Top e Flop, i protagonisti di sabato 15 aprile 2023

Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 15 aprile 2023

Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 15 aprile 2023

TOP

SIMIANI-PELUFFO-ORLANDO

Marco Simiani

Risale a poche settimana fa una radiografia impietosa dell’Italia che scorre, o meglio di ciò che scorre nelle condutture italiane, acqua e gas. Siamo al disastro. Disastro vero: disperdiamo quasi il 43% dell’acqua che riusciamo a captare, ne captiamo pochina con pochi invasi ed ogni volta che il clima mette il broncio diamo la colpa a lui per siccità e carenza idrica.

Sono due cose sulle quali il clima ha a che vedere magari nelle parti del mondo dove la sudditanza alla natura è forte. Ma se diventano fattori determinanti dove la civiltà ed il progresso teoricamente sono di casa da secoli allora la spiegazione è un altra. È quella per cui ci sono Paesi progrediti su carta e regrediti nel pratico, Paesi come il nostro. Ecco perché la notizia che i deputati del Pd hanno chiesto un’indagine conoscitiva sul problema arriva gradita.

Lo è da un punto di vista tecnico perché il problema è grande. E da un punto di vista politico perché vuol dire che non c’è solo un’opposizione di concetto che combatte lotte etiche ma anche una minoranza praticona che mette in spunta i problemi a tre dimensioni.

Fautori dell’iniziativa, che in queste ora è tornata in mainstream dato che siamo a metà primavera e vicini all’estate, sono stati Marco Simiani, Vinicio Peluffo e Andrea Orlando. Loro si sono intestati una richiesta formale depositata in commissione Attività produttive e in commissione Ambiente.

In Italia la dispersione idrica è pari a 3,4 miliardi di metri cubi, cioè al 42,2% dell’acqua immessa in rete. Nel Lazio siamo ancora peggiori grazie a due province in particolare: Frosinone e Latina. Durante il 2020 la prima era prossima all’80% e la seconda appena al di sopra del 70%. Nel 2021 venne “modificata” la scheda di calcolo delle perdite, che scesero ma all’italiana, cioè solo su carta. Ecco perché serviva un atto pratico e servivano uomini che di quell’atto si intestassero la paternità.

Niente più sciamani.

FRANCO FIORITO

Franco Fiorito

L’indole. È lei l’avversario contro il quale ogni essere umano deve fare i conti. Perché l’indole è quella combinazione di geni ereditati all’atto del concepimento, lanciati ad allenarsi sul ring della vita fin dai primi respiri. Così se uno di indole è ottimista non lo ammosci nemmeno se gli brucia la casa; se è pessimista non lo fai sorridere nemmeno se gli fai fare il quarto durante una pizza con Salemme, Siani e Izzo. L’indole di Franco Fiorito è la politica. La sua perversione irresistibile sono le elezioni.

Non c’è verso. Gli intrighi, le trappole, le strategie, gli accordi: sono per lui come il richiamo della foresta per ogni animale selvaggio. Ed in quella foresta, piaccia o non, lui è uno degli esemplari più preparati.

Infatti, non s’è tirato indietro quando i suoi sostenitori gli hanno chiesto consiglio in vista delle Comunali del 14-15 maggio. Ha istruito, suggerito, sconsigliato. E qualcuno per un periodo s’è convinto potesse anche tornare in campo: ripartendo da quel Comune dove tutto era cominciato tanti anni fa fino a diventare, a suon di preferenze, consigliere Regionale del Lazio, capogruppo del Popolo delle Libertà, presidente della Commissione Bilancio.

Lui s’è divertito a lasciar circolare la voce. Forse per il sottile gusto di sentirsi ancora apprezzato da quella città che non ha voluto lasciare. Anzi, dove ha trasformato dei terreni in azienda agricola dandosi alla produzione di olio bio, essenze naturali e tante altre cose che – rigorosamente – richiedano tanta attenzione ma poca fatica umana. È l’indole.

Ieri sera la riunione finale prima delle firme e della presentazione delle liste. Fino alla fine Franco ha resistito. Gli hanno chiesto di candidarsi a sindaco: certi che già il suo nome significhi l’accesso sicuro al ballottaggio. Lui ha detto no. Vincendo, c’è da crederlo, un feroce braccio di ferro con la sua indole: che lo porterebbe a candidarsi anche se ci fossero le elezioni per fare l’amministratore di condominio.

