Top e Flop, i protagonisti di sabato 1 aprile 2023

Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 1 aprile 2023

Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 1 aprile 2023

TOP

DANIELA SANTANCHE’

Daniela Santanché (Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica)

La linea e la rotta erano state tracciate da tempo. E a dire il vero già da prima del Covid, ma erano rotte concettuali espresse finora “solo” dai quadri intermedi del settore. A Daniela Santanché invece va dato il merito assoluto di aver messo a sistema, almeno come intento concettuale, una cosa su cui riflettiamo da tempo e ci muoviamo pochissimo. Quale? Quella faccenda molto “spot” per cui in Italia il turismo va rivoluzionato, per tempo, modi, protocolli e risorse da formare.

E la ministra del Turismo ha indicato quella che oggi pare l’unica strada possibile: la destagionalizzazione dell’offerta turistica nazionale. Che significa? Che il turismo di canone, quello che segue i grandi flussi vacanzieri legati ai cicli di lavoro e produzione, non funziona più. Non funziona perché il lavoro sta cambiando, perché il turismo di prossimità è quello che ormai si prende la fetta maggioritaria del settore e perché nel nostro Paese c’è un patrimonio di eventi spalmati random sul calendario che va assolutamente sfruttato. Un po’ per necessità, un po’ perché sarebbe da gonzi non incrementare le sue spaventose potenzialità economiche.

Per la Santanché serve assolutamente incentivare, valorizzare e finanziare eventi, sagre e appuntamenti culturali. Sono loro che tengano aperti sempre i borghi. Il piano della Santanché prevede una stretta collaborazione con i colleghi della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida e quello della Cultura Gennaro Sangiuliano. Lo scopo è mettere a punto e soprattutto a regime (secondo step questo difficilissimo dalle nostre parti dove proclamiamo molto ma facciamo pochino) il pacchetto Italia.

Come? “Abbiamo 80 milioni di italiani all’estero e dobbiamo riannodare i fili con la nostra cultura, le nostre tradizioni, con la patria. Il turismo è prima di tutto scambio, incontro, noi dobbiamo ricostruire l’orgoglio italiano”. E ancora: “Tutto il mondo desidera la nostra cucina, le nostre città d’arte, la moda, il design italiani. Dobbiamo costruire una postura degli italiani che quando vanno in giro per il mondo si fanno promotori del nostro Paese”.

Per fare questo però serve formare personale turistico specializzato a partire proprio dalla scuola. Da una nuova offerta formativa che rivoluzioni standard troppo a metà fra De Amicis, le baronia giolittiane e la Scuola Radio Elettra. E che la Santanché abbia colto esattamente dove e come si debba agire per rimettere il turismo al centro del bilancio attivo italiano è quanto meno il segno che alla cosa ci si sta pensando seriamente.

Cioè nell’unico modo possibile in cui si fanno le cose se le si vuole fare bene. E far fruttare.

Non solo Twiga.

GIUSEPPE SACCO

Giuseppe Sacco (Foto: Giulia Palmigiani © Imagoeconomica)

Un sindaco non è un burocrate: a quello ci pensano gli uffici. Un sindaco è una persona che deve dare una visione di prospettiva alla sua comunità, costruire le condizioni affinché quella prospettiva venga raggiunta e quella visione diventi concretezza. Come ha fatto il sindaco di Roccasecca Giuseppe Sacco.

L’assegnazione del titolo di Città Capitale Italiana della Cultura 2025 ad Agrigento è un trionfo per Roccasecca. Che con quella decisione ha visto sfumare un sogno e nascere invece una concretezza. (Leggi qui: Ha vinto Agrigento, viva Roccasecca).

Perché dietro il progetto che ha portato in finale Roccasecca c’è la nascita di un vero e proprio brand territoriale nel quale partecipano 32 Comuni, la Provincia di Frosinone, l’Università di Cassino, la diocesi di Cassino – Sora, la Banca Popolare del Cassinate. Un’alleanza costruita in un territorio noto fino a ieri per il suo individualismo esasperato, capace di dividersi anche sulle ossa dei santi.

È proprio questo a consentire a Giuseppe Sacco di dire «La vera sfida inizia da oggi». E infatti il progetto portato in finale da Roccasecca & co. verrà valorizzato attraverso un accordo tra il Segretariato Generale del Ministero e la Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali.

Quel progetto potrà essere sviluppato in vista del triennio dedicato a San Tommaso d’Aquino, il Giubileo ed i 1.500 anni dell’abbazia di Montecassino. Un progetto «con il quale possiamo veramente scrivere una pagina nuova e produttiva per un’area vasta, quella del cassinate».

Visione di insieme.

FLOP

DOMENICO ALFIERI

Domenico Alfieri. Foto © Stefano Strani

L’annuncio è solenne. L’analisi è profonda “Alle prossime Comunali di Ferentino e Anagni il Pd presenterà liste con il proprio simbolo. Gli effetti della linea politica di Elly Schlein si cominciano a vedere anche nella nostra provincia dopo anni di ambiguità politica e di perdita di identità del nostro Partito. I cosiddetti ”Campi Larghi” non possono essere sconfinati nascondendosi in civismi esasperati che contengono accozzaglie politiche che hanno come unico scopo l’occupazione del potere e disorientano il nostro elettorato”. Parole dette da Domenico Alfieri che nel Partito Democratico è stato Segretario Provinciale. Il che lascia sospettare che si tratti di un pesce d’aprile.

