Top e Flop, i protagonisti di venerdì 12 maggio 2023

Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 12 maggio 2023

TOP

PAOLO EMILIO SIGNORINI

Paolo Emilio Signorini (Foto: Paola Onofri © Imagoeconomica)

Cosa stiamo “mettendo a terra” con i fondi del Pnrr? Tanta roba, direbbero gli amanti dello slang giovanile. “Roba” che in alcuni casi pare uno spot o un canale di spendita obbligato, in altri sembra esattamente quello che è: un’occasione d’oro.

Paolo Emilio Signorini ad esempio è il Commissario per un’opera che punta a rimettere l’Italia al centro del mondo. E che può riuscirci davvero. Dopo la posa della “prima pietra” si parla molto della nuova diga foranea di Genova ma si intuisce poco di quello che grazie a quella diga sarà possibile fare.

La prima gettata di ghiaia sul fondo marino l’ha fatta la nave Maria Vittoria Z, ormeggiata 500 metri al largo del porto di Genova – Sampierdarena. Ma a che servirà? Semplice ed in pochi step: la diga è una barriera frangiflutti che impedirà al moto ondoso di bloccare le manovre di ingresso in porto delle navi.

Quali navi? Le immense porta-container che del commercio mondiale sono i taxi marini. La loro capacità di portata e quella dei porti di accoglierla si misura in “teu”, l’unità dei container. Genova lavora su circa 2,5 milioni di teu-anno mentre Rotterdam, che è più grande, sta sui 13 milioni.

Perché? Perché Genova non può accogliere le navi più grandi e con la nuova diga foranea potrà finalmente farlo. E perché a differenza di una prima preesistente questa sarà più al largo e farà manovrare qualsiasi mastodonte. All’opera compartecipano ciascuno per sua competenza l’Autorità di sistema portuale di Genova e Savona, il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, il suo vice Edoardo Rixi.

Poi il già citato commissario per l’opera, Paolo Emilo Signorini e fattivamente Webuild con l’ad Pietro Salini. La società ha vinto l’appalto in consorzio con Fincantieri Infrastructure, Fincosit e Sidra. In ballo c’erano 850 milioni. E sul piatto per i prossimi mesi c’è quella che forse è l’opera più complessa e mastodontica tra quelle finanziate (in parte) grazie al Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Dei 950 milioni complessivi 500 arrivano dal Fondo complementare al Pnrr; circa 100 milioni dal ministero delle Infrastrutture; 300 milioni dall’Adsp, di cui 280 circa con un prestito Bei; 57 milioni dalla Regione Liguria.

E con quella diga Genova potrebbe aspirare davvero a far vedere a Rotterdam la terga. E a diventare l’hub commerciale più grande dell’area mediterraneo-nord europea.

A capo di un’impresa.

ANGELO RETROSI

Angelo Retrosi

Discreto, silenzioso, concentrato sul suo compito da svolgere, capita ogni tanto che qualche genio alzi la capoccia dalle carte ed a metà del tempo concesso se ne esca dicendo “Ho trovato la soluzione”. Lasciando stupiti i professori, tutti convinti dell’ordinarietà di quegli allievi per via della loro tatto e dell’educata riservatezza. Sbagliando. Un po’ come molti hanno sbagliando quando il sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli ha confermato come assessore ai Lavori Pubblici l’avvocato Angelo Retrosi. Pensavano che fosse un silenzioso secchione destinato a girare le carte sulle scrivanie in cerca dell’impossibile. Invece no.

A meno di un anno dall’inizio del mandato ha alzato la testa dai documenti ed ha detto “Abbiamo la soluzione al problema dei Piloni”. Un problemino da niente che blocca da 18 anni il recupero di un’area qualificante per il capoluogo.

La cronaca la trovate nell’interessante, come sempre, articolo della nostra Roberta Di Domenico (Leggi qui: Piloni, alla fine arrivò la transazione). Ma quello che qui va evidenziato è altro. E cioè l’ulteriore distacco del modello Mastrangeli da quello del suo predecossere Nicola Ottaviani.

Questa amministrazione comunale non canta con la sola voce da solista che appartiene al sottosegretario ombra alle Finanze del governo Meloni. Per dieci anni le uniche note nell’aria del capoluogo sono state quelle cantate da Ottaviani. Mentre con il suo successore Riccardo Mastrangeli si scopre un governo della città corale. Nei giorni scorsi le fanfare ed i riflettori sono stati per l’assessore Rossella Testa ed il suo progetto per il risveglio del Centro Storico sul quale ha avuto l’abilità di portare banche, università, cultura, commercio. Ora l’assessore ai Lavori Pubblici Angelo Retrosi con una soluzione che tanti avevano teorizzato e che lui ha affinato, definito, ma soprattutto attuato.

Il che toglie ogni alibi. Anche all’amministrazione Mastrangeli. Perché, come ha detto nelle ore scorse l’assessore “Possiamo dire che oggi sia il giorno in cui dopo 18 anni finiscono le carte bollate. Ora sta a noi mettere in pratica la realizzazione dell’opera». Esatto: il via ai cantieri. Quello che i cittadini di Frosinone non hanno visto per 18 anni.

Gestione Corale.

FLOP

EMILIANO ABRAMO

Emiliano Abramo

Le sue skill sono indubbie e specchiate, ma almeno stavolta non sono bastate a fargli dribblare qualche banalità in tema di migranti. Il rischio, rischio che in molto corrono inconsapevolmente, è che sulla scorta della linea non proprio “empatica” del governo in carica sul delicato tema si vada a contestare anche aspetti dello stesso in cui un minimo di serenità di giudizio porterebbe a cose più equilibrate.

Ecco, Emiliano Abramo, Presidente della Comunità Sant’Egidio in Sicilia, forse questo errore formale lo ha commesso. Alle agenzie di stampa ha detto: “Il decreto Cutro parte male già dal nome. Associa al nome di una città nota ai più per una gravissima recente tragedia, un decreto che porterà delle restrizioni che sono un passo indietro rispetto all’esperienza italiana ed europea”. Vero in parte, falso in parte residua. Il nome è solo in endiade con un luogo simbolo, che male c’è ad usarlo?

E ancora: “Ricordo che la protezione speciale è adottata da tanti Paesi europei e che nella vita concreta vorrà dire condannare centinaia di migliaia di persone a rimanere esposte ad una violenza diffusa. A condizioni di guerra, di mancata sanità e calamità naturali”. Verissimo, però in ogni caso su temi del genere ci si aspetterebbero anche delle contro-tesi, non solo dei siluri alle prime.

E ancora: “Questo decreto Cutro vuole raccontare agli italiani una emergenza che nei numeri non c’è più. L’8,8% della nostra popolazione italiana è composta da extracomunitari e tra questi ci sono gli ucraini, cinesi, tanti del Marocco che sono primi per presenza sul nostro territorio,sicuramente non i subsahariani. Insomma numeri molto piccoli per meritare un decreto che, invece, condanna”.

Falso, nel senso che l’emergenza migranti è un’altra cosa, cioè un fattore non legato alle presenze nel nostro Paese ma ai flussi di ingresso “solo” nel nostro Paese, con un’Europa sorda ed ipocritamente pronta solo a dichiarazioni concettuali.

In chiosa: “Bisogna piuttosto ragionare su come inserire vie legali d’ingresso per i migranti, abbiamo attivato i corridoi umanitari ma ne vanno pensate altre ancora”. Vero ma solo in parte: non perché attivare dei corridoi umanitari non sia sacrosanto, ma perché attivarne troppi non significherà mai risolvere il problema, ma incentivarne gli affetti.

Mettila a fuoco meglio.

LORETO MARCELLI

Loreto Marcelli

In psicoanalisi la patologia è ben nota. E documentata. Sia clinicamente che con abbondanza di pubblicazioni. Migliaia di pagine che raccontano ed analizzano la sindrome di quelli che iniziano dicendo una bugia e poi la ripetono così tanto che arrivano a crederci. Ed a convincersene davvero. Sostituendo la realtà con la fesseria che si sono inventati e che nessuno gli ha mai contraddetto magari per eccesso di cortesia. Come nel caso di Loreto Marcelli, già capogruppo del Movimento 5 Stelle in Regione Lazio.

Per anni ci ha propinato le dichiarazioni secondo le quali avrebbe inventato la Ricetta Dematerializzata nel Lazio. Cioè lo strumento attraverso il quale il medico ci invia sullo smartphone il codice della ricetta e noi andiamo in farmacia con quel numeretto, evitando attese nell’ambulatorio a contatto con altri ammalati.

Nelle ore scorse ha tirato fuori dall’archivio il suo cavallo di battaglia. Su Linkedin scrive “Sono veramente felice di apprendere che il Ministro Schillaci abbia reso strutturale la ricetta dematerializzata, uno strumento che è nato nel 2020, in Regione Lazio, grazie al Movimento 5 Stelle e che poi è stato esteso in tutta Italia.
Abbiamo fortemente voluto questa piccola rivoluzione, che è partita dal nostro Gruppo consiliare. La notizia che un provvedimento su cui mi sono impegnato in prima persona, sia stato reso stabile dal Governo, non può che riempirmi di orgoglio
”.

Lui ne sarà pure convinto. Ma le cose non stanno così. Perché la ricetta elettronica dematerializzata è nata una ventina di anni fa. Ed in Italia è diffusa da così tanto tempo che è intervenuto a disciplinarla il Decreto interminesteriale del 2 novembre 2011. E nemmeno la sua introduzione nel Lazio è un’invenzione tanto del Movimento 5 Stelle quanto del suo allora capogruppo Loreto Marcelli. In Regione Lazio la ricetta dematerializzata c’è dal 2015: era stata sperimentata prima nella Asl di Viterbo e poi estesa a tutto il territorio regionale.

Vero è che c’erano delle limitazioni, altrettanto vero è che la copertura non riguardasse tutte le prestazioni: colpa della nostra insana passione per i bizantinismi. Spazzati via dal Covid e dalla necessità di non mettere più nella stessa stanza, a fare la fila, chi tossisce ed ha lo scorbuto con chi è sano come un pesce ed era andato lì a chiedere la ricetta per i pannoloni della nonna. Vero è che a dire questa evidenza in Regione Lazio ed a stabilire che fosse ora di passare in maniera strutturale a quello strumento fu il Movimento 5 Stelle. E pochi furono così matti da pensare il contrario.

Ma sono storie diverse.

Questi sono i fatti.

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