Top e Flop, i protagonisti di sabato 4 marzo 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 4 marzo 2023.

Top & Flop: i fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 4 marzo 2023.

TOP

MARIO CONTE

Il sindaco Mario Conte

Ci sono verità scomode e magari enunciate in maniera incompleta ed imperfetta, ma nella sostanza restano verità anche a fare la tara alle zoppie argomentative di chi le impugna per ovvia partigianeria. E siccome il luogo per eccellenza della partigianeria è la politica è ovvio che quel che ha detto Mario Conte è si incompleto, certissimamente partigiano e incontestabilmente detto malaccio, ma è vero. E Conte lo sa benissimo. Perciò a traino della sue affermazioni ci ha messo la “farcia” del suo essere veneto.

Chi è Mario Conte e di cosa parliamo? Lui è il sindaco di Treviso e presidente dell’Anci Veneto . Il tema è quel ginepraio dell’autonomia differenziata in spunta dell’agenda del ministro leghista Roberto Calderoli. Cosa dice Conte? Che l’autonomia delle Regioni avvantaggerà tutti e che se qualcuno partirà con meno vantaggio non è certo colpa di chi quei vantaggi se li è saputi tenere o addirittura li ha incrementati.

Le affermazioni del primo cittadino trevigiano sono ovviamente un mezzo strale nei confronti dei colleghi del Sud Italia Recovery Sud. Loro invece hanno chiesto a gran voce lo stop al decreto ed hanno anche proclamato e tenuto un canonico sit-in contro l’autonomia differenziata (in Italia o è sit-in o è flash mob, le iniziative concrete a noi fanno orrore ed il simbolismo è dogma). Ha detto Conte: “L’autonomia prevista della nostra Costituzione – dichiara Conte – è una grande opportunità per tutti. Non capisco i sit-in e le polemiche dei colleghi sindaci del Sud. Che, al contrario, hanno la possibilità di dimostrare di essere portatori di politiche virtuose, in controtendenza rispetto alle statistiche nazionali”.

Poi la glassa: “I cittadini veneti hanno partecipato in massa a un referendum e hanno chiesto l’autonomia. Lo stesso vale per le altre Regioni che si sono interessate all’iter. Noi amministratori veneti abbiamo la responsabilità di perseguire il mandato dei cittadini e invito serenamente anche gli altri sindaci a pensare l’autonomia come una migliore e benefica assunzione di responsabilità. Se tante regioni del Sud sono in difficoltà non è certo per colpa dell’autonomia, ma proprio perché la ‘zona di confort’ a cui in troppi si sono abituati ha prodotto situazioni storiche di declino e arretratezza”.

Ed è difficile smentire la presenza di una confort zone quando proprio i cittadini del Sud sono i primi a poterlo testimoniare e le province del sud sono quelle dove, dati alla mano, si vive peggio. Perciò le parole di Mario Conte sono sopravvissute anche alle iperboli del Veneto che c’è in lui, e a denti stretti gli si rende giustizia.

Profeta scomodo.

MARCO DELL’ISOLA

Il rettore Marco Dell’Isola

Esistono due categorie di insegnanti: quelli che ti danno la lezione sul libro e quelli che invece ti insegnano a ragionare sulle cose che stanno sul libro. I risultati sui loro allievi sono profondamente diversi a prescindere dalla predisposizione ad applicarsi alla materia. I numeri dicono che all’Università di Cassino e del Lazio Meridionale abbiano scelto la seconda dottrina. Ed anche con discreto successo se si tiene conto del numero di immatricolazioni. Soprattutto quelle che vengono dall’estero: cioè di chi apre l’atlante e potrebbe prenotare il biglietto per qualsiasi destinazione. E invece sceglie Cassino. (Leggi qui: Unicas, l’università che piace all’estero).

Se alla scienza ci aggiungi la concretezza hai l’eccellenza. Più ancora se devi essere il primo fruitore di quella concretezza. Cioè? Un po’ per necessità ed un po’ per virtù, l’ateneo si sviluppa in house tutti i progetti ingegneristici che poi deve applicare. Nuove sedi, impianti elettrici, strade di collegamento: tutto fatto in casa da professori ed allievi che poi in quel risultato del loro lavoro ci dovranno vivere e lavorare.

Ora Unicas ha deciso di dare un ulteriore squillo di tromba. Lo ha suonato il magnifico rettore Marco Dell’Isola durante l’inaugurazione dell’anno accademico. Ricordando a chi ancora non lo sapesse che su misurazioni ed energia elettrica ci sono pochi a poter dare lezioni all’Unicas. Si realizzerà il primo impianto di teleriscaldamento. Cioè? Spegnerà la ciminiera della vicina cartiera Wepa, prenderà i vapori puliti che fino ad oggi andavano in aria a scaldare il clima, li incanalerà in un sistema di tubi e turbine e ci si farà il riscaldamento per aule ed uffici. Senza kerosene, senza carbonella, senza carburanti: all green.

Non basta. Avvierà la sperimentazione per l’efficientamento energetico degli impianti e la riduzione delle emissioni di CO2 per gli edifici al di fuori del Campus Folcara. Prima hanno insegnato come si produce l’energia, poi hanno insegnato a misurarla, adesso dimostreranno come si fa a non sprecarla.

Magnifico Green

FLOP

LUIGI DI MAIO

Luigi Di Maio

Non era ancora “civicamente impegnato” ma era già ministro e non di un dicastero “floscio”, ma alla Farnesina. In Italia per molti anni abbiamo considerato la politica estera faccenda accessoria perché, persi e spersi nel mare magnum di guai interni e contraddizioni tricolore, ci eravamo dimenticati del fatto che l’Italia è nel mondo, del mondo e parte sinergica dello stesso.

