Top e Flop, i protagonisti di sabato 18 febbraio 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 18 febbraio 2023.

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 18 febbraio 2023.

TOP

BEPPE GRILLO

Beppe Grillo al Manzoni di Cassino

Come sempre è senza freni ma per una volta lo è sul suo binario primevo, quello dello spettacolo, dove fare satira è bello senza che necessariamente debba essere utile ai fini di una ricetta politica poggiata sulla pancia di un popolo stanco e moderatamente ignorante.

Beppe è tornato a casa. E a casa sua ci sta benissimo, tanto bene che non solo il suo spettacolo “Io sono il peggiore” va alla grande, ma anche lui sembra di nuovo pieno di quella verve di carta vetrata genuina che la veste di Grande Saggio del Movimento Cinque Stelle gli aveva giocoforza piallato.

Insomma, Beppe Grillo piace di più, magari guadagna anche meglio e soprattutto è in asse con la persona che è sempre stata. E non con il personaggio che ha edificato la più grande utopia italiana dell’ultimo mezzo secolo. E che poi l’ha smontata in un lustro. In queste ore Grillo ha fatto tappa al Manzoni di Cassino. Ne ha avuto per tutti e non ha avuto remore nel toccare i temi mainstream di politica ed attualità, ma ora lo fa con piglio giullaresco nuovo.

Con chi se la sta prendendo l’ex comico diventato conducator e tornato comico? Con tutti. In primis con il governo di Giorgia Meloni che per lui è “di estrema destra”, poi con Luigi “Giggino” Di Maio, il suo amato ex pupillo ed enfant prodige che nel nome dell’Impegno Civico si era andato ad immolare sull’altare del voto-ecatombe (per lui) del 25 settembre scorso.

Su Di Maio Grillo è stato sulfureo e soft al contempo: “Cosa penso oggi di Di Maio? Dio mio, né male né bene. Non lo chiamo nemmeno tradimento perché Giuda era socio di Gesù. Di Maio ha fatto una cosa meravigliosa, ci ha permesso di rinascere con il mago di Oz”.

Poteva mancare Sanremo? “Straordinario, il Nido del Cuculo, con quel conduttore lì… come si chiama? Amadeus, che all’Ariston guidava le persone a liberarsi, sono partiti tutti i freni inibitori. Fedez che ha goduto perché finalmente ha sentito un c*** mentre sua moglie non ce l’ha, Gino Paoli che va sul palco a parlare di orge, Benigni che dà una linguata al presidente con la Costituzione, l’incompiuta”.

Insomma, il nuovo Grillo è come i ragù forti della nonna messi a paragone degli sciapi sughi pronti del discount: è più genuino, deciso e sapido. Ma soprattutto è più lui. Condito del sale di un passato che torna perché il presente è “contiano” e il futuro, almeno per lui con la greca da generale gentista, non si vede più.

Bentornato Beppe.

GIUSEPPE VILLANI

Giuseppe Villani sindaco di Esperia

I mali estremi si affrontano con estremi rimedi. Che avevano il loro spazio anche in un’epoca nella quale il Diritto era solo quello del sovrano: re, papa o imperatore che fosse. Ed il suo feudatario era proprietario non solo delle terre concesse al suo feudo, ma anche di uomini, donne, cose e animali. Eppure anche in un mondo così, c’erano aree sulle quali agire quando era messa a rischio la sopravvivenza della popolazione. Ed a quelle aree e quegli Usi Civici, ha fatto ricorso il sindaco di Esperia Giuseppe Villani.

Ha riunito la sua Giunta comunale ed ha deliberato l’assegnazione di legna da ardere alle famiglie che stanno affrontando la crisi economica legata agli aumenti dei prezzi del gas e delle altre materie prime. Verrà presa dai boschi comunali.

La delibera prevede la creazione di lotti più o meno grandi a seconda della dimensione del nucleo familiare. Si arriva ad un massimo di 15 quintali a famiglia. La legna potrà essere usata solo per il camino o per la stufa: in pratica per riscaldarsi e cucinare e non potrà essere rivenduta. Non è gratis: a prezzo calmierato. Per realizzare la graduatoria si useranno i parametri dell’Isee che da anni cataloga la nostra condizione economica.

Giuseppe Villani e la sua amministrazione hanno fatto ricorso a quegli Usi Civici che in Italia già dal Medioevo garantiva la sopravvivenza della collettività. Il feudatario consentiva di sfruttare alcune aree purché ne beneficiassero in qualche modo tutti. Ed al di là del caso specifico, l’amministrazione di Esperia ci ha ricordato qual è il senso di Comune e di municipalità: stare insieme perché solo aiutandosi e mettendo in comune i propri sforzi si riesce a garantire la sopravvivenza di tutti. In tanti lo avevano dimenticato.

Lezioni moderne dal passato.

FLOP

RENZI/CALENDA

Matteo Renzi e Carlo Calenda (Foto: Alessia Mastropietro © Imagoeconomica)

Da “attenti a quei due” alle torte in faccia il passo è breve. Specie se il passo lo segnano due formazioni politiche che da mesi promettono sfaceli e da troppo tempo sono costrette a fare i conti con la scarsa rispondenza dell’elettorato. Poco da fare, la collocazione identitaria del Terzo Polo c’era tutta fin dall’inizio ma non ha mai trovato sponda, non finora almeno, in una riposta concreta di chi poi in urna suggella la bontà di ogni ricetta politica, che sia progettuale di ampio respiro o tarata sul consenso smart.