Ma proprio perché il richiamo della natura è il più difficile al quale resistere, fino a mezzogiorno, quando l’Ufficio Elettorale chiuderà le porte ai presentatori delle liste, non si potrà stare sicuri che abbia vinto la partita con se stesso. E piegato la sua indole.

Il mantello di Batman in soffitta.

FLOP

SK HYNIX ITALY

Se solo per un attimo volessimo fare le pulci a SK hynix Italy srl trasecoleremmo, perché ne conteremmo tantissime e tutte d’oro. La società gigantessa coreana ha un fatturato che nel 2022 ha raggiunto i 34 miliardi di dollari e un utile netto di 1,7 miliardi di dollari.

E basta dare un’occhiata alle tabella mondiali per accorgersi che in virtù di quei numeri SK è il secondo colosso mondiale dei semiconduttori. Cioè di quella branca della tecnologia industriale su cui poggia il mondo e per cui spesso il mondo va in guerra o cambia i suoi assetti. La società coreana ha la sua sede ad Agrate Brianza, in uno spot del paese dove l’operosità è mito. E proprio alla Brianza ha dato una “mazzata” di quella destinate ad innescare collassi economici.

SK infatti ha deciso di chiudere il centro di ricerca e sviluppo italiano ed europeo e di lasciare a casa i 39 dipendenti. Filcams Cgil di Monza e Brianza è sugli scudi ed ha annunciato una battaglia fierissima “per la salvaguardia dei posti di lavoro e il coinvolgimento delle istituzioni”.

Attenzione, siamo già in acque tempestose, dato che la procedura di licenziamento collettivo è stata avviata lo scorso 31 marzo per tutti i 39 lavoratori impiegati presso il centro di ricerca e sviluppo delle memorie NAND di Agrate Brianza. Per quello spot è stata comunicata la messa in liquidazione e la chiusura. Ma il dato tragico non è (solo) quello del cosa sta succedendo. È anche quello del perché.

La motivazione è quella di un divario tecnologico tra la società italiana e la casa madre coreana e l’impercorribilità di un trasferimento di tecnologia. Determinato dalla necessità di ingenti investimenti e dai divieti della normativa nazionale coreana”.

Due considerazioni: i sindacati non sono convinti da questa spiegazione e forse fanno bene. La seconda: anche se questo fosse un movente il solo fatto che nel caso dell’Italia esso sia proponibile e “regga” è uno sconcio. Sconcio che rimanda ad un fondo sottile di verità che è fondo amaro. Noi non siamo al passo con l’incedere di quella parte di mondo che ha già la sua rotta da decenni. E se non acceleriamo resteremo indietro. Per sempre.

Tech ma giusto un po’.

ENZO DE AMICIS

Celentano e De Amicis

Non è il primo, non sarà l’ultimo. La storia è piena di defezioni e salti della barricata. Alcuni per motivi ideologici, il più per ragioni economiche, più ancora per ragioni di donne e sentimento. Ma la decisione presa dal dottor Enzo De Amicis, bandiera del centrosinistra che due settimane fa spingeva per essere il candidato sindaco alle Primarie dei progressisti di Latina e ora si candida con il centrodestra lascia dei sospetti. (Leggi qui: De Amicis passa con Celentano: la politica ama Rigoletto).

I sospetti stanno tutti in un punto soltanto. La notizia secondo la quale i colloqui andavano avanti già da giorni tra Enzo De Amicis e Matilde Celentano. Avevano già avviato un confronto. Culminato ieri con il salto della barricata compiuto nonda un uomo qualsiasi ma da quello che fino a pochi mesi fa era il capogruppo del Pd. Uno che la volta scorsa ha portato 1.033 voti personali.

Legittimo, ci mancherebbe. E di questi tempi, in cui la politica non è più nemmeno fluida ma gassosa, nulla di strano. Però con questa operazione scatta la legittimazione a porsi qualche domanda: a che titolo De Amicis voleva partecipare alle Primarie: per inquinarle? A che titolo ha chiesto ai suoi di non votare la candidata Pd ma l’ex sindaco Coletta: per servire al centrodestra l’avversario ritenuto più abbordabile? E poi: a che titolo ha chiesto la testa del Segretario Pd di Latina: per decapitare il rinnovamento?

Sul resto, non ci sono commenti da fare. Quelli spettano agli elettori.

Il transfuga.