Poi sono arrivate le grandi crisi del secondo millennio: finanziaria del 2008-2012, sanitaria del 2020 e geopolitica del 2022. E Roma è tornata ad accorgersi che non era più “caput Mundi” ma tassello in interfaccia, spesso supina, con il medesimo. Perciò alla Farnesina siamo passati a pie’ pari da Giulio Andreotti buonanima a Luigi Di Maio via Franco Frattini buonanima sua anch’egli.

E oggi che Di Maio ministro non lo è più si è sentito in dovere di ricordare che quando lo era sapeva che ci sarebbe potuta essere l’invasione dell’Ucraina ma che con Antony Blinken non trovarono la quadra per evitarla. Il preambolo di “Giggino” è stato in loop nostalgico-felliniano, alla “Amarcord”: “Se mi manca avere un ruolo politico? In questo momento mi sto dedicando a una nuova vita, posso assicurare che c’è vita oltre…“.

E che Di Maio ci rassicuri sul fatto che in politica c’è sempre vita dopo la morte, rialzata dopo la caduta e stipendio dopo la decorrenza assegni ci fa davvero piacere, senza gargarismi retorici, per carità. D’altronde anche a livello locale da noi fanno fede le parole di un argutissimo Oreste Tofani che una volta disse all’hotel Ida a Ceprano che “da noi la presidenza di un ente parco non la si rifiuta a nessun trombato”. Tornando a Di Maio ed al suo perenne vizio di mettere se stesso al centro dell’azione, l’ex capoccia di Palazzo Farnese ha detto: “Ci vorrà tantissimo tempo solo per far finire questa guerra“, afferma l’ex ministro degli Esteri, parlando del conflitto Ucraina-Russia.

La prima volta che mi viene detto ‘attenzione, la Russia sta per attaccare l’Ucraina’ è a fine ottobre del 2021, quando si tiene il G20 a Roma”. E quindi? “Io faccio un bilaterale con Tony Blinken, segretario di Stato americano, e lì gli Stati Uniti ci manifestano tutta la preoccupazione sul fatto che la Russia si stesse preparando a invadere l’Ucraina. E ci diciamo: facciamo tutto quello che serve per scongiurarlo”.

La chiosa è da applausi: “Da quel momento c’è stata una enorme azione diplomatica dell’Occidente“. Boom! Dove il medesimo non è voce onomatopeica per significare la grandezza della balla, ma voce per rammentare come fanno i cannoni ancora in azione, a rammentare esattamente la grandezza di quella balla.

Almeno non dirlo, Giggì.

DANIELE NATALIA

Daniele Natalia mentre cancella le strisce

L’abilità di un sindaco sta anche e soprattutto nella sua abilità di seguire l’usta dei suoi elettori. Fiutarla prima degli avversari e raggiungere la tana dei loro desiderata facendo così man bassa di consensi e voti. Ai tempi della Democrazia Cristiana, nei municipi dominavano imbattibili cacciatori di consensi: capaci di creare i desideri nei loro concittadini e poi di soddisfarli.

Un paio di esempi? “Le lampadine dei lampioni non si cambiano un minuto dopo che si fulminano ma un secondo dopo che l’elettore ti ha chiamato segnalandoti che la sua strada è rimasta al buio”. Meglio ancora. “I cassonetti vanno messi nel posto sbagliato. Li sistemerai nella posizione corretta un minuto dopo che gli elettori ti avranno telefonato per lamentarsi che glieli hai piazzati troppo sotto casa e troppo distanti da quella del vicino.”

Accortezze sulle quali i vecchi volponi erano infallibili. Non altrettanto lo è il sindaco di Anagni Daniele Natalia. Che due giorni fa si è fatto ritrarre con il pennellino in mano, chino sui sampietrini del centro mentre cassava le strisce dei parcheggi. Potendo così annunciare la liberazione di Piazza Innocenzo III dalle auto. Solo che l’indomani mattina al risveglio s’è ritrovato la piazza piena di auto come sempre. Peggio: stavano alla rinfusa non avendo più le strsice.

Che una piazza come quella a ridosso della Cattedrale di Santa Maria e dal palazzo di Bonifacio VIII meriti d’essere ammirata in tutta la sua bellezza, non c’è bisogno di domandarlo al Vanvitelli. Ma qui la questione non è né di Urbanistica né di Storia dell’Arte. È questione di saper fiutare la sensibilità degli elettori che tra settanta giorni andranno a votare per decidere chi sarà il sindaco nei prossimi 5 anni. E se cancelli le strisce ma la gente continua a parcheggiare su quella piazza, è chiaro come il sole che non hai capito cosa vogliono i tuoi elettori.

Con un’aggravante. Le auto hanno cominciato a sostare in quella piazza da quando proprio il sindaco Daniele Natalia qualche anno fa aveva deciso di adibirla a parcheggio per risolvere il problema nato con i lavori al grande parcheggio di San Giorgetto, nei pressi dell’ospedale. Ora i lavori sono finiti. Ma le cattive abitudini, a differenza delle strisce, non si cancellano con il pennello. Soprattutto se sei stato tu ad autorizzarle.

Le foto chino sui sampietrini sono efficacissime come spot. Ma poco funzionali per un’operazione con cui togliere le auto da una piazza bellissima senza di loro. Perché oltre a seguire l’usta degli elettori, i bravi sindaci sapevano pure come parlare con i loro concittadini, avvertendoli per tempo delle novità. Non con una foto dal forte sapore elettorale.

Fotogenico ma poco pratico.

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