La svolta di Elly Schlein con la scelta di esporre i simboli a Ferentino ed Anagni c’entra meno di niente. Perché le aree politiche a cui fanno riferimento le due realtà hanno votato al recente Congresso Stefano Bonaccini. Che è stato l’avversario di Schlein.

Semmai è vero l’esatto contrario di ciò che dice Domenico Alfieri. Il simbolo del Pd viene esposto nell’ambito di una logica di divisione. E poter effettuare una conta interna.

A Ferentino la divisione è talmente netta che l’ex sindaco Piergianni Fiorletta e la sua area nemmeno hanno partecipato allo scorso congresso cittadino. Perché risultò impossibile finanche un accordo su una lista unitaria nella quale riconoscere la maggioranza a Base Riformista di Antonio Pompeo e legittimare la minoranza interna di Luigi Vittori (legatissimo a Mauro Buschini e Pensare Democratico). E infatti ora Pompeo e Vittori stanno su fronti diversi: per la terza volta in pochi mesi si conteranno dopo le Provinciali e le Regionali.

Altrettanto ad Anagni, dove l’area dei fratelli Tagliaboschi e quella proveniente dal Pci – Pds – Ds non hanno mai legato. E coerentemente a questa diversa visione delle cose staranno su due candidati sindaco diversi. Per contarsi.

Chiaro che la svolta di Schlein c’entra meno dei pinguini sotto le palme dell’equatore. Altrettanto chiaro che il vero tema non è se esporre o non esporre il simbolo: questo è un tema per i Partiti destinati all’opposizione; nei Partiti che aspirano al ruolo di Governo il tema è solo uno: vincere o non vincere le elezioni.

Poche idee e pure confuse.

DANIELA SANTANCHE’

Daniela Santanché (Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica)

Ci sono momenti in cui personaggi pubblici chiamati a severi impegni istituzionali subiscono una sorta di rimescolamento, una trasformazione in cui letteralmente li vedi cambiare, sconfessare un certo loro “mood” non proprio impeccabile. E tendere verso la meta del buonsenso. Ecco, questa metamorfosi a volte lascia vedere le avvisaglie del buono che arriva ed altre volte fa scorgere i residui del “cattivo” che già c’era.

Con Daniela Santanché ed in tema di rilancio del turismo è andata un po’ così. E quando accade questo i personaggi sono ubiqui come Sant’Antonio. Finisce che stanno comodi sia in casella Top che in quella Flop. Se da un lato infatti la ministra del Turismo sembra aver azzeccato la strada con la destagionalizzazione del comparto, dall’altro pare non essere ancora guarita, non del tutto almeno, da certe iperboli. Che considerare realizzabili è difficile.

Come per le acque e le terme, ad esempio. Per la Santanché, che di questi tempi è in modalità guida turistica, le terme furono inventate “proprio nell’antica Roma e possono benissimo essere considerate un vero e proprio vanto della cultura italiana. Tuttavia, ai nostri giorni, anche per la scarsa formazione delle risorse che vengono introdotte in questo mondo lavorativo, si è un po’ perso il prestigio che queste avevano nei millenni scorsi, venendo prevaricate da realtà europee che non vantano una storia così antica ed importante come quella nostrana”.

Attenzione: è tutto verissimo e il punto ha polpa assoluta. Le terme “sfruttavano i quattro elementi naturali messi al servizio di un’esperienza sensoriale completa, ovvero l’acqua nelle vasche a diverse temperature, il fuoco per riscaldare gli ambienti, la terra utilizzata per i vari trattamenti estetici che andava dalla semplice argilla ai più sofisticati marmi d’importazione ma anche l’aria che creava un’atmosfera densa di calore, umidità e oli profumati”.

Ecco, proprio in capo ad uno dei quattro elementi in questione c’è un problemino però, ed è quello di una carenza idrica così massiva in Italia e di una rete di invasi e distribuzione così carente che in tandem con il clima che sta cambiando rende il tema quanto meno surreale. Perché?

Perché in un paese che non ha invasi con cui sopperire alla crisi idrica, sotto scacco di siccità e che si appresta ad inviare per l’ennesimo anno le autocisterne ai comuni per acqua alle patate e bidet dei cittadini pare un po’ difficile citare l’acqua come bene da utilizzare per incentivare le “sensazioni” termali che la Santanché punta a riesumare. Non senza la realizzazione di un piano come quello che L’associazione delle Bonifiche e Coldiretti sottopongono da un ventennio ad ogni governo: piove, facciamo i bacini nei quali imbrigliare l’acqua anziché lasciarla disperdere. E godiamoci in santa pace le terme.

Insomma, l’iperbole parte da un concetto impeccabile ma si perde nei mille rivoli di una dispersione di temi che fa acqua da tutte le parti. Come le condutture italiane.

Stavi andando così bene…