassametro gira e la moneta che incassa zia Caterina è moneta che suona più di tutte.

Tassametro d’amore.

FLOP

ELETTRA ORTU LA BARBERA

Elettra Ortu La Barbera

Suonala ancora Sam‘ ordinava un tenebroso Humphrey Bogart nei panni di Rick, il misterioso tenutario del Rick’s Café Americain di Casablanca. Chiedeva al suo pianista di suonare le note di una canzone che lo riportavano ad un tenero passato prima della rocambolesca fuga da Parigi. Deve essere piaciuto molto il pessimo risultato ottenuto alle Regionali di febbraio al centrosinistra di Latina se chiede adesso ai suoi pianisti di suonare ancora una volta la stessa musica.

Nelle ore scorse il movimento Lbc (quello che per due volte ha espresso il sindaco di Latina Damiano Coletta) ha detto no ad un’alleanza con il Pd se questa deve passare attraverso le elezioni Primarie con cui individuare il candidato sindaco da contrapporre il 14 e 15 maggio ad un centrodestra con il vento in poppa. (Leggi qui: Il no alle Primarie: “sono pericolose”).

È stata molto chiara la Segretaria del movimento, Elettra Ortu La Barbera. Ha detto un secco no alle primarie. Sostenendo che «sono uno strumento difficile e potenzialmente pericoloso. Che, nel tentativo di riunire intorno ad un nome, potrebbero paradossalmente creare spaccature e motivi di rottura».

Se l’opinione sulle Primarie è questa non c’è motivo per andare avanti. Perché il loro spirito è esattamente quello di creare prima del voto uno stress test. Con cui verificare la capacità degli alleati di stare assieme. In modo che una volta eletto il sindaco (se dovesse accadere) le tensioni sono già state testate in precedenza e non si fa perdere tempo né all’amministrazione né ai cittadini con beghe politiche che nulla hanno a che vedere con il governo della città.

Voler imporre un candidato è stata la catastrofe del centrodestra. Non una ma due volte. Ed Lbc lo dovrebbe sapere bene: perché è solo approfittando della spaccatura nei Partiti del Centrodestra sul nome da schierare che Damiano Coletta ha potuto vincere le elezioni.

Riproporre al contrario l’errore degli avversari può significare solo una cosa: la consapevolezza di non avere più i numeri per vincere, perché il vento dell’antipolitica non soffia più. Le coalizioni servono per unire le forze, non per imporre la propria: altrimenti non si va da nessuna parte.

Guardare a destra per conferme.

ELLY SCHLEIN

Elly Schlein (Foto: Andrea Panegrossi © Imagoeconomica)

Ma cosa vuole essere il suo Partito Democratico? E soprattutto cosa vuole essere lei? Il popolo del centrosinistra è corso ai gazebo per ribaltare un risultato già scritto in favore di Stefano Bonaccini dalla struttura del Pd perché voleva una leader capace di cambiare le cose e fare da contraltare a questo centrodestra.

Arrivata al momento della prova Elly Schlein s’è tirata indietro. Nell’arena di Montecitorio ha fatto la parte della liceale che oltre a strillare due slogan poi non sa andare. Toccava a lei replicare al ministro Matteo Piantedosi venuto a riferire sulla strage di Cutro. Abilissimo in punto tecnico, coperto da ben quattro ministri messi intorno a lui per la totale copertura politica: il titolare dell’Interno ha smontato ogni accusa rivolta al Governo ed ha ricordato al centrosinistra i morti in mare e le tragedie dei migranti durante i suoi governi.

La reazione da destra è stata più calda del Maracanà dopo un goal in verdeoro, con i deputati a spellarsi le mani in applausi e farsi gonfiare le vene della gola nell’urlare bravo al loro ministro.

Come risponderà Elly Schlein? Con la velenosa ironia di un Renzi? O con la tonitruante passione di un De Angelis? Con la saccente puntualità di un D’Alema o la curiale pacatezza di un Letta? Oppure con le efficaci ma improbabili metafore di Bersani? Silenzio. Lei non risponde. La leader eletta per essere leader lascia la scena. Concede il microfono determinando subito un’altra crepa interna. Perché non lascia parlare la sua capogruppo Debora Serracchiani già pronta con i canini affilati per azzannare il ministro. No: lascia la scena a Beppe Provenzano, il convinto fermo sostenitore alle primarie.

Il resto è solo racconto di una confusione ancora superiore a quella lasciata da Enrico Letta. Mentre il centrodestra diviso su tutto, riesce ad apparire più solido del Muro di Berlino. Per buttarlo giù serve un Gorbaciov, non basta questa Schlein.

Se questa è una leader