Matteo Renzi e Carlo Calenda sono reduci dalla tornata elettorale per le Regionali in Lazio e Lombardia. Il loro è il reducismo carsico di chi sta vedendo solo gli obici arrivare in trincea. Una trincea che sulla carta doveva funzionare benissimo, tanto bene che proprio prima del 25 settembre il leader di Italia Viva nulla aveva obiettato a ché nel logo ci fosse il nome del collega di Azione.

Ecco, in questi giorni invece i rumors dicono che Renzi il nome di Calenda nel logo del Terzo Polo non ce lo vuole più. Il che significa che il senatore toscano non crede più nel sessappiglio del guru del generone romano con cui fa squadra come un bersagliere la farebbe con un furiere del Genio.

I media parlano di crepe e snocciolano i risultati che scandiscono la luttuosa canzone di un Terzo Polo a cui è rimasta solo l’ultima spiaggia delle Europee per credere in se stesso senza arrivare a credere che forse si stava meglio ciascun per sé. Fra i due leader l’idillio sarebbe cessato o quanto meno si sarebbero intiepiditi i presupposti per parlare di idillio. Quelli da musica angelica dell’8% dopo il 25 settembre si sono stemperati nella marcetta beffarda di un Terzo Polo che è al 5% nel Lazio, dove si avvaleva del tandem con il Pd, ed al 4% in Lombardia, dove aveva puntato tutto su Letizia Moratti, più brava di esso con il suo personale e civico 5,3%.

La linea tracciata per una possibile frattura pare dunque quella delle Europee e la luna di miele sarebbe finita. E sta finendo esattamente per motivi che di quella creatura erano stati la corazza più spessa: una affidabilità empirica che è andata troppo in iperbole con la mistica del “progetto ad ogni costo”, della lungimiranza che non vuole settarismi e della volontà di costruire perfino in barba alle idee-guida.

E un Paese come l’Italia, che le idee le snobba solo su carta ma che ha una verve soft-partigiana da cui non sa prescindere dai tempi di Guelfi e Ghibellini, li ha puniti. Almeno per ora e di certo finora.

E ditelo ‘no slogan.

RICCARDO DEL BROCCO

Riccardo Del Brocco

La premessa è che in linea di partenza ha ragione. Tutta la ragione possibile. La qualità dell’aria registrata a Ceccano dall’Agenzia regionale per la Protezione dell’Ambiente, nel mese di febbraio è stata la peggiore in tutto il Lazio. Una maglia nera che l’assessore all’Ambiente di Ceccano Riccardo Del Brocco non accetta nemmeno un po’. E fa bene.

Perché alla base di quel dato di 86 microgrammi di polveri per metro cubo d’aria ceccanese c’è una centralina collocata in un posto che è come infilare il suo naso direttamente nei tubi di scappamento della zona più ingolfata dal traffico: la zona Stazione. L’assessore lo ha puntualizzato. Ed ha puntato il dito contro l’opposizione di centrosinistra: accusandola di fare un uso strumentale di quei dati. Forse è vero.

Ma c’è un dato che non può sfuggire all’assessore dei Fratelli d’Italia. E cioè che lo stesso principio vale anche per le altre città della provincia di Frosinone, comprese quelle amministrate dal centrosinistra. Vale per la sua Ceccano. Valeva anche prima che Ceccano venisse governata dall’attuale centrodestra.

In pratica: l’ambiente, come la salute, possono e devono essere governati attraverso scelte politiche. Ma non si può fare politica giocando sui dati dell’ambiente e dell’inquinamento. Non può farlo il centrosinistra, non può farlo il centrodestra.

Per questo è sbagliata la seconda parte della giusta frase dell’assessore. Cioè la parte in cui dice che il disegno di far apparire Ceccano per quella che non è “verrà impedito grazie ai nostri nuovi amici della Regione”. È sbagliata perché significa legittimare la lettura strumentale dei dati sullo smog: ora che governa FdI quei dati verranno letti in modo diverso.

Un concetto che va ad offuscare un’altra delle geniali intuizioni dell’assessore Riccardo Del Brocco: quello che tra i primissimi in Italia ha messo i raccoglitori per le sigarette elettroniche. E cioè l’intuizione di dire che le posizioni delle centraline è da ponderare: sono nei punti di maggiore picco dello smog, a Ceccano come a Frosinone ed a Cassino. E se registrano un dato da girone infernale non significa che Ceccano è come Bombay. Ma che nel punto più critico c’è stato un determinato picco massimo. E non può essere paragonato, come avviene oggi, con il dato di una centralina posta nella piazza semi deserta di un piccolo comune di montagna.

Del Brocco ha ragione quando dice che quelli sono i dati opposti registrati nei due punti estremi. Ha torto quando limita il ragionamento a Ceccano ed invoca la lettura dei nuovi amici regionali. La lettura delle centraline va fatta in maniera ragionata e sottraendola alla strumentalizzazione politica: a Ceccano ed in tutta la provincia.

S’è perso per strada.