Top e Flop, i protagonisti di sabato 22 aprile 2023

Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 22 aprile 2023

Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 22 aprile 2023

TOP

LA CGIA DI MESTRE

Foto Pixabay

Nel linguaggio giornalistico e comunicativo in genere il termine “termometro” è termine sotto scacco di abuso. Lo usano tutti per indicare situazioni, circostanze o persone che incarnano una certa capacità di rappresentare lo stato dell’arte in modo talmente autorevole da far diventare quel che esprimono un paradigma di riferimento.

Molti si credono termometro. Pochi lo sono davvero. E pochissimi misurano la temperatura giusta. E in vetta a questi ultimi, per le faccende economiche italiane, c’è la Cgia di Mestre. Per dirla con una celebre battuta del film Così parlò Bellavista ogni volta che la Cgia di Mestre strologa “è Cassazione”.

E sul Pnrr c’erano alcune cose che andavano dette. A prescindere dal fatto che il Pnrr è di fatto e resta la sola via che l’Italia ha per afferrare il futuro senza marcire in un presente stantio. Il nostro Pnrr “è costituito da 235,6 miliardi di euro, di cui 191,5 riconducibili al Recovery Found, 30,6 a un fondo complementare e gli altri 13,5 miliardi di euro al React-eu”. Fatto l’appello vanno incasellate le funzioni generali: “Di questi 235,6 miliardi, 52,6 verranno investiti per ‘progetti in essere’, ovvero già previsti, mentre i restanti 183 andranno a finanziare ‘nuovi progetti’”.

Cosa ne consegue o ne dovrebbe conseguire? Che nel 2026 la crescita del Pil, anno in cui si concluderà l’azione del Piano, dovrebbe essere più alta “di 3,6 punti percentuali”. Quelli sarebbero in più in rapporto ad uno scenario in cui invece non vi fossero investimenti aggiuntivi. Ci sono delle precondizioni però: che quegli investimenti vengano “spesi in maniera efficiente, che le condizioni monetarie siano favorevoli e che non vi siano ripercussioni negative sul premio del rischio sovrano”. Chi può confermare quelle precondizioni?

Nessuno, dice la Cgia, che spiega che a voler analizzare un quadro meno ottimistico e più “italiano” ci sono due possibilità. E cioè crescita del Pil del 2,7 e incremento dell’1,8 per cento. Che significa? Che il Pnrr è importante, ma i criteri di attuazione di quello che esso offre lo sono ancora di più. Come un bel tessuto che ha bisogno di un grande sarto per diventare uno splendido abito.

Sennò fa sacco e chi lo indossa è solo ridicolo.

Verismo necessario.

LUCA DI STEFANO

Luca Di Stefano

L’Italia è notoriamente un Paese costruito sul debito. Al punto che per anni la politica ha giocato con i sindaci e gli elettori sfruttando due parole: ‘competenza‘ (non in senso di conoscenza della materia bensì nel senso contabile) e ‘cassa‘. Tradotto in concreto: nel primo caso dico che ti finanzio un’opera, nel secondo caso ti mando direttamente i soldi per farla. E fino alla recente riforma della Contabilità pubblica, tra competenza e cassa trascorrevano in media quattro anni. Durante i quali spesso quel finanziamento spariva. In quei quattro anni si suonava la fanfara e batteva la grancassa, magnificando l’imminente partenza di lavori che in realtà non erano nemmeno sulla carta.

Il presidente della Provincia e sindaco di Sora Luca Di Stefano, a prescindere dai risultati che porterà nel governo dell’uno e dell’altro ente, rischia di passare alla storia per essere la linea dello spartiacque. Cioè l’uomo del passaggio dalla fanfara al silenzio: tanto fragore prima, tanta quiete dopo. Ed una differenza sostanziale. Quale?

In poco più di ventiquattrore ha riunito il tavolo di monitoraggio del Pnrr in Provincia di Frosinone: accademici di chiara fama ai quali ha chiesto di essere affiancato nella gestione del Piano. Varando due linee di indirizzo operative: assistenza ai sindaci che ne abbiano bisogno, formazione del personale che i Comuni non hanno per seguire e rendicontare i lavori. Poi a stretto giro ha proceduto con la nomina del commissario alla guida della Sto affidando al dottor Alessandro Rotondo la guida della struttura che affianca i sindaci nelle loro interazioni con il gestore del servizio idrico AceaAto5.

La nomina del dottor Rotondo è arrivata d’intesa con il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, che di fatto ha lasciato ampia facoltà di scelta a Luca Di Stefano. Viene così superato lo stallo determinato dalla differente visione delle cose tra il dirigente della Sto ed il revisore della Provincia a proposito di alcuni passaggi amministrativi in merito al calcolo delle imposte ed al loro metodo di pagamento. Tutto senza fanfare, tutto senza grancasse.

Lo spartiacque.

TRA TOP E FLOP

LUCA FANTINI

Enzo Salera e Luca Fantini

La situazione è talmente fluida da imporre la momentanea creazione di una sub categoria. Perché il Segretario provinciale del Partito Democratico Luca Fantini ha condotto in porto un’operazione politica concreta e centrale per gli equilibri. Ha sintonizzato sulla stessa frequenza la Federazione provinciale ed il Comune di Cassino: che ora trasmettono sulla stessa onda dicendo la stessa cosa. E cioè che Enzo Salera è il candidato alla successione di sé stesso alla guida di Cassino.

Lo Statuto lo diceva già in maniera chiara: il sindaco del Pd è automaticamente ricandidato a meno che non abbia fatto evidenti castronerie. Che Enzo Salera non pare avere compiuto ma ha invece lasciato alle sue spalle opere pubbliche sotto gli occhi di tutti. Ma a Cassino c’era una situazione di disallineamento: sulla visione complessiva delle cose, culminata in un’aperta divisione alle elezioni Politiche d’autunno, alle Provinciali di dicembre, alle Regionali di febbraio.

Nei fatti: per nessuno è un mistero che alle Politiche il sindaco non abbia appoggiato la candidatura al Senato di Francesco De Angelis, alle Provinciali non abbia fatto votare Luca Di Stefano, alle Regionali non si sia schierato con Sara Battisti. Cioè non stava su nessuna delle posizioni della componente maggioritaria e ci siano state non poche scintille con la parte della sua amministrazione che invece stava lì e non con lui.

La presenza di Luca Fantini alla Direzione cittadina ha ribadito che il candidato alla successione di Enzo Salera è Enzo Salera; ha chiesto un segnale di distensione. A stretto giro lo ha mandato il capogruppo Gino Ranaldi, tessendo le lodi di Barbara Di Rollo, colonna della componente maggioritaria su Cassino.

Allora perché il nome di Fantini non sta di diritto sulla parte alta di questa rubrica? Per via dei messaggi circolati in una chat di quelli del Pd che a Cassino non stanno nemmeno un po’ con Enzo Salera. Subito dopo il lancio della notizia della ritrovata sintonia hanno commentato con grasse risate, lazzi e pernacchie.

Il che significa che o non c’è stato un preventivo passaggio politico del Segretario su quell’area o che si rischia uno scenario ferentinate al contrario: uno schieramento civico extralarge da destra a sinistra alternativo a quello ufficiale del Pd.

Le settimane dopo le Comunali di maggio saranno decisive per avviare la sintesi interna. E sarà lei a stabilire se è Top o Flop.

In sospeso e per nulla invidiabile.

FLOP

IL PNRR

Foto © Sergio Oliverio / Imagoeconomica

Nessuno lo conosce, tutti lo invocano e pochi lo hanno messo davvero a fuoco. Diciamo che il Pnrr ha fatto la fine di tutte le siglette che compaiono nel mainstream italiano: quella per cui diventano icona di un certo retro pensiero ma mai occasione per verticalizzarlo, quel pensiero.

Al più, per molti italiani, il Pnrr è quel treno che “se non lo prendiamo restiamo fermi”, poi però di quali e quanti vagoni sia fatto, a quanto corre e dove porti, vallo a capire. Insomma, la colpa non è del Pnrr in sé, per carità, ma di chi ne dovrebbe digerire la reale importanza . O di chi non dovrebbe usarlo come clava politica.

Libera per esempio ha disegnato un recentissimo scenario con una indagine Demos che rende bene l’idea: il 68% dei cittadini italiani ad esempio sostiene di avere “nessuna” o “scarsa conoscenza” riguardo al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). Si sa che è roba che salva ma non si conoscono le liturgie di salvezza.

Il 40% degli intervistati ripone fiducia nel Governo per la ripresa economica del Paese, poi c’è il mondo dell’impresa (39%) e quello dell’Università e della Ricerca (25%). L’indagine di Libera era più calibrata e puntava ad analizzare la percezione dei cittadini su corruzione e mafie partendo dai fondi per la ripresa. E qui scatta il rovescio della medaglia e sempre sul benedetto Pnrr: l’88% degli italiani ritiene che il Pnrr porti il pericolo di corruzione e infiltrazioni mafiose. Con il 51% degli intervistati che si dichiara “allarmato”.

Poi c’è il solito 37% ammalato di scetticismo blu che è “rassegnato”. Ma quanti sono gli ottimisti? Il 9%. C’è una domanda chiave: “Quali attività economiche rischiano maggiormente di legarsi alla presenza mafiosa tra quelle che saranno sostenute dall’arrivo dei fondi europei?”. Bene, il 52% dei cittadini intervistati mette al primo posto il settore dell’edilizia e lo spazio “green” con lo smaltimento dei rifiuti (51%). Seconda la sanità con il 26%.

E tutti sperano nell’Anac. Insomma, il dato è che il Pnrr per l’ennesima volta non è visto per quello che è. Ma per quello che potrebbe diventare se fosse. E a noi italiani ragionare sulle ipotesi invece che sui fatti piace da matti.

Più resilienza che ripresa